CITTA’ DEL CASATO DEI BRANCIFORTI (Parte II)

“QUATTRO SECOLI DI STORIA”

 

IMMAGINI E LUOGHI DI UN PAESE RICCO DI TRADIZIONI E TESTIMONIANZE (libro e-book)

 

PARTE I  Clicca su: www.mauriziodifazio.altervista.org

 

INFO:

Usare CERCA e/o TROVA, una delle funzioni di ricerca e riferimento di Google, quando è necessario eseguire la ricerca di una parola e/o argomento all’interno di questo Ebook Leonforte… Città’ del casato dei Branciforti” (Parte II)

Chiediamo scusa per errori, sviste, arbitrarietà ecc…

FOTO: Camisa Alfredo - Renè Burri - Ferdinando Scianna - Primo Musumeci - Francesco detto Ciccio Buscemi - Vincenzo detto Enzo Barbera - Rino Vasta - Benito Salamone - Melino Risicato - Giuseppe Guagliardo - Ignazio Vanadia - Filippo Stanzù -  Sigismondo Novello - Vincenzo Camiolo, ecc.…).

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- Foto trovate nel web senza indicazione dell’autore

- Foto prelevate causalmente nel mare magnum della rete globale

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APPUNTI DI STORIA LEONFORTESE

 

 

 

L’ANTICHISSIMA TAVACA RIVISSE NELLA CITTA’ FONDATA DAI BRANCIFORTI

 

“Amate la vostra città come parte integrante, per così dire, della vostra personalità. Voi siete piantati in essa, in essa saranno piantate le generazioni future che avranno da voi radice: è un patrimonio prezioso che voi siete tenuti a tramandare intatto, anzi migliorato ed accresciuto, alle generazioni che verranno. Ogni città racchiude in sé una vocazione e un mistero. Amatela come si ama la casa comune destinata a noi ed ai nostri figli. Custoditene le piazze, i giardini, le strade, le scuole…”.  (cit. Giorgio La Pira)

 

 

 

image080        STEMMA            Leonforte-Stemma        Stemma-trasparente 

            

 

 

 

 

 

MAURIZIO DI FAZIO (AUTORE DEL BLOG)    

 

CON LA COLLABORAZIONE DEL FOTOREPORTER SIGISMONDO NOVELLO

 

Un ringraziamento particolare va agli storici letterari leonfortesi:

 

Giovanni MAZZOLA - Francesco detto Ciccio BUSCEMI - Vincenzo detto Enzo BARBERA - Giuseppe NIGRELLI - Giovanna MARIA - Pasqualino detto Lino PAPPALARDO

 

LA MIA, LA NOSTRA LEONFORTE   

 

“Non ci deve spiegare nessuno, cosa significa amare Leonforte…”

 

 

 

Dal prezioso volume "Arciconfraternita SS. Sacramento Leonforte. Storia, tradizioni e riti religiosi" (Arti grafiche Jesus, Leonforte 2008, p. 26), del dott. Paolo Favazza, esimio cultore di storia patria, estraiamo la pagina relativa agli stemmi di Leonforte del secolo XVIII disegnati dal notaio Francesco Petringa.

 

Da sinistra a destra: 1. Leone e castello con vessillo; 2. Leone coronato, castello con vessillo, quattro monti ed una cometa con quattro strisce; 3. Leone coronato, castello con vessillo, tre monti ed una cometa (anno 1710); 4. Scudo quadripartito; nel primo quarto: albero con tre monti; nel secondo: cometa con quattro strisce; nel terzo: città; nel quarto: leone coronato, castello con vessillo (anno 1732-33) (Arch. di Stato di Enna - buste n.12693, 12702,12683). (dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

 

LA CITTA’ DELLA GRANFONTE   

 

“Il 20 ottobre 1818, grazie alla riforma della pubblica amministrazione siciliana, Leonforte fu assegnata al distretto di Catania e così rimase fino al 1927 allorché fu assegnata alla provincia di Enna”. (cit. Giovanna Maria)

 

 

 

  

 

<<Date un’occhiata a tutte le case che si vedono nella foto: si intravede qualche piccola soprelevazione (blocchi di tufo sicuramente posteriori ai secoli XVII e XVIII), ma la vista d’insieme è senza dubbio più “autentica”, armonica, originaria, storica, paesisticamente apprezzabile rispetto a quella attuale.>> (*)


(*) Preziosa e inedita foto d’ignoto

 

 

“LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

La foto (prima da sinistra) ritrae la piazza della Gran Fonte (“piazza Sottana”) come era originariamente (probabilmente sin dai tempi del Principe Branciforti), quindi prima dell’intervento degli anni 80 (seconda foto da sinistra), che - se l‘ha resa più organica e “piacevole” - ha però sensibilmente alterato il suo assetto consolidato nei secoli.  Può darsi che sia stato un bene, può darsi che no; non mi pronuncio, perché non so decidere, la discussione potrebbe essere molto complicata e lunga. La seconda cosa che mi ha fatto riflettere è la facciata della Chiesa della Madonna del Carmelo, la più antica chiesa di Leonforte. Tutta spaccata e lesionata in senso verticale, quasi “aperta” dalla vetustà e dalle scosse di terremoto, oltre che da un cedimento del terreno di fondazione a valle. (arch. Nino Mazzucchelli) 

 

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

           

Da sinistra: STATUTA DI GIUSEPPE GARIBALDI c/o VILLA COMUNALE - IL CANTASTORIE (by Alfredo Camisa - Leonforte 1959) - IL CONTADINO (c/o LA GRANFONTE) - LA GRANFONTE

 

 

 

 

IMMAGINI E LUOGHI DI LEONFORTE (EN)

 

Leonforte è un paese dell’ex Provincia Regionale di Enna (oggi Libero Consorzio Comunale di Enna), nel cuore della Sicilia e degli Erei. Si estende sul pendio di una collina e arriva a 700 m.s.l. nella sua parte più alta che è il centro storico. (Rosario Patti)

 

 

(sito turistico della Città di Leonforte)       images (1)  Schermata 2015-02-13 a 22.36.52

 

 

ANTICO BORGO FEUDALE  

 

ABBIAMO TRA LE MANI UN TESORO… SFRUTTIAMOLO

 

Un passo indietro nel tempo

Vedere posti nuovi, originali e possibilmente ricchi di tradizione, credo sia un po’ il desiderio di chi ama viaggiare. Oggi più che mai gli impegni ci rincorrono e non danno facilmente l’occasione, un po’ per stanchezza un po’ per mancanza di tempo, di poter visitare posti dove storia, folklore, tradizione e progresso si mescolano in maniera tale, da creare incantevoli località con incomparabili bellezze paesaggistiche. Vi invitiamo questa volta a visitare Leonforte, una simpatica cittadina dove passato e presente si alternano armoniosamente. Leonforte nasce nei primi del seicento come borgo rurale, sotto la dinastia della famiglia Branciforti. Questa famiglia ebbe origine da Obizzo, alfiere a portabandiere di Carlo Magno, che durante una delle numerose battaglie fu assalito da tre nemici col fermo proponimento di toglierli lo stendardo. Gli mozzarono addirittura le mani ma Obizzo abbracciò fortemente l’insegna con i moncherini resistendo loro fino al sopraggiungere dei soccorsi. Carlo magno, ammirandone il coraggio lo ricompensò con l’ordinare che la sua famiglia da quel momento in poi si chiamasse Branciforti (da “branchiis fortibus”) e che il suo stemma gentilizio raffigurasse un leone rampante con la corona d’oro che sostiene una bandiera (da qui Leonforte). Alle origini vi era un piccolo villaggio, chiamato Tavi, che prendeva il nome dal rudere di un castello saraceno di quella zona: nel 1597 passò sotto la baronia del principe Nicolò Placido Branciforti. L’abbondanza d’acqua, la vallata fertile e lussureggiante, la presenza di parecchi mulini nella zona, quel primo nucleo di abitanti, indussero il Principe a fondare in quel luogo (1610) un nuovo borgo, dandogli un nome che ricordasse la sua stirpe e quindi il suo stemma di famiglia: Leonforte. L’impronta che diede questo vero e proprio “principe macenate” è senza dubbio di alto valore: si occupò con amore e passione di questo paese affrontando parecchie spese ed enormi sacrifici per costruire strade, chiese, e per realizzare opere d’arte di notevole pregio.


Delicatamente “Barocco”

E’ ormai risaputo che negli ultimi anni si tende a far riscoprire un nuovo tipo di turismo. Ci si accorge che “turismo è cultura” (come sostiene sinteticamente ma in modo forte ed espressivo la pubblicità!) e cultura è soprattutto il nostro passato. Leonforte è ricca di “passato”. Il suo impianto urbanistico fu costruito seguendo un determinato progetto scenografico realizzato con criteri e schemi prettamente rinascimentali. Non dimentichiamo che dal Medio Evo in poi per molti comuni siciliani il fulcro era il Palazzo Principesco da cui dipartivano tante viuzze strette e tortuose fra le case che scendevano fino alla vallata. Ed è così che ancora oggi Leonforte si presenta: sembra un quadro di straordinaria bellezza, dove le casette, addossate le une alle altre, si confondono tra le verdeggianti colline.

 

A spasso per il paese

E’ stato veramente simpatico ed affascinante visitare Leonforte: percorrendo le sue stradine, parecchie delle quali pavimentate ancora in pietra, si incontrano file di casette con intere facciate di pietra intagliata, balconi in ferro battuto, antichi porticati, sottopassaggi ad arco, naturalmente, in una atmosfera tranquilla. Tutto questo è nel centro storico dove, nonostante la mancanza di adeguate tecniche di ammodernamento, ritroviamo gli elementi tipici del primo barocco settecentesco, nella sua linearità e “delicatezza”. Non è quindi un barocco aggressivo, ma uno stile che è presente, uniformemente, in tutta la struttura urbana. Dopo una rapida ascesa al Monte Cernigliere arriviamo, finalmente, nello spiazzale che ospita la piccola chiesetta di Croce Santa. E’ il punto più alto di Leonforte e da qui, vi assicuriamo, si vede un bellissimo panorama. Si può ammirare dall’alto un paese con i suoi tetti spioventi in tegole, tante piccole case che a colpo d’occhio formano un manto uniforme, tale da circondare il maestoso palazzo Branciforti. Scendiamo per andare a visitare questo grande palazzo seicentesco, con i suoi bastioni, i suoi baluardi, i merli, le sue torri… Purtroppo lo stato di conservazione non è dei migliori e tutto l’edificio necessiterebbe, per riacquistare il suo splendore, di un adeguato recupero funzionale. Nel giardino antistante il palazzo Branciforti si trova la villetta comunale. Lì vicino c’è da ammirare la bella Chiesa Madre (Matrice) che si presenta in un “composto” stile barocco classicheggiante, ordinata dal Principe Nicolò Placido Branciforti nel posto dove sorgeva un santuario che egli volle ingrandire. In linea d’aria, si sviluppa anche un altro grande monumento: la Scuderia, nella quale nei secoli scorsi, erano allevati cavalli rinominati in tutta Sicilia. Da qui cominciamo a scendere per i caratteristici vicoli. Sono delle viuzze strette e tortuose dove alle case moderne, si alternano scorci di angoli in pietra bianca intagliata, panchine, lampioncini, tanto verde ed una micro-piazzetta pavimentata a ciottoli. E dopo tante scale ed una miriade di domande al nostro “cicerone”, scendiamo a valle dove, quasi in periferia del paese, è situata la bellissima “Granfonte”. Quando il Principe Nicolò Placido Branciforti iniziò a la costruzione di Leonforte, pensò di costruire ed abbellire il grandissimo fonte di Tavi, conosciuto soprattutto per l’abbondanza dell’acqua. Questo monumento, che emblematicamente rappresenta Leonforte, ha una forma simmetrica: presenta 22 arcate a tutto sesto, aperte a 21 “cannoli” di bronzo da dove sgorga l’acqua ed una vasca sottostante, rettangolare, in cui la stessa confluisce. La vicino sgorgano altre sorgenti che alimentano diverse fontane, acque che una volta azionavano mulini ed irrigavano il terreno della zona. Dal “Corso”, la strada principale di Leonforte, arriviamo ad una ampia scalinata che, posta a nord ovest del paese, porta ad un ampio cortile di forma quadrata dove si ergono il Convento e la Chiesa dei Padri Cappuccini: originariamente erano un po’ isolati e quindi lontani dal centro ma nell’odierna Leonforte sono stati inglobati nel tessuto urbano. Il Convento fu costruito nel 1627 dai frati minori Cappuccini grazie anche all’aiuto del Principe Nicolò Placido Branciforti ed ai suoi successori. Ricordiamo che sin dalla fondazione il Convento è stato sede di una fornita biblioteca dove si conservano manoscritti di notevole pregio. Dopo solo tre anni i frati costruirono accanto al convento, la Chiesa dei P.P. Cappuccini. La Chiesa dei Frati accoglie le tombe dei principi Branciforti ed anche numerose opere d’arte. L’opera che campeggia sull’altare maggiore è un quadro di Pietro Novelli che rappresenta “l’elezione di S. Mattia ad Apostolo”. Appartenevano a questa chiesa un trittico in legno del Beato Angelico ed un quadro di Raffaello (“Fuga in Egitto”) regalato da Papa Urbano VIII ai Branciforti come dono di nozze. Purtroppo queste opere non sono più a Leonforte perché oggetto di singolari vicende. La vita culturale del paese ebbe grande impulso con la nascita, nel 1600, della Scuola degli Scolopi, frequentata principalmente dalla media borghesia, e che fu uno dei fattori che più contribuirono al sorgere di un fenomeno dottrinale.

 

Una mentalità aperta

Leonforte è una cittadina vivace, dove si respira un’aria “innovativa”, un paese che nonostante la sua fondazione “recente” ha creato supporti solidi su cui basare la propria economia. Peculiarità di Leonforte è la sua grande vallata ricca di agrumeti, ma il paese è soprattutto rinominato per la produzione della saporitissima “fava larga”. Da qualche anno a questa parte sta acquistando grande importanza la coltura delle pesche ( a polpa dura) che maturano tra le fine di settembre e l’inizio di ottobre. Grazie all’ingegnosità dell’agricoltore leonfortese, si stanno sperimentando delle colture biologiche realizzate con un particolare procedimento che consiste nell’insacchettare il singolo frutto, in modo da proteggerlo dai parassiti, evitando così di ricorrere ai pesticidi, a sostanze chimiche e ad altri anticrittogamici. E’ ormai consuetudine festeggiare la prima domenica di ottobre con la “Sagra de Pesco”, manifestazione di notevole rilevanza commerciale e turistica, nella quale vengono allestiti anche padiglioni dedicati ai prodotti dell’artigianato. Purtroppo oggi Leonforte si ritrova con una produzione agricola ed artigianale in ribasso, a causa di un fenomeno di abbandono delle terre e di un’emigrazione verso “mestieri diversi”. Quella di Leonforte è comunque una ”economia borghese”, frutto di una mentalità aperta ai problemi più attuali, economia che si “adegua” alle nuove esigenze. Oggi nel paese, nonostante i problemi riguardanti il mondo della campagna, quelli degli squilibri urbanistici ( un forte contrasto tra la parte antica e quella moderna) ed il momento difficile per il recupero dei monumenti storici, riscontriamo comunque una voglia di fare  da parte dei cittadini. Obiettivo primario comunque resta il turismo, trasformandolo da turismo di transito in turismo stanziale. Ma per ottenere tale risultato occorrerebbero strutture ricettive che a Leonforte mancano del tutto. Dopo un’intera giornata, durante la quale abbiamo visitato per lungo e per largo Leonforte, ubriacandoci delle sue bellezze (storiche, monumentali e paesaggistiche) ci troviamo già in un calmo tardo pomeriggio: ad un tratto si accendono le luci ed il cielo diventa sempre più buio e Leonforte acquista un’aria nuova, ed insolita. E’ interamente illuminata da lampioncini e da faretti sapientemente posizionati che danno l’idea di… un suggestivo presepe. (lafreccaiverde)

 

 

          

           (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

GRANFONTE… IN DIALETTO CONOSCIUTA “I 24 CANNOLI”

 

 

    

              (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LE PESCHE SETTEMBRINE… L’ORO GIALLO DI  DI LEONFORTE 

 

 

 

 

    

 

 

LA GRANFONTE… BIBANT UNANIMES! (*) - IL LEONE SIMBOLO DI LEONFORTE… IL PRINCIPE BRANCIFORTI (**)

 

(*) Signora di pietra e di silenzi, la magnificente Gran Fonte che tutto il mistero di morte e rinascita del “natio borgo selvaggio” in se racchiude…

 

(**) In questo singolare omaggio pittorico di Sigismondo Novello alla mente e all’artefice di Leonforte, il Principe Niccolò Placido Branciforte, ritroviamo un potente simbolo di protezione laica contro la pandemia. Possa quella eroica virtù leonina di Obizzo sconfiggere l’avanzata insidiosa di questo nemico invisibile; possa il fervido e creativo mecenate esercitare ancora la sua potente e benefica energia protettiva sulla sua amatissima e floridissima Civitas.

 

“LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

    

 

Da sinistra: CASTELLO-PALAZZO DEL PRINCIPE (*) - NINFEO (**)

 

(*) Il superbo "Castello-Palazzo" del Principe Nicolò Placido Branciforte in Leonforte con i bastioni, il terrapieno e il passetto di collegamento che immetteva nella cappella palatina dedicata a S. Antonio di Padova. Così, più o meno, doveva apparire il complesso monumentale nei primi decenni del XVII secolo. Magistrale disegno di Sigismondo Novello ispirato alla nota litografia dello Chatelet.

 

(*) Ancora una volta la straordinaria capacità evocativa ed interpretativa della pittura di Giuseppe Paolillo ci riporta alla bellezza incontaminata del ninfeo leonfortese, ove una folla di personaggi mitici si unisce ad una danza travolgente con personaggi storici e reali. D’altronde il lussureggiante ninfeo fu un puro spazio metastorico e utopico in cui il Branciforte cercò di rinnovare il mito delle ninfe, di Crysa e di altre divinità ctonie in forma di “ludum mentis”.

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“LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

 

 

  IL BLOG APPARTIENE A TUTTI I LEONFORTESI   

(AMA DI PIU’ IL TUO PAESE)

DEDICATO A TUTTI I LEONFORTESI CHE VIVONO IN OGNI PARTE DEL MONDO 

 

Libro E-Book - 2008 (aggiornato al 6 Giugno 2021)

(BLOG SENZA SCOPO DI LUCRO)

 

- Alcune foto sono state prelevate dalla rete (web)

- Foto trovate nel web senza indicazione dell’autore

 

Per realizzare un libro ci vuole non solo competenza, passione e creatività, inoltre occorre un lungo lavoro fatto anche di numerosi controlli sui testi, sulle illustrazioni e sulle relazioni, che lega gli uni e gli altri. Per questo motivo è spesso impossibile pubblicare un libro del tutto privo di errori. Per eventuali e comunque non volute omissioni, l’autore dichiara la piena disponibilità a correggerli.

 

 

 

 

 

 

 

“PAESACCIO DI TABBARANI”

 

 

Pappalardo, avvocato e animatore culturale leonfortese, che induce sì alla nostalgia per cose, fatti e uomini del passato, ma che al pari offre un vasto panorama della realtà sociale e storica della nostra comunità. Uno studio di tipo antropologico, insomma, che non esita a concedersi anche delle pagine di poesia, mescolando la memoria delle microstorie alla descrizione della realtà contemporanea, attenzione per la vita di anime semplici e riflessioni sui profondi valori della vita. Scrivere e/o leggere della complessa realtà del proprio paese significa ripercorrere gli anfratti delle sue strade, rivedere oggetti e strumenti che hanno accompagnato per secoli la quotidianità della sua gente, godere ancora delle antiche atmosfere della tradizione, poterne interpretare lo spirito. Il nostro paese di una volta c’è “… con le sue luci e le sue ombre, la miseria, le pagini tristi della cronaca nera, quelle esaltanti delle lotte politiche e…, ridestato dal buio della memoria, rivive nelle sue piazze…” e per questo ne vogliamo parlare ancora. “ Un paese – Storie di tabarani “, edizioni Lancillotto e Ginevra, è il titolo di un libro di Pasqualino - Università Popolare di Leonforte

 

 

LA SUA STORIA, LE SUE BELLEZZE E LE SUE ECCELLENZE AGRO ALIMENTARI

 

 

  

ZONA STORICA “QUARTIERE GRANFONTE”  (SI ROCONOSCONO PINO VILLA E FILIPPO ZINNA)

 

 

ANCORA UNA VOLTA LA PROTAGONISTA ASSOLUTA E INDISCUSSA E’ LEI: L’ELEGANTE SIGNORA DI PIETRA GIALLA CHE DISPENSA DA SECOLI L’ACQUA AD UOMINI E BRUTI. (dott. Gaetano Algozino)

 


 

 

 

 

“…RICCU DI ACQUA E LUCI, TU SI NA GRAN CITTA’“

 

 

   

Da sinistra: CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA (MATRICE-MADRE) - ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

“Ancora una volta ci lasciamo stregare dalla bellezza eccessiva e sovrabbondante degli scatti “aerei” del nostro caro amico siculo-olandese Mario Calma” (dott. G. Algozino)

 

 

 

 

   

ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto Mario Calma)

 

 

Essi ci mostrano Leonforte come una leggiadra “Bella addormentata” che forse attende invano l’arrivo del suo adorato Principe azzurro che la ridesti dal sonno secolare. Tra il sonno e il risveglio, essa vive uno stato di semi veglia in cui è possibile riconoscere, sebbene con fatica, i caratteri precipui e distintivi che la resero una Signora attraente, elegante e ammiccante.

 

(dott. Gaetano Algozino - da “Leonforte da Amare” pagina facebook)

 

 

 

 

 

 

 

 

LA BEDDA LEONFORTE… FEUDO ANTICHISSIMO

 

LE OPERE DEL LIARDO, PIETRO NOVELLI AI CAPPUCCINI, BORREMANS A SAN GIUSEPPE, LA FUGA IN EGITTO IN CHIESA MADRE SONO I NOSTRI TESORI DA MOSTRARE AL MONDO INTERO. (Turi Algozino)

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www.comune.leonforte.en.it

C’ERA UNA VOLTA

NEL TERRITORIO DOVE SORSE LA LEONFORTE DEI BRANCIFORTI… TAVACA O TABAS CITTA’ DEL NEOLITICO

 

 

 

NOBIL PAESACCIO DI TABBARANI     

 

QUESTA E’ STORIA

 

Dalle case screpolate e scolorite dal sole alle impervie stradine che dalla Granfonte si inerpicano sulla collina che mena al superbo palazzo principesco, vi è un solo aggettivo che si addice per descrivere Leonforte ed è <<struggente>>. Perché, qual nobil paesaccio di tabbarani, è disperata e ridente, monumentale e decadente, abbandonata al destino, così piena di chiese, di statue, si culti finanche superati, eppur sempre lì. Irremovibili. (dott. Gaetano Algozino) - Foto Benito Salamone, fine anni ’60

 

 

      

Da sinistra: RIVELI DEL 1684 “QUARTIERI DI LEONFORTE” (*) - VIALE DEI CIPRESSI (**), due foto

 

(*) RIVELI DEL 1681/83

Un prezioso spaccato di storia leonfortese emerge dai Riveli (o censimenti) del 1681-83, frutto di accurate ricerche archivistiche di Nino Pisciotta, che hanno visto la luce con la pubblicazione del suo volume "La Prima Leonforte. Nascita e sviluppo di una città del 1600" ISSPE, Palermo 2012, pp. 134-135.

 

(**) VIALE DEI CIPRESSI

Delizioso viale di cipressi piantati tutti con ordine, alti fronzuti e maestosi>>

 

Foto Archivio Musumeci, 1904 - “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

 

PILLOLE DI MICROSTORIA

 

 

       

 

Da sinistra: LA CONTROVERSA FONDAZIONE DI LEONFORTE - LA FIRMA DEL PRINCIPE NICOLO’ PLACIDO BRANCIFORTI (*)

 

 

(*) Quella chiara e leggibile firma del principe Nicolò Placido Branciforte, I principe di Leonforte, apposta sul frontespizio di un’operetta spirituale su elemosine e indulgenze, stampata a Roma nel 1610, assume una valenza icastica e iconografica davvero singolare. Collocato sotto un’aquila reale che reca il cartiglio “Caelum aperit”, quel nome prestigioso di principe intraprendente, ambizioso e pio è come quello del giusto che fiorisce rigogliosamente come una palma. Biblioteca Cappuccini Leonforte, fondo antico. (dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

      

 

 

Leonforte, agosto 1882. Il commissario di polizia Trivella, l'associazione di malfattori detta "Patantrato o dei patantri", intimidazioni, furti, tentati omicidi. E' il quadro fosco e sconcertante di un'inedita storia paesana che emerge dalle pagine della "Rivista di discipline carcerarie" (Anno XIV, 1885, pp. 151-152). Uno spaccato di storia vera che si legge come un giallo.  (dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

 

 

BELLISSIMI SCENARI LEONFORTESI

 

Leonforte è un luogo antico. Un luogo di storie e di miti, di eroi e di uomini semplici, di nobili palazzi e di umili dimore, di frutteti, di pascoli e di campi. Un microcosmo dove si raggrumano, inestricabili, e spesso incomprensibili, vicende millenarie. (IGNAZIO E. BUTTITTA)

 

 

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ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto Depositphotos)

 

 

“Un piccolo presepio in miniatura nell’incavo d’una mano amica: protetto com’era dai suoi monti intorno, specie da levante”

 

(cit. Francesca Musumeci Caruso “La Luna in gemelli”)

 

A scovare le celebri litografie di Chatelet del secolo XVIII e qualche raccolta di cartoline degli inizi del ‘900, si scopre che, fino ad un'epoca molto precisa, Leonforte era ancora ben conservata, non solo architettonicamente, ma anche come atmosfera, come incanto caratteristico. L'epoca molto precisa è il decennio 1960-1970. Si può dire che nel giro di dieci-quindici anni l'ex principato dei Branciforte fu, pezzo dopo pezzo, cancellato, sfigurato e violentato sistematicamente per far posto ad un'altra città. Chi esca dalla Porta Palermo (o Garibaldi) e imbocchi dritto davanti a sé la via Granfonte, fa una tristissima passeggiata nel regno del degrado e dell'abusivismo edilizio, tra agghiaccianti edifici in cemento armato, finestre e serrande in plastica, tetti in vetroresina, tralicci e pali di luce, e si vede sorgere davanti i mostri deformi di case e casupole nate più dall'irrazionale e insensato disegno di menti disturbate che non da razionali piani regolatori ad hoc per i centri storici. Quanto al Crysa, il fiume che ha sempre dato a Leonforte fama, vita e bellezza, è oggi talmente torbido e inquinato che si stenta a credere che nelle sue acque cristalline sguazzavano le Ninfe. Sui tetti delle case abbarbicate alla collina trionfano, in un patetico esibizionismo di grandezze, antenne e parabole, vasche di plastica per la riserva idrica, terrazze sconcertanti e altre brutture. Difficile è dunque, avendo davanti la Leonforte d'oggi, richiamarsi alla fantasia la Leonforte dei Branciforte dei secoli XVII-XVIII. Le stesse stampe o foto d'epoca, pur esatte nella ricostruzione di luoghi ed edifici storici, ci aiutano poco o anzi ci buttano nello sconforto.  La monumentale Granfonte, sgretolata e infestata di erbe d'ogni sorta, sembra un disperato relitto, una signora triste e silente affogata in un mare di indicibili bruttezze. La stessa fontana delle Ninfe, sebbene sia stata sottoposta a un buon intervento di restauro, appare più come un elemento estraneo o come un inutile pezzo di museo inglobato in un carcere di cancelli, mura e alberi. Quanto al superbo palazzo del Principe - che si riteneva avesse 365 stanze tante quanti i giorni dell'anno - rivederlo ridotto ad uno spettro o ad un ammasso irregolare e instabile di pietre, fa male, molto male, tremendamente male. La piazza del mercato, per secoli cuore della città e centro commerciale e di affari, per quanto conservi parzialmente l'aspetto originario, è oggi uno spaventoso relitto destinato a posteggi selvaggi. Per chi ami meditare sul vero e sul falso, sulle vicende di una storia giovane ma gloriosa, sull'insostituibilità di ogni pietra, Leonforte, una volta che sia definitivamente crollata dalla sua posizione originaria, mette una strana vertigine di sgomento , come a rivedere un film tridimensionale, sonoro e a colori, una persona cara che ormai da anni non è più di questo mondo. Leonforte non soffre più. Anzi è così tranquilla che non si accorge nemmeno che è già morta da tempo. (dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

 

 

LEONFORTE, TERRA DEL MITO

 

SAPORE DI PAESE

 

"Sono in Sicilia i monti Erei che dicono molto opportuni, per amenità, natura e sito, al ricreamento e al piacere nell'estate. Vi sgorgano molte sorgenti piacevolissime per la dolcezza della acque e sono ricoperti di alberi di ogni genere. Vi è un gran numero di querce che producono ghiande in grande quantità e di rimarchevole grossezza, il doppio di quelle delle altre terre. Abbondano anche di ortaggi e vi si moltiplicano spontaneamente i vigneti. I frutti maturano a profusione... ".  (Diodoro Siculo)

 

 

     

ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

AMA IL TUO PAESE

QUESTO E’ IL PRIMO  COMANDAMENTO NELLA CIVILTA’ DELLA VITA

        

LA GRANFONTE (foto Smafil - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

Quivi, secondo la tradizione, si aggirava il semidio fanciullo, di eccezionale bellezza, Dafni, coi suoi armenti, suonando il flauto di Pan, col quale incantava le ninfe dei luoghi e da cui trassero ispirazione Teocrito e Virgilio per la poesia bucolica. Quivi, si praticava il culto dell' "aureo" dio Crysa, che coi Greci assunse le fattezze di Apollo: un giovanetto che tiene nella destra un'anfora (simbolo delle acque) e nella sinistra una cornucopia (emblema della fertilità della terra). In una valle dei Monti Erei (o Giunonii), agli inizi del '600, un principe, colpito dalla bellezza del luogo (ribattezzato "Sicula Tempe") e dalla ricchezza di acque, decide di fondarvi Leonforte. La nuova città nasce all'insegna della rievocazione delle eterne divinità locali, tramite la costruzione di fonti ad esse dedicate, che ancora oggi conservano intatto il loro splendore. (Pietas Sicilia- Pagina Facebook)

 

 

 

 

 

LEONFORTE… UNA CITTA’ IN MOVIMENTO

 

IL PIU’ FLORIDO PAESE DELLA VAL DI NOTO

 

  

(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)  

QUARTIERE GRANFONTE… MEMORIA DELLA NATURA

 

 

 

INDIETRO NEL TEMPO… A SPASSO PER LEONFORTE

 

IMMAGINA PER UN ISTANTE, DI ABITARE QUI

 

       

(foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

SUA MAESTA’ LA GRANFONTE

IL LUOGO PIU’ ROMANTICO DI LEONFORTE...  DOVE TERRA E CIELO SI TOCCANO

 

 

 

 

 

LA GRANFONTE… SIMBOLO DELL’IDENTITA’ LEONFORTESE

 

     

           Da sinistra: LA GRANFONTE - PORTA GARIBALDI * (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 (*) Si tratta di una delle quattro porte storiche di Leonforte. Risale al 1624, ma tutti la conoscono come “Porta Garibaldi” per via del passaggio, proprio da qui, dell’Eroe dei due Mondi, Giuseppe Garibaldi, il 15 agosto 1862.

 

 

‘A BRIVATURA … CELLULA EMBRIONALE DA CUI SI E’ ORIGINATA LA CITTA’(Cit. Giuseppe Nigrelli)

 

 

    

La Granfonte, generosa Signora di pietra che dispensa con abbondanza il sacro liquido a "uomini, animali e bruti", in un magistrale scatto di Marco Brunetti (prima foto da sinistra Archivio Flickr).

 

 

LA GRANFONTE … PIU’ BELLA COSA NON C’E’

 

LA GRANFONTE

 

  

SUA MAESTA’ LA GRANFONTE

 

“Getti, traiettorie, canali, fontanelle e fori vari convogliano l'acqua, liquido prezioso che è alle origini della ricchezza di Leonforte, dalla Grande Fontana ai campi sottostanti”

 

 “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

LA GRANFONTE

 

   

SUA MAESTA’ LA GRANFONTE

 

 

 

LA GRANFONTE DI LEONFORTE, BELLA DA VEDERE E DA VISITARE

 

     

LA GRANFONTE (foto Castrogiovanni I. - La Tona G.- gramho.com)

LEONFORTE

        

LA GRANFONTE/PORTA GARIBALDI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE

   

MERAVIGLIOSO SVEGLIARSI E POTER OSSERVARE LA GRANFONTE (foto Medeart - Fernando De Francesco)

 

 

AMU LU ME PAISI

“LEONFORTE… PERLA DELL’ENNESE”   

 

Fu ‘A Matri di lu Carminu oppure Santu Roccu che “con grazia immortale da peste fatale la patria salvò” (G. M.)

 

 

    

CHIESA MADRE-MATRICE (*) (**)

 

 

(*) Una rara immagine, purtroppo di scarsa qualità, dell’altare maggiore della Matrice con l’abside “aperta” (cioè non com’è ora, coperta con l’immagine di Battista) ed ivi assisa la Patrona di Leonforte, Maria SS del Carmelo.

 

(**) Abbiamo trovato, online, queste vecchie foto - seconda da sinistra - che ritrae la Matrice ancora allestita per il rito tridentino, pre-conciliare, con il gruppo statuario carmelitano ubicato nella nicchia dell'abside. La nicchia per molti anni è stata coperta da un dipinto, raffigurante il Battesimo di Gesù, ma che recentemente è stato rimosso riportandola alla luce ed è ora in attesa di ospitare una nuova statua del Battista, santo titolare della Matrice.

 

(pagina Facebook Circolo di Compagnia)

 

 

 

   

CHIESA DI SANTA CROCE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

“Si dovrebbe andare in via Contrasto e a Santa Croce almeno una volta al mese per rinnovare la perduta consapevolezza del posto in cui si vive”

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE

 

 

 

LA VETUSTA TAVACA E LA MODERNA LEONFORTE

 

SCENARIO “PRIMITIVO” E ACCATTIVANTE

 

 

CASTELLO DI TAVI

 

 

 

 

 

     

 

 

 

‘U CASTIDDAZZU… TRA SOGNI ED EMOZIONI

 

 

 

 

 

 

‘U CASTIDDAZZU… MUSEO A CIELO APERTO (foto estrapolate da un video di Mirco Mannino)

 

 

 

 

 

 

 

Il FEUDO DI TAVI (*) 

 

 

  (foto Alfredo Crimi)

 

 

 

 

LA STORIA, LE USANZE, LE TRADIZIONI - TAVI, ANNO DEL SIGNORE 1061

 

<<Indi i Saracini si inoltrarono presso il Monte Tavi; dove all’età de’ nostri Avi si fondò la bella Terra di Leonforte, nel Val di Noto. Alle rive del Vadetain oggi Dittaino, da Latini Crysas, venne a presentar la battaglia il Saracino Belcamet guidando un esercito di 15 mila combattenti, diviso in tre squadroni. Il Duca, e il Conte dei Normanni divisero i loro settecento Soldati in due piccole squadre. Dopo la sanguinosa sconfitta che ricevettero i Saracini, lasciandone estinti da dieci mila, si diedero ad una precipitosa fuga alla vicina Città di Castrogiovanni>>.

DELLA CRONOLOGIA UNIVERSALE DELLA SICILIA Libri Tre del Padre Francesco Aprile della Compagnia di Gesù, In Palermo, Nella Stamperia di Gaspare Bayona 1725, p. 670.

(*) Feudo in cui fu fondata Leonforte.

Tavi o Tabas o Tavaca era il nome di un’antica città’ che, probabilmente esisteva 1400 anni PRIMA DI CRISTO. (Giovanna Maria)

 

(“Leonforte da Amare” Pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

IL CASALE DI TAVI

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IL CASALE DI TAVI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

IL CASALE DI TAVI

     

IL CASALE DI TAVI (foto Pino Di Leonforte)

 

 

 

IL CASALE DI TAVI

  

IL CASALE DI TAVI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore  - foto Alfredo Crimi)

 

 

IL CASALE DI TAVI

  

IL CASALE DI TAVI (foto Alfredo Crimi)

 

 

 

 

 

LEONFORTE… PAESE DI PASSAGGIO

 

“Chiunque, a transitare dai lati opposti, doveva necessariamente attraversarlo dalla sua strada principale, il lungo corso Umberto”

 

(cit. Francesca Musumeci Caruso “La Luna in gemelli”)

 

 

 

          

 

 

C.SO UMBERTO I… IL SALOTTO BUONO DI LEONFORTE

 

VITA DI PAESE   

  

ZONA STORICA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

“QUANNU SI SALUTAVA CCU LU SABBENEDICA…”

 

 

 

C.SO UMBERTO: LA VIA PRINCIPALE DI LEONFORTE CHE AVETE PERCORSO MIGLIAIA DI VOLTE

 

 

     

Da sinistra: C.SO UMBERTO I - PIAZZA REGINA MARGHERITA - EX CINE TEATRO ROMA (allocato tra le piazze Carella e Annunziata) 

 

 

 

 

          

 

Da sinistra: LA GRANFONTE (DISEGNO ARCH. LIBORIO LA VIGNA) - PORTA GARIBALDI, due foto (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

QUANTA BELLEZZA IN QUESTI SCATTI

CHI NON HA MEMORIA NON HA FUTURO

 

 

          

Da sinistra: PIAZZA REGINA MARGHERITA (IERI…OGGI) -  ZONA STORICA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore - foto Cosimo Gervasi)

 

 

 

QUANDO LA MAGIA SI INCONTRA CON LA NATURA

 

 

 

  

Da sinistra: LE QUATTRO STAGIONI LEONFORTESI - ZONA STORICA GRANFONTE

 

 

    

 

Da sinistra: ZONA NORD - ZONA CENTRO (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

            

 

Da sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto Emilio Barbera) - PIAZZA REGINA MARGHERITA - ZONA STORICA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

    

Da sinistra: LEONFORTE… (DISEGNO *) -  OBIZO (**)

 

 

* <<Paesaggio "moderno” ovvero la sorgente dell'ispirazione dalla quale sgorga tutta l'originalità>>. Questo è l’elaborato titolo che il talentuoso pittore leonfortese Giuseppe Paolillo ha dato a questa sua opera, un olio su tela, che ritrae Leonforte come poteva apparire nel tardo XVII secolo. La pittura di Paolillo lambisce territori di inesplorata bellezza evocando, in un creativo impasto naïf e onirico, microcosmi viventi, dettagli precisi, volti identificabili in cui il tempo sembra cristallizzarsi per cantare il trionfo di una idealità pura. 

 

(foto Giuseppe Paolillo)  - (testo Gaetano Algozino)

 

(**) ALLE ORIGINI DEL "MITO" DI LEONFORTE. OBIZZO

La famiglia dei Branciforti ebbe l'origine da un certo Obizzo, che nell'anno 802, quando Carlo Magno guerreggiava contro i Longobardi, si trovava nell'esercito di quell'imperatore in qualità d'alfiere generale e portava la bandiera Orofiamma. Nella battaglia fu assalito da tre nemici che col fermo proponimento di togliergli la bandiera, gli mozzarono le mani. Per niente sbigottitosi Obizzo abbracciò fortemente coi moncherini la valorosa insegna e resistette sino a quando, arrivati i soccorsi, i tre nemici furono uccisi. Ben presto il successo della giornata apparve in tutta la sua pienezza: la vittoria coronò gli sforzi di tutto l'esercito e di Obizzo, l'eroe della giornata. Carlo Magno ammirandone il coraggio, lo ricompensa coll'ordinare che la famiglia di lui da quel giorno in poi si nomasse Branciforti da "brachiis fortibus" che lo stemma gentilizio fosse un leone con una corona d'oro che sostiene coi moncherini l'Orofiamma spiegata con tre gigli a sinistra e due zampe mozze a destra. Inoltre gli dà in premio la città di Piacenza.

 

Testo: G. MAZZOLA, Notizie storiche, pp. 20-21.
Immagine: Particolare della raffigurazione di Obizzo in P. MUSUMECI, Vecchie immagini di Leonforte, Assoro 2003, p. 8.

 

(“Leonforte da Amare” Pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

    

 

QUARTEIERE GRANFONTE (foto Nuccio Di Pasqua)

 

 

 

 

 

 

 

 

GIARDINO DELLE NINFE… UN ANGOLO DI PARADISO

La Fontana delle ninfe anch'essa in stile barocco, inserita nel contesto paesaggistico retrostante il Palazzo Branciforti costituisce la prima monumentale fontana di Leonforte, la costruzione è datata intorno al 1636. Ubicata nell'omonimo giardino sta a rappresentare il mito fluviale di Crysa. Dai recenti restauri la si può ammirare nel suo originario splendore. (foto Sicilia)

 

 

 

      

GIARDINO DELLE NINFE (foto Sicilia)

           

        

GIARDINO DELLE NINFE

Luci vespertine, solenne venustà classica, mormorio di acque. Nonostante i rifacimenti e le mutilazioni, si riesce ancora a percepire la bellezza del Ninfeo leonfortese: essere candidamente e morbidamente avvolti dall’incantesimo stregante di Crysas, dei suoi riberveri cristallini e del canto di Dafni e Cloe. (“Leonforte “Da Amare” pagina facebook )

 

 

 

IL SALOTTO ELEGANTE DI LEONFORTE

“U CHIANU A SCOLA”

 

    

PIAZZA IV NOVEMBRE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - foto Cremona Angelo)

 

LA ZONA STORICA, LUOGO DECISAMENTE INCANTEVOLE, TUTTO DA ESPLORARE

 

   

ZONA STORICA “GRANFONTE” (foto Sigismondo Novello)  - PIAZZA REGINA MARGHERITA *

(*) In una relazione del 1651 leggiamo che la Piazza del Mercato (oggi Margherita) di Leonforte fu costruita nel punto preciso corrispondente alla SEZIONE AUREA della via del Cassero (l’odierno C.so Umberto). Ciò per il principe Branciforti aveva un alto significato spirituale ed astrologico che riportava all’idea di perfezione e conferiva alla piazza un che di MAGICO. (G. Maria)

 

PIAZZA REGINA MARGHERITA

 

IMMAGINI DELLA CULTURA LEONFORTESE

<<Sempre caro mi fu quest’ermo colle>>
“I lussureggianti colli Erei dominati da quel nobile paesaccio di Tabbarani”

 

 

  IL LEONE RAMPANTE 

SIMBOLO DEL PRINCIPATO DEI BRANCIFORTI

 “I BRANCIFORTI “   (*)

                                                                                                                                                                                              

(*) ITINERAIRE DE MR DENON EN SICILE

 

 

LA DINASTIA DELLA FAMIGLIA CHE NEL 1610 FONDO’ LA CITTA’

 

“Hanno fondato dal nulla un nucleo abitativo che, dal 1610, in dodici anni, è stato elevato a importante principato” (Giovanna Maria)

 

 

                           

    

 

“STORIA DI UN PAESE NATO PERCHE’ PENSATO E VOLUTO DA UN PRINCIPE CHE NE VOLLE FARE LA CITTA’ PIU’ IMPORTANTE DELLE SUE TERRE” (Pinella Crimi)

 

PRINCIPATO DEI BRANCIFORTI

           

DONNA CATERINA BRANCIFORTE (*)

 

 

(*) Prima Principessa di Leonforte. Caterina Branciforte nacque a Pietraperzia il 13 dicembre 1591. Ebbe come padrino di battesimo don Giuseppe Paternò barone dei Raddusa. Nipote di Dorotea Barresi, crebbe creandosi una vasta cultura; il 25 novembre 1611 sposò il cugino Nicolò Placido Branciforte, fondatore di Leonforte. Ben presto i rapporti con il marito si incrinarono per il carattere autoritario del Branciforte, per cui Caterina visse per lo più a Pietraperzia essendo stata abbandonata dai parenti per paura di inimicizie con il marito. Morì il 26 luglio 1634, rivestita dell’abito di terziaria francescana, e fu sepolta in un maestoso mausoleo nella chiesa dei cappuccini di Leonforte accanto al marito. Dopo la morte di Caterina Branciforte si istituì il legato maritaggio "Monte Branciforte" con testamento del 15.7.1667, per dotare, in occasione di matrimonio, le figlie di quattro congiunte della testatrice (nel corso dei secoli non vi sono più congiunte dirette) ed in mancanza, tante vergini zitelle di Butera, Pietraperzia, Leonforte e Raccuia. I parenti si opposero. Dopo una lunga contestazione giudiziaria durata più di due secoli, con Regio Decreto 10.4.1904, l’opera fu dichiarata di beneficenza agli effetti della legge del 17.7.1890, e amministrata dalla Congregazione di Carità di Mazzarino, dove si trovavano gli” stabilimenti”, ampie estensioni terriere dalle quali si ricava la relativa rendita.

 

Foto: Ritratto di Caterina Branciforte, principessa di Leonforte, olio su tela di anonimo del XVII secolo, Palermo, Palazzo Lanza-Trabia.

 

 

Leonforte, Primavera 1629

<<Le vedi? Sono già abbastanza alte, quasi fossero sbocciate da una settimana almeno. E invece fino all'altro giorno non c'era nemmeno una margherita; o forse stavano rannicchiate tra l'erba aspettando che finisse di piovere>> diceva la principessa Caterina Branciforte al marito, il principe Niccolò Placido, mentre passeggiavano nel superbo giardino del loro palazzo-castello di Leonforte, che si affacciava sulla ferace valle del Crysa.  <<Ieri mi sono svegliata molto presto con una frenesia insolita: sarà l'equinozio di primavera, borbottava allegramente la principessa. Ho infilato un abito qualsiasi - di solito impiego almeno due ore per lavarmi, vestirmi, truccarmi - e sono scesa in cucina fra lo stupore dei servi che si erano appena alzati. Ho bevuto un po' di latte mentre Agata, la cuoca, esclamava: "Principessa, non la vuole la spremuta d'arancia?", e sono corsa fuori>>. La tramontana faceva tremare i petali delle margherite che parevano nate in una notte, come funghi porcini. In una vampata di gioia la principessa si gettò nell'erba umida mentre il principe Niccolò la osservava sconcertato, lui che ogni mattina la seguiva in silenzio nella passeggiata verso il giardino a guardare la grande fontana in cui guizzavano pesci d'ogni specie. Poi anche il principe capì che le regole non valevano più e si rotolò con lei nel prato inzuppato di pioggia. Come i petali bianchi delle margherite, che all'estremità trascolorano in rosa, la principessa Caterina e il principe Niccolò si risvegliarono nel rosa della sapienza aurorale e di quella radiosa primavera sicula che annunciava la salita del sole sull'orizzonte. Le margherite dell'equinozio, che avevano ispirato alla principessa Caterina un tuffo nella fresca verzura del giardino, vegliavano ora ilari sul crepuscolo. Gli scacchi del principe rimanevano immobili sul tavolino, mentre Agata continuava a riempire i calici di cristallo di spremuta d'arancia. Così raggiunsero quel momentaneo, effimero stato di euforia che solo Madre Natura sa offrire ai suoi fedeli. (dott. Gaetano Algozino)

 

 

PRINCIPATO DEI BRANCIFORTI

             

Da sinistra: ERCOLE BRANCIFORTE NASELLI (*) - FABIO MARIA BORGHESE XIV PRINCIPE DI LEONFORTE (**)


(*) ERCOLE BRANCIFORTE NASELLI IV Principe di Leonforte (1703-1780)


Durante i cinquantaquattro anni di principato di Ercole Branciforte Naselli (1726-1780), Leonforte raggiunse l’apice del suo splendore con una febbrile e intensa attività economica (mulini, opifici, gualcherie), commerciale (vendita di seta e cotone), culturale (arricchimento della biblioteca dei Cappuccini), educativa (fondazione del Collegio di Maria per l’educazione delle fanciulle) e artistica (costruzione della piazza del Mercato, completamento e abbellimento della Chiesa Madre). Senza dimenticare la munifica ricostruzione della parte meridionale della città, dopo il rovinoso alluvione del 1740. Questa stampa (Archivio Alamy) ci mostra il costume tipico dei cavalieri dell’ordine di San Gennaro, cui lo stesso principe apparteneva; verosimilmente, anche il principe Ercole doveva apparire così in tutta la sua solenne e tronfa eleganza. Nel volume XVIII dei preziosi “Diari della Città di Palermo dal sec. XVI al XIX” (pp. 13-14, a cura di G. Di Marzo, Palermo 1880) si legge quanto segue: <<A 17 aprile 1780, lunedì. - Morte di Ercole Branciforte e Naselli, principe di Scordia e di Leonforte, cavaliere di S. Gennaro, gentiluomo di camera di Sua Maestà con esercizio, ex capitano e pretore di Palermo più di una volta, nell’età sua di anni 77 non compiti. Le sue interiora, riposte in urna di rame, furono sepolte in San Francesco di Paola nella cappella de’ Branciforte, ed il suo cadavere per disposizione di lui fu trasferito nella Chiesa del Collegio di Maria, da lui fondata nella sua terra di Leonforte>>.


(**) Fabio Maria Borghese, XIV principe di Leonforte, insieme alla sorella Alessandra e alla moglie Giacaranda Caracciolo-Falk. Il principe Fabio è nato a Roma il 7 giugno 1965, e dal 1994 detiene il prestigioso titolo di principe di Leonforte. Ci sia permesso di sintetizzare i passaggi storici del titolo ricorrendo ad una sintetica, illuminante pagina tratta dal volume "Appunti di storia leonfortese" di Enzo Barbera (Leonforte, Armenio Editore 2009, pp.9-10). <<L'ultimo principe di Leonforte che dimorò in paese fu Giuseppe IV Branciforte che in data 14 novembre 1852 vendette tutti i suoi beni al signor Giovan Calogero Li Destri, conte di Bonsignore, e si trasferì a Parigi dove morì nel 1896. Alla sua morte, essendo senza figli, il titolo di principe di Leonforte passò ai Lanza di Trabia, in quanto tra le due famiglie, già imparentate fra loro, c'era stato il matrimonio tra la figlia di Nicolò Placido III, Stefania, e Giuseppe Lanza di Trabia. I loro eredi, infatti, si chiamarono Lanza Branciforte. Uno di questi fu Pietro Lanza Branciforte che ebbe il titolo di XI principe di Leonforte e sposò la dama di Palazzo della Regina d'Italia Giulia Florio, coerede della più grande famiglia della borghesia siciliana. Dal loro matrimonio nacquero cinque figli tra cui nel 1886 Sofia, che fu dama di Palazzo della regina Elena e che, per la morte naturale del padre e dei fratelli caduti in guerra, essendo l'unica Lanza Branciforte sopravvissuta, ereditò il titolo di XII principessa di Leonforte che portò fino alla morte, avvenuta a Roma nel 1984. Essendosi estinte per mancanza di eredi maschi legittimi sia la famiglia Branciforte che quella dei Lanza di Trabia, il titolo passò al figlio Alessandro Borghese nato nel 1924 dal matrimonio della principessa Sofia con il governatore di Roma Gian Giacomo dei principi Borghese. Alessandro Borghese portò con orgoglio il titolo di XIII principe di Leonforte, ormai "cognomizzato" in virtù della disposizione n. XIV della nostra Costituzione e sebbene non avesse nessuna rilevanza, fino alla morte avvenuta a Roma nel 1994. Ne furono eredi la moglie e i quattro figli di cui tre femmine e un maschio, Fabio Mario Borghese, che diviene il XIV principe di Leonforte>>.

 

PRINCIPATO DEI BRANCIFORTI

 

      

STORIA DELLA FAMIGLIA BRANCIFORTI (foto “Leonforte “Da Amare” pagina facebook)

 

 

 

 

 

LEONFORTE… CITTA’ DEL CASATO DEI BRANCIFORTI 

 

 

   

 

   

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 “CITTA’ IDEALE ERA LEONFORTE NEL DESIDERIO DI NICOLO’ PLACIDO BRANCIFORTI, IN CUI CIASCUNO TROVAVA POSTO PERCHE’ SCELTO” (Pinella Crimi)

         

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

         

 

Da sinistra: ZONA STORICA DI LEONFORTE - LA GRANFONTE

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

          

 

Da sinistra: LA GRANFONTE - QUARTIERE GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE… CITTADINA DELL’ENNESE

    

Da sinistra:  PALAZZO BRANCIFORTI E INGRESSO SECONDARIO DELLA VILLA COMUNALE - ZONA STORICA “PIAZZA REGINA MARGHERITA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

PILLOLE DI STORIA

 

  

 

PILLOLE DI STORIA

 

Descrizione: C:\Users\Giacinto\Desktop\compagnia\44898842_2029945513695462_2660993631581634560_n.png            

 

Da sinistra: ANNUARIO DI SICILIA - ZONA STORICA DI LEONFORTE (QUARTIERE GRANFONTE)

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

 

 

             

 

                                  (foto EnnaPress - foto Turi Algozino)

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

 

               

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE  (foto Musumeci - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - foto famiglia Scelfo)

 

 

PILLOLE DI STORIA

  

LEONFORTE, DICKENS & L'ESOTISMO VITTORIANO

 

Nel volume X del 7 giugno 1873 della prestigiosa rivista settimanale "All The Year Round", pubblicata a Londra sotto l'egida di Charles Dickens , compaiono quattro capitoli di una curiosa "A Sicilian Story in Six Chapters" ambientata tra S. Lucia del Mela e Leonforte.  E' un caso quanto mai emblematico di distopia letteraria, dal momento che i luoghi citati, quali Torre del Campanello, Valle Nera, Rocca Nera, non trovano riscontro alcuno nella toponomastica leonfortese. Lo scrittore anonimo, ignaro delle più basilari cognizioni di geografia siciliana, inventa una grande storia di amore, gelosie e recriminazioni varie, con tanto di citazioni siculo-italiane e la presenza di un prete paraninfo di Leonforte, in una terra allora considerata da compassati gentiluomini vittoriani esotica o ai margini della stessa civiltà. L'accenno alla triste notorietà di Leonforte per sanguinosi fatti di brigantaggio non è del tutto fuori luogo. Rimane comunque un mistero alquanto affascinante, e per certi versi insoluto, come un circolo di letterati dickensiani alla moda abbia puntato l'attenzione sulla strana, torbida storia di Rosa Meo in un paese sperduto, lontano anni luce sia dalle etichette e dalle ipocrite "good manners" di wildiana memoria che dal concetto stesso di "civiltà" inventata dall'Inghilterra vittoriana. Forse il lontano richiamo ancestrale ai valori mediterranei della terra, della famiglia, della roba, del sangue e dell'onore ferito rappresentavano materia di singolare, ancorché inedita, potenza attrattiva e creativa per un popolo abituato più alle conversazioni galanti in saloni da tè che a regolamenti di conti in campagne aride e assolate. (dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

EX STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE

 

 

     

 

EX STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

   

EX STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

      

EX STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

    

VECCHIA STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE (foto fam. Algozino Salvatore detto Turi)

 

 

 

 

ANGOLI RICCHI DI FASCINO E SUGGESTIONE

        

Da sinistra: SCRITTO DEL PROFESSOR EMANUELE BUTTITTA - VIA PORTELLA - VIA PORTA PALERMO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

APPENA POSSIBILE GIRATE TUTTI I VICOLI

 

 

 

LEONFORTE… TERRITORIO STORICO

BELLISSIMA E PARTICOLARE LA ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

   

Da sinistra: ZONA STORICA DI LEONFORTE (by Mc Gjn) - LA GRANFONTE (foto Ialmo.it per conto del Comune di Leonforte)

 

OGNI VICOLO HA LA PROPRIA BELLEZZA

 

    

 

COLORI DI LEONFORTE… QUANTO BENE TI VOGLIO!

 

   

(foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE SI DISTENDE LUNGO I FIANCHI DEL MONTE CERNIGLIERE A LAMBIRE IL FONDO VALLE

 

“Placidamente addormentato, adagiato in una conca, con le sue pittoresche casette, ammucchiate qua e là come per sostenersi a vicenda” (cit. Francesca Musumeci Caruso “La Luna in gemelli”)

 

 

 

 

LA PRIMA LEONFORTE  

(foto tratte dal libro di Nino Pisciotta “La prima Leonforte”)

 

    

(Foto tratte dal libro di Nino Pisciotta “La prima Leonforte”)

Dal mio libro "La prima Leonforte" ISSPE

 

Nel 1684 fu fondata dal sacerdote don Gregorio Catania, a sue spese, la chiesa di S. Antonio Abate con “l’obbligo di mantenere due maestri di Scuola per l’educazione degli scolari e per l’insegnarli nello studio delle regole grammaticali, secondo l’istituto di S. Giuseppe di Calasanzio” (La marca, op. cit.). Il sacerdote spagnolo Giuseppe Calasanzio, fu un presbitero spagnolo, fondatore dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie (detti Scolopi o Piaristi), aprì a Roma, nel 1597, la prima scuola popolare gratuita in Europa, presso la chiesa di Santa Doroteain Trastevere. Lì sviluppò il suo progetto della scuola come strumento di promozione umana e salvezza educativa per i ragazzi di strada. Nel 1600, l’educazione scolastica era gestita dagli ordini religiosi quali i Gesuiti, i Barnabiti e gli Scolopi. In Sicilia i Gesuiti furono particolarmente attivi nell'opera di formazione dei ceti dirigenti. Nell'isola la buona parte dei figli dei nobili e della borghesia frequentava uno dei collegi della Compagnia di Gesú. L’ insegnamento era spesso nozionistico e retorico. Scopo dell'ordine degli Scolopi, invece, era quello di educare e istruire il popolo. Così, con atto notarile del 10 giugno 1684, vennero istituite le “Scuole Pie”. Sebbene la chiesa dedicata a S. Antonio Abate sia stata edificata solo nel 1684, come ho già accennato nel libro “I Branciforti…”, dal 1622 al 1629, se non oltre, per tutto il mese di gennaio si celebravano i festeggiamenti del Santo del Tau con le corse del “Pallio”. Questa era la festa degli animali domestici: cani, gatti, asini, cavalli, oche, galline, maiali, pecore, mucche e buoi (bene preziosissimo) lustrati e bardati di tutto punto venivano abbigliati con fettuccine e fiocchi pluricolori, colore predominante: il rosso, al collo gli venivano attaccati dei bubboli e campanellini che servivano ad informare della loro presenza. Così agghindati si conducevano in chiesa e prostrati ai piedi del loro Santo Patrono ricevevano la Santa Benedizione, affinché questa li mantenesse sani e robusti per l’anno intero. Il celebrante che officiava la benedizione, avvisato dal tintinnio che procuravano gran rumore, riceveva da parte dei proprietari degli animali una lauta elemosina e di conseguenza costui consegnava una effige del Santo benedetta da attaccare in groppa alla bestia e un panetto votivo che si faceva mangiare all’animale per preservarlo da ogni inconveniente. Il culto del Santo, che comunemente i palermitani chiamano “ ’u Santu rì puorci”, in Sicilia trae origine dagli antichi culti ad Ade. Il Santo era diventato così il padrone del fuoco, custode dell’inferno, e per tali prerogative, guaritore dell’herpes zoster, una patologia detta “fuoco di S. Antonio”. Il culto potrebbe avere anche risentito di influenze medievali esterne (francesi, per l’appunto e, forse templari, che giustificherebbe la Tau dell’iconografia). Il maialino ai piedi del santo, secondo gli studiosi all’inizio era un cinghiale, attributo del dio celtico Lug, dio del gioco e della divinazione, venerato in Gallia, a cui erano consacrati cinghiali e maiali. Gli stessi sacerdoti venivano chiamati “Grandi Cinghiali Bianchi”, mentre il dio Lug regnava anche sugli inferi. L’emblema del cinghiale appariva anche sugli stendardi e sugli elmi dei celti. Il culto, inoltre, potrebbe essere collegato ad antichi culti locali del fuoco, poiché come anche “Il nostro cavaliere Niccolò Serpetro rapporta a questo proposito nella sua Storia naturale, pag. 159, che nelle vicinanze di Leoforti furono ritrovate alcune masse di succino, che servirono al principe di detta terra per farne de’ vasetti assai curiosi. In gran copia sono i bitumi, e minerali infiammabili di questo regno: oltre del solfo, e del succino ve ne hanno molt’altri, da’ quali possiamo noi ritrarne profitto; ma il nostro disinteresse per qualcheduno di essi a noi noto è stato fuori di ogni esempio. Senza parlare del petrolio adoprato ne’ fuochi artificiali, che fra i molti suoi usi unito colla pietra di Armenia del nostro monte Pellegrino potrebbe fornirci quel colorito azzurro carico, che in Alemagna ha nome di Asurblau: Piace qui solamente dire che ad onta delle ricerche degli stranieri per l’asfalto di Nissoria giovevole per preservare le navi dalla bruma di mare e per estrarre delle belle vernici nere noi non abbiamo avuto mai premura d’impiegare tutti li mezzi come potercene nelle stesse circostanze valere”. (Da “Discorso che serve di preliminare alla storia naturale di Sicilia sull’origine della decadenza di questo studio, su i suoi vantaggi, e i mezzi di promuoverlo con sicurezza, in Nuova Raccolta di Opuscoli di Autori Siciliani, vol. II, 1789, pp. 101-208”). Nicolò Serpetro era un profondo conoscitore degli antichi culti, come ebbe a dire anche a proposito dei “Cerauli”, la misteriosa istituzione siciliana di guaritori, maghi, indovini presente in gran parte del Meridione, conosciuta un tempo dovunque, che costituisce il modello di famiglie o corporazioni dei guaritori, la cui origine è antica: già nel 1653 nel suo “Ermetismo e magia nella Sicilia spagnola”, diceva: «Vivono sino al dì d’oggi in Militello di Sicilia, terra posta nella valle di Noto, alcuni d’una famiglia detta de’ Cirauli, ne’ maschi e femmine della quale per molti secoli s’è andata trasfondendo una meravigliosa virtù di guarire, non solo col tatto, con lo sputo e con le parole, ma ancora con la immaginazione, tutti i morsi velenosi d’ogni sorte, e di far morire ogni spezie di velenati quanto si voglia lontani». Il culto, poi, fu collegato alle feste di S. Paolo, infatti il Pitrè, che ha studiato la tradizione, ritenne che la parola Ciraulo sia d’origine greca e s’intende «suonatore di tromba, trombettiere» e tale è colui che nasce nella notte del 29 giugno, o in quella dal 24 al 25 gennaio, le due feste di San Paolo. Abbiamo dunque anche noi, come gl’Indiani, l’incantatore del cobra nostrano, la vipera, che si serve del flauto e della musica. (Dott. Nino Pisciotta)

 

 

 

LA PRIMA LEONFORTE 

 

(foto tratte dal libro di Nino Pisciotta “La prima Leonforte”)

 

LA PRIMA LEONFORTE 

 

 (foto tratte dal libro di Nino Pisciotta “La prima Leonforte”)

LA PRIMA LEONFORTE 

    

(foto tratte dal libro di Nino Pisciotta “La prima Leonforte”)

 

 

 

UN TRIBUTO AL MIO PAESE

FANTASTICO VIAGGIO SULLA NOSTRA LEONFORTE ATTRAVERSO LA MAGIA DELLE FOTO

 

   

Da sinistra: PIAZZA REGINA MARGHERITA (foto Mario Calma) - PILLOLE DI STORIA

Vivere nelle aree interne significa soltanto stare nel luogo più profondo della psiche e dell’anima; o, per dirla meglio, nel luogo dove le domande sono più nude, più scoperte. Ci vuole una forte capacità di reggere la solitudine e il silenzio, per vivere nelle aree interne. Ci vuole, cioè, un grande coraggio. Il coraggio, per esempio, di sentire la potenza della natura, che solo in apparenza accarezza, ma che in realtà fa sentire in ogni momento tutta la sua forza annientatrice. (Franco Arminio)

 

LEONFORTE

 

Da sinistra: ZONA STORICA “CHIESA DI SANTA CROCE” - CAMPANILE CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

"Sebbene il viceré avesse concesso a Nicolò Placido Branciforti già il 30 ottobre 1610 la licenza e la facoltà di abitare e fabbricare il feudo di Tavi col nome di Leonforte, fino al 26 maggio 1612 non si trovano tracce del nome Leonforte. Solo più tardi, in tale atto notarile, dove interveniva il sacerdote don Ciaurella, oriundo di Nicosia, si parla di Leonforte. Il suddetto privilegio, fu confermato dal re Filippo III, come rilevasi da un altro privilegio dato a Madrid il 1° febbraio 1613 ed eseguito in Palermo il 21 aprile 1614."  La citazione del post è da 'La prima Leonforte' di Nino Pisciotta (Fonte Circolo di Compagnia Pagina Facebook)

 

 

 

LIUNFORTI PAISI BEDDU

LUOGHI CHE RIMANGONO NEL CUORE

    

LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Davide Fiorenza)

 

 

 

LEONFORTE… BELLEZZE DI UN PASSATO

LIUNFORTI PAISI BEDDU

 

  

MOVIDA LEONFORTESE c/o LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LIUNFORTI PAISI BEDDU

    

LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

QUANTI COLORI E QUANTA BELLEZZA IN QUESTI SCATTI

 

 

CONVERSAZIONI IN SICILIA

 

E poi provi un immenso piacere nello sfogliare questa bellissima traduzione inglese delle "Conversazioni in Sicilia" di Elio Vittorini per imbatterti nel nome del tuo paese: Leonforte. (dott. Gaetano Algozino)

 

 

  

 

 

 

LEONFORTE ANTICA (La Granfonte)  (*)

 

COSTRUITA SUI RUDERI DI UN’ANTICA FONTANA TRA IL 1649 E IL 1652

 

(*) cannella…una di ventiquattro (foto Filippo Stanzù)

 

 

    

PIAZZA SOTTANA - LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LEONFORTE ANTICA

 

    

LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LEONFORTE ANTICA

 

        

LA GRANFONTE

 

 

 

LEONFORTE ANTICA

 

       

PIAZZA SOTTANA… CENTRO URBANISTICO E DI AGGREGAZIONE SOCIALE (foto Francesco Lo Gioco - Fichera Vincenzo)

 

 

LEONFORTE ANTICA

 

  

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - LA LUMINARIA DEL VENERDI’ SANTO CHE SCALDA LE ANIME E I CORPI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

SEMPLICEMENTE LEONFORTE

 

 

 

  

Da sinistra: LA GRANFONTE - PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

UN VIAGGIO NELLA STORIA

 

ACQUA… ORIGINE DELLA NOSTRA STORIA

 

IL GIARDINO DELLE NINFE… IL DIO CRISA

 

 

 

        

 

GIARDINO DELLE NINFE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

IL GIARDINO DELLE NINFE

 

        

 

TESORI-MERAVIGLIE NASCOSTE PER ANNI NEL GIARDINO DELLE NINFE E RIPORTATE ALLA LUCE NEL MARZO 2020, prime due foto da sinistra ((foto Alfredo Crimi)

 

 

 

 

PICCOLO PAESE DELL’ENTROTERRA SICILIANO

 

IL SALOTTO ELEGANTE DI LEONFORTE

 

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Da sinistra: PIAZZA REGINA MARGHERIA - CHIESA DI SANTO STEFANO

 

 

 

LEONFORTE ANTICA

 

          

Da sinistra: VILLA COMUNALE - CAMPANILE CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (VIA PORTA PALERMO) - VIA GARIBALDI (foto Fichera Vincenzo)

 

 

 

LEONFORTE ANTICA

Era l'estate del 1778 e Dominique V. Denon attraversava la Sicilia scrivendone nel suo diario di viaggio: "...sita a dieci miglia da Agira, Leonforte è uno dei più vasti e bei borghi della Sicilia, costruito su di una collina, sotto la quale vi è un'abbondanza di prodotti che adorna e arricchisce la contrada. La popolazione di Leonforte, benché la città risalga solo al secolo scorso, conta già dodicimila anime".  (Circolo di Compagnia Pagina Facebook)

 

   

 

Da sinistra: LA GRANFONTE - CHIESA MADRE-MATRICE  “VIA PORTA PALERMO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ANTICA

 

  

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - LE PESCHE DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ANTICA

 

  

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

 

FIGURE E FATTI DI VITA LEONFORTESE

 

 

Esiste un paese straordinario, con artisti di livello, con una storia incredibile e con monumenti sublimi.

 

 

 

CHI NON HA MEMORIA NON HA FUTURO

 

ATTO D’AMORE PER SERVIRE LA CITTA’ DI LEONFORTE

 

 

LEONFORTE (EN)

 

         

 

Da sinistra: DI FAZIO MAURIZIO (Autore del libro e-book) * - NOVELLO SIGISMONDO “Collaboratore” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

Il mio libro on-line, è un atto d’amore e rispetto verso la cittadina di Leonforte - Impegno costante e coerente per la mia Leonforte.

 

LIBRI DI FAZIO MAURIZIO (autore del libro e-book)  www.libridifaziomaurizio.blogspot.com

 

 

 

 

IL MIO PAESE “LEONFORTE”

 

LIUNFORTI PAISI MIU      

 

 

Da sinistra: LA GRANFONTE - PIAZZA REGINA MARGHERITA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

TUTTO QUESTO E’ LEONFORTE

 

 

 

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

     

 

Da sinistra:  CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA - CHIESA DI SANTA CROCE (foto Vincenzo Fichera)

 

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

  

Da sinistra: LA GRANFONTE - IL LEONE…  SIMBOLO DI LEONFORTE AL TEMPO DELLA PANDEMIA COVID19 CORONAVIRUS (elaborazione Giuseppe Crimi) * (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

(*) IL LEONE CHE CERCA DI SCHIACCIARE IL TERRIBILE VIRUS COVID 19 (28 febbraio 2020). Un modo simpatico per strappare un sorriso e sdrammatizzare in quel periodo così complicato, riassunto in una foto, pubblicata sui social da Giuseppe Crimì. Ciò che conta però è soprattutto il messaggio che è stato lanciano.

 

 

 

SIAMO NATI DALL’ACQUA

 

Sull’origine della famiglia Branciforti esistono pareri discordanti; alcuni storici pensano che fossero di origini spagnole, altri francesi, ma la più certa sembra essere che fossero di origine piacentina.

 

La famiglia dei Branciforti ebbe origine da un certo Obizzo, alfiere generale dell’esercito di Carlo Magno. Durante una battaglia tra l’esercito di Carlo Magno ed i Longobardi, Obizzo fu assalito da tre nemici che volevano strappargli la bandiera. I tre gli mozzarono le mani, ma l’alfiere Obizzo continuò a stringere a se la bandiera con i moncherini fino a quando fu salvato dall’arrivo dei soldati di Carlo Magno. Carlo Magno, orgoglioso e fiero del suo comportamento, lo ricompensò dandogli in premio la città di Piacenza e da quel momento la famiglia si sarebbe chiamata Branciforti. Lo stemma di famiglia fu un leone con una corona d’oro che sosteneva con i moncherini la bandiera spiegata con tre gigli a sinistra e due zampe mozze a destra. Membro importante della famiglia Branciforti per la storia della Sicilia ma soprattutto per la storia della città di Leonforte fu  che nacque nel 1593 da Giuseppe Branciforti Moncada e Agata Lanza Gioeni figlia di Ottavio conte di Trabia. Fu quinto conte di Raccuja, secondo signore di Cassibile, settimo barone di Tavi, cavaliere dell’ordine di San Giacomo sotto il re Filippo III, primo duca di Mascalucia e infine primo principe della città da lui fondata, Leonforte. Sposò Caterina Branciforti Barrese, sua cugina, figlia di Fabrizio Branciforti principe di Butera, che morì il 3 Agosto 1634 all’età di 43 anni.

 

 

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

           

 

Da sinistra: PIAZZA REGINA MARGHERITA (**) - VILLA BONSIGNORE (*) foto Pino Di Leonforte - VIA FAVAROTTA

 

 

(*) Conosciuto dappertutto  per la sua lunghezza, poiché attraversa di fatto tutto il paese di Leonforte. 

 

(**) Un gioiello invidiato da tutti.

 

UBICAZIONE: Lungo il Corso Umberto

 

ANNO DI COSTRUZIONE: intorno al 1850

 

NOTIZIE STORICHE:

 

Adibita a residenza estiva del conte Bonsignore Giovan Calogero Li Destri, era circondata da un giardino in parte all’inglese e in parte all’italiana, ricco di piante e fiori con annesso un parco con pineta e viali di bosso e di cipresso. (sito Comune di Leonforte)

 

 

 

 

 

 

 

LA NOSTRA AMATA LEONFORTE

“LA ZONA STORICA”  

UN ANGOLO DI PAESE, CUSTODE DELLA MEMORIA LOCALE

 

 

 

   

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE (QUARTIERE GRANFONTE)

 

 

 

 

VENITE A LEONFORTE, DOVE E’ SEMPRE FESTA!!!

 

     

Da Sinistra: LA GRANFONTE (disegno Mikhail Albano) - POESIA - PIAZZA REGINA MARGHERITA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

  

LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

 

Da sinistra: LEONFORTE… ZONA STORICA - C.SO UMBERTO I (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CONOSCERE E AMARE LEONFORTE (EN)

 

 

  

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

 

 

 

SI RESPIRA ARTE AD OGNI PASSO

 

 

 

  

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

  

Da sinistra: CHIESA DI SAN GIUSEPPE - QUARTIERE SAN GIUSEPPE

 

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

  

Da sinistra: SCALINATA MUSUMECI - VIA GARIBALDI

 

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

  

Da sinistra: LA GRANFONTE - QUARTIERE GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LUOGO DECISAMENTE INCANTATO E INCANTEVOLE

 

TUTTO DA ESPLORARE         

 

 

  

ZONA STORICA DI LEONFORT

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

  

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

 

“LEONFORTE, NESSUN’ALTRA COME TE”

 

(cit. Forum Associazione Familiare - P. Crimi)

 

 

MAGNIFICO PANORAMA DELLA ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE “QUARTIERE GRANFONTE” - PANOPRAMA DI LEONFORTE “VISTO DA ENNA” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

     

Da sinistra: LA GRANFONTE - QUARTIERE GRANFONTE  foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Pino Di Leonforte)

 

LA GRANFONTE… IL CUORE PULSANTE DI LEONFORTE

 

 

 

LEONFORTE… LA CITTA’ CHE ACCOGLIE

 

  

Da sinistra: LEONFORTE… VISTO DA MONTE CERNIGLIERE - ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LEONFORTE COM’ERA

  

Da sinistra: CORSO UMBERTO I  (IL SALOTTO BELLO DI LEONFORTE) - LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE COM’ERA

  

Da sinistra: GIARDINO GRANDE “SICULA TEMPE” - PIAZZA IV NOVEMBRE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

“Dove il mito si è fatto pietra e la storia ha lasciato il segno…” (cit. Typicaly Siciliy)

 

       

Da sinistra: PIAZZA BRANCIFORTI  - QUARTIERE GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Pino Di Leonforte)

 

 

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

  

Da sinistra: VECCHIA STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE * -  C.SO UMBERTO I * (foto geom. Di Fazio Giacinto)

 * Abitarono la “Stazione” le Suore della Sacra Famiglia di Spoleto (fino al 1971), guidate da Madre Superiore Suor Alessia  (pag. Facebook Debole)

 

LIUNFORTI PAISI MIU 

 

   

Da sinistra: PORTA GARIBALDI (*) - VILLA COMUNALE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

(*) Porta Palermo, ribattezzata Porta Garibaldi, nella solenne linearità classicheggiante del suo arco a tutto sesto, per secoli fu l’ingresso principale di Leonforte a mezzogiorno. (dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

 

 

IL PAESE COL CAPPELLO DA MAGO

 

Leonforte è un piccolo paesino al centro dei Monti Erei, molto vicino ad Enna, uno dei tanti gioielli seminati all’interno della Sicilia. Queste le coordinate reali, ma quelle non meno vere che solleticano l’immaginario ci portano direttamente nel regno di Oz. Dall’alto del belvedere di Villa Branciforti si può vedere la valle accucciata lì sotto e le colline intorno ad abbracciarla, le case vicine le une alle altre che si tengono per mano per non scivolare di sotto e il cielo a portata di mano.

 

    

 

Se, affacciati al muretto del belvedere, vi guardate ben bene intorno, vedrete, tra i tetti, spuntare sulla cima di un campanile un colorato cappello da mago. È ben mimetizzato, ma ad uno sguardo attento non sfugge la sua inconfondibile forma. Poco lontano, in fondo alla valle, sorge un edificio bizzarro, che altro non è che una fontana monumentale. La Gran Fonte (o Granfonte), voluta da Placido Branciforti, ovviamente principe (che in una fiaba, insieme al mago non può mancare…) ha 24 cannelle come le ore del giorno. Si narra, inoltre, che il regale, capriccioso come narrazione comanda, si fosse fatto costruire il palazzo che porta il suo nome con 365 stanze, una per ogni giorno dell’anno.  Utilizzata da sempre dalla popolazione, la fonte, adesso, è un’attrazione turistica e lo scenario ideale per foto di gruppo, sempre che si trovi qualche volontario disposto a scattarla. All’appello manca ancora, però, la protagonista di ogni fiaba che si rispetti: la bella principessa. In questo caso non ha trecce bionde e occhi azzurri ma una polpa zuccherina e succosa. Si tratta della pesca di Leonforte, che, ignara del suo destino, da metà giugno in poi viene nascosta e protetta da un sacchetto di carta, pesca per pesca, ramo per ramo, fino al giorno del suo risveglio. Ed è ad ottobre, appunto, il suo momento di gloria. Durante la sagra della pesca è la regina incontrastata: cassette di frutti appena colti, pesche sciroppate, marmellate e, intorno a lei, a festeggiarla, il paese intero e tanti pellegrini venuti da lontano. Tra questi anche noi, invitati da un gruppo di fantastici e giovanissimi ragazzi, conosciuti quest’estate a Marina. Fieri scudieri del loro regno, preparati e disponibili, ci hanno incuriosito prima e accompagnato poi per le strade del loro paese e nelle sale del suggestivo museo multimediale, dedicato al pittore leonfortese Liardo. All’entrata del museo, nato e gestito dalle loro giovani ed entusiastiche menti, si legge:  “Un popolo che non ha memoria dei propri artisti, è un popolo che non ha memoria di sé”. Di certo noi ci ricorderemo di questo artista girovago ed eclettico ma soprattutto ci ricorderemo di loro, dell’amore per la terra in cui vivono, del loro impegno, della loro passione e del loro magico paese dove i campanili calzano cappelli da mago.

22 OTTOBRE 2019  https://cautha16.wordpress.com/

 

 

 

LEONFORTE… IL CUORE DELLA SICILIA  

 

https://sicilyinsideandout.files.wordpress.com/2016/10/wcm0046-e1521555142732.jpg?w=236&h=157   

 

 

 

La città di Leonforte si trova su i monti Erei della Sicilia centrale, solo 13 miglia dalla provincia di Enna. Oggi è una città bellissima circondata da una scenica campagna. È un posto idealistico e tranquillo come molte altre comunità dell’isola, dove, la vita quotidiana senza confusione o disturbo e gli abitanti tendono a dimenticarsi del resto del mondo, vivendo serenamente i riti della vita di ogni giorno in Sicilia. Le provincie di Enna e Caltanissetta sono sempre state luoghi di grande importanza strategica nella storia dell’isola, e, sono state campo di molte battaglie e “scaramuccie”. Insieme alla sua immensa ricchezza agricola ed alla sua fertilità, il cuore dell’isola è sempre stato più selvaggio ed incontaminato, il suo territorio lo isola dalla costa, tuttavia è sempre stato abitato sin dai tempi preistorici. Prima della fondazione della moderna Leonforte, l’area era la casa dell’antica città di Tabas o Taraca, un’importante base durante la conquista Mussulmana dell’isola, dal 827 a 902 A.D. Gli invasori Arabi dal Nord Africa vedevano l’isola come un paradiso terrestre. La provincia centrale di Enna fu una roccaforte Mussulmana per generazioni, insieme a molte altre città principali, come Palermo e Siracusa.

 

 

      

Da sinistra: LA GRANFONTE - QUARTIERE GRANFONTE - QUARTIERE S. ANTONINO (foto Gervasi)

La Sicilia fu essenzialmente un Emirato Arabo dall’831 all’1091 A.D. , dopo una lunga lotta con il lontano Impero Romano Bizantino, durata quasi 400 anni. Quindi per gran parte della sua storia l’isola divenne una società multiculturale, che mischiava insieme sia elementi della vita Araba che Bizantina. I nuovi dominatori Arabi iniziarono a rivoluzionare l’agricoltura: incrementando la produttività e incoraggiando la crescita di piccoli poderi; introducendo elaborati sistemi di irrigazione che sfruttavano la abbondanti acque presenti; portando l’acqua alle area che una volta soffrivano la siccità.

 

LEONFORTE

 

         

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - ZONA CENTRO (foto Pino Di Leonforte)

L’introduzione di piante come arance, limoni, pistacchi e canna da zucchero da parte dei Mussulmani Nord Africani migliorarono l’agricoltura dell’isola e diedero nuovi elementi alla cucina Siciliana. La popolazione locale conquistata dai Mussulmani era Cattolico Romana nella Sicilia Occidentale e Greco Cristiano nella metà orientale. Cristianità e Giudaismo erano tollerati sotto il dominio Mussulmano, ma erano soggette ad alcune restrizioni, come i luoghi in cui potevano praticare i loro riti e l’obbligo di pagare tasse religiose. Il graduale declino del dominio Mussulmano in Sicilia inizia nell’11° e 12° secolo, quando il Regno Normanno inizia a spingere gli Arabi fuori dall’isola. Il periodo Normanno comunque continuò ad essere di natura multi-etnica. Normanni, Ebrei, Arabi Mussulmani, Greci, Bizantini, Lombardi e Siciliani vivevano in una relativa armonia. L’Arabo fu la lingua ufficiale del governo e dell’amministrazione per circa un secolo durante il dominio Normanno e ne troviamo tracce anche oggi nelle lingue Siciliane e Maltese. Sotto la guida della corte di Federico II di Sicilia nacque la prima scuola poetica d’Italia, anticipando il Rinascimento Toscano. I Mussulmani mantennero inoltre il controllo dell’industria, del commercio e della produzione, mentre gli artigiani Mussulmani per la loro grande conoscenza erano altamente ricercarti. Dopo molti secoli sotto l‘influenza della cultura e delle religioni di Medio Oriente e Nord Africana, la Sicilia iniziò un’altra epica trasformazione sotto una successione di Re Franco Normanni, fortemente cattolici, impegnati a combattere battaglie senza fine nell’isola per cacciare le altre dominazioni straniere. A Leonforte antichi racconti, parlano di come il fiume locale fosse diventato rosso come il sangue durante le brutali guerre fra Saraceni e Normanni. Nella successione di 13 differenti invasori della storia della Sicilia i Normanni furono sovrastati dai Tedeschi Hohenstaufen, poi dal casato Francese degli Anjou e in seguito dalla casa Aragonese di Barcellona che trasformò gradualmente la cultura della Sicilia nel corso di due secoli. La Chiesa Cattolica Romana lentamente divenne parte della cultura e costrinse i musulmani Siciliani ad andarsene dall’isola. La città di Leonforte fu fondata dai Branciforte, una leggendaria famiglia nobile Siciliana, il cui padre fondatore Obizzo ottenne il suo titolo cavalleresco eroicamente, sostenendo la bandiera del Sacro Romano Impero di Carlo Magno nella battaglia per scacciare i tedeschi lombardi dall’Italia. Il primo membro di questo famiglia aristocratica Siciliana viene ricordato per aver letteralmente tenuto la bandiera reale nonostante avesse perso entrambe le mani in una grottesca mutilazione. Questa azione eroica fece guadagnare a lui ed alla sua famiglia il nome di Bracciaforte, in onore delle sue forti braccia che aiutarono a sostenere la causa di Carlo Magno per riunire l’Europa dopo la caduta dell’impero romano d’occidente. Leonforte insieme a Scordia nella provincia di Catania e Niscemi a Caltanissetta furono tutte fondate nello stesso periodo, nel 1600 come parte di un progetto di colonizzazione della Sicilia centrale, con l’intento di focalizzarsi sullo sviluppo delle città, delle infrastrutture e dell’agricoltura. Costruendo su ciò che era stato lasciato dietro dai passati abitanti stranieri, i Branciforte situarono Leonforte in una posizione strategica, sul monte Altesina, seguendo la divisione territoriale dell’isola fatta dagli Arabi, che prevedeva l’individuazione di tre valli, che sono usate ancora oggi per definire la geografia della Sicilia; dal Val Demone ad est di Catania, al Val di Mazzara di Ragusa e Siracusa nel sud e la Val di Noto ad est da Trapani a Palermo.

 

LEONFORTE

 

            

Da sinistra: COPERINA LIBRO (MAZZOLA GIOVANNI) - CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA (due foto)  

Il Principe Nicolò Placido Branciforte costruì il suo feudo letteralmente dal nulla, la sua famiglia gradualmente costruì un castello, una chiesa madre, un convento, i giardini e una serie di fontane. Leonforte si sviluppo sotto la bandiera dei Branciforte con il suo regale leone incoronato, che sostiene la bandiera che raffigura il giglio francese, completata da due zampe mozzate in sottofondo come testimonianza dell’eroico fondatore della famiglia.

 

       

 

Il nome della città riflette la sua connessione con la nobiltà Siciliana e il suo iconico stemma. Leonforte fioriva e si sviluppava sotto il dominio dei Branciforte ed oggi è ben conosciuta per la sua agricoltura, per le succose pesche, le fave, l’olio di oliva, gli agrumi, i prodotti di terracotta ed i formaggi. Di tutti gli storici tesori di Leonforte, l’unico di cui gli abitanti sono più orgogliosi è la loro fontana in stile barocco, la Granfonte, che è al centro della loro storia civile e culturale. Costruita sulle rovine dell’antica fontana Araba conosciuta come fonte di Tavi, è collegata ad un complesso sistema d’irrigazione a tubi, mulini e piccole fontane che vanno giù nella valle, ed un tempo erano usate per l’irrigazione della campagne circostanti e di un giardino botanico ormai sparito. La fontana, costruita nel 1652, fu disegnata dall’importante architetto e pittore Palermitano Marino Smiraglio, i cui lavori sono presenti in tutta l’isola, compresi i Quattro Canti di Palermo all’intersezione che collega i quattro principali quartieri del capoluogo Siciliano. Granfonte o 24 cannola come è conosciuta localmente, è una grandiosa successione di 22 archi e 24 bocche in bronzo dalle quali sgorga l’acqua in una serie di bacini in pietra, una volta usati come lavanderie pubbliche, fontana e mercato nelle piazza principale della città. Gli archi sono elaborate cornici arricchite con ornamenti e iscrizioni, pietre a forma di spirale e due leoni incisi su ogni parte che ricordano la stemma dei sempre presenti Branciforte. Lunga un po’ meno di 74 piedi e 8 profonda, Granfonte è impressionante ed è di fronte all’entrata originale della vecchia città alle porte di Palermo, che conduce all’antica rotta commerciale verso il capoluogo Siciliano. Questo teatrale sfondo di fontane vede l’influenza degli storici giardini papali di Tivoli fuori Roma, delle fontane Fiamminghe di Amsterdam ed è letteralmente il cuore della storia civile e religiosa della città. Le fontane pubbliche in Sicilia vennero usate fino i primi del 1900 e furono un’importante punto focale della vita quotidiana. I viaggi giornalieri per prendere l’acqua, lavare i vestiti e abbeverare gli animali erano occasioni per socializzare, spettegolare, visitare i mercati ed un posto d’incontro in generale. Oggi la Granfonte a Leonforte non ospita più i mercati ma è diventato luogo di più elaborate celebrazioni religiose durante la settimana santa di Pasqua (*). Venerdì Santo la fontana Granfonte di Leonforte diventa il punto focale di una suggestiva processione funebre che commemora la morte si Gesù Cristo. Un’elaborata marcia intreccia la sua strada attraverso le vie della città nel pomeriggio di Venerdì Santo. Il crocifisso si ferma di fronte ad ogni chiesa fino la chiesa della Madonna vicino la Granfonte, dove l’antica statua in legno a grandezza umana viene scesa dalla croce e situata in una decorativa bara in vetro, in una rappresentazione messa in scena dal prete.

(*) Settimana Santa: Domenica delle Palme ( Parrocchia Santo Stefano) “A Ramaliva”. Processione e rappresentazione sacra in costume che ricorda l’entrata di Gesù a Gerusalemme. Particolarmente suggestive sono le funzioni religiose della Settimana Santa ed in particolare quella del “Venerdì Santo”. Le confraternite portano a spalla in processione “ U mulimentu” ( urna col Cristo morto) e la statua della Madonna Addolorata; gli anziani del paese intonano “ u lamientu” (canto doloroso), lungo le strade, al passaggio dell’Urna vengono accese le “luminarie” (cioè cataste di fascine di legna e paglia). (lafrecciaverde)

 

 

LEONFORTE

 

   

Da sinistra: LA GRANFONTE (foto Ariela) - QUARTIERE GRANFONTE (foto Barbara Giachino)

Accompagnata da un grande falò nella piazza, le fontane sono spente come segno di lutto e rispetto per il solenne rito funebre. All’alba, il corteo è accompagnato da una banda di ottoni che suona una marcia funebre e la bara di Cristo è portata a spalla dai membri della confraternita del Santissimo Sacramento incappucciati e vestiti con tuniche, seguita dalla statua della Madonna Addolorata come simbolo del lutto della madre di Cristo. La parata si fa strada attraverso le antiche scalinate di Leonforte salendo fino il punto più alto della città la Chiesa della Santa Croce, che simboleggia il colle dove il martirio di Cristo ebbe luogo. La banda smette di suonare e nel silenzio chi è in lutto inizia a recitare un lamento poetico sotto forma di un’antica canzone, che mischia elementi di preghiera con il dialetto locale.

 

LEONFORTE

 

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LEONFORTE HA UNA INTENSA DEVOZIONE PER MARIA SS ADDOLORATA

 

 

Il lamento è ipnotico, esotico, evocativo delle musiche medio orientali, ed è parte integrale del rituale della passione a Leonforte. Una volta veniva messa in scena dagli anziani della comunità, oggi invece sono i giovani a mantenere questa tradizione, tramandata di padre in figlio, una preghiera recitata in dialetto che cerca di consolare la vergine Maria nella sua ora di dolore. Con la resurrezione di Cristo la Domenica di Pasqua, le persone di Leonforte si raccolgono nella piazza del convento dei Frati Cappuccini per festeggiare. Tutte le statue che partecipano alle molte processioni durante la Settimana Santa, prendono parte all’incontro di Cristo con la Madonna. Le acque di Granfonte sono riaperte restituendo le loro qualità guaritrici e la promessa battesimale di nuova vita.

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IL CARDINALE SAN JOHN HENRY NEWMAN

 

È STATO PROCLAMATO SANTO IN PIAZZA SAN PIETRO IN ROMA

IL 13 OTTOBRE 2019 ALLE ORE 10:34

 

John Henry Newman (Londra, 21 febbraio 1801 - Edgbaston, 11 agosto 1890) è stato un cardinale, teologo e filosofo inglese. Fu presbitero anglicano convertitosi al cattolicesimo.

L’APPRODO FINALE

L’ARRIVO A LEONFORTE:

– IL SOGGIORNO
– LA LUCE
– L’INIZIO DELLA GUARIGIONE
– LA CONVERSIONE ALLA FEDE CATTOLICA

Un uomo illuminato dalla gentile luce della verità, qui a LEONFORTE!

Nel maggio del 1833 mentre si trovava in Sicilia stava percorrendo la strada che da Regalbuto l’avrebbe condotto a Castrogiovanni (Enna), fu colto da una grave malattia e da una fortissima febbre. Così alloggiò per alcuni giorni a LEONFORTE, in una locanda sita in Piazza Margherita (scalinata di via Musumeci). Newman arrivò a Leonforte il 2 maggio del 1833, la sera successiva (3 maggio) si è spostato nella locanda (nella foto, oggi abitazione della famiglia Vaccalluzzo) dove rimase li fino al 5 Maggio, sita in Piazza Margherita (scalinata di via Musumeci), e la mattina seguente (6 maggio) è ripartito alla volta di Enna.


(MAURIZIO DI FAZIO)

 

              

 

ECCO PERCHE’ SAN JOHN HENRY NEWMAN E’ "NOSTRO"

 

Testimone grandioso della fede cattolica che scoprì nella nostra Leonforte (EN), dove avvenne la sua conversione

 

 

JOHN HENRY NEWMAN E’ "NOSTRO"

          

 

Prima foto da sinistra: Illustrazione del bravissimo maestro Pino Cali di qualche anno fa che riprende la presunta locanda dove risedette il futuro Santo Newman nel maggio del 1833. (G.  Maria)

 

 

JOHN HENRY NEWMAN E’ "NOSTRO"

              

      

Un simbolismo connotativo dei lavori di Pino Cali (seconda foto da sinistra): i CIPRESSI tipici leonfortesi formano i "capelli" del Cristo (sul cui viso si forma il Crocifisso) e il "mantello" di San J.H. Newman a protezione della nostra Leonforte.  (Giovanna Maria)

 

PRIMA DELLA BEATIFICAZIONE, LA CITTADINA VOLLE RENDERE OMAGGIO A NEWMAN IN RICORDO DELLA SUA VENUTA A LEONFORTE

 

Il 22 gennaio 1991 Newman è stato dichiarato Venerabile da S. Giovanni Paolo II. Benedetto XVI lo ha proclamato Beato domenica 19 settembre 2010 nel corso della Celebrazione da lui presieduta a Birmingham. Papa Francesco ha annunciato che quest'anno ne proclamerà la Santità.  (pagina Facebook Circolo di Compagnia Leonforte)

 

 

JOHN HENRY NEWMAN E’ "NOSTRO"

 

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 (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

Al cuore non si comanda… Il Card. Newman, raccontando la sua passeggiata leonfortese diceva: “Era una scena bellissima”. Questo il panorama che ammirava. Questa è la nostra terra: una scena bellissima. (cit. Pinella Crimi, pagina Facebook)

 

La targa che fu posta sulla facciata del Municipio di Leonforte nel CENTENARIO della MORTE di JOHN HENRY NEWMAN, in ricordo del suo soggiorno in paese nel maggio 1833. (G. Maria)

 

 

 

IL SALUTO ALLE NINFE

 

E come avrei mai potuto lasciare l’avita e ferace terra di Leonforte senza salutare le ninfe e il formoso giovinetto Crysa, la cui fontana muta riecheggia antiche armonie di acque, miti e culti fluviali? Arrivederci, amato paese! Pur nella tua fiacchezza e nel degrado imperante, abbi sempre il coraggio di risorgere e resistere munito di quella “virtus leonina” che fu vanto e orgoglio di Sicilia. Rialzati, Leondebole! Riappropriati del tuo vero nome per dimostrare a tutti quanto vali! Tu sei Leonforte: un leone ruggente e vigoroso dalle braccia forti, valoroso come Obizzo e geniale come Niccolò Placido! Possa tu essere sommerso da un fiume in piena e straripante di nuove e positive energie. (dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

 

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GIARDINO DELLE NINFE

 

 

LEONFORTE

  

(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

GIARDINO DELLE NINFE

 

 

 

 

IL CIELO SOTTO CUI VIVI

LEONFORTE… TERRA DI MITO E REALTA’, DI ACQUA E SAPORI

 

  

(foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

MAGNIFICI PANORAMI

SULLO SFONDO ENNA/CALASCIBETTA E L’ALTESINA (prima foto da sinistra) - ZONA STORICA E PALAZZO BRANCIFORTI (seconda foto da sinistra)

 

 

 

 

 

 

L’INIZIO DI TUTTO IN PROVINCIA DI ENNA…?

 

(OGGI LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI ENNA)

 

Scoperto un geosito di 220 milioni di anni fa in contrada Vignale a Leonforte.

 

(Posted on 4 Luglio 2019 by Ennapress in Ambiente)

 

Tutto iniziò dalla provincia di Enna…? Pare proprio di si, perché sarebbe stata individuata una roccia di origine magmatica risalente a 220 milioni di anni da cui in pratica avvenne la frattura e la conseguente disgregazione del supercontinente della Pangea che di fatto diede il via alla nascita degli attuali continenti. La roccia, o meglio il geosito Sill basaltico triassico si trova in contrada Vignale in territorio di Leonforte. Il ritrovamento avvenuto nel 2016 ad opera dei professori dell’università agli studi di Catania, Rosolino Cirrincione preside della Facoltà di Geologia e Docente di Petrologia e Patrizia Fiannacca docente della facoltà di geologia, è oggi accatastato presso la Regione siciliana, che ne ha riconosciuto l’interesse mondiale.

 

 

  

UN PEZZO DEL TERRITORIO TORNA ALLA LUCE IN CONTRADA VIGNALE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

Sembrerebbe inoltre che l’area interessante affioramenti simili si estenderebbe in un territorio vasto che comprende le pendici del monte Altesina – come da reperti raccolti dall’Ingegnere Giuseppe Messina e presidente dell’Associazione “La Terra delle Dee” - e da sottoporre ai ricercatori.

 

Sill Basaltico Triassico di Contrada Vignale (Geosito)  

 

UNA STORIA RISALENTE A 220 MILIONI DI ANNI

 

Il Geosito viene definito “Sill basaltico triassico” e rappresenta un affioramento magmatico di tipo ipoabissale (sviluppatosi in assenza di ossigeno intorno ai 220 milioni di anni fa). Rappresenta, tra tutte le rocce di questo tipo, quella più antica attualmente conosciuta a cui attribuire la genesi del Camp, quella regione del supercontinente Pangea che ha causato la disgregazione della stessa con la conseguente formazione degli attuali continenti.

 

 

 

  

 

 

LEONFORTE… ACCOCCOLATO ATTORNO UNA COLLINA

 

LA ZONA STORICA DI LEONFORTE E IL PALAZZO BRANCIFORTI… BELLI DA VEDERE E DA VISITARE

 

  

 

VEDUTE DI LEONFORTE - LEONFORTE… ACCOCCOLATO ATTORNO UNA COLLINA - ZONA STORICA “GRANFONTE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE… ACCOCCOLATO ATTORNO UNA COLLINA

 

  

VEDUTE DI LEONFORTE - LEONFORTE… ACCOCCOLATO ATTORNO UNA COLLINA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

     LEONFORTE… ACCOCCOLATO ATTORNO UNA COLLINA

 

 

 

VEDUTE DI LEONFORTE - LEONFORTE… ACCOCCOLATO ATTORNO UNA COLLINA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LEONFORTE… ACCOCCOLATO ATTORNO UNA COLLINA

 

   

VEDUTE DI LEONFORTE - LEONFORTE… ACCOCCOLATO ATTORNO UNA COLLINA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

PITTORE DELLA VERITA’

 

Ci sono artisti straordinariamente bravi, che vivono una vita avventurosa e compiono grandi imprese, ma che vengono dimenticati. Quando la loro memoria e le loro opere riappaiono sulla scena sembra quasi incredibile che siano finiti per tanto tempo nell’ombra. Questo è quello che è successo a Filippo Liardo (Leonforte 1834 - Asinerie 1917), pittore siciliano, eroe garibaldino e artista inserito nell’ambiente dei Macchiaioli prima e Impressionisti poi. Liardo è stato sicuramente un artista di grande talento e, oltre a seguire le sorti garibaldine, ebbe un periodo fortunato a Parigi. Nel 1867 lo troviamo nella capitale francese con un gran numero di disegni colti dal vero durante le campagne militari. Il successo gli arrise e i maggiori giornali illustrati del tempo: L’illustrazione di Londra e Le monde illustré ai quali si aggiunse poi La vie elegante, lo presero come disegnatore-reporter. Parigi divenne la sua casa e qui morì, sembra in miseria.  (The Art Post Blog)

 

 

            

 

IL GARIBALDINO FILIPPO LIARDO (disegno Fausto Rizzo)

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

ECCO ALCUNE IMMAGINI DELLE SUE OPERE

 

   

OPERE DEL PITTORE FILIPPO LIARDO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

Filippo Liardo… Straordinariamente bravo, ma dimenticato. Artista inserito negli ambienti dei Macchiaioli prima e impressionisti poi. Liardo oltre a seguire le sorti garibaldine ebbe un periodo fortunato a Parigi. Qui eseguì numerosi disegni colti dal vivo. (R. M.)

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

 OPERE DEL PITTORE FILIPPO LIARDO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

 

  

OPERE DEL PITTORE FILIPPO LIARDO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

 

        

OPERE DEL PITTORE FILIPPO LIARDO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

TIPO ORIGINALISSIMO E DI MOLTO INGEGNO FILIPPO LIARDO PITTORE 1834 -1917

 

IL PITTORE GARIBALDINO

 

Nel cielo della penisola montavano i fantasmi della guerra: l'11 maggio del 1860 Garibaldi con i suoi 1000 sbarcava a Marsala e dopo poche settimane entrava a Palermo. Il pittore mise da parte tavolozza e pennelli e accorse immediatamente a Palermo, per unirsi alle schiere dei volontari garibaldini con i quali si batté coraggiosamente per liberare la Sicilia dalla dominazione Borbonica.

 

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Da sinistra: RITRATTO DI GIUSEPPE GARIBALDI, China su carta, cm 19x28, Collezione Comune di Leonforte (*) - Le cercle des Patineurs (**)


(*) Da quel momento intraprese una nuova attività, quella di pittore documentarista; per mezzo di rapidi schizzi o di semplici abbozzi di disegni annotava, con grande realismo e gusto dell'informazione tutta quanto accadeva intorno a lui: scene di battaglia, episodi ed impressioni della guerra garibaldina, della quale era attore e reporter a un tempo. Furono questi i suoi temi preferiti: un'attività che non abbandonerà mai fino agli ultimi anni della sua vita.

TESTO di Antonino Randisi, op. cit.

Pagina Facebook  (Tipo originalissimo e di molto ingegno. Filippo Liardo pittore 1834-1917)

 

(**)  Nell’edizione parigina del New York Herald del 5 giugno 1896 a pagina due, in un trafiletto si legge che il Pittore Filippo Liardo sta ultimando un dipinto: “Le cercle des Patineurs” , lo stesso sarà esposto al prossimo Salon. I soggetti dell’opera sono le persone più in vista di quel periodo appartenenti alle classi più agiate della Parigi pronta alla Belle Époque. L’opera sarà successivamente presentata all’esposizione internazionale di Bruxelles nella sezione italiana. - Pippo Contino (Pag. Facebook Talia Spazio Arte)

 

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

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Da sinistra: GARIBALDI A CAPRERA, Acquerello su carta, Museo Civico Termini Imerese - RITRATTO DI GIUSEPPE GARIBALDI, China su carta, cm 19x28, Collezione Comune di Leonforte - QUADRI DEL LIARDO.  Pagina Facebook  (Tipo originalissimo e di molto ingegno. Filippo Liardo pittore 1834-1917)

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

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Da sinistra: GARIBALDINI A CAVALLO, penna e inchiostro nero su carta, Museo Civico Termini Imerese. - RITRATTO DI GARIBALDINO, Penna e inchiostro su carta, (cm 10x15) Collezione Pietro Rizzo, Acitrezza – QUADRO DEL LIARDO. Pagina Facebook  (Tipo originalissimo e di molto ingegno. Filippo Liardo pittore 1834-1917)

 

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

APPRENDISTATO NAPOLETANO

 

Alla fine del 1857, appena ventitreenne, Liardo, grazie ai proventi derivatigli dall'esecuzione di ritratti per la ricca borghesia del Palermitano, si trasferì a Napoli per completare la sua preparazione sotto la guida di Domenico Morelli, il celebrato artista napoletano, eroe delle barricate nei moti napoletani del 1848, il quale ne intuì subito le qualità e il temperamento ed ebbe per lui un affetto quasi da padre a figlio. A quell'epoca il giovane pittore era già padrone del mestiere e godeva fama di buon ritrattista, tanto è vero che già nel 1858 un giornale di Palermo, Il Vapore, lo segnalava per la bizzarria dell'indole e per il fervore dell'ingegno… "L'amore per l'arte - così il giornale - gli agitava il cervello, gli infiammava il sangue e l'impeto della mente spesso sfogava in mal repressa ira che irrompeva in violenza contro chi lo avesse ingiuriato". Lo stesso giornale in tal modo ne definiva le qualità artistiche: "franco e risoluto nel pennello, bene equilibrato il colore delle tinte rispetto ai chiari e alle ombre". L'alunnato presso il maestro costituì la base culturale su cui si innestarono diverse esperienze, sia espressive sia tecniche, i cui primi risultati sono stati ravvisati dalla critica, per esempio, nel Ritratto del sig. Stefano Morvillo (Museo Civico Termini Imerese).

TESTI di Maria Viveros e Antonino Randisi
IMMAGINI: gentile concessione di Giuseppe Contino

Pagina Facebook  (Tipo originalissimo e di molto ingegno. Filippo Liardo pittore 1834-1917)

 

 

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Ritratto di gentiluomo con occhialini, Collezione privata, probabilmente eseguito tra il 1857-1860 - Pirofregata Partenope, olio su tela, collezione privata.

 

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

PRIMA VOCAZIONE PITTORICA DI FILIPPO LIARDO

Tra Termini Imerese e Palermo 1840-1857

In quegli anni Liardo, per trovare lavoro - date le ristrettezze familiari - ma anche per attendere con più agio alla sua formazione pittorica, a contatto di artisti già affermati, si trasferì con la famiglia a Termini Imerese, quindi a Palermo ove, per vivere, esercitò diversi mestieri, fra gli altri anche quello del venditore ambulante. La povertà fu il motivo che lo spinse a lottare, ancor giovane, per gli ideali di giustizia e libertà, motivo che sarà poi la nota costante del suo carattere e di tutta la sua avventurosa esistenza. La sua vocazione pittorica ebbe modo di manifestarsi in maniera clamorosa avendo egli eseguito alcuni ritratti - la sua prima produzione - che lo resero d'un tratto popolare negli ambienti artistici della capitale dell'Isola. Alla sua formazione attese in questo periodo il noto pittore palermitano Salvatore Lo Forte (1804-1885) che lo ebbe tra i suoi discepoli più cari, avendo notato in lui doti non comuni di colorista, fervida fantasia e squisita sensibilità.

Agli inizi dell'attività del Liardo possono essere ricondotti due disegni, un Ritratto di ecclesiastico e una Scena biblica (Palermo, Galleria regionale della Sicilia, Gabinetto dei disegni e delle stampe di palazzo Abatellis) e il ritratto di Anton Maria Gargiotta, un olio datato 1857 (Termini Imerese, Museo civico). Si tratta di prove dall'esito ancora piuttosto impacciato, condizionate da una troppo pedissequa impostazione accademica.

TESTI: A. RANDISI, op. cit., pp. 9-11.
M. VIVEROS, Filippo Liardo, in Dizionario biografico degli Italiani, Treccani, Roma 2005, vol. 65.

IMMAGINI: per gentile concessione di Maria Viveros.

Pagina Facebook  (Tipo originalissimo e di molto ingegno. Filippo Liardo pittore 1834-1917)

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

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Da sinistra: Filippo Liardo, Scena biblica, Scena biblica (Palermo, Galleria regionale della Sicilia, Gabinetto dei disegni e delle stampe di palazzo Abatellis), inchiostro su carta, 1845-50?, per gentile concessione di Maria Viveros - Filippo Liardo, Ritratto di ecclesiastico, Palermo, Galleria regionale della Sicilia, Gabinetto dei disegni e delle stampe di palazzo Abatellis, inchiostro su carta, 1845-50?, per gentile concessione di Maria Viveros - Quadro del Liardo -

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

INFANZIA E GIOVINEZZA DI LIARDO A LEONFORTE

 

Nato a Leonforte il 1 maggio 1834 da Salvatore, cardatore di lana, e Rosalia Pappalardo, originaria catanese, Filippo Liardo trascorse gli anni della sua infanzia e della sua giovinezza nella città natale ove dimostrò la sua precoce vocazione alla pittura assieme ai sentimenti di libertà che lo animavano. Erano quelli - una circostanza da non dimenticare - i tempi del famigerato "giudice Pergola", diretta e mostruosa emanazione del malgoverno borbonico in Sicilia, che terrorizzò per alcuni anni la popolazione di Leonforte, specie i giovani amanti della libertà.

TESTO: A. RANDISI, Filippo Liardo. Pittore garibaldino dal Romanticismo all'Impressionismo, Papiro Editrice, Enna, Comune di Leonforte/Lions Club di Leonforte, marzo 1990, pag. 9

FOTO: Atto di battesimo di Filippo Liardo, Archivio Chiesa Madre di Leonforte.

Pagina Facebook  (Tipo originalissimo e di molto ingegno. Filippo Liardo pittore 1834-1917)

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

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Da sinistra: Atto di battesimo di Filippo Liardo, Archivio - F. Liardo, Ritratto di Anton Maria Gargiotta, olio su tela datato 1857, Termini Imerese, Museo civico, foto scaricata dal sito del Museo - Quadro del Liardo

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

TIPO ORIGINALISSIMO E DI MOLTO INGEGNO

Diamo il benvenuto a tutti i visitatori di questa nuova pagina - interamente dedicata alla diffusione dell'opera omnia di Filippo Liardo - con il significativo profilo dell'artista, scritto da Pasqualino Pappalardo.

<<Filippo Liardo fu una singolare figura di uomo e di artista, un vero personaggio. Telemaco Signorini lo ricorda così nel suo celebre saggio Caricaturisti e Caricaturati al Caffè Michelangiolo (Firenze 1893, pp. ): <<Chi più saraceno di Liardo? A quest’ultimo tipo, originalissimo e di molto ingegno, i baffi enormi e nerissimi coprivano mezza la faccia e quasi gli uscivano da degli occhi che guardavano con una fissità orientale, ironica, felina>>. E Francesco Colnago, il noto critico d’arte, in un articolo commemorativo pubblicato sul Giornale di Sicilia del 21/22 febbraio 1917, racconta alcune sue bizzarrie: <<si narrava che un giorno di carnevale, dipintasi la pelle color di rame, adornatisi i polsi di braccialetti, fattosi un casco di penne di uccelli, aveva percorso a cavallo e così nudo alcune vie di Roma, simulando l’arrivo di una tribù indiana>>. Saverio Fiducia ci fa sapere che Filippo Liardo a Catania dipingeva in tuba e redingote. De Albertis ci ha lasciato di lui una gustosa caricatura. Filippo Liardo, sulle tele e su innumeri cartoncini fissò i momenti più suggestivi delle campagne garibaldine. Fu ramingo nella vita e nell’arte e inseguì con ansia disperata il mito della bellezza e del successo; ebbe soltanto delusioni e sofferenze e morì in assoluta miseria in un piccolo paese della Francia, Asnières. Il suo sogno fu Parigi, ma quando vi giunse, come farfalla che attirata dalla fiamma in essa si consuma, si distrusse alla ricerca affannosa della celebrità. Di fronte a lui non vi era che la sola possibilità di affidare al segno i suoi tormenti e le sue ambizioni. Forse proprio dalle difficoltà traeva una purezza ed una forza che sono negate agli uomini deboli. Filippo Liardo, una personalità complessa e affascinante, una vita tormentata, una produzione artistica di notevole livello>>.

(Da Risvolto di copertina del volume: A. RANDISI, Filippo Liardo pittore garibaldino. Dal Romanticismo all’Impressionismo, Papiro Editrice, Enna 1990)

Pagina Facebook  Tipo originalissimo e di molto ingegno. Filippo Liardo pittore 1834 -1917

 

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

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Da sinistra: Da Risvolto di copertina del volume: A. Randisi, Filippo Liardo pittore garibaldino - Nevicata a Rocca di Papa, 1878, olio su tavola cm 59x10

 

 

IL PITTORE GARIBALDINO FILIPPO LIARDO

 

  

 

<<I cazzotti>>. Quale titolo sarebbe più appropriato di questo dato dallo stesso autore, Filippo Liardo (Leonforte 1834 - Parigi, Asnieres 1917), a due originalissimi disegni a matita, che ritraggono una lite tra gentiluomini? Da cogliere l'estremo dinamismo delle scene, quasi fumettistico. Squarci di vita quotidiana che vengono fissati sulla carta con una precisione istantanea, come se il pittore avesse creato un fotogramma filmico.

 

Collezione Comune di Leonforte

Tecnica: matita su carta, cm. 14.5x20.5

Provenienza: collezione Ing. Deodato di Catania.

Foto di Giuseppe Guagliardo, ricerca di Gaetano Algozino 2017

 

 

 

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE   

 

LA PESCA NEL SACCHETTO

La manifestazione a ricorrenza annuale, che si svolge il primo fine settimana di ottobre, ha l'intento di promuovere e valorizzare i prodotti tipici leonfortesi. Leonforte (EN), è famosa per le sue pesche che maturano tra la fine di agosto e l'inizio di novembre con una concentrazione nel periodo che va da settembre a ottobre. Sono esternamente gialle con polpa molto aromatica.


La caratteristica peculiare che contraddistingue la peschicoltura a Leonforte è la pratica dell'insacchettamento sulla pianta dei singoli frutti, a partire dalla seconda metà di giugno, quando le pesche verdi vengono inglobate in sacchetti di carta (manualmente). Con questa pratica si evita di dover intervenire con prodotti antiparassitari in quanto il frutto è naturalmente protetto dentro il suo sacchetto di carta pergamenata che lo accompagnerà fino alla sua completa maturazione, tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre quando, uscitone dolcissimo, la sua fragranza potrà diffondersi per il piacere dell'olfatto. Una sagra dedicata ad uno dei prodotti della produzione italiana, premiato per la qualità e ritenuto da proteggere.
(Sicilia in festa)

 

 

 

 

  

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LA RICONOSCI DAL PROFUMO

 

LA PESCA SETTEMBRINA ORGOGLIO DI LEONFORTE

È un frutto che richiede tanto lavoro, la pesca di Leonforte, paese della provincia di Enna. I produttori, infatti, le insacchettano una per una per ridurre i trattamenti chimici. (Antonio Sansonetti)

 

 

     

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LA PESCA DI LEONFORTE IGP

 

Biodiversità, unicità e identità: ecco cos’è la Pesca IGP di Leonforte

 

 

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE

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(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

I numerosi pescheti danno vita a un prodotto d’eccellenza qual è la “Pesca di Leonforte” IGP

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

     

(foto fam. Manna - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - foto G. Di Blasi)

 

LA PESCA NEL SACCHETTO

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

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LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

 

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LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LA PESCA DI LEONFORTE… UNICA E INIMITABILE

 

E' nell'area a ridosso di Leonforte (EN) che si coltiva questo autentico gioiello dell'agricoltura italiana, presidio Slow Food, esempio di come i fattori ambientali e umani, cioè la tecnica produttiva, determinino le caratteristiche specifiche del prodotto.

Negli anni, le particolari caratteristiche di qualità della pesca - denominata settembrina o tardiva di Leonforte - hanno varcato i confini regionali, affermandosi nei mercati dell'intera penisola, tanto che dal 2010 è riconosciuta dall'Unione Europea con il marchio IGP-Indicazione Geografica Protetta.

E' a partire dagli anni settanta che si comincia ad affermare nel territorio una peschicoltura più specializzata che porta a un incremento delle superfici coltivate a pescheto.

La peculiarità che contraddistingue la Pesca di Leonforte IGP è la pratica dell'insacchettamento dei singoli frutti, metodo antiparassitario totalmente naturale, che conferisce al frutto elevate proprietà organolettiche, nonché un eccezionale sapore caratteristico.

Oggi sono circa 100 gli ettari in produzione che permetteranno una produzione di 7 milioni di pesche: una cifra esatta, considerando che i frutti vengono contati e insacchettati a mano uno per uno. I frutti così schermati si presentano buoni da mangiare e belli da vedere, in quanto meno esposti sia agli agenti meteorici che agli attacchi fitosanitari.

Infatti il profumo e il colore dei frutti protetti dalla carta pergamenata che li avvolge non sono particolarmente appetibili agli insetti infestanti. (Concetta Di Lunardo)

 

 

  

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

Una pesca tardiva, anzi una percoca, made in Sicily dal gusto genuino e senza chimica perché fatta maturare sull'albero da un sacchetto di carta pergamena che la protegge anche da infestanti. Prende il via in questi giorni la raccolta della Pesca di Leonforte Igp, presentata presso la sede Aicig (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche). Si tratta di una coltura di nicchia nei numeri - produzione annua di circa 800 tonnellate per un totale di 100 ettari - ma che porta nella grande distribuzione sapori, odori e colori autenticamente siciliani, e frutto del lavoro di una nuova generazione di coltivatori che, anche grazie all'Igp riconosciuta nel 2011, ha saputo scommettere sulla biodiversità e sulla sostenibilità nei campi. ''Il sacchetto rappresenta per la Pesca di Leonforte Igp un tratto distintivo di qualità, bontà, genuinità e dolcezza - sottolinea il Presidente del Consorzio Carmelo Salamone - e pur essendo una pratica particolarmente onerosa la portiamo avanti perché conferisce al frutto un sapore ed un profumo difficilmente riscontrabili in altri prodotti. Tale tecnica di gestione accurata - ci sentiamo degli allevatori di pesche più coltivatori - consente la raccolta in prossimità della maturazione ovvero quando i frutti hanno raggiunto un grado di dolcezza elevato e il residuo è praticamente pari a zero. La Pesca di Leonforte IGP comunque non è una sola - specifica il Presidente - ma sono tante antiche varietà locali che maturano da settembre fino a metà novembre. La Sicilia è un museo agricolo a cielo aperto e noi contribuiamo a preservare una tradizione e un paesaggio che non ha pari''. La coltivazione di questo frutto avviene su aree pianeggianti e colline della Sicilia Centrale tra i 200 e i 1000 metri e che comprende Leonforte ma anche Assoro, Agira, Enna, Calascibetta. "A coltivarla - precisa il responsabile del Consorzio Domenico Di Stefano - sono circa 20 produttori aderenti al Consorzio di Tutela, mentre la distribuzione avviene per il 90% in Italia soprattutto grazie a grandi catene della Gdo, ed il restante 10% viene esportato soprattutto in Germania e a Dubai. L'annata - lamenta - è stata drammatica dal punto di vista meteo, ma quello che si è raccolto è una pesca di alta gamma che va al pubblico a poco meno di 4 euro al Kg. Quelle spagnole che si trovano ora sugli scaffali sono forse più economiche ma noi - sottolinea infine - scommettiamo sulla genuinità e paghiamo bene gli operai: la paga giornaliera di un operaio che sa insacchettarne 3mila al giorno è di 70 euro. Una testimonianza concreta di quanta voglia di riscatto c'è a Leonforte''. (ANSA) di Alessandra Moneti ROMA (08 settembre 2018)

 

 

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE

 

       

 

Da sinistra: LE BELLE PESCHE DI LUDOVICO * - LA GRANFONTE


(*) … guardando questa foto mi sono accorto dei numerosi difetti, dei quali, al momento dello scatto, non avevo affatto notato: Le mani sporche che a parer mio fanno capire il lavoro e la cura che vi sono dietro la produzione del frutto; e la posizione delle mani che come ha ben affermato il soggetto "Sembra che sto ricevendo l'Ostia dal prete". Perché non affermarlo?! La pesca è sacra, sarà pur un semplice frutto ma dopo vari mesi di duro lavoro eseguito all'interno dell'azienda agricola "Ecò" ho compreso l'importanza del lavoro di produzione e l'affascinante mondo della pesca leonfortese, ho capito che per fare questo lavoro si deve amare molto la propria terra, si deve avere cura delle cose preziose. Provo molta stima per coloro che considerano il proprio lavoro sacro e per questo sono disposti a lavorare in questi mesi torridi, duri, caldi e freddi.  (Paolo Cremona)

 

 

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE

 

            

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto Alfredo Crimi - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE

 

    

 

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

L’ESSENZIALE E’ INVISIBILE AGLI OCCHI! (G. M.)

 

“LA VERA ARANCINA LEONFORTESE”

 

 

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE

 

(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

Ecco a voi la pesca nel sacchetto di Leonforte, prodotto unico per il suo profumo inebriante e gusto sopraffino!

 

 

Il segreto della pesca di Leonforte Igp? Il sacchetto di pergamena!

 

 

Un’eccellenza nella tutela della biodiversità e dell’identità territoriale, ma anche della sostenibilità ambientale: tre elementi che rendono la Pesca di Leonforte Igp un prodotto unico, il risultato di una sperimentazione iniziata con l’intento di proteggere i frutti da insetti e agenti atmosferici e trasformatasi in una soluzione ottimale ed ecosostenibile.

“Il sacchetto rappresenta per la pesca di Leonforte un tratto distintivo di qualità, bontà, genuinità e dolcezza. Il fatto che sia una pratica particolarmente onerosa non rappresenta un deterrente, anzi, conferisce al frutto un sapore ed un profumo difficilmente riscontrabili in altri prodotti”. Con queste parole il Presidente del Consorzio della Pesca di Leonforte, Carmelo Salamone, a Roma in occasione della ripresa dei lavori dell’Aicig, nella sede di via XX Settembre a Roma, nei giorni scorsi ha presentato il prodotto Igp agli inizi della stagione di raccolta.

La particolarità di questi frutti infatti è che ancora piccoli e verdi vengono avvolti in un sacchetto di carta pergamena uno ad uno, a mano, e chiusi con un sottilissimo fil di ferro. Questo lavoro, che preserva le pesche da insetti, mosche, grandine e vento, viene fatto da persone del luogo, tra cui studenti e ragazzi durante la pausa scolastica estiva, ed è un modo per socializzare e fraternizzare ma soprattutto per tramandare di generazione in generazione la tecnica dell’insacchettamento nata negli anni ’70 dalla geniale intuizione di un imprenditore agricolo di zona. Agli inizi di settembre i sacchetti vengono staccati dall’albero, si estraggono le pesche e si selezionano le migliori per colore e per calibro. Si scartano quelle con qualche difetto e quelle perfette invece vengono destinate alla distribuzione al dettaglio tramite le Gdo che avviene per il 90 % in Italia.

Una parte dei frutti è destinata a diventare marmellata e un’altra parte viene commercializzata in altro modo, per esempio come frutta sciroppata. La pratica dell’insacchettamento è particolarmente onerosa, ma il risultato conferisce al frutto un sapore ed un profumo difficilmente riscontrabili in altri prodotti. La Pesca di Leonforte ha aumentato negli anni la sua produzione e ha raggiunto oggi le 800 tonnellate. Di queste, circa la metà è destinata a diventare Igp, una produzione di nicchia sempre più ricercata e apprezzata non solo in Italia ma anche all’estero. E’ un tipo di pesca a polpa gialla, croccante e dolce, che è coltivata su aree pianeggianti e colline della Sicilia Centrale, tra i 200 e i 1.000 metri sul livello del mare ed ha aumentato notevolmente negli ultimi anni gli ettari coltivati comprendendo oltre Leonforte, anche i comuni di Assoro, Agira, Enna e Calascibetta. La Pesca di Leonforte non è una, ma tante vecchie varietà locali che maturano a settembre, ottobre e fino ai primi di novembre. Seguendo il pensiero dell’agronomo Ludovico Salamone: “la Pesca di Leonforte rappresenta il perfetto binomio tra genotipo ed ambiente e consente oggi di praticare una agricoltura sana dove al primo posto ci sono l’ambiente e il consumatore”.

Posted on 11 settembre 2018 by EnnaPress in Ambiente

fonte: cronache di gusto - (Domenico Di Stefano, Carmelo Salamone e Ludovico Salamone) - di Fabiola Pulieri, Roma

 

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE

 

             

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

La manifestazione non è solo dedicata alla pesca, ma è divenuta un’occasione per la promozione di altri prodotti tipici: la “Fava Larga”, l’olio extravergine di oliva, le mandorle, legumi di ogni tipo, conserve e altri prodotti provenienti da tutte le parti della Sicilia quali il miele biologico e i fichidindia...Per l'occasione, vengono allestiti punti per la degustazione delle pesche e stands con prodotti del luogo e manufatti artigianali. Il tutto allietato da spettacoli teatrali, canti dialettali e gruppi folkloristici. Il turista viene accolto nella splendida cornice rappresentata dal caratteristico Centro Storico e dalle sue maggiori piazze. Venire a Leonforte per la Sagra diventa perciò occasione di approfondimento storico e culturale per la possibilità di conoscere tutte le emergenze monumentali seicentesche di cui l’antico Centro è disseminato, avendo a disposizione bus navetta e guide in grado di offrire notizie di notevole contenuto storico, artistico e culturale. Non mancano i punti per la degustazione della pesca offerte in graziose confezioni, vengono organizzate manifestazioni collaterali, una tra tutte, la Mostra Estemporanea di Pittura che raccoglie ormai un qualificato ed alto numero di adesioni. E poi spettacoli, gruppi folkloristici, giocolieri, attori di strada, sfilate…. (Sicilia in festa)

 

 

LA PESCA SETTEMBRINA

 

 

La pesca tardiva di Leonforte, denominata "La Settembrina", viene coltivata a Leonforte e nei territori dei comuni limitrofi su una superficie di circa 200 Ha. L'estensione non eccessiva, contrariamente a quanto si possa pensare, è uno dei punti di forza della produzione. Si tratta, infatti, di un prodotto di nicchia per il quale vanno apprezzate le caratteristiche di qualità a fronte di ogni altra considerazione che andrebbe fatta per altri tipi di prodotti. La pesca di Leonforte è ormai conosciuta - e ricercata - in tutta Italia. Una testimonianza dell'apprezzamento ormai tributato alla pesca di Leonforte la si può concretamente avere dal successo che questa ha conseguito in occasione delle Fiere alle quali ha partecipato. Il Salone dei Sapori di Milano, la MediAL di Palermo, il Salone del Gusto di Torino, organizzato da Slow Food, sono le esperienze più recenti, e non le sole.

 

(Sicilia in festa)

Per maggiori informazioni

www.sagradellepesche.it
https://www.facebook.com/sagra.dellepesche/

 

 

 

UN MIRACOLO CHE SI RIPETE OGNI ANNO

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LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

SAGRA DELLA PESCA DI LEONFORTE

 

Unica per la tecnica di coltivazione e periodo di maturazione

        

 

 

 

 

 

LA PESCA DALL’ODORE INEBRIANTE

 

 

 

               

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

  

SAGRA DELLE PESCHE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

UNA DELLE ECCELLENZE DI QUESTO TERRITORIO

 

 

 

  

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO…” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

DA PIU’ DI 50 ANNI INDOSSA SEMPRE LO STESSO PROFUMO

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

  

LA PESCA NEL SACCHETTO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHE TI FA STARE BENE LO SENTI SUBITO

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

 

 

LA PESCA NEL SACCHETTO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

      

 

LA PESCA NEL SACCHETTO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)   

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

      

LA PESCA NEL SACCHETTO (foto fam. Manna)

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

          

LA PESCA NEL SACCHETTO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

    

LA PESCA NEL SACCHETTO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LA PESCA DI LEONFORTE… UNICA E INIMITABILE

 

 

    SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”      

 

 

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

  

SAGRA DELLA LA PESCA NEL SACCHETTO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

     

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO” (Logo Benny Ilardo)

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

         

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO” (foto Donatella Insirello)

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE

 

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

  

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

  

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

   

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

           

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

  

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

    

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”

 

   

LA PESCA SETTEMBRINA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

Prima domenica di Ottobre: Sagra del Pesco Mostra mercato della pesca tardiva settembrina produzione caratteristica della zona, con Concorso Nazionale di Pittura Estemporanea su tema. E’ possibile la degustazione gratuita delle pesche e l’acquisto di prodotti tipici leonfortesi (fave larghe, pane casereccio, “fruati”, vino cotto, mostarda di fichi d’india e miele). A cura del Pro Loco e di altre associazioni vengono allestite mostre fotografiche, mostre della civiltà contadina e dell’artigianato locale. (lafrecciaverde)

  

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO”   

     

SAGRA DELLE PESCHE  “LA PESCA NEL SACCHETTO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

I PRODOTTI AGROALIMENTARI DI LEONFORTE

 “FAVA - LENTICCHIA NERA - OLIVE”

RICONOSCIUTI COME PRESIDI SLOW FOOD (*)

 

PER RIEMPIRE LO STOMACO

Se conoscete qualche leonfortese doc fate in modo che vi inviti a pranzo, facendovi preparare piatti tipici del posto. Potreste iniziare con un antipasto a base di “alivi cunsati” con aglio, origano e peperoncino rosso con un contorno di “smuzzature affucateddi” o di “carduna fritti”. Per primo un buon piatto di maccheroni con “finucchieddi ri campagna”, magari con un assaggio di “frascatula”, polenta di farina di grani; in alternativa un buon piatto di pasta con la “fava larga” di Leonforte ( famosa in tutto il mondo), se le fave sono fresche oppure “pasta co maccu” se sono essiccate, o “fava a maccu”. Per secondo delle buone costate di maiale, ingrassato, magari, con “favi di pughia”. Oppure se è periodo, un bel pezzo di “sausizza pasqualora”, di quella, preparata a febbraio e fatta “vintiari” per essere pronta da mangiare giusto per il periodo pasquale. Il tutto con pane casereccio e “fruati cunsati” con olio e “sardi” salati innaffiato con dei buoni bicchieri di vino. Infine, per il dolce fatevi procurare i “picciddati di natali” gustoso dolce a base di mandorle sgusciate e fichi secchi. Magari con un po’ di “mostarda di ficurinni”, cannoli ca ricotta”, “sfingi” e “pagnuccata”. Per frutta, sempre se è periodo, l’ottima pesca a polpa dura di Leonforte, possibilmente affettata ed immersa in un buon bicchiere di vino. (lafrecciaverde)

 

 

 

(*) Il presidio slow food nasce come progetto che ha la finalità di salvaguardare le piccole produzioni dei cosiddetti prodotti di nicchia minacciati da agricoltura industriale, degrado ambientale e omologazione, ed ha l’obiettivo di promuoverli. (EnnaOra). E’ in cantiere anche la possibilità di far riconoscere l’olio di Leonforte come presidio slow food. I prodotti leonfortesi sono favoriti dal clima mite che si sviluppa in queste zone e anche dal terreno in cui vengono coltivati. 

(EnnaOra)

 

  

(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

IL CIBO SUBLIME E, SOPRATTUTTO IL CALORE DELLA GENTE. LEONFORTE E’ TUTTO QUESTO

 

 

 

FAVE, LENTICCHIE NERE ED OLIVE DI LEONFORTE

 

LA FAVA DI LEONFORTE “LA CARNE DEI POVERI… E’ UNA DELIZIA” 

 

       

COLTIVAZIONE DI FAVE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

UNO DEI PRODOTTI D’ECCELLENZA DELLE NOSTRE COLTIVAZIONI E’ LA FAVA LARGA O TURCA

 

 

 

LA FAVA DI LEONFORTE

 

      

COLTIVAZIONE DI FAVE “I FAVAIANI” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LA FAVA DI LEONFORTE

 

    

COLTIVAZIONE DI FAVE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

ALTRI PRODOTTI TIPICI DI LEONFORTE

 

 

 

ALTRO PRODOTTO TIPICO DI LEONFORTE: L’OLIO EXTRA VERGINE D’OLIVA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

I PRODOTTI AGROALIMENTARI DI LEONFORTE

 

IL CECE NERO DI LEONFORTE

 

Il Cece Nero di Leonforte è un ecotipo di cece di origini antichissime. Direttamente derivante dalla domesticazione di forme spontanee di specie appartenenti al genere Cicer è da molti sconosciuto. Questo ecotipo di cece, per i suoi caratteri botanici, tra cui: il colore del seme e del fiore, la dimensione e le forme angolose/spigolose del seme, il portamento della pianta, la bassa produttività e l’elevata suscettibilità alle avversità ambientali, può essere ascritto al raggruppamento dei ceci “desi” (prime forme di ceci addomesticate dalle forme selvatiche e coltivate dalle quali si sarebbero originati, forse per mutazione naturale, i ceci della tipologia “Kabuli”, caratterizzati da semi più grandi a forma di testa d’ariete e di colore chiaro. La bassa statura della pianta, il portamento “semiaperto” non consentono la meccanizzazione delle varie operazioni colturali, pertanto, ancora oggi, risulta necessario l’intervento manuale per l’esecuzione delle varie pratiche agronomiche (dalla semina, alla mietitura e raccolta in covoni, fino alla trebbiatura del prodotto). Il seme di colore nero, si presenta angoloso-rugoso, richiama nell’aspetto i piccoli frammenti di pietra lavica emessi dall’Etna durante le fasi eruttive esplosive che spesso caratterizzano la sua l’attività vulcanica. (Sicilia in cucina - 3000 ANNI DI TRADIZIONI E SAPORI)

 

IL CECE NERO DI LEONFORTE

     

 

IL CECE NERO DI LEONFORTE

LA STORIA

Le ricerche storiche e culturali hanno di pari passo permesso di evidenziare che il cece nero aziendale proviene da un ecotipo locale in passato utilizzato dalle famiglie contadine per l’ottenimento di piccole produzioni destinate all’autoconsumo (come la maggior parte delle produzioni agricole realizzate fino all’inizio degli anni ’50) e non al mercato.  Il Cece Nero di Leonforte è caratterizzato da una bassissima ed incostante produzione. Negli anni passati (soprattutto dal secondo dopoguerra in poi) è stato soppiantato e sostituito nella coltivazione da altre varietà a seme chiaro sicuramente molto più produttive anche per la maggiore resistenza alle più comuni avversità.

TERRITORIO E PRODUZIONE

Il Cece Nero di Leonforte è prodotto nel territorio del comune di Leonforte in provincia di Enna.

(Sicilia in cucina - 3000 ANNI DI TRADIZIONI E SAPORI)

 

IL CECE NERO DI LEONFORTE

   

 

IL CECE NERO DI LEONFORTE

PERIODO DI PRODUZIONE

Il Cece Nero di Leonforte si semina in primavera e si raccoglie tra luglio e agosto.

FORMA E DIMENSIONE

Hanno una forma più piccola rispetto i ceci classici, una sottile buccia nera, mentre il loro interno è di colore bianco-giallo.

MATURAZIONE

La maturazione del Cece Nero di Leonforte avviene tra luglio e agosto. La raccolta viene effettuata a completa maturazione tra luglio e agosto estirpando le piante manualmente. Queste, riunite in piccoli mucchi, si lasciano essiccare in campo o sull’aia.

(Sicilia in cucina - 3000 ANNI DI TRADIZIONI E SAPORI)

 

IL CECE NERO DI LEONFORTE

   

 

IL CECE NERO DI LEONFORTE

TECNOLOGIA DI COLTIVAZIONE E RACCOLTA

La semina si effettua a mano o a macchina all’inizio della primavera disponendo i semi (3-4) in postarelle oppure in fila continua alla profondità di 3-5 cm. Le postarelle vengono distanziate di cm 50 per 30-40, mentre nel caso di semina a file queste vengono mantenute a cm 50 e sulla fila piante a 10-20 cm. Di conseguenza si ottiene una densità di 50-200.000 piante per ettaro. L’irrigazione si rende necessaria in annate particolarmente asciutte per permettere la germinazione del seme ed eventualmente anche dopo l’allegagione. Le scerbature e le sarchiature vengono praticate 1-2 volte nell’arco dei ciclo colturale. In alcune zone si pratica una rincalzatura. La raccolta si effettua da giugno ad agosto estirpando le piante a mano quando il seme non è ancora maturo. Queste, riunite in piccoli mucchi, si lasciano essiccare in campo o sull’aia. Una volta secche si separano i semi con metodi piuttosto antiquati. Attualmente si tende ad effettuare la raccolta meccanizzata con mietitrebbie, se l’ampiezza della superficie e le eventuali tecniche colturali lo consentono. La produzione è piuttosto bassa, si aggira da 8 a 15 q per ettaro di seme e 10-20 q per ettaro di residui pagliosi. Essendo granella secca, va conservata in ambienti asciutti, ventilati a temperatura di 10-15 °C.

CARATTERISTICHE

Il Cece Nero di Leonforte è un seme di forme e dimensioni irregolari, rugoso, arrotondato, con rostro più o meno accentuato, di colore nero all’esterno e bianco-giallo all’interno. Coriaceo di gusto deciso.

INTENSITA’ AROMATICA E SENSAZIONI

Basso.

USO E ABBINAMENTI

Il Cece Nero di Leonforte è ideale nella preparazione di zuppe e vellutate.

 

(Sicilia in cucina - 3000 ANNI DI TRADIZIONI E SAPORI)

 

 

 

 

QUELL’ANGOLO DEL MIO PAESE

 

 

LEGAMI CHE SONO PIU’ FORTI DI QUALSIASI COSA

 

 

 

                   

 

POESIE DI ANTONINO IMPELLIZZERI (foto Antonino Impellizzeri)

 

 

 

QUELL’ANGOLO DEL MIO PAESE

 

 

Da sinistra ZONA STORICA “QUARTIERE GRANFONTE” - CHIESA MADRE/PALAZZO BRANCIFORTI  (foto Antonino Impellizzeri)

 

 

 

QUARTIERE GRANFONTE

 

  

 

ZONA STORICA “QUARTIERE GRANFONTE”

 

 

 

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE

 

 

LA GRANFONTE

 

24 CANNELLE PER UNA SOLA SPETTACOLARE FONTANA

 

UNA FONTANA DAVVERO SPECIALE. E’ IN STILE RINASCIMENTALE-BAROCCO E FU FATTA COSTRUIRE DAL PRINCIPE NICOLO’ PLACIDO BRANCIFORTI SUI RESTI DI UNA ANTICA FONTANA ARABA (CHIAMATA FONTE DI TAVI).  UN TEMPO ERA IL LUOGO ABITUALE DI RIUNIONI DELLA POPOLAZIONE. CON LE SUE 24 CANNELLE ERA, INFATTI, L’ABBEVERATOIO PUBBLICO. LA SUA ACQUA ALIMENTAVA ANCHE NUMEROSE FONTANE DELL’ORTO BOTANICO. SEMBRA CHE IL SUO DISEGNO ARCHITETTONICO RICHIAMI UN’ANALOGA FONTANA CHE SI TROVEREBBE AD AMSTERDAM, IN OLANDA: E’ PROBABILE CHE L’OPERA, ATTRIBUITA ALL’ARCHITETTO MARIANO SMIRIGLIO, SI RIFA’ ALLE NUMEROSE CREAZIONI DI ARTISTI FIAMMINGHI ALLORA MOLTO DIFFUSE IN SICILIA. (Siciliafan)

 

 

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE

 

 

UN TEMPO, ERA UN ABBEVERATOIO PUBBLICO E LA SUA ACQUA ALIMENTAVA ANCHE ALCUNE FONTANE DELL’ORTO BOTANICO. ERA ANCHE IL LUOGO ABITUALE DI RITROVO PER LA POPOLAZIONE.  (Siciliafan)

 

 

 

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE

 

 

LA GRANFONTE

 

 

 

L’EREDITA’ DEI BRANCIFORTI

 

 

 

ZONA STORICA “QUARTIERE GRANFONTE” - PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

L’EREDITA’ DEI BRANCIFORTI

 

 

Da sinistra: ZONA STORICA “QUARTIERE GRANFONTE” - PALAZZO BRANCIFORTI - PORTA GARIBALDI

 

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI      

           (CHIESA CONVENTUALE)

                                                        … oggi CHIESA DIOCESANA

(foto Centro Studi Francescani Leonforte)

(pagina Facebook -  Turi Algozino - Gaetano Algozino - Nino Mazzucchelli - Foto Archivio Chiesa Cappuccini)

DAL DICEMBRE 2020 PATRIMONIO IMMATERIALE DI LEONFORTE

 

AUTENTICA  POVERTA'  EVANGELICA

Il Convento dei Cappuccini di Leonforte nella sintetica relazione della Curia Generale del 1650

 

Il Convento della Terra di Leonforte sta fabricato distante dell'habitato cento passi in luogo pubblico. Fu fondato nell'anno 1628 col consenso dell'Ordinario Diocesano ad'istanza del Padrone della Terra, a sue spese fabricato et eretto secondo la forma Capuccina, et ogni cosa è del detto Padrone perché se n'ha riservato il dominio. Il Titolo della Chiesa è S. Giuseppe. Sono in detto Convento celle 23. Non possiede entrate perpetue ne temporali, ne altra proprietà di beni stabili. Vi abitano di famiglia dieci frati: sacerdoti 4 vid. il P. Guardiano P.re Antonino di Monterosso, P. Egidio di Castrogiovanni, P. Lucio di Siracusa, P. Sebastiano di S. Filippo; Chierici due: fra Felice di Aidone e Fr. Giuseppe Maria di Castrogiovanni; Laici 4: fra Modesto da Racalmuto, frat'Antonio di Castrogiovanni, fra Francesco da S. Filippo, fra Sebastiano della Ferla. Li quali si sostentano colle elemosine somministrate de popoli, di detta Terra, e d'un'altra vicina, e mancando la elemosina di queste due, supplisce il padrone della terra, non solo per il numero sopradetto de Frati, ma per qualsia sia maggiore. Il sopradetto Convento non ha peso alcuno di Messe ne Anniversario perpetui, o temporali, ne anco debiti di sorte alcuna, ne annui, ne temporali.  Noi infrascritti col mezzo del nostro giuramento attestiamo d'haver fatto diligente inquisitione e recognitione dello stato del sudetto convento, e che tutte le cose espresse di sopra e ciascheduna di esse sono vere e reali, e che non habbiamo tralasciato di esprimere niuna di quelle, che stimiamo essere conforme alla mente di S.S.tà et al tenore della bolla per quanto a noi s'aspetta, et in fede habbiamo sottoscritto la presente di propria mano e signato col solito suggello hoggi 17 di Marzo 1650. Io Frat'Antonio di Monterosso Guardiano di questo luoco di Capuccini confirmo come di sopra. Io Frat'Angelico dell'Occhiola sacerdote Cap.o Deputato conf. ut supra. Io Fra Lucio da Siracusa, sacerdote Capuc.no conf. ut supra. Sigillum: Imago S. Joseph, circumscriptio: SIG. CAPVCINORVM LEONFORTIS - Fonte: Arch. Gen. O.F.M. Cap.; G. 126, 5

(Tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - Pagina Facebook) - Foto Archivio Cappuccini Leonforte

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

          

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

Sull'arco interno della porta d'ingresso nel refettorio di Frati, è posto lo stemma "BRANCIFORTI"

 

Questa l'iscrizione:

"" Ammira, estasiato lettore, l'erculeo stemma del Principe di Leonforte, vittorioso con forza leonina e con mani recise strenuamente avvinghiato al suo ornato vessillo terrore dei nemici e invitto. Devoto a Dio - caro a Carlo - degno dell'impero. Trionfante in guerra - primo in Trinacria - Grande nel mondo."  

(Turi Algozino)

(Tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - Pagina Facebook) - Foto Archivio Cappuccini Leonforte

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

UBICAZIONE: Piazza Cappuccini

ANNO DI COSTRUZIONE: 1630

 

NOTIZIE STORICHE:

Attigua al convento, di stile altrettanto rustico, fu costruita probabilmente ad opera degli stessi frati. Il principe N. Placido Branciforti la scelse come cappella funeraria di famiglia. E’ considerata il sacrario della memoria storica e della identità culturale di Leonforte. Infatti ai piedi dell’altare maggiore si trova la tomba del principe N. Placido Branciforti, con lapide in bronzo, ove è indicata la data della sua morte avvenuta il 16 settembre 1661. Nella cripta, che oggi è possibile visitare, sono sepolti Giuseppe Branciforti secondo, principe di Leonforte, la moglie Caterina e i figli Melchiorre e Baldassarre. Nella navata laterale si trova il sarcofago, in marmo nero di Lidia, della Principessa Caterina, moglie di N. Placido Branciforti, morta nel 1634 a soli 42 anni di età. Erano patrimonio di questa chiesa un trittico in legno, attribuito al Beato Angelico, raffigurante il “Giudizio Universale”, e un quadretto ad olio rappresentante “La fuga in Egitto” di Raffaello, dono di nozze del Papa Urbano VIII alla nipote Caterina Branciforti. Questi quadri, lasciati alla chiesa dai Branciforti, furono prelevati dalla famiglia Li Destri che si avvalse del patrimonio laicale, acquistato con ratto di compravendita del 1852. Un altro pregevole dipinto ad olio raffigurante “La Sacra Famiglia” è stato trafugato da ignoti negli anni ’70.

 

DESCRIZIONE:

La facciata della chiesa si presenta rustica con cantonali e porta in pietra squadrata. In alto è situata un’alzata che fa da campanile, in sostituzione di quello originario andato distrutto. L’interno si presenta a due navate divise da arcate, con cappella laterale e altare maggiore in legno intarsiato.

Più volte restaurata ed abbellita in epoche diverse, (1784 – 1890 – 1910), è durante gli anni compresi tra il 1960 – 1970 che la chiesa è stata trasformata al suo interno ed è diventata come la vediamo oggi ovvero con la sovrapposizione del campanile, il restauro della cappella laterale e della cripta. Quasi tutto è stato rimaneggiato e rimodernato per volontà dei vari priori che hanno tentato, anche se con esiti non sempre felici, di sottrarre la chiesa all’inclemenza del tempo e dei ladri.

DA VEDERE:

(fonte -Sito ufficiale Comune di Leonforte)

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

     

Da sinistra: CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI - TRITTICO DEL GIUDIZIO UNIVERSALE (BEATO ANGELICO) (foto Distretto Turistico Dea di Morgantina)

 

CUORE PULSANTE E MISTICO DELLA SPIRITUALITA’ LEONFORTESE (Turi Algozino)

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

  

Da sinistra: CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI - PADRE FILIPPO RUBULOTTA * (foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

(*) PARROCO DELL’UNITA’ PASTORALE MARIA SS. ANNUNZIATA-SAN GIUSEPPE

 

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

  

Da sinsitra: SANTA CHIARA D’ASSISI - MARIA SS ASSUNTA - CONFESSIONE DI PECCATO/PENITENZA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

        

Da sinistra: MARIA SS ASSUNTA - SANTA CHIARA  - ALTARE MAGGIORE (QUADRO LIGNEO E SOVRASTATO DI PIETRO NOVELLI DETTO IL MONREALESE, MASSIMO PITTORE SICILIANO) (foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pag. FB)

 

CHIESA DEDICATA AL PADRE PUTATIVO DI GESU’ FIN DALLA SUA FONDAZIONE (1627), PIU’ PER UN VOTO DEI PRINCIPI BRANCIFORTI CHE PER LA DEVOZIONE DEI FRATI CAPPUCCINI. (Turi Algozino)

 

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

  

MARIA SS ASSUNTA

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

  

Da sinistra: PADRE FILIPPO RUBULOTTA - PADRE DEODATO - GRUPPO CORISTI (foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - Pagina Facebook)

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

                          

Da sinistra: ALTARE MAGGIORE - SAN FRANCESCO (IL PADRE SERAFICO) * - INTERNO DELLA CHIESA

 

* San Francesco il Padre Serafico; statua in marmo attribuita alla scuola del Gagini, collocata al lato destro dell’altare maggiore.

 

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

LA CHIESA DEI CAPPUCCINI

 

Mausoleo dei Branciforti, custodisce un’interessante cappella decorata da un prezioso portale d’alabastro cutugnino, scolpito da G. Gallina nel 1647, che fa da cornice al sarcofago della principessa Caterina Branciforti morta nel 1634 a soli 42 anni. L’elegante tumulo in marmo di Portovenere fu commissionato dal marito nel 1635 allo scultore lombardo G.G. Cirasolo, allora operante a Palermo, su modello di quello del principe di Trabia, suo avo materno, custodito nella chiesa di S. Zita a Palermo.

 

   

Da sinistra: QUATTRO LEONI PER C. BRANCIFORTI (di Salvatore Pirrera) - CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI  

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

      

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

UN RESTAURO IMPECCABILE

L'ARMADIO DELLA SACRESTIA DEI CAPPUCCINI

 

Il pregevole armadio del 1759, opera di ebanisti Cappuccini, dalla sontuosa, monumentale e bizzarra forma di un palazzo barocco, è stato restituito al suo originale splendore in seguito a complesse operazioni di restauro. Il quadretto raffigurante l'Addolorata, incastonato al centro dell'armadio, è una raffinata pittura ad olio su rame. Onore e merito al Parroco dell'Unità Pastorale Maria SS. Annunziata-San Giuseppe, Sac. Filippo Rubulotta, per aver ridonato ai leonfortesi e ai cultori dell'arte questo raffinato esemplare di manufatto religioso. (tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - Pagina Facebook)

 

       

L'ARMADIO DELLA SACRESTIA DEI CAPPUCCINI - UN PREZIOSO LAVORO ARTIGIANALE DEL  '700

(foto Centro Studi Francescani Leonforte) 

(tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - Pagina Facebook)

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

             

 

Da sinistra: SOLENNITÀ ASSUNTA “Correva l’anno del Signore 1956” (*) - BILANCI FESTA DELL'ASSUNTA CHIESA CAPPUCCINI 1896-1902 (**) - MAUSOLEO DELLA PRINCIPESSA BRANCIFORTI

 

(*) Da sinistra: P. Michele da Leonforte, P. Teodoro da Sortino, P. Elia da Villarosa, P. Mario da Caltagirone, P. Cesare da Leonforte, P. Guglielmo da Leonforte, P. Salvatore da Leonforte.

(Tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - pagina Facebook) - Foto Archivio Cappuccini Leonforte

(**) E' sempre un indescrivibile piacere - che solo bibliofili e archivisti possono comprendere - consultare le fitte voci dei registri di contabilità del Convento dei Cappuccini, ove si trovano le più disparate e curiose notizie relative alla vita quotidiana dei Frati. Ricorrendo la solennità dell'Assunta, il mio occhio si è posato sui bilanci di questa festa molto cara alla famiglia cappuccina fin dalla fondazione di Leonforte. Da questi fogli fitti di numeri e indicazioni precise, risaltano alcune voci costanti che ci aiutano a ricostruire nella sua interezza la festa in tutti i suoi elementi. Festa solennissima, ridondante, esageratamente rococò, quasi al limite dell'idolatria, di cui oggi rimane poco o nulla.


Ecco l'elenco:


- Sparo di 1000 mortaretti e 18 bombe per la Quindicina;
- Sparo di 1000 mortaretti e 18 bombe nel giorno dell'Assunta;
- Tamburinaro per tutti i giorni della Quindicina e nel giorno dell'Assunta;
- Acetilene e lampade a petrolio per la macchina dell'Assunta, che veniva innalzata dietro l'Altare maggiore;
- Complimento (compenso) al Padre Predicatore per panegirico della Quindicina e dell'Assunta;
- Complimento a cantori e organista;
- Biscotti dell'Assunta;
- Immaginette dell'Assunta;
- Biscotti e vino per il clero per rinfresco dopo il Vespro;
- Pranzo a base di pesce nella Vigilia dell'Assunta;
- Pranzo a base di carne nel giorno dell'Assunta;
- Fiori, veli e drappi di velluto per la decorazione della Chiesa.

(Tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - Pagina Facebook) - Foto Archivio Cappuccini Leonforte

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

     

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (prima e seconda foto trovate nel web senza indicazione dell’autore - foto Fioria)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

LE “TRE GRAZIE” DELLO SPIRITO

 

Fede, Speranza, Carità tenute insieme da due ramoscelli d’olivo fiorito. Incisione estratta dal volume III degli Annali Cappuccini (Milano 1897) custodito presso la Biblioteca dei Cappuccini di Leonforte. (dott. Gaetano Algozino)

 

 

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CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (seconda foto da sinistra  trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

Non solo teologia, filosofia e mistica. “Il Gran Marescalco moderno”, prezioso manuale di ippologia applicata del 1812, testimonia la cura, non solo spirituale, dei cavalli da parte della operosa comunità cappuccina di Leonforte, che fino agli inizi del 1960 possedeva ampie stalle con cavalli, muli, buoi, asinelli.

                                                                                                                               

“LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

      

Da sinistra: PRIMA CHE SPIRI IL MAGGIO, NOSTR’ALMA TUA SARÀ! * - CHIACCHERATA  POST-MISSAM ** - INTERNO DELLA CHIESA “DIPINTO” (foto Archivio Cappuccini Leonforte)


(*) Altare votivo del mese di Maggio con il simulacro della Vergine Immacolata allestito presso il Convento dei Cappuccini di Leonforte, anno 1954. La “Madonnina” veniva traslata ogni giorno nelle abitazioni di devote famiglie della zona Cappuccini che per l’occasione allestivano artistici altarini per intronizzare degnamente la Gran Madre di Dio e Regina dell’Ordine Serafico.

(**) All’ombra del Mausoleo della Principessa Caterina Branciforti. Correva l’anno 1974.

Chiesa e Convento dei Cappuccini ripresi dall’obiettivo di F. Buscemi (prima foto da sinistra) in un piovoso pomeriggio di marzo del 1973. La piazza con aiuole incolte, non ancora infestata dalle auto e priva della statua bronzea di S. Francesco, conservava ancora, seppur nel suo stato alterato, tutte le caratteristiche di “Piano”. Si notano la mitica Fiat 600, guidata da P. Cesare Montalto, e la perpetua-sacrestana-capitana della Chiesa, l’indimenticabile Signorina Maria Provitina, che dietro la sua apparenza burbera e scontrosa nascondeva una nobiltà d’animo e uno spirito di sacrificio davvero unici, irreprensibili.

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

  

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

Chiesa e Convento dei Cappuccini ripresi dall’obiettivo di F. Buscemi (prima foto da sinistra) in un piovoso pomeriggio di marzo del 1973. La piazza con aiuole incolte, non ancora infestata dalle auto e priva della statua bronzea di S. Francesco, conservava ancora, seppur nel suo stato alterato, tutte le caratteristiche di “Piano”. Si notano la mitica Fiat 600, guidata da P. Cesare Montalto, e la perpetua-sacrestana-capitana della Chiesa, l’indimenticabile Signorina Maria Provitina, che dietro la sua apparenza burbera e scontrosa nascondeva una nobiltà d’animo e uno spirito di sacrificio davvero unici, irreprensibili.

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

SERVUS INFIRMORUM 

 

Un altro aspetto, tra l’altro non marginale, della fervida e multiforme vita sacerdotale del cappuccino P. Cesare Montalto (1917-1992), fu quello dell’assistenza spirituale degli infermi dell’allora nosocomio “Ferro-Branciforte-Capra” di Leonforte. Per più di trent’anni il dotto frate cappuccino seppe farsi autentico “servo degli infermi” e buon samaritano degli ultimi, fasciando ferite fisiche e consolando anime in preda alla disperazione con la semplicità profonda e attraente del suo ardente motto di vita: PAX ET BONUM! Foto FICHERA, Leonforte 1976

 

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PADRE CESARE MONTALTO Foto FICHERA, Leonforte 1976

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

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PADRE CESARE MONTALTO Foto FICHERA, Leonforte 1976

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

EGO SUM PASTOR BONUS


Questa carrellata di foto d’archivio dagli anni ‘50 alla fine degli anni ‘80, ripercorre alcuni aspetti del multiforme apostolato sacerdotale del vulcanico e indimenticabile frate cappuccino P. Cesare Alfonso Montalto (1917-1992).

 

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PADRE CESARE ALFONSO MONTALTO (1917-1992) Foto Archivio Cappuccini Leonforte

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

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Da sinistra: PADRE CESARE ALFONSO MONTALTO (1917-1992), due foto - INTERNO CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (CAPPELLA SOTTERRANEA) Foto Archivio Cappuccini Leonforte

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

PIA UNIONE

 

P. Cesare Montalto circondato da una schiera di uomini vigorosi e tutti d’un pezzo della Pia Unione. Leonforte, 1958

 

 

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CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI Foto Archivio Cappuccini Leonforte

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

A PISTA DI DIO

TEATRO SPERIMENTALE DI ISPIRAZIONE CRISTIANA E SALDI LEGAMI FRATERNI

 

CORREVA L’ANNO 1969

Il Padre Guardiano dei Cappuccini, Fr. Bernardo da Sortino (Vincenzo Salemi), posa compiaciuto  con l’allegra e scanzonata brigata di giovani “francescani”

 

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Da sinistra: TEATRO SPERIMENTALE DI ISPIRAZIONE CRISTIANA *  - PADRE CESARE “PREMIO LETTERARIO CITTA’ DI LEONFORTE” ** (foto: Turi Algozino - Comune di Leonforte)

 

 

(*) Da sin.: GIOVANI FRANCESCHANI  CON PADRE GUARDIANO, foto anno 1965  (**) - PREMIO LETTERARIO “CITTA’ DI LEONFORTE”, Ediz. 1990 MENZIONE SPECIALE A PADRE CESARE (***)

 

(*) In questa foto ci sono Padre Bernardo, Enzo Lo Castro, Turi La Delfa, Ottavio Longo, Claudio Benintende, Ciccio Barbera, Turi Algozino, Pino Vinciprova, Franco Stella, Salvo La Porta, Antonio Villari, Nino Mazzucchelli e due ragazzi ospiti del Convento di cui non ricordo il nome. (Turi Algozino)

(**) per "avere contribuito alla elevazione socio-culturale del paese".

 

(***) Padre Cesare è stato il fondamento della mia formazione umana, cristiana e francescana. Ci insegnò a cantare nella liturgia, perché diceva "chi canta prega due volte". Durante le celebrazioni mentre era al l'armonium, era solito farsi scappare diversi " haiai" sintomi di qualche malessere di cui non parlava mai. Spesso mi incaricava di contare quanti "haiai" diceva durante la liturgia e io alle fine riferivo: "patre e Ce, dudici".  (Turi Algozino)

 

      

Da sinistra: PADREA SANTO D’ACCORSO  “DONATO" - NOBILE SEMPLICITA’ E QUIETA GRANDEZZA COMPLESSO DEI CAPPUCCINI (*) - PARTE ESTERNA DEL CONVENTO



(*) La nobile, austera linearità del complesso conventuale dei Cappuccini di Leonforte prima delle pesanti manomissioni e dei barbarici sventramenti degli anni '50-60.

 

(tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - Pagina Facebook) - Foto Archivio Cappuccini Leonforte

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

       

 

I CAPPUCCINI IN LEONFORTE -  BREVISSIMI CENNI STORICI  (*)



(*) Alla famiglia Branciforte è strettamente legata la storia dei Cappuccini in Leonforte. Dai conventi delle città vicine (Agira, Aidone, Piazza Armerina, Enna, Calascibetta) facilmente i frati potevano avvicinare la nascente Leonforte fin dal 1612. Per la pietà, lo zelo, la carità che esercitavano ben presto apparvero come angeli in ruvido saio e si cattivarono le simpatie dei Branciforte e dei nuovi abitanti di Leonforte. Rimasti edificati dalla carità usata dai frati durante la peste del 1624-25, i Branciforte chiesero al Padre Generale dei Cappuccini, che i frati si stabilissero in Leonforte. Ben presto le trattative si portarono a termine, ed il 20 maggio 1627, i Frati piantarono una grande Croce accanto ad una cappella rurale e il principe Branciforte vi costruì un ospizio per loro.

 

P. Cesare Alfonso M. Montalto, I Cappuccini in Leonforte. Brevissimi cenni storici, foglio del 26 gennaio 1964.

(Tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - Pagina Facebook - Foto Archivio Cappuccini Leonforte)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

NUOVE E INSOLITE PROSPETTIVE

 

LA CHIESA DEI CAPPUCCINI DI LEONFORTE COME NON L’AVETE VISTA MAI

Un mirabile itinerario fotografico da capogiro, a 360 gradi, realizzato dalla troupe di Typical Sicily. Semplicemente fantastico!

 

 

(Tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - Pagina Facebook - Foto Archivio Cappuccini Leonforte)

 

 

  

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto Typical Sicily)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

   

 CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto Typical Sicily)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

   

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto Typical Sicily)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

 CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto Typical Sicily)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

 

  

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto Typical Sicily)

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

L'AMOROSO SGUARDO DEL CROCIFISSO

“Un piccolo-sublime itinerario fotografico di Sigismondo Novello”

 

 

      

L'AMOROSO SGUARDO DEL CROCIFISSO (foto Sigismondo Novello)

 

 

‘U Patri da Pruvvidenza. Davanti a questo veneratissimo Crocifisso la pietà popolare leonfortese, dopo il Cristo della Matrice, ha effuso tutte le sue più tenere aspirazioni e desideri mistici. Il Padre della Provvidenza è custodito nella Chiesa dei Frati Minori Cappuccini, i quali furono i “fondatori” spirituali di Leonforte e i propagatori di infinite devozioni religiose presso il popolo leonfortese. La tradizione orale lo ha sempre attribuito a Frate Umile da Petralia: anche se si tratta di un’attribuzione apocrifa, è lecito pensare che questo sublime simulacro ligneo provenga dalla bottega del valente scultore francescano, che nel XVII secolo arricchì molte Chiese di Sicilia con i suoi capolavori. La signorina Provitina, devotissima terziaria francescana e sacrestana della Chiesa dei Cappuccini per oltre 50 anni, raccontava che Frate Umile scolpì il Crocifisso in ginocchio in venerata memoria della Passione di Cristo e che ad ogni arto che realizzava applicava una speciale preghiera o raziunedda. Il Crocifisso, secondo quanto riferito dai documenti dell’Archivio conventuale, veniva festeggiato con settenario solenne e processione esterna nella seconda Domenica di Settembre, almeno fino al 1860-70. Il privilegio di portare in processione la Croce era riservato ai componenti dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento della Matrice, i quali rappresentavano l’alta aristocrazia del Principato di Leonforte. Questa festa, a differenza di quella del Venerdì Santo, era una sorta di apoteosi e glorificazione della Croce, per cui aveva un tono gioioso e trionfale. Il Padre della Provvidenza, così come da secoli lo invocano clero e fedeli, ha una dolcezza davvero straordinaria e pervade l’anima di chi lo contempla. E’ il Cristo nel momento amoroso dell’agonia quando, rendendo al Padre lo Spirito, effonde sulla Chiesa nascente il primo soffio della Pentecoste.

 

(Tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - Pagina Facebook - Foto Archivio Cappuccini Leonforte)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

ALTARE, VITTIMA E SACERDOTE - Chiesa dei Cappuccini  (*)

 

 

Alcune foto della solenne liturgia di consacrazione del nuovo altare e dell'ambone, presieduta dal Vescovo di Nicosia S.E. Mons. Salvatore Muratore. L'altare è segno visibile del Sacrificio incruento della Croce, l'ambone è il luogo tangibile della proclamazione della Parola di Cristo e la sede sacerdotale è la presenza di Cristo in mezzo al suo popolo santo che agisce nella persona dei ministri. (Mercoledì 29 aprile 2015)

 

(Tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - pagina Facebook) - Foto Archivio Cappuccini Leonforte

 

(*) P. TEODORO DA SORTINO, ALL’EPOCA GUARDIANO

 

 

 

    

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - pagina Facebook - foto archivio Cappuccini Leonforte)

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

ARTE "POVERA"


La Mater dolorosa incastonata al centro del pregevole Armadio ligneo (1759)

 

Sacrestia Chiesa dei Cappuccini Leonforte

 

 

(tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - Pagina Facebook - Foto Archivio Cappuccini Leonforte)

 

 

 

   

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

Inizio modulo

 

SOLENNITA’ DELL’ASSUNTA, MOSTRA IL SUO FESTOSO E FASTOSO ADDOBBO CON UN TRIPUDIO DI FIORI SCELTI

 

     

SOLENNITA’ DELL’ASSUNTA (foto Centro Studi Francescani Leonforte - pagina Facebook - foto archivio Cappuccini Leonforte)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

        

Da sinistra: SOLENNITA’ DELL’ASSUNTA - ALTARE MAGGIORE DELLA CHIESA - SANTA CHIARA D’ASSISI (tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - pagina Facebook - foto Archivio Cappuccini Leonforte)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

  

SOLENNITA’ DELL’ASSUNTA (tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - pagina Facebook - foto Archivio Cappuccini Leonforte)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

        

Da sinistra: SOLENNITA’ DELL’ASSUNTA - ALTARE MAGGIORE DELLA CHIESA (tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - pagina Facebook - foto Archivio Cappuccini Leonforte)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

     

INTERNO CHIESA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

TOMBA MAUSOLEO DI CATERINA BRANCIFORTI

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 


       
Da sinistra: PIETRA NERA DI PORTO VENERE CON VENATURE GIALLINE (Opera di Giovan Giacomo Cerasolo sec. XVII) - MAUSOLEO SENZA TOMBA  (*) (**)

 

 (*) Questa curiosa foto dei primi anni ‘60 mostra il Mausoleo della Principessa Branciforti (1647) senza la tomba in marmo nero, che all’epoca era stata trasportata, a seguito di colossali e complicate operazioni di smontaggio, nella cappella attigua. La tomba della Principessa, insieme alla lastra bronzea del Principe Niccolò Placido, rimase nella cappella laterale, nascoste ai più, fino al 1972, quando per il cedimento del pavimento, fu ritrovata la cappella funeraria sotterranea dei Branciforte.

 

(Tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - Pagina Facebook - Foto Archivio Cappuccini Leonforte)

 

- (*) Questa foto particolare del Mausoleo della Principessa senza la tomba, ci ricorda che TUTTO IL MALE NON VIENE PER NUOCERE. Senza la nefandezza di quello spostamento degli anni '60, il pavimento non avrebbe ceduto e la cappella funeraria sotterranea probabilmente non sarebbe mai riemersa. (Giovanna Maria)

 

- (**) In realtà si era a conoscenza dell'esistenza della cripta sotterranea, ma quello che è più misterioso nella vicenda è: cosa può portare una mente umana (per altro valida e per moltissimi versi apprezzabile come quella del Guardiano dell'epoca) a smontare e nascondere un monumento come quello della Principessa (oltre alle altre "operazioni" di ristrutturazione della chiesa effettuate in quell'occasione)?

 

(Nino Mazzucchelli)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

 

        

 

Da sinistra: MAUSOLEO A "CATERINA BRANCIFORTI " MOGLIE DEL PRINCIPE - TOMBA DEL PRINCIPE "NICOLO’ PLACIDO BRANCIFORTI"  (foto Enzo Farruggia)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

         

 

TOMBA MAUSOLEO DI CATERINA BRANCIFORTI

 

Negli anni '60 la tomba del principe Branciforti fu aperta senza alcuna garanzia e qualcuno raccontò anni dopo che uno dei presenti chiese e ottenne dal padre guardiano del tempo di prendersi il pugnale e un altro la Croce di Cavaliere di san Giacomo che il Principe aveva al collo. Sarà vero? (Giovanna Maria)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

 

CHIESA DEI PADRI CAPPUCCINI:  UN PO' DI STORIA

 

Sono passati 50 anni da quel lontano 26 gennaio del 1964 quando vi fu l'inaugurazione della Chiesa dei Padri Cappuccini, dopo un anno di lavori di un "discutibile" restauro. In realtà all'epoca il concetto di restauro veniva spesso confuso con un "rimettere a nuovo" e così fu nella realtà. La Chiesa fu completamente rinnovata e non restaurata, tant'è che ha perduto definitivamente il suo originario aspetto, documentato da diverse foto dell'epoca. L'ansia di modernismo e di rinnovamento a tutti i costi ha pervaso tutta la vita in quegli anni; bisognava azzerare con il passato, fare cose nuove, diverse; neanche gli ambienti più conservatori, come quelli ecclesiastici, resistettero a questa moda, a questa ansia. Resta però il merito e il coraggio dei i Frati Cappuccini dell'epoca nell'avere intrapreso un'impresa colossale "FIDANDO SOLO NELLA PROVVIDENZA DI DIO", dopo che per tanto tempo hanno cercato di interessare gli enti pubblici, ma inutilmente. La Chiesa fu rinnovata solo con il contributo delle persone e delle famiglie. Un pensiero va a Padre Bernardo da Sortino, ora tornato nella casa del Padre, allora guardiano del Convento di Leonforte; il suo attivismo e la sua caparbietà hanno fatto si che la Chiesa fosse rinnovata e consegnata così come è ora alle future generazioni.

 

(tratto da Centro Studi Francescani Leonforte - pagina Facebook - foto archivio Cappuccini Leonforte)

 

 

 

  

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

         

Da sinistra: ARMADIO INTARSIATO (DISEGNI DIVERSI PREGIATI) - MADONNA PIU’ANTICA DI LEONFORTE “DIPINTO DI LASTRA” - QUADRO DI PIETRO NOVELLI * (scritti e foto a cura d Annamaria Castelli)

 

(*) Quadro di Pietro Novelli (allievo del Caravaggio) "elezioni di Mattia all'apostolato dopo il tradimento di Giuda. Tabernacolo ligneo (avorio, tartaruga, madreperla) riproduce una cattedrale barocca (opera di un frate laico)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

       

Da sinistra: CRISTO LIGNEO SCOLPITO TUTTO IN GINOCCHIO DA UN FRATE "PER DEVOZIONE E RISPETTO" - INTERNO DELLA CHIESA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

            Descrizione: C:\Users\Giacinto\Desktop\aMARE\10269488_776009352459653_4587263138907418238_n.jpg

Da sinistra: TOMBA DEL "PRINCIPE NICOLO’ PLACIDO BRANCIFORTI " - MAUSOLEO A "CATERINA BRANCIFORTI " MOGLIE DEL PRINCIPE - SCENOGRAFIA E SOLENNE PALA D’ALTARE *

 

(scritti e foto a cura di A castelli)

 

(*) Ignoto siciliano del sec. XVIII, San Lorenzo da Brindisi, olio su tela. Fino al 1963-64 la pala era esposta nella Chiesa dei Frati Cappuccini, nell'altare dedicato al grande predicatore dottore della Chiesa, il cappuccino San Lorenzo da Brindisi, vissuto nel XVII sec. Successivamente ai lavori di restauro e rifacimento di Chiesa e Convento, fu collocato nel Coro dei Frati, ove rimase fino al 1998. Degnamente restaurato e collocato in un'artistica cornice realizzata all'uopo, si trova esposto nello splendido Museo-Pinacoteca dei Frati Cappuccini di Caltagirone (CT). (Leonforte Da Amare - pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

  

INTERNO DELLA CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto Enzo Farruggia - Turi Algozino)

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

                

INTERNO DELLA CHIESA “ALTARE MAGGIORE” (foto Enzo Farruggia)

QUADRO DI NOVELLI… RAPPRESENTA IL MOMENTO DELLA ELEZIONE DI MATTIA APOSTOLO, CHE SOSTITUI’ GIUDA NEL COLLEGIO DEI DODICI

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

IL LIBRO:  CHIESA E CONVENTO “S. GIUSEPPE”

Autore: PADRE CESARE, AL SECOLO ALFONSO MARIA MONTALTO

 

       

Padre Cesare, al secolo Alfonso Maria Montalto, sacerdote Cappuccino, leonfortese, consegnò alla memoria dei posteri questo libretto che racchiude, come uno scrigno, le bellezze della Chiesa dei Cappuccini che è nel cuore di tutti i leonfortesi sparsi nel mondo. Il libretto aiuta il lettore a scoprire alcuni particolari e a leggere le numerose lapidi presenti nella chiesa. (Turi Algozino)

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

 

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

 

      

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

     

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

     

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

      

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

  

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

  

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

  

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

  

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

  

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

   

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

   

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

  

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

   

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

 

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (LIBRO)

   

(foto Ordine Francescano Secolare Fraternità di Leonforte - pagina Facebook)

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

   

CHIESA DEI PADRI CAPPUCCINI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

    

CHIESA DEI PADRI CAPPUCCINI

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

 

CHIESA DEI PADRI CAPPUCCINI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

   

CHIESA DEI PADRI CAPPUCCINI (foto Filippo Altomare)

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

    

CHIESA DEI PADRI CAPPUCCINI (foto Filippo Altomare)

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI

     

CHIESA DEI PADRI CAPPUCCINI (foto Filippo Altomare)

 

 

 

 

 

      LE STORIE DENTRO LA STORIA

IL NOSTRO FINE PRIMARIO E’ QUELLO DI FARE PROMOZIONE DEL TERRITORIO

 

                  

Da sinistra: CROCE ROSSA IN ARGENTO (c/o CHIESA DI SAN GIUSEPPE) - GIARDINO DELLE NINFE (*) - SICULA TEMPE

(*) Giardino tardo-rinascimentale di interesse storico, monumentale ed artistico.

(foto Annamaria Castelli)

 

 

LE STORIE DENTRO LA STORIA

    

Da sinistra: PIAZZA REGINA MARGHERITA - ZONA STORICA (foto Gaetano Novello)

 

LE STORIE DENTRO LA STORIA

   

Da sinistra: PALAZZO BRANCIFORTI - PANORAMA DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LE STORIE DENTRO LA STORIA

  

Da sinistra: LEONFORTE VISTO DA MONTE CERNIGLIERE - QUARTIERE SANTA CROCE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LE STORIE DENTRO LA STORIA

    

Da sinistra: ZONA SUD DI LEONFORTE - PALAZZO BONSIGNORE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

INDIETRO NEL TEMPO… IMMAGINI

LA NOSTRA TERRA RICCA E GINIRUSA (cit. G. Lo Gioco)

 

  

Da sinistra: CORSO UMBERTO, VISTO DA PIAZZA REGIONA MARGHERITA - PIAZZA IV NOVEMBRE “MONUMENTO AI CADUTI”

 

LEONFORTE

 

Da sinistra: CHIESA DI SANTO STEFANO - VIA GARIBALDI “A CUTICCHIATA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE

   

Da sinistra: PALAZZO BRANCIFORTI - CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LEONFORTE

MONTE CERNIGLIERE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

LEONFORTE

 

Da sinistra: PORTA GARIBALDI (*) - FONTANA ADIACENTE LA GRANFONTE, INGRESSO DA PORTA GARIBALDI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

(*) Porta Palermo era una delle quattro porte del paese. La porta sud, che intriduceva a Leonforte i viandanti provenienti da Palermo e dintorni. Risalente al 1624 divenne Porta Garibaldi quando nel 1862 ci passò l’Eroe dei Due Mondi. (G. Grasso)

 

LEONFORTE

       

Da sinistra: LA SCUDERIA COMUNALE (*) - CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA “MADRE-MATRICE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

(*) SCUDERIA COMUNALE

 

UBICAZIONE: Piazza Branciforti

 

ANNO DI COSTRUZIONE: 1628

 

NOTIZIE STORICHE: Portata a termine da maestranze romane e palermitane, poteva contenere oltre duecento cavalli.

 

(sito Comune di Leonforte)

 

 

 

  Leonfortese... Leonforte paese dei 100 comuni d'Italia
      

 

 

 

 

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ARTICOLI TRATTI DAL GIORNALE OBIETTIVO & AFFARI (BARRAFRANCA)

 

LEONFORTE (EN)

QUARTIERE SANTA CROCE

 

LEONFORTE (EN)

PANORAMA DI LEONFORTE

 

LEONFORTE (EN)

ZONA STORICA GRANFONTE

 

LEONFORTE (EN)

   

ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto Antonio - Mariella - Volturo)

 

 

 

PER SECOLI E’ STATA CITTADINA RICCA E INDUSTRIOSA


    

VIALE DEI CIPRESSI

Ben posizionata lungo la Regia Trazzera ed al confine della provincia di Catania, era punto nevralgico dei commerci dell'Isola. A chi proveniva dalla città, fino a non molti decenni fa, appariva importante e maestosa con il suo bel viale ornato dai cipressi (nelle foto in due diverse epoche) e con la serie di bei palazzi lungo il suo Corso principale. Il Circolo ne ha sempre degnamente rappresentato il prestigio e l'opulenza.

(Circolo di Compagnia - pagina Facebook)

Ingresso nord di Leonforte, 1950. Il maestoso e ampio viale dei cipressi accoglieva viandanti e pellegrini in quello che allora era un facoltoso paese di umili contadini e operai. Con tutto il fascino “oscuro” di una bellezza bucolica e di una dignitosa miseria.

 

(foto d’archivio pubblicata in: G. NIGRELLI, Gridatelo sui tetti. Padre Antonino La Giglia instancabile annunciatore del Vangelo, Euno Edizioni, Leonforte 2020, p. 45)

 

 

 

I VINTIQUATTRU CANNOLA

(LA GRANFONTE)

La fontana è monumentale e di stile Barocco. Ha una forma simmetrica e una lunghezza di 24,60 metri, una profondità di 2,55 metri, 22 arcatelle aperte a tutto sesto, che lasciano intravedere il paesaggio agreste sottostante. Da 24 cannelle di bronzo ogni giorno (tranne il Venerdì Santo in segno di lutto per la morte del Cristo) sgorga initerrottamente limpidissima acqua che si raccoglie nella sottostante vasca rettangolare. Il prospetto con tre alzate timpanate decorate con bassorilievi è raccordato ai lati con due volute. Monumento emblematico e significativo, “a brivatura” rappresenta la memoria storica e il cuore stesso della Città. Nelle case di tanti leonfortesi ve ne è una riproduzione, per mantenere sempre vivo il legame con le proprie radici. (Siciliafan)

 

   

LA GRANFONTE (foto Fichera Vincenzo - Gervasi Giovanni)

 

 

LA GRANFONTE… MONUMENTO SIMBOLO DI LEONFORTE

 

  

SUA MAESTA’ LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

  

TRATTI DELLA GRANFONTE CON ANNNESSO QUARTIERE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

    

LA GRANFONTE (foto Fichera Vincenzo - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

Una foto – seconda da sinistra - suggestiva e antica, è datata a mano 1928, del monumento simbolo di Leonforte, la Gran Fonte. Da quel che si può vedere è precedente l'infausto intervento, al tempo giustificabile, di modifica che ha fatto calare una passatoia in pietra lavica all'interno della vasca. (Circolo di Compagnia Pagina Facebook)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

    

Raccolta di cartoline - catalogo della biblioteca del Circolo, "Vecchie immagini di Leonforte" P. Musumeci - che mostra il nostro monumento cittadino, la Granfonte ('a Brivatura), in diverse epoche prima del restauro. (Circolo di Compagnia - pagina Facebook)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

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LA GRANFONTE (foto Sigismondo Novello - Filippo Stanzù)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

     

LA GRANFONTE  (foto Sigismondo Novello)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

      

Da sinistra: Territorio del Comune di Leonforte “Scheda 33” Tesi Universitaria Arch. Di Fazio Sergio “La Granfonte” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

 

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE  (foto Santo Severino)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

         

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE  (foto Fichera Vincenzo - foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

       

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

      

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

    

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

     

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto Sigismondo Novello - Fichera Vincenzo)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

  

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

    

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

     

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

    

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE  (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

      

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

        

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

  

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

      

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE  “LA GRANFONTE”

    

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

    

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

   

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

     

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

 

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE

A ridosso della Granfonte, un canale delle acque di scolo della fontana assume la forma di lavatoio utilizzato a tale scopo fino alla metà del Novecento. Qui, entrando dalla attigua Porta Garibaldi, accorrevano le massaie che in tal modo avevano a disposizione acqua corrente in abbamdonza, solidi “pilieri” di pietra e massi sui quali asciugare al sole gli indumenti. (sicilafan)

 

LEONFORTE “LA GRANFONTE”

  

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE

 

 

LA MADONNA DEL CARMELO

COMPATRONA DI LEONFORTE  

“ A MATRI ‘O CARMINU” LA PATRONA PRIMARIA DI LEONFORTE

 

 

A LEI AFFIDIAMO LA NOSTRA CITTA’

 

LA MADONNA DEL CARMELO

   

LA MADONNA DEL CARMELO (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

“Si nun fussi pi lu so mantu persi fussimu tutti quanti”

LA MADONNA DEL CARMELO

 

STATUA IN ORO DELLA VERGINE MARIA, CON AI PIEDI IL SANTO SIMONE

 

DA PESTE FATALE LA PATRIA SALVO'

 

Splendente come una Regina nel suo carro alato s'avanza lei, la Patrona, Maria SS. del Monte Carmelo, la dispensatrice di miracoli che con grazia immortale salvò il Principato di Leonforte dal contagio della peste.

 

Oh Maria, nostra Signora del Monte del Carmelo… Tu che maestosa scendesti dal cielo tantisimi anni fa per prosciugare quell’acqua “nfittata di la petra”

 

 

  

LA MADONNA DEL CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

TU CHE CON GRAZIA IMMORTALE DALLA PESTE FATALE LA NOSTRA PATRIA SALVASTI

 

 

 

LA MADONNA DEL CARMELO

TU CHE SEI LA NOSTRA SANTA PATRONA!

 

 

LA MADONNA DEL CARMELO

LEONFORTE RICCAMENTE ILLUMINATA PER LA FESTA PATRONALE DELLA MADONNA DEL CARMELO

 

    

LA CHIESA DELLA MATRICE ADDOBBATA A FESTA (foto Sinatra)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

C’E’ UN POSTO SPECIALE DOVE IL FERRAGOSTO SI PROLUNGA AL 16 AGOSTO (Luca Di Fazio)

 

    

LEONFORTE RICCAMENTE ILLUMINATA PER LA FESTA PATRONALE DELLA MADONNA DEL CARMELO (foto Sinatra)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

   

LEONFORTE RICCAMENTE ILLUMINATA PER LA FESTA PATRONALE DELLA MADONNA DEL CARMELO (foto Sinatra)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

 

Fra Giovanni scrisse le 5 pagine su Leonforte nel 1740 e morì nel 1758, quindi ancora la processione era il 16 luglio, ma scrive che già nel 1740 la festa dell'Ascensione ai Cappuccini era diventata più importante e sentita di quella dell'Assunta. Certamente per alcuni anni le due processioni si susseguirono, ma quella dell'Assunta era molto dimessa, anche se rimase per molto oltre un secolo. (Giovanna Maria)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

 

A LEONFORTE DA OLTRE DUE SECOLI “MENZAUSTU” E’ SINONIMO DELLA FESTA DELLA PATRONA  'A MATRI DI LU CARMINU (G. Maria)

    

FESTA PATRONALE MARIA SS DEL CARMELO DI LEONFORTE (Pietro Riccobene Photo)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

   

LA MADONNA DEL CARMELO

Ecco l’atto di consacrazione con cui il Sindaco affida la città sotto il manto di Maria del Carmelo

 

O Maria, Vergine del Monte Carmelo, Madre dei popoli e Avvocata nostra, tu che conosci tutte le nostre sofferenze e le nostre speranze, tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli la preghiera che la comunità leonfortese rivolge direttamente al tuo Cuore; abbraccia, con l’amore della Madre e della Serva, questa nostra cittadina che Ti affidiamo e consacriamo. Regina del Cielo e Rifugio dei peccatori Ti consacriamo tutto il nostro essere e tutta la nostra vita; tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che amiamo, tutto ciò che siamo, i nostri corpi, i nostri cuori e le nostre anime.

 

 

LA MADONNA DEL CARMELO

   

LA MADONNA DEL CARMELO

In modo speciale ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle donne che sono nel bisogno. Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo giornalmente nella prova. Accogli la nostra umile fiducia e custodiscici nel Divino amore. A Te consacriamo i nostri focolari, le nostre famiglie, le nostre Parrocchie e l’intera Comunità. Desideriamo ardentemente che tutto ciò che è in noi, tutto ciò che è attorno a noi Ti appartenga e sia partecipe dei benefici e delle Tue benedizioni materne. Davanti a te, Madre di Cristo, dinanzi al tuo Cuore Immacolato, oggi, insieme con tutta la Chiesa locale, desideriamo unirci al Redentore nostro Gesù Cristo. Ci impegniamo di professare sempre coraggiosamente le verità della Fede e, guidati dagli insegnamenti di Gesù, di essere buoni cittadini e amministratori.

​Sii benedetta sopra ogni cosa tu, o Madre del Carmelo e Serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisti alla Divina chiamata! Sii salutata tu, o Madre del Carmelo, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del tuo Figlio! Noi ci impegniamo ad osservare i Comandamenti di Dio, la santificazione delle feste, l’incontro con Te nella Santa Eucaristia domenicale e la preghiera del Santo Rosario.

 

LA MADONNA DEL CARMELO

   

LA MADONNA DEL CARMELO

Guarda ai nostri bisogni, ascolta le nostre suppliche. Rimani con noi, o Maria, per consolarci nelle nostre afflizioni; rimani con noi per consigliarci nei nostri dubbi; rimani con noi per rialzarci dalle nostre cadute di amministratori, di cittadini innamorati di questa comunità che vogliono spendersi, incondizionatamente, per essa sotto la Tua guida.

Rimani con noi per donarci la forza di vincere la disperazione, lo sconforto, le delusioni, il dolore per quanti vivono nella miseria materiale e spirituale. Rimani, o Maria, in mezzo a noi per aiutarci contro i mali da cui siamo oppressi e i pericoli da cui siamo circondati. Regna sulla nostra Leonforte perché vengano banditi la bestemmia ed il turpiloquio; perché possano ravvedersi quanti si sono votati all’adorazione della materia e idolatrano la ricchezza, il potere, il successo, la violenza… insomma tutti quei pensieri di odio contrari alla vita e all’amore. Regna sulle nostre famiglie e santifica il matrimonio, proteggi i nostri giovani, porta l’amore e la concordia.

​O Gesù che hai detto: “dove due o più sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”, sii sempre tra noi e nostra guida instancabile con il Tuo divino amore.

​Aiutaci a condividere gioie e dolori, avendo cura particolare per gli ammalati, gli anziani, i soli, i bisognosi, gli emigrati che ritornano a vivere la comunione familiare nel loro paese di origine.

​Fa’ che ognuno di noi si impegni a essere Vangelo vissuto, dove i lontani, gli indifferenti, i piccoli scoprano la bellezza della vita in una comunità viva e semplice.

​Donaci il coraggio e l’umiltà di mettere in risalto il molto che ci unisce a fronte del poco che ci divide.

​Aiuta me, i miei Assessori, i Consiglieri Comunali, i funzionari e i dipendenti del Comune ad agire in sinergia per affrontare questo grave momento di difficoltà economica, amministrativa, sociale, esistenziale che attraversa la nostra comunità, fuggendo dalla demagogia ed affrontando con coraggio le questioni in maniera autentica, trasparente e definitiva nell’interesse di tutta la comunità.

​In particolar modo, Signore, per intercessione della Beata Vergine del Carmelo, rendimi degno di pregarti come era solito pregarti San Francesco:

Signore Gesù Cristo fa’ di me uno strumento della tua Pace, perché:

Dove è odio, fa’ ch’io porti l’Amore.
Dove è offesa, ch’io porti il Perdono.
Dove è discordia, ch’io porti l’Unione.
Dove è dubbio, ch’io porti la Fede.
Dove è errore, ch’io porti la Verità.
Dove è disperazione, ch’io porti la Speranza.
Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia.
Dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce.

Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto: ad essere compreso, quanto a comprendere.

Ad essere amato, quanto ad amare. Poiché: è dando, che si riceve; perdonando che si è perdonati; morendo che si risuscita a Vita Eterna.

​Amore per servire e donarsi; perdono… perché perdonare vuol dire non necessariamente dimenticare le offese, ma essere sempre compassionevoli verso chi offende. La fede nelle proprie personali incertezze per dissiparle, così da essere poi in grado di aiutare il prossimo. Gioia, per poterla condividerla con gli altri. Perché non si può donare ciò che non si possiede!

​Ispiraci sempre a nuova fiducia e determinazione per non scoraggiarci di fronte ai fallimenti, alle debolezze e alle ingratitudini degli uomini, affinché ci possano essere nuove idee che si concretizzino con iniziative pubbliche e private e che portino alla ripartenza economica e al benessere della comunità, ristabilendo la serenità sociale ed economica di tutte le famiglie che chiedono umilmente di vivere la loro vita con dignità.

​Fa’ che la nostra cittadina sia davvero una famiglia, dove ognuno si sforzi di comprendere, perdonare, aiutare, condividere; dove l’unica legge che ci leghi e ci faccia sentire tuoi discepoli sia l’amore scambievole. Beata Vergine del Carmelo, con il cuore in mano e prostrati dinnanzi a Te, insieme al Tuo dilettissimo sposo e compatrono di Leonforte San Giuseppe, ti preghiamo perché tu sia custode della nostra vita e della nostra esistenza terrena. Liberaci dai peccati contro la vita, sin dai suoi albori; dall’odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio; da ogni genere di ingiustizia sociale; dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio; dai peccati contro lo Spirito Santo. Benedici e rafforza ogni desiderio di bene; ravviva e alimenta la fede; sostieni e illumina la speranza; suscita e anima la carità; guida tutti noi nel cammino della santità. Amen!

“Si nun fussi ppi lu so mantu persi fussimu tutti quanti!”

 

LA MADONNA DEL CARMELO

   

LA MADONNA DEL CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

Durante la celebrazione del Solenne Pontificale in onore di Maria SS. del Carmelo, Patrona di Leonforte, il Sindaco pro-tempore (sindaco in carica) consegna le chiavi della città e affida  Leonforte alla protezione della Madonna.

 

LA MADONNA DEL CARMELO

     

LA MADONNA DEL CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

      

LA MADONNA DEL CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

FLOS CARMELI

 

Nel giorno dell’Ottava della Festa patronale, che segna la fine del lungo periodo del mese “carmelitano” (16 luglio-16 agosto), vogliamo condividere con tutti gli appassionati e fedeli seguaci della nostra pagina, una serie di scatti del magnificente fercolo di Maria SS. Del Carmelo. In legno laccato d’oro, il fercolo fu originariamente designato per il simulacro della Madonna della Visitazione di Enna (probabilmente nella seconda metà dell’Ottocento). La tradizione orale e scritta testimoniano come le dimensioni eccessivamente grandiose del fercolo non si adattavano al tessuto viario di Enna, ragion per cui il clero ennese decise di venderlo al clero leonfortese. L’occasione si presentò propizia, per cui il carro-fercolo fu trasportato a piedi da Enna a Leonforte e fin dalla seconda metà del XIX, diventò il degno e glorioso “abitacolo” dei simulacri della Vergine SS. del Carmelo e di San Simone Stock. Il fercolo può essere letto come un fastoso inno alle glorie mariane. I sei Cherubini alati che fungono da colonne e asse portante del fercolo assomigliano molto, nella loro foggia, a cariatidi greche. Al centro si staglia una maestosa raggiera al cui interno vi è la colomba, simbolo dello Spirito Santo, che si posa sul capo della Tutta Santa, l’Eletta dall’Onnipotente, la Madre di Dio e Signore Gesù Cristo. All’interno si ammirano delle deliziose allegorie che illustrano alcune litanie lauretane, ovvero i titoli con cui da millenni la Vergine Maria è venerata dal popolo Cristiano.  Sulla sommità del fercolo una sontuosa corona regale regge il globo terrestre con la croce: la regalità universale di Cristo e di Maria sono l’effetto del sacrificio cruento della Croce, che ha redento e lavato l’umanità dalla colpa antica. Il fercolo è una sorta di Arca, che, al pari dell’arca del popolo ebraico, custodisce le tavole della Nuova Alleanza: Gesù e Maria. Il tutto immerso negli splendori del Carmelo, Monte santo di Dio, le cui glorie mariane furono propagate nel mondo in seguito alla devozione dello scapolare, diffusa da San Simone Stock (1165-1265), Monaco carmelitano inglese. (“Leonforte DA Amare” - pag. Fb - dott. Gaetano Algozino)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

            

LA MADONNA DEL CARMELO (“Leonforte DA Amare” - pag. Fb - dott. Gaetano Algozino)

Il pregevole, sontuoso e delicato simulacro della Vergine Santissima del Monte Carmelo, patrona di Leonforte, reggente il divin Figlio e recante l’abito-scapolare al Santo Simone Stock, saluta il popolo acclamante nel giorno di chiusura dei solenni festeggiamenti in suo onore.

 

 

MADONNA DEL CARMELO

Particolari del Magnificente fercolo di Maria SS. del Carmelo

23 AGOSTO - OTTAVA DELLA MADONNA DEL CARMELO

 

LA MADONNA DEL CARMELO

  

PARTICOLARI DEL MAGNIFICENTE FERCOLO DI MARIA SS. DEL CARMELO (“Leonforte DA Amare”  pag. Fb dott. Gaetano Algozino)

La Madonna del Carmelo, nostra Patrona, con il suo magnifico fercolo, rimane collocata nel presbiterio della Chiesa Madre per più di un mese. Infatti, il 16 luglio (o poco prima) giorno della sua memoria liturgica, viene traslata dalla cappella situata in fondo alla navata di sinistra (dove è posta abitualmente) e vi rimane fino al 23 di agosto. In questo periodo (ottava della festa patronale del 16 agosto), al termine della celebrazione Eucaristica, viene spinta fin nel sacrato della chiesa per il saluto ai fedeli. (pag. Fb Leonforte)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

  

PARTICOLARI DEL MAGNIFICENTE FERCOLO DI MARIA SS. DEL CARMELO (“Leonforte DA Amare” pag. Fb dott. Gaetano Algozino)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

   

PARTICOLARI DEL MAGNIFICENTE FERCOLO DI MARIA SS. DEL CARMELO (“Leonforte DA Amare” pag. Fb dott. Gaetano Algozino)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

   

PARTICOLARI DEL MAGNIFICENTE FERCOLO DI MARIA SS. DEL CARMELO (“Leonforte DA Amare” pag. Fb dott. Gaetano Algozino)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

DI LU CARMELU MATRI E SIGNURA DIFENNI LI FIGGHI TO SINU ALL’URTIMA URA!

 

  

PARTICOLARI DEL MAGNIFICENTE FERCOLO DI MARIA SS. DEL CARMELO (“Leonforte DA Amare”  pag. Fb dott. Gaetano Algozino)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

VIVA MARIA SS DEL CARMELO

   

PARTICOLARI DEL MAGNIFICENTE FERCOLO DI MARIA SS. DEL CARMELO (“Leonforte DA Amare” pag. Fb dott. Gaetano Algozino)

 

Che bellu stu Mantu Giratu attornu attornu Quannu è lu vostru jornu Chi festa si sarà

 

 

LA MADONNA DEL CARMELO

LA VARA TRIONFALE

Descrizione storico-artistica

(“Leonforte DA Amare” pag. Fb dott. Gaetano Algozino)

G. NIGRELLI, La festa della Madonna del Carmelo Patrona di Leonforte (documenti e testimonianze), Litografia Editrice Nocera, San Cataldo (CL) 1991, pp. 18-19

 

 

 

    

MADONNA DEL CARMELO “LA VARA TRIONFALE”  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

Nel 1867, liberata dal pericolo del colera, la popolazione leonfortese commissionava un grande fercolo processionale in ringraziamento per la mancata strage minacciata dal morbo asiatico. La “Vara”, quindi, opera realizzata dall’artista Michele La Greca da Enna, veniva consegnata ai leonfortesi nel 1869 ed è quella magnifica costruzione che tutt’oggi viene impiegata per la grande processione della festa della Patrona. Si tratta di una macchina architettonica e scultorea di notevole mole, in legno splendente nell’oro del rivestimento che la ricopre in ogni sua parte. Maestosa e imponente nell’insieme, la “Vara” crea una sontuosa cornice che accoglie degnamente ed impreziosisce il gruppo scultoreo settecentesco della Madonna del Carmine col Bambino e S. Simone Stock. L’opera è ricca di sculture, fregi, dipinti che sapientemente disposti nella struttura architettonica del fercolo, conferiscono all’apparato monumentate un carattere fastoso e trionfale. Nell’ampio e robusto basamento rettangolare di circa tre metri di larghezza e quattro di profondità, scandito da sobrie modanature e bassorilievi, si ergono sei angeli-cariatidi che poggiano su piedistalli esagonali e reggono capitelli corinzi. Un panneggio flessuoso avvolge i corpi degli angeli riducendone la rigidità che però viene accentuata dalle ali rigorosamente allineate e puntate verso l’alto. Dai capitelli si dipartono le arcate che danno luogo alla movimentata cupola su cui troneggia una lanterna con la croce, tra svolazzi di festoni e aerei puttini, ad una altezza di circa sei metri dal suolo. L’interno accoglie agevolmente il gruppo statuario della Madonna e del Bambino nella gloria rimarcata dalle corone e soprattutto dal grande diadema di stelle cvd campeggiano sotto il cielo dell’artistica cupola sormontata dalla plastica simbologia dello Spirito Santo. I sei pilastri-cariatidi si raccordano, in alto, al di là dei capitelli con arcate che si sviluppano in senso orizzontale e in senso verticale.

 

 

LA MADONNA DEL CARMELO

    

MADONNA DEL CARMELO “LA VARA TRIONFALE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

Lo spazio interno delineato dalle cariatidi si sviluppa in alto concludendosi nel senso di due calotte ellittiche sorrette e definite dai costoloni che si dipartono dai capitelli. I due ambienti aerei emisferici delle calotte vengono mediati dalla raggiera pensile dello Spirito Santo sospesa al centro della volta. Nel gioco sapiente dei festoni e delle arcate che si intrecciano nel l’armonico fastigio regna una rigorosa simmetria. Il prospetto frontale e quello di fondo ripetono esattamente una plastica e movimentata scena sorretta dall’ampio arco che si svolge tra i due giocondi puttini alati che adornano gli spigoli smussandoli opportunamente. Al di sopra dell’arcata, un angelo trionfale centra un’ampia simbolica V retta ai lati da due figure mitiche che si fondono in simbiosi con gli elementi vegetali dei festoni cascanti. Due altri eleganti festoni pendono dall’intradosso dell’arco favorendo la lettura di una M criptografata nell’intricato gioco dei vari elementi architettonici e scultorei e fondendosi con la V superiore con cui si intreccia il monogramma Maria-Virgo. Al di sopra di tutto ciò, sorretta dal raccordo dei sei costoloni che si innalzano al di là delle due calotte, si solleva la lanterna a forma di corona sormontata da un globo azzurro su cui svetta l’aurea croce. Dai lati del fercolo si elevano, a raccordare oltre i capitelli i pilastri, aeree cuspidi espresse da puttini reggenti due festoni floreali che cadono spioventi dalle mani spiegate. Il vano triangolare tra le varie cuspidi è occupato, al di sopra di ciascun capitello, da giocondi angeli con palme e fiori. Nell’interno della cupola, le due calotte contrappongono alla monocromia delle sculture lignee dell’esterno, caratterizzata dal costante colore dorato, la vivacità delle leggiadre scene pittoriche dipinte nei pennacchi, gli otto vani triangolari delle volte. Ogni pennacchio presenta una scritta in onore della Madonna tratta dalle litanie lauretane. A ciascuna iscrizione si accompagna una graziosa scenetta bucolica dalla tenue tonalità . Un riquadro a mo’ di cartiglio retto da due puttini contiene la scenetta col simbolo citato nella scritta relativa. Nel primo emisfero, a cominciare da destra e procedendo in senso antiorario, seguono nell’ordine le scritte: ROSA MISTICA - STELLA MATUTINA - TURRIS EBURNEA - MATER CARMELI.

 

 

LA MADONNA DEL CARMELO

     

MADONNA DEL CARMELO “LA VARA TRIONFALE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

Nell’emisfero posteriore procedono con lo stesso ordine: CONSOLATRIX AFFLICTORUM - TURRIS DAVIDICA - AUXILIUM CHRISTIANORUM - FOEDERIS ARCA.  Una attenta cura è stata rivolta anche alle parti più nascoste come le superfici interne in alto delle quattro cuspidi laterali. Al centro di ogni triangolo c’è dipinta la testa di un angelo circondato da fiori, disegni vari dai colori vivaci. G. NIGRELLI, La festa della Madonna del Carmelo Patrona di Leonforte (documenti e testimonianze), Litografia Editrice Nocera, San Cataldo (CL) 1991, pp. 18-19

 

 

LA MADONNA DEL CARMELO

     

MADONNA DEL CARMELO “LA VARA TRIONFALE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

         

MADONNA DEL CARMELO “LA VARA TRIONFALE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

    

MADONNA DEL CARMELO “LA VARA TRIONFALE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LA MADONNA DEL CARMELO

16 LUGLIO… GIORNO DELLA SUA MEMORIA LITURGICA

Memoria liturgica di Maria SS del Monte Carmelo. Nei quindici giorni che precedono la memoria liturgica della Beata Vergine Maria sotto il titolo del Carmelo, nostra patrona, nell’antica chiesa a lei dedicata posta alla Granfonte, ha luogo la quindicina di preparazione, durante la quale - nei momenti che precedono la messa - vengono cantati il rosario e la coroncina.

 

           

CHIESA MARIA SS DEL CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

    

CHIESA MARIA SS DEL CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

  

LA MADONNA DEL CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

L’antico Rosario della Madonna del Carmelo, rigorosamente cantato in dialetto recita così:

Dunni vinni st’abitinu di lu Carminu divinu. E li razii su a funtana Vergini bedda la Carmelitana. San Simuni cì dicìa: “Vùagghiu sarbata a figghiulanza mia, ‘u primu sabbitu ca veni libiratili da ogni peni”. V.: Si nun fussi ppi lu so mantu persifussimu tutti quantu. R.: e ludamula sempri sia siti lu carminu Maria. (si ripete per 10 volte e poi di nuovo “Dunni vinni st’abitinu…”)

 

     

LA MADONNA DEL CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

Il 16 luglio 1943 non c’erà spazio per una festa, tutti erano sfollati e i bombardamenti continui… ma le preghiere e i voti - personali e collettivi nei rifuggi - per la PACE e la Matruzza di lu Carminu furono tanti. La Pace finalmente arrivò e l’intero paese nel 1947 contribuì all’acquisto per la Chiesetta del SS Salvatore della statua della Madonna della Pace come ringraziamento per la fine della Guerra. (G. M.)

 

   

LA MADONNA DEL CARMELO (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

A LEONFORTE 75 ANNI FA LA FESTA PATRONALE NON SI FECE IN CHIESA E LUNGO IL CORSO, MA NEL CUORE DEI  LEONFORTESI (G. Maria)

 

LA MADONNA DEL CARMELO    

        

ANTICHE CORONCINE 'A BEDDA MATRI

È parere condiviso dagli studiosi che nessuna letteratura abbia offerto alla Vergine Madre un canto poeticamente e teologicamente perfetto come quello della Divina Commedia di Dante Alighieri.

(Giovanna Maria)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

  

LA MADONNA DEL CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

          

LA MADONNA DEL CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA MADONNA DEL CARMELO

 

LA MADONNA DEL CARMELO

 

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

“FURRIATA DI L’ARTARA”

Il 18 marzo di ogni anno vi aspettiamo a Leonforte (EN) per visitare i nostri “Altari di San Giuseppe” e degustare le pietanze tipiche della nostra tradizione

 

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE… UNA TRADIZIONE LUNGA 400 ANNI

 

     

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

Le tavolate si fanno perché alla base c’è una “Prumissioni (Promessa)” e lo spettacolo che ci regalano gli altari è davvero unico e inimitabile (R. Patti)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

   

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

I “tavulati” di S. Giuseppe  Per noi giovani la preparazione alla festa iniziava qualche mese prima, quando i più intraprendenti di noi “preparavano” un nutrito repertorio di “canzoni” da cantare in coro davanti agli “artara” per spingere gli ospiti a farci gustare le più impensabili delizie della loro “tavolata”. Per i nostri ospiti invece la preparazione iniziava mesi e mesi prima della festa di S. Giuseppe, quando per voto decidevano di allestire la loro “tavolata” per i “Santi”, “Signuri e Apostuli”, per un numero che andava da tre a redici, sempre in numero dispari. La preparazione degli addobbi , per lo più realizzati con tendaggi e tovaglie finemente lavorate, genuine espressioni dell’artigianato leonfortese, la ricerca delle primizie di frutta anche la più rara ed introvabile, la preparazione di innumerevoli tipi di dolci, decine e decine di chili di “pane di S. Giuseppe” i “cudduri di S. Giuseppe” artisticamente lavorate e decorate con “paparina”, richiedevano per i devoti notevoli sforzi anche economici. Tutto il vicinato era coinvolto nella preparazione. Ed alla fine la “tavolata” sfarzosamente illuminata, addobbata e riccamente imbandita era pronta il pomeriggio prima della festa. Proprio quando iniziavano le nostre visite che con maniacale precisione, non escludevano alcuna tavolata. Non senza avere preparato prima il “lazzo” dove legare i “cuddureddi e pipiddi” frutto delle nostre bravure canore. Gli ospiti ci aspettavano, vestiti a festa, seduti attorno alla tavolata, con la stanchezza stampata in volto, dopo giorni e giorni di fatica, ma felici. Il nostro repertorio canoro “pi’ S. Giuseppuzzo” veniva fuori al naturale allegro, scanzonato e, a volte improvvisato; ad ogni pezzo erano “cudduri e pupiddi” assicurati da infilare al “lazzo”. E tra l’incredibile confusione ogni tanto si levava un “attia i manu” rivolto al malcapitato che non resisteva alla tentazione di servirsi, furtivo, di quel ben di Dio. Inutile dire che assieme agli assaggi, ai “cudduri ai pupiddi” ci scappava pure qualche buon bicchiere di vino. E via a “furriari” altre “tavolate” allegri e fieri del nostro “lazzo”. A mezzogiorno del 19, dopo la benedizione delle tavolate da parte del Sacerdote venivano i “Santi” scelti tra i poveri del paese. “A quannu a quannu c’è l’angiulu santu, nome do Patri do Figghiu e do Spiritu Santu, cala Gisuzzu cu la vera luci, mangiamu tutti ch’è fatta la cruci”. Si iniziava con tre spicchi d’arancia e si proseguiva con tre assaggi di tutto. Alla fine tutti i prodotti della tavolata venivano portati via parti eque dai “Santi”. Roba d’altri tempi? Assolutamente. Basta andare il 18 marzo sera a Leonforte per vedere come tradizione, fede, devozione e folklore, irremovibili ingredienti delle tavolate di S. Giuseppe, resistono tuttora imperturbabili al logorio del tempo. (lafrecciaverde)

 

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

       

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

SAN GIUSEPPE… UN INVITO ALLA CONVIVIALITA’, ALLA LETIZIA DA CONDIVIDERE

 

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  L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

… CIO’ CHE SI CONTIENE NEL DNA DI OGNI LEONFORTESE (Alfredo Crimi)

 

 L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

               

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

UN’ANTICA TRADIZIONE AGRESTE IN CUI SI EVIDENZIA IL LEGAME CON LA TERRA (Alfredo Crimi)

 

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

IL NOSTRO PATRIARCA… SAN GIUSIPPUZZU!

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

    

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

    

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

     

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

     

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

      

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

   

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

   

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto Carmelo Billotta)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto Enrico La Bianca)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto Vincenzino Camiolo)

 

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto Vincenzino Camiolo)

 

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto Vincenzino Camiolo)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto Vincenzino Camiolo)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto Vincenzino Camiolo)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto Vincenzino Camiolo)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

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L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE (foto Vincenzino Camiolo)

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

   

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

 

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

    

L’ARTARA DI SAN GIUSEPPE

 

 

 

 

LA GRANFONTE  ‘A BRIVATURA            

     

LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA GRANFONTE

    

LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA GRANFONTE

      

LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA GRANFONTE

 

     

 

LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

‘A BRIVATURA… MONUMENTO IDENTITARIO DI OGNI LEONFORTESE  

 

        

LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Fichera Vincenzo)

 

LA GRANFONTE

  

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA GRANFONTE… CUORE PULSANTE DELLA VIVACITA’ PAESANA    

 

 

  

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE

LA GRANFONTE

   

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA GRANFONTE

  

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE

 

LA GRANFONTE

  

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA GRANFONTE

  

Da sinistra: SUA MAESTA’… LA GRANFONTE - QUARTIERE GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA GRANFONTE

          

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA GRANFONTE

  

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA GRANFONTE

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA GRANFONTE

  

Da sinistra: SUA MAESTA’… LA GRANFONTE - QUARTIERE GRANFONTE  

 

SUA MAESTA’ LA  GRANFONTE… SCULTURA DI MARIANO SMIRIGLIO (1651)

 

LA GRANFONTE

   

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE

 

LA GRANFONTE

       

SUA MAESTA’… LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

LA GRANFONTE

 

    

LA GRANFONTE (foto Fichera Vincenzo)

 

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

PAESE MIO CHE STAI SULLA COLLINA

 

 

      

 

 

‘U MUNNU E’ BELLO MA LEONFORTE E’ LEONFORTE

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

  

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

   

ANTICHE VEDUTE DI LEONFORTE DA "ROCCA DI MIETERE" (foto Buccheri - ca. 1930 -  “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

    

ANTICHE VEDUTE DI LEONFORTE DA "ROCCA DI MIETERE"

 

 

 

 

PANORAMI… VEDUTA DI LEONFORTE

VEDUTA DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

   

Da sinistra: VEDUTA DI LEONFORTE DA CONTRADA ZOLFARA (foto dell'8 luglio 2012) - LEONFORTE IN BASSO, ASSORO IN ALTO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

    

Da sinistra: BELLA IMMAGINE DI LEONFORTE (SULLO SFONDO MONTE ROTONDO) * - PANORAMA DI LEONFORTE DA MONTE CERNIGLIERE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

(*) viene chiamato cosi dai Leonfortesi per la sua forma perfettamente circolare conica, di V. Fiscella

 

 

 

PANORAMI… VEDUTA DI LEONFORTE

 

VEDUTA DI LEONFORTE

 

 

 

 

PANORAMI… VEDUTA DI LEONFORTE

 

 

VEDUTA DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

PANORAMI… VEDUTA DI LEONFORTE

 

 

VEDUTA DI LEONFORTE

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

    

VEDUTE DI LEONFORTE DA MONTE CERNIGLIERE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

    

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

     

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

   

VEDUTE DI LEONFORTE

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

 

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

   

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

   

PANORAMA DI LEONFORTE (DISEGNO ALLOCATO c/o LA SCUOLA MEDIA DANTE ALIGHIERI DI LEONFORTE - EN (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

    

Da sinistra: DISEGNO - ZONA STORICA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

USA-MTO-Sicily-p303   

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

  

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

   

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

  

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

   

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

   

 

       

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

PANORAMI… VEDUTE DI LEONFORTE

 

      

VEDUTE DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI CARMELO BILLOTTA

 

 

  

Da sinistra: INGRESSO SUD DI LEONFORTE - ZONA STORICA DI LEONFORTE “LA GRANFONTE” (foto Carmelo Billotta)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: INGRESSO SUD DI LEONFORTE - CHIESA DI SANTA CROCE (foto Carmelo Billotta)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

LA GRANFONTE (foto Carmelo Billotta)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - PIAZZA CAPPUCCINI (foto Carmelo Billotta)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: LA GRANFONTE - QUARTIERE SANTA CROCE (foto Carmelo Billotta)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

QUARTIERE GRANFONTE (foto Carmelo Billotta)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

LA GRANFONTE (foto Carmelo Billotta)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

QUARTIERE GRANFONTE (foto Carmelo Billotta)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

QUARTIERE GRANFONTE (foto Carmelo Billotta)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: PALAZZO BRANCIFORTI/PIAZZA MATRICE - QUARTIERE GRANFONTE (foto Carmelo Billotta)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

LA GRANFONTE * (foto Carmelo Billotta)

 

(*) Questa foto notturna, quasi spettrale, di Carmelo Billotta (archivio Flickr) rivela tutta la bellezza delle simmetrie nascoste della Granfonte, che risiede nel prestigio muto dell'immagine e nel clangore onnipotente del simbolo. Spirito della materia nuda, ordine del cosmo, voragine sempre rigenerantesi dell'astrazione archeo-matematica, arcano della natura. Sono queste alcune delle cifre del monumento-simbolo di Leonforte che, ben radicata nella totalità della Traditio classica, riesce ancora a "salvare" perché si getta - ben oltre il tempo storico - nell'avventura dell'origine, nella commozione dell'elemento primordiale, l'acqua, e nel centro non rivelato del mistero aperto sulla radura dei miti. “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - LA GRANFONTE (foto Carmelo Billotta)

 

 

 

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VINCENZINO CAMIOLO

 

 

  

Da sinistra: GIARDINO DELLE NINFE - LA GRANFONTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

       

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - LA GRANFONTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

      

Da sinistra: LA GRANFONTE - CAMPAGNE A VALLE DELLA GRANFONTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: LA GRANFONTE - PORTA GARIBALDI (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

     

QUARTIERE GRANFONTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

    

Da sinistra: VIA GARIBALDI - CONTRADA NOCE-CASTELLACCIO “SULLO SFONDO ROCCA DI DEMETRA” (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

      

ANTICO PAGGHIARU LEONFORTESE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: PIAZZA CARELLA - PIAZZA IV NOVEMBRE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

LA GRANFONTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

     

QUARTIERE GRANFONTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

 

Da sinistra: PORTA GARIBALDI - ZONA STORICA DI LEONFORTE - CAMPANILE DELLA CHIESA MADRE-MATRICE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

QUARTIERE GRANFONTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

LA GRANFONTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: CHIESA DELL’ANNUNZIATA - PIAZZA SAN FRANCESCO (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: PORTA GARIBALDI - CAMPAGNE… ZONA SUD DI LEONFORTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

       

Da sinistra: GIARDINO DELLE NINFE - QUARTIERE GRANFONTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

QUARTIERE GRANFONTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI

 

FILIPPO STANZU’   

 

www.giustoperdiletto.blogspot.com

 

 

STORICHE VIUZZE LEONFORTESI (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: EX STAZIONE DI PIRATO OGGI STAZIONE DI LEONFORTE - LA GRANFONTE (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - CORSO UMBERTO “ZONA PIPITUNA” (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE - CHIESA CONVENTO FRATI CAPPUCCINI (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

Da sinistra: PIAZZA IV NOVEMBRE - VIA SCARLATA (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

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Da sinistra: VIA GEMMA - ZONA STORICA DI LEONFORTE - VIA CAVALLOTTI (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: ANTICO EDIFICIO c/o ZONA STORICA - QUARTIERE GRANFONTE (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: VIA TEATRO, INGRESSO ANTICO TEATRO DI LEONFORTE (OGGI “ORATORIO CHIESA MADRE”) - IL BAR DELLA STAZIONE DI PIRATO “OGGI STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE” (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

Da sinistra: CHIOSTRO (CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI) - CONTRADA BOZZETTA (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: MONTE ALTESINELLA - ZONA STORICA GRANFONTE (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: A CAVALLO LUNGO IL CORSO UMBERTO I - FACCIALAVATA EX MINIERA SALINA DI LEONFORTE (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

 

Da sinistra: ZONA SANTA CROCE - CONTRADA NOCE (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

Da sinistra: NEVE IN VIA LOCO DI NAPOLI - SANTANTUNINU (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

Da sinistra: MONTAGNA DI MEZZO - MONTE LA GUARDIA “TRA LEONFORTE E NICOSIA” (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

Da sinistra: ANTICO CASELLO FERROVIARIO - SCALINATA MUSUMECI (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

  

Da sinistra: PREPARATIVI… ARTARU DI SAN GIUSEPPE (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

    

Da sinistra: LA GRANFONTE - CHIESETTA CASUTO * (foto Filippo Stanzù)

 

* …) la piccola comunità di Casuto, frazione di campagna, si stimava orgogliosa di ricevere l'arciprete. Tutto era pronto, già di buon mattino le donne avevano provveduto ad allestire la chiesetta. Il minuscolo ambiente, spazzato e lucidato, si presentava straripante di sedie impagliate di zammara ben in ordine allineate, due variopinti mazzetti di fiori di campo appena raccolti abbellivano l'umile altare apparecchiato con una candida tovaglia riccamente ricamata. Svolte le quotidiane mansioni del mattino, con indosso il vestire della festa, gli uomini, riuniti nell'aia antistante il semplice edificio religioso, a gruppi discorrevano di foraggio con occhio attento alla polverosa strada che conduce al paese in attesa di scorgere la vettura con a bordo l'atteso ospite. Ed ecco spuntare una berlina, la FIAT 1500 condotta da mio zio Angelo D'Angelo, autista di noleggio. Monsignor Laneri, di fianco al guidatore, stringeva la pisside con entrambe le mani mantenendola appoggiata sulle ginocchia. Ne rammento il tranquillo aspetto bonario allorché godeva del ridente paesaggio bucolico. Io, mezzo accecato dalla potente luce del mezzogiorno, viaggiavo dietro in precario equilibrio sperduto com'ero nell'ampia poltrona posteriore della vettura. Quale tripudio accolse il sacerdote al nostro arrivo! Poi ognuno trovò posto nella frescura della rudimentale struttura e presto iniziò la funzione. Il cortile rimase deserto e lo zio Angelo, sollevato il pesante cofano, si adoperò a controllare i livelli della vettura. -Questo è il carburatore- mi diceva – e questa la pompa dell'acqua-. La mia attenzione era rivolta invece alle mille tonalità di verde che stavano tutto intorno, ai segnali sonori che giungevano dalle stalle o dal misterioso bosco poco più lontano. Presi a masticare i ritagli delle ostie che monsignor Laneri aveva riservato per me quando sopraggiunse un pastorello, un ragazzino sveglio dai capelli rossicci che con disinvolta maestria, fischiando e agitando un nodoso bastone, guidava un nutrito gregge. Si fermò incuriosito poco distante. Lo zio Angelo, allora, mi esortò ad offrigli qualcuna delle mie ostie. Ricambiò subito, tirò fuori un dolcetto dal suo tascapane. Lo assaggiai, era buonissimo. -E' pane di casa- disse mio zio. (…) Da “Annotazioni senza scopo circa un leone non più forte” di Giusto Perdiletto

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

  

Da sinistra: CHIESA DELLA MERCEDE - PALAZZO BRANCIFORTI (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

 

LEONFORTE…   DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

  

Da sinistra: VIA BONELLI - ZONA STORICA “GRANFONTE” (foto Filippo Stanzù)

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

  

Da sinistra: ZONA STORICA “GRANFONTE” - CHIESA CONVENTO FRATI CAPPUCCINI (foto Filippo Stanzù)

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

  

Da sinistra: ZONA STORICA - CHIESA DI SAN GIUSEPPE (foto Filippo Stanzù)

 

 

CASTELLO DI GUZZETTA

 

CASTELLO DI GUZZETTA… A META’ STRADA TRA LA GRANFONTE E L’ALTESINA

 

Dal blog di Filippo Stanzù, appassionato esploratore “alappedi”:

 

   

<<Il “castrumvocatum la Guzecta” domina dall'alto un antico feudum. Le rocce e la fitta vegetazione rendono ostile l'arrampicata che risulta abbastanza impegnativa e le antiche rovine sono raggiungibili non senza difficoltà.  Ma ne vale la pena.>> (Leonforte Da Amare - Pagina Facebook - Dott. Gaetano Algozino)

(foto di Filippo Stanzù’)

 

CASTELLO DI GUZZETTA

  

CASTELLO DI GUZZETTA (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI ENZO FARRUGGIA

 

 

  

Da sinistra: CHIESA DI SANTO STEFANO (CAMPANILE) - GIARDINO DELLE NINFE (foto Enzo Farruggia)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

ZONA STORICA GRANFONTE… VIA GARIBALDI… CHIESA DI SANTO STEFANO (foto Enzo Farruggia)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

Da sinistra: CHIESA DI SANTA CROCE - CHIESA DI SANTO STEFANO (foto Enzo Farruggia)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

ZONA STORICA GRANFONTE (foto Enzo Farruggia)

 

 

 

 

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI MARIO CALMA

 

LE VISIONI NOTTURNE DI MARIO CALMA

 

Arrivano direttamente da Amsterdam queste splendide foto di Leonforte scattate da Mario Calma, figlio di un leonfortese emigrato in Olanda. Più che di foto si tratta di visioni notturne, a volte macabre e dal vago sapore gotico, che riescono a darci un'immagine nuova ed inedita del centro storico di Leonforte. L'occhio di Mario, assuefatto al grigiore e alle tenebre dei cieli nordici, riesce a comunicare qualcosa di più della semplice e abbacinante luce, cui spesso siamo abituati a vedere il paese. Questa "luce" notturna conferisce alle rovine del centro storico, allo sventrato palazzo Branciforte, alla monumentale Granfonte e all'arroccato paesino medievale di Assoro, un fascino sinistro, decadente, primordiale, selvaggio. Ipnotizzati da queste visioni, non possiamo leggere in queste foto se non lo splendore decadente di un paese al tramonto. Svolazziamo muti e attoniti sopra l'agonia di un nume: il "genius loci" di Leonforte, che sopravvive in questo tragico e affascinante itinerario fotografico.

 

  

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - CHIESA DI SANTO STEFANO * (foto Mario Calma)

 

(*) LIT CHURCH, Santo Stefano

In questa affascinante e inquietante foto notturna di Mario Calma, risalta tutta la bellezza chiaroscurale delle pietre di Santo Stefano, la "Parrocchia" per antonomasia di Leonforte. Un esagono perfetto dalle squisite e aggraziate proporzioni architettoniche che conserva al suo interno deliziosi stucchi e bizarre decorazioni rococò.

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

LA GRANFONTE (foto Mario Calma - Aalamy stoch photo)

 

 

Grandioso e portentoso polittico leonfortese di Mario Calma, che servendosi delle più avanzate tecnologie di rilevamento fotografico, rende giustizia alla bellezza decadente e decaduta del magnificente Principato dei Branciforte. (Pagina facebook “Leonforte da Amare” dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto Mario Calma)

 

 

NEI VICOLI DI LEONFORTE

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

 

 

Da sinistra: SCALINATA MUSUMECI (*) - LA GRANFONTE (foto Mario Calma)

 

(*) E' il giallo intenso, quasi abbacinante dei lampioni che crea una vibrante suggestione coloristica. Sembra quasi che l'obiettivo di Mario Calma abbia volutamente rimodulare la scena, conferendo alla scalinata Musumeci una caldissima cromia dorata. Dorati sono pure i vecchi edifici che, nonostante l'incuria e la decadenza, riescono ancora a dialogare con le scale e le ringhiere a zig-zag. (Pagina facebook “Leonforte da Amare” dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI GIOVANNI ROSSINO

 

 

 

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - PIAZZA IV NOVEMBRE  (foto G. Rossino)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

ROCCA DI DEMETRA * (ROCCA METRU) (**) “LUOGO PERMEATO DI SACRALITA’… MAESTOSA E SOLENNE” (* foto trovata nel web senza indicazione dell’autore -  G. Rossino)

 

 

(*)  Si trova lungo la direttrice che dalla parte posteriore della Granfonte sale verso la statale che conduce a Enna. La rupe domina la valle del fiume Crisa. (Franco Ferragosto)

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

     

Da sinistra: ZONA STORICA DI LEONFORTE “SUTTUVOTA” (due foto) - CORTILE CHISERI (foto G. Rossino)

 

 

 

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Da sinistra: VEDUTA DI MONTE ALTESINA (*)  - ‘U CASTIDDAZZU (foto G. Rossino - foto trovata nel web senza l’indicazione dell’autore)

 

(*) Monte Altesina La culla delle Ninfe Se vi trovate dalle parti di Leonforte non perdete l’occasione di fare un’escursione sul monte Altesina. Magari, visti i luoghi impervi, fatevi accompagnare da qualcuno del posto. Sul monte Altesina (1200 mt s.l.m) le tracce della presenza dell’uomo risalgono alla preistoria: strutture murarie, cocci di argilla cotta solo rudimentalmente. Pare che il monte sia stato la culla delle Ninfe. Per credervi basta visitare la sua rigogliosa e lussureggiante natura di selvaggia macchia mediterranea, dove querce, pini, eucaliptus, si mescolano armoniosamente con il sottobosco formato da ginestre, asparagi ed erica. A quota più bassa boschi di pini ed eucaliptus di recente impianto. Numerosa la fauna costituita da volpi, conigli, lepri e volatili. I cacciatori non si facciano illusione. L’area è rigorosamente protetta dalla forestale. Attenti anche alle vipere, per cui tenete sempre il vaccino antivipera a portata di mano. Le escursioni possono partire dalla casa rifugio posta a quota mt.800 vicino ad un bellissimo laghetto collinare. (lafrecciaverde)

 

 

 

FU DALLA CIMA DEL NOSTRO MONTE ALTESINA CHE IL GRANDE IDRISI DIVISE LA SICILIA IN TRE VALLI: DI NOTO, DI MAZARA E DEMONE

 

Nel territorio di Leonforte si trova il Monte Altesina (1.192 metri) che nell’antichità era identificato con l’appellativo di “ Monte Ereo” ed era un importantissimo riferimento poiché divideva la Sicilia in tre valli. Oggi sulla cima di questo monte si possono ammirare i resti di un villaggio preistorico e di recente è stata istituita la Riserva Naturale del Monte Altesina. Anticamente in queste zone sorgeva l’insediamento di Tabas o Tavaca. Con la denominazione bizantina, e in seguito quella araba, fu costruito il castello di Tavi e un casale nelle sue vicinanze. Furono introdotti anche dei sistemi di irrigazione delle colture e costruiti numerosi mulini per sfruttare l’abbondanza di acqua di queste zone. Poi fu la volta dei normanni e nel XV secolo arrivò la famiglia dei Branciforti. Nel 1610 Nicolò Placido Branciforti fondò la citta di Leonforte, in omaggio al blasone della sua casata (un leone che regge lo stendardo con i moncherini delle zampe ed il motto “in fortitudine bracchi tui”), e cercò di potenziare al massimo le possibilità di questo territorio ricco di acqua e di mulini. Nel 1622 Leonforte fu elevata al rango di principato. In seguito a queste trasformazioni Leonforte visse il periodo di sviluppo economico e benessere, si ingrandì ed in seguito all’agricoltura si sviluppò anche l’artigianato. Nel 1852 la città passò nelle mani dei Conti Li Destri di Bonsignore. Oggi Leonforte è un paese che basa la sua economia principalmente sul terziario anche se molto importanza riveste anche l’agricoltura (grano, ulivo, fava larga e pesca settembrina). Le attività commerciali sono in continua espansione e si avviano verso un sempre maggiore sviluppo.

Leonforte conta circa 14 Mila abitanti. (Rosario Patti)

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: LA GRANFONTE - ZONA STORICA DI LEONFORTE - CORTILE CHISERI (foto G. Rossino)

 

 

 

LEONFORTE…   DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

 

Da sinistra: ZONA STORICA DI LEONFORTE: “QUARTIERE GRANFONTE” - QUARTIERE SANTA CROCE  (foto G. Rossino)

 

 

 

 

 

 

CASTELLO DI BOZZETTA

 

 

 

   

CASTELLO DI BOZZETTA (foto Giovanni Rossino)

 

CASTELLO DI BOZZETTA

 

    

CASTELLO DI BOZZETTA (foto Alfredo Crimi)

 

 

 

DOVE L’OCCHIO SI PERDE TRA LA STORIA, CON RUDERI E STANZE SOTTERRANEE, E CON QUEI PANORAMI CHE LASCIANO SENZA FIATO (Alfredo Crimi)

 

 

 

 

VALLONE DELL’INFERNO

 

(TERRITORIO DI LEONFORTE TRA CONTRADA SCIENZA E BOSCOROTONDO)

 

 

 

  

VALLONE DELL’INFERNO “IN TERRITORIO DI LEONFORTE TRA CONTRADA SCIENZA E BOSCOROTONDO” (foto Giovanni Rossino)

 

 

 

VALLONE DELL’INFERNO

 

       

VALLONE DELL’INFERNO “IN TERRITORIO DI LEONFORTE TRA CONTRADA SCIENZA E BOSCOROTONDO” (foto Giovanni Rossino)

 

 

 

 

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI GIUSY GRASSO

 

 

  

Da sinistra: ZONA STORICA - PIAZZALE DAVANTI LA CHIESA DI SANT’ANTONINO - LA GRANFONTE (foto Giusy Grasso)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

      

Da sinistra: LA GRANFONTE  - ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto Giusy Grasso)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto Giusy Grasso)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

        

CAMPANILE CHIESA MADRE-MATRICE (due foto) - ANTICO MESTIERE LEONFORTESE… c/o C.SO UMBERTO I (foto Giusy Grasso)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

          

Da Sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE/TOMBE, due foto. (foto Giusy Grasso)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

     

GIARDINO DELLE NINFE (foto Giusy Grasso)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

      

GIARDINO DELLE NINFE (foto Giusy Grasso)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

    

       

GIARDINO DELLE NINFE (foto Giusy Grasso)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

     

Da sinistra: PORTA GARIBALDI - FONTANA ADIACENTE LA GRANFONTE - INGRESSO SICULA TEMPE “GIARDINO GRANDE” (foto Giusy Grasso)

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

        

GIARDINO GRANDE “SICULA TEMPE” (foto Giusy Grasso)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

      

GIARDINO GRANDE “SICULA TEMPE” (foto Giusy Grasso)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

        

GIARDINO GRANDE “SICULA TEMPE” “ORTO BOTANICO” * (foto Giusy Grasso)

 

(*) ORTO BOTANICO

UBICAZIONE: a fianco della Porta Garibaldi

ANNO DI COSTRUZIONE: di costruzione: dopo il 1638

NOTIZIE STORICHE:

Posto nell’estrema periferia a sud della città, fu ideato dal Principe che dopo avere acquistato il terreno nel 1638, lo abbellì con piante rare e costruzioni di fontane con giochi d’acqua chiamandolo “Giardino grande”.

 

(sito Comune di Leonforte)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

      

Da sinistra: LA GRANFONTE (due foto) - ORTO BOTANICO * (foto Giusy Grasso)

 

(*) ORTO BOTANICO

NOTIZIE STORICHE:

Posto nell’estrema periferia a sud della città, fu ideato dal Principe che dopo avere acquistato il terreno nel 1638, lo abbellì con piante rare e costruzioni di fontane con giochi d’acqua chiamandolo “Giardino grande”.

DESCRIZIONE:

Di questo incantevole giardino rimangono soltanto le testimonianze documentarie ed alcune pregevoli tracce. E’ ancora visibile una delle due porte d’ingresso e una incisione che vuole esaltare, con il richiamo alla “Tempe” cioè la valle sacra ad Apollo celebrata dai greci per la sua bellezza, l’amenità del luogo.

(sito Comune di Leonforte)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

        

Da sinistra: LA GRANFONTE (due foto) - ZONA STORICA (foto Giusy Grasso)

 

 

 

 

LEONFORTE…  DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: ZONA STORICA GRANFONTE (foto Giusy Grasso - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

 

LE CONTRADE DI LEONFORTE

 

CURVE ATTRAENTI E PROVOCANTI. LA FERACE NATURA. (dott. Gaetano Algozino)

 

 

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CAMPAGNE LEONFORTESI… Da sinistra: ROCCA DI DEMETRA (*) Foto Alfredo Crimi - CONTRADE “NOCE-CASTELLACCIO-GRANFONTE”

 

(*) La suggestiva Rocca di Demetra e la sottovalutata strada adiacente che chiunque dovrebbe percorrere per bearsi di una veduta di Leonforte assolutamente unica.

 

Esiste la descrizione del territorio di Leonforte, per sezione e con i nomi delle singole contrade, eseguita per il Catasto Comunale dal controllore M. Crimi il 10 aprile 1847. Leggendole ogni leonfortese ne riconoscerà buona parte. Personalmente alcune non le ho mai sentite nominare e le trascrivo così come le riporta il Mazzola.

(Sezione A) S. Elena, Signiruzzu, Catena, Piano di Scala, Pianetti, Cernigliere, Petriera, Sopra Petriera, S. Croce, Angari, Vallone, Rocca di Mietere, Canalotto, Samperi, Fiumara; (Sez. B) - Prato, Fiume, Rossi soprani, Passo della Catalana, Terz’ordine, S. Agata, Favarotta, Porta di Crocifisso, Grotte di Pasticci, Vallone di Stringilò, Carcarella, Faccialavata; (Sez. C) - Primo, Scicchino, Fichera, Comuni, Tuminella, Piano della Palermitana, Cavaliere, Noce, Zuccaro, Voltarutta, Mistri sottani, Mistri soprani, Pirato
(Sez. D) - Isola dei Rossi soprani, Piano del Censo, Serrazza, Mistri sottani, al Commissario, Mistri soprani detto della Portella, Destra del Caliato, Pileri, Val di Fiori, Mistri Bonsignore, Manca di Zafferana, Bozzetta, Chiusa, Vignali, Petraro, Rossetta; (Sez. E) - Montagna di mezzo, Scala, Grotte formose, Pizzuta, Vecchiume, Serripunara, Scarfalluzzo, Salito, Castellaccio, Manche del Castellaccio, Femina morta, Bosco rotondo, Scavo, Casuto, Mezzoaratato; (Sez. F) - Giumentaria, Valentino, Fontana bianca, Scienza, Scanaso, Cugno di Gatto, Fontana del Conte, S. Teresa, Manche di S. Teresa, S. Giovanni, Manche di S. Giovanni, Gessi, Manca di Gessi, Mangiafava, Canalicchio; (Sez. G) - Lavancazza, Fontana della fico, Befurdo, Torretta, Palombazzo, Giammari, Aqua dei monaci, Roccazza, Bon Martino, Conceria, Ponte d’Apici, Dietro la Croce, Casino, Piano del Senato. (Gaetano Algozino)

 

 

 

LE CONTRADE DI LEONFORTE

 

    

 

 

 

 

 

 

PILLOLE DI MICROSTORIA

 

 

 

Da sinistra: LA SACRA RITUUM CONGREGATIONE (*) - OSPEDALE VECCHIO FBC (RIUNIONE) (**)

 

 

(*) La Sacra Rituum Congregatione redasse nel 1860 il registro biografico di Fra Felice da Nicosia. Un articolo del vecchio documento riguarda un momento della vita del Santo ambientato a LEONFORTE. Previo parere favorevole della Congregazione nel 1888 il frate venne solennemente proclamato Beato da Leone XIII. (Stanzù Filippo)

 

(**) Si riconoscono: Mario Scelba (Ministro) e il cappellano Padre Cesare Montalto.

 

 

 

 

LEONFORTE VISTA DALL’ALTO (1)

 

 

Leonforte nella top 20 Skyscanner delle “little city” più belle d’Italia per il 2019

                                                                       

Come ogni anno, Skyscanner (motore di ricerca viaggi) seleziona 20 gemme italiane, che valgano assolutamente una visita. Borghi, città e piccoli comuni italiani dalla bellezza indiscussa, a cui ispirarsi per la prossima gita fuori porta.

Per la stesura di questa lista, Skyscanner ha considerato le città italiane, una per ogni Regione, con una popolazione inferiore ai 150mila abitanti, paesi e cittadine con un borgo ben conservato, che esprimessero le caratteristiche architettoniche e del paesaggio della propria Regione di appartenenza; oltre a lasciarsi ispirare dai preziosi commenti ricevuti sui social dai propri utenti, in occasione delle campagne precedenti.

LEONFORTE (EN) - Sicilia

Una meravigliosa cascata di casette nel bel mezzo dei Monti Erei e un’atmosfera sospesa nel tempo per il “paese del leone rampante”. Leonforte fu chiamato così dalla famiglia Branciforti che a partire dal XV secolo vi prese dominio e decise di battezzarlo in omaggio al blasone della propria casata: un leone che regge lo stendardo e i moncherini delle zampe. Un viaggio in questo angolo di Sicilia vi porterà alla scoperta di un mondo rurale dove la vita segue il ritmo lento della natura e la terra regala frutti speciali come la fava larga e la pesca tardiva. Incredibili villaggi preistorici, castelli, eremi, opifici e grandi boschi di querce sono alcune delle meraviglie che potrete incontrare lungo la strada che porta al paese, mentre nel centro storico avrete il vostro bel da fare con le tante attrazioni da visitare, come il Palazzo Branciforti, la Chiesa San Giovanni Battista e le fontane monumentali, una su tutte la Granfonte, dove l’acqua sgorga da 24 cannelle di bronzo tutti i giorni dell’anno, tranne il Venerdì Santo, in segno di lutto per la morte di Gesù. 

Aeroporto più vicino: Catania Fontanarossa (80 km) - (Settembre 2019)

 

(foto in basso prelevate da un suggestivo video, reperito causalmente nel mare magnum della rete globale)

 

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (ZONA STORICA)

 

  Descrizione: C:\Windows\system32\config\systemprofile\Desktop\Nuova immagine.jpg

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (ZONA STORICA)

 

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 LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (ZONA STORICA)

 

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LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (ZONA STORICA)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (ZONA STORICA)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (CHIESA DI SANTA CROCE)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (ZONA STORICA - PALAZZO BRANCIFORTI)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALLL’ALTO (PALAZZO BRANCIFORTI)

 

  

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (GIARDINO DELLE NINFE)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (LA GRANFONTE - ZONA STORICA)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (LA GRANFONTE - CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (PALAZZO BRANCIFORTI)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (ZONA STORICA)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (PALAZZO BRANCIFORTI - LA SCUDERIA)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (ZONA STORICA)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (ZONA STORICA - PALAZZO BRANCIFORTI)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (PALAZZO BRANCIFORTI)

 

 

LEONFORTE… VISTA DALL’ALTO (CHIESETTA DELLA CRUCIDDA - ZONA STORICA)

 

 

 

 

 

LEONFORTE VISTA DALL’ALTO (2)

 

FOTO PRELEVATE  DA UN SUGGESTIVO VIDEO, REPERITO CASUALMENTE NEL MARE MAGNUM DELLA RETE GLOBALE

 

 

 

      

Da sinistra: ‘U CASTIDDAZZU - VIA GARIBALDI (foto prelevate da un suggestivo video, reperito causalmente nel mare magnum della rete globale)

 

 

 

 

LEONFORTE VISTA DALL’ALTO

 

         

Da sinistra: CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI - ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto prelevate da un suggestivo video, reperito causalmente nel mare magnum della rete globale)

 

 

LEONFORTE VISTA DALL’ALTO

 

 

Da sinistra: LA GRANFONTE - QUARTIERE FAVAROTTA (foto prelevate da un suggestivo video, reperito causalmente nel mare magnum della rete globale)

 

 

 

LEONFORTE VISTA DALL’ALTO

 

    

ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto prelevate da un suggestivo video, reperito causalmente nel mare magnum della rete globale)

 

 

 

LEONFORTE VISTA DALL’ALTO

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto prelevate da un suggestivo video, reperito causalmente nel mare magnum della rete globale)

 

 

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI GIUSEPPE PAOLILLO

 

 

 

 

      

Da sinistra: SCALINATA MUSUMECI - CHIESA MADRE-MATRICE - ANTICO GIOCO LEONFORTESE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

        

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE (due foto) - QUARTIERE PIAZZA PARANO (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

      

Da sinistra: GIARDINO DELLE NINFE - INGRESSO GIARDINO “SICULA TEMPE”, due foto. (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

     

PALAZZO BRANCIFORTI - VILLA COMUNALE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

VILLA COMUNALE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: VILLA COMUNALE - INGRESSO VILLA COMUNALE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

     

Da sinistra: CHIESA DI S. ANTONINO - CHIESA DI SANTO STEFANO (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

     

Da sinistra: LA GRANFONTE - ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

     

LA GRANFONTE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

ZONA STORICA (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: CHIESA MADRE MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” - ZONA STORICA (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

        

Da sinistra: GIARDINO DELLE NINFE (due foto) - SCUDERIA COMUNALE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

      

Da sinistra: ZONA STORICA “VIA TRENTO” - ANTICA FONTANELLA “QUARTIERE FAVAROTTA” (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: PORTA GARIBALDI  (INGRESSO SICULA TEMPE “GIARDINO GRANDE”) - LA GRANFONTE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

PORTA GARIBALDI (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

      

PORTA GARIBALDI  E INGRESSO SICULA TEMPE “GIARDINO GRANDE” (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

     

Da sinistra: ZONA STORICA “CHIESA MADRE-MATRICE SAN GIOVANNI BATTISTA” - CHIESA DI SANTA CROCE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

CHIESA DI SANTA CROCE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

        

Da sinistra: INGRESSO SICULA TEMPE “GIARDINO GRANDE” (due foto) - PESCHERIA COMUNALE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: PALAZZO BRANCIFORTI - INGRESSO SECONDARIO VILLA COMUNALE, due foto. (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

LA GRANFONTE (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

      

ZONA STORICA (foto Giuseppe Paolillo)

 

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI WALTER LO CASCIO

 

 

    

LEONFORTE… MOMENTI DI VITA LEONFORTESE  - SAGRA DELLE PESCHE “c/o LA GRANFONTE” (foto Walter Lo Cascio)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

LEONFORTE… MOMENTI DI VITA LEONFORTESE… c/o LA GRANFONTE (foto Walter Lo Cascio)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

LEONFORTE… MOMENTI DI VITA LEONFORTESE (foto Walter Lo Cascio)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

LEONFORTE… MOMENTI DI VITA LEONFORTESE  - SAGRA DELLE PESCHE “c/o PIAZZA BRANCIFORTI” (foto Walter Lo Cascio)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

       

LEONFORTE… MOMENTI DI VITA LEONFORTESE  - SAGRA DELLE PESCHE (foto Walter Lo Cascio)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE…  LA LUMINARIA DEL VENERDI SANTO - LA GRANFONTE  (foto Walter Lo Cascio)

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI

 

DI NABOR POTENZA                                                                        

 

                                                                                                                         PALAZZO BRANCIFORTI

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

Da sinistra: LA GRANFONTE - PORTA GARIBALDI (foto Nabor Potenza)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

      

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

 

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

 

  

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

     

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

 

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

 

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

LA GRANFONTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

GIARDINO DELLE NINFE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

 

INGRESSO GIARDINO GRANDE (foto Nabor Potenza)

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

LE DELIZIE DEL GIARDINO GRANDE (foto Nabor Potenza)

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

 

ZONA STORICA (foto Nabor Potenza)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

ECOMUSEO LEONFORTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

  

VECCHI MANOMETRI c/o ECOMUSEO LEONFORTE (foto Nabor Potenza)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

   

Da sinistra: CAMPANILE CHIESA DI SANTO STEFANO - QUARTIERE GRANFONTE” (foto Nabor Potenza)

 

 

 

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI IGNAZIO VANADIA

 

 

 

  

PROF. IGNAZIO VANADIA

 

 

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CHIESA DI SANTA CROCE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

 

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ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

 

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QUARTIERE GRANFONTE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

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Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - CHIESA DI SAN GIUSEPPE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

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QUARTIERE GRANFONTE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

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Da sinistra: LA GRANFONTE - PALAZZO BRANCIFORTI (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

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Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - ZONA CHIESETTA DELLA “CRUCIDDA”  (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

 

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Da sinistra: ZONA STORICA DI LEONFORTE - INGRESSO VILLA COMUNALE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

 

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Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - QUARTIERE SANTA CROCE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

 

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SPAZI NASCOSTI DI LEONFORTE (foto Ignazio Vanadia)

 

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Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - QUARTIERE SANTA CROCE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: LA GRANFONTE - MOMENTI DI VITA LEONFORTESE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

          

QUARTIERE GRANFONTE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

QUARTIERE GRANFONTE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

LA GRANFONTE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

 

     

Da sinistra: ZONA STORICA DI LEONFORTE - LA GRANFONTE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

    

Da sinistra: QUARTIRE GRANFONTE - VILLA BONSIGNORE-C.SO UMBERTO I (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: VIA PORTA PALERMO - QUARTIERE GRANFONTE (foto Ignazio Vanadia)

 

 

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

    

Da sinistra: PIAZZA IV NOVEMBRE - LA GRANFONTE  (foto Ignazio Vanadia)

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

     

GLI SPAZI NASCOSTI DI LEONFORTE… Da sinistra: VIA FAVAROTTA - ZONA STORICA GRANFONTE  (foto Ignazio Vanadia)

 

LEONFORTE… DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

     

Da sinistra: VIA TAORMINA - PALAZZO CARELLA (foto Ignazio Vanadia)

 

 

I  MONUMENTI DI LEONFORTE

 

 

  

 

 

(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

I  MONUMENTI DI LEONFORTE

 

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(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore - foto Jose Trovato, seconda da sinistra)

 

 

 

 

I  MONUMENTI DI LEONFORTE

 

 

    

 

(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

I  MONUMENTI DI LEONFORTE

 

 

    

 

 

(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

* La piazza è chiamata anche Piano della Scuola per la presenza, della scuola di equitazione dove erano addestrati i cavalli del Principe.

 

** Fu ideato dal Principe fondatore Nicolò Placido Branciforti. Oltre a numerosi alberi secolari vi è presente un pregevole bassorilievo con scene di caccia.

 

 

 

 

 

 

LE CHIESE DI LEONFORTE

 

VENTICINQUE SONO LE CHIESE DI LEONFORTE LUNGO LA SUA STORIA  (Enzo Barbera)

 

 

 

  

                                                                                                     

 

 

 

 

25 CHIESE CONTRO LE 14 DI OGGI DI CUI SOLO 8 COSTANTEMENTE ATTIVE (Vivienna - 13.12.2017)

 

 

 

LE CHIESE DI LEONFORTE

 

 

          

 

 

*    Con portale di stile barocco. Ogni anno il 3 Maggio e il 14 Settembre si svolge la festa della Santa Croce.

** Ampliamento di un’antica Cappella con campanile, ubicata nel quartiere Favarotta.

 

 

 

LE CHIESE DI LEONFORTE

 

*   

 

 

 

LE CHIESE DI LEONFORTE

 

 

      

 

 

 

*  Chiesa rettangolare ampiamente decorata dal pittore Fiammingo Guglielmo Borremans (pareti) e dal pittore Vincenzo scilla da Castrogiovanni (volta)

Vi è ubicata un’interessante cripta sotterranea con ossario.

 

** Di stile barocco, vi si conserva la statua lignea di S. Michele Arcangelo, dell’Ecce Homo e di Santa Rita.

 

 

 

LE CHIESE DI LEONFORTE

 

     

(*)

 

 

* Cappella annessa al Collegio di Maria Ausiliatrice. Sull’altare Maggiore S. Gioacchino che insegna a leggere a Maria Vergine, pregevole quadro di Gaspare Serenarlo.

 

 

 

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

IL TEMPO PORTA VIA QUASI TUTTO. I RICORDI NO!

 

 

PIAZZA CARELLA (foto Giacinto geom. Di Fazio)

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

 

In foto: CHIESA DELL’ANNUNZIATA - VECCHIO OSPEDALE  “FERRO-BRANCIFORTI-CAPRA” - CINE TEATRO ROMA (foto Giacinto geom. Di Fazio)

 

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

   

PIAZZA BRANCIFORTI

 

Tornachiazza (Piazza Margherita, già Piazza Del Mercato). Piazza perfettamente rotonda, con 16 botteghe, con 16 altrettanti balconi. Per ogni quarto di cerchio esisteva una Fontanella. Fino alla fine del 1800 al centro della piazza c'era una fontana. L'acqua che alimentava queste Fontanelle proveniva dalla fontana di Maggio. La sera la piazza era invasa da: contadini, zolfatai, braccianti, dove si riunivano è dialogavano.  (disegno Turi Vitale- foto Nuccio Di Pasqua)

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

      

Da sinistra: PIAZZA BRANCIFORTI - ZONA STORICA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

In foto: CHIESA DELL’ANNUNZIATA - VECCHIO OSPEDALE “FERRO-BRANCIFORTI-CAPRA” (foto Giacinto geom. Di Fazio)

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

   

C.SO UMBERTO I (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

        

Da sinistra: MANIFESTAZIONE c/o C.SO UMBERTO I - CHIESA MADRE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

      

Da sinistra: ZONA STORICA “MOMENTI DI VITA LEONFORTESE” - PIAZZA IV NOVEMBRE

 

 

 

 LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

     

Da sinistra: CHIESA DELL’ANNUNZIATA - ANTICO CASOLARE LEONFORTESE (foto Giacinto geom. Di Fazio)

 

 

 

 LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

     

 

Da sinistra: VILLA BONSIGNORE - PALAZZO BONSIGNORE “PRIMA E DURANTE LA GUERRA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

Questa foto (prima da sinistra), esposta nella teca di una delle belle specchiere del nostro salone, ci restituisce l'immagine di Leonforte quando piazza La Giglia era ancora aperta campagna, "fori pajsi"! (Circolo di Compagnia - Pagina Facebook - 2019)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

      

Da sinistra: PIAZZA BRANCIFORTI-SCUDERIA DEI BRANCIFORTI (*) - CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

(*) Le scuderie dei Branciforte destarono la meraviglia e l’ammirazione dei contemporanei. La loro opera costruttiva ed urbanistica segna tuttora la bellezza della Sicilia e, in particolare, della città che è simbolo del loro nome, Leonforte! (Circolo di Compagnia Pagina Facebook)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

    

Da sinistra: PIAZZA IV NOVEMBRE - EX STAZIONE FERROVIARIA DI PIRATO “OGGI STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE”  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

     

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

    

Da sinistra: FUNERALE (c/o C.SO UMBERTO I) - ZONA STORICA GRANFONTE “MATRIMONIO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

      

VIALE DEI CIPRESSI (foto Longo - Benito)

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

  

Da sinistra: PIAZZA REGINA MARGHERITA  (‘U TORNACHIAZZA) * - PORTA GARIBALDI

 

* Da notare il busto marmoreo di Garibaldi ora posizionato nella Villa del Castello e la facciata grezza della chiesa di S. Giuseppe. (Circolo di Compagnia Pagina Facebook)

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

    

MOMENTI DI POLITICA LEONFORTESE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

           

 

Da sinistra: FAMIGLIA LEONFORTESE DEI PRIMI ANNI DEL ‘900 - LA BARONESSA ALGOZINO (foto Giovanni Vitale) - ANTICO MESTIERE LEONFORTESE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

                 

Da sinistra: FAMIGLIA LI DESTRI c/o C.DA ROSSI (*) - PIAZZA REGINA MARGHERITA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

(*) Fam. Li Destri… Sulla scala, in ordine crescente d’età, i 14 figli di Mauro Li Destri, nella villa di contrada Rossi

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

         

Da sinistra: C.SO UMBERTO I (FOTO ANNO 1858) - CELEBRAZIONE EUCARISTICA c/o CHIESA DELL’ANNUNZIATA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - foto Debole)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

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Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - CHIESA DI SAN GIUSEPPE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

      

FOTO TRATTE DAL LIBRO DI ENZO BARBERA: “LEONFORTE… SCONOSCIUTA E DIMENTICATA”

Da sinistra: ‘A PIRRERA PETRA - I RUDERI DEL MULINO TUMMINELLA IN ATTIVITA FINO AL 1945 - ORGANO c/o CHIESA SAN GIUSEPPE DI LEONFORTE (COSTRUITO DA SEBASTIANO CALCERANO ED INAUGURATO NEL 1886) 

 

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

        

 

Da sinistra: EX FABBRICA DEL SALE - EX FABBRICA DEL GHIACCIO - PIAZZA CARELLA/PIAZZA IV NOVEMBRE * (foto tratte dal libro di Enzo Barbera “Leonforte… Sconosciuta e dimenticata”)

 

 

(*) IMMAGINI DI LEONFORTE 9: Il Piano della Scuola La vecchia fontana del "Piano della Scuola" nel 1932 fu eliminata per far posto al monumento ai Caduti in guerra. Il piano, che doveva il suo nome alla scuola di equitazione dei Principi Branciforti, da quel momento prese il nome di Piazza 4 Novembre. Disegno di Turi Vitale (1987)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

   

 

LA GUERRA A LEONFORTE

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

     

Da sinistra: ZONA STORICA - CHIESA DI S. ANTONINO (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Fabrizio Lo Gioco)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

 

   

 

Da sinistra: ZONA STORICA - PALAZZO BRANCIFORTI (foto Sergio Rossino - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

    

Da sinistra: VECCHIA STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE  - SCALINATA S. ANTONIO (foto Giovanni Vitale - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

        

Da sinistra: PIAZZA IV NOVEMBRE (due foto) - VIA GARIBALDI (‘A CUTICCHIATA)

 

       

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

     

Da sinistra: STAZIONE FERROVIARIA PIRATO (OGGI STAZIONE DI LEONFORTE) - MANIFESTAZIONE c/o MUNICIPIO - CONVEGNO “CARDINALE  J. H. NEWMAN” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

    

Da sinistra: LA GRANFONTE - VIALE DEI CIPRESSI, OGGI INGRESSO NORD DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

  

Da sinistra: PIAZZA ANNUNZIATA (IN PRIMO PIANO L’EX CINE TEATRO ROMA) * - ANTICO MESTIERE LEONFORTESE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

(*) Il mitico Cine-Teatro Roma, ridotto quasi ad un rudere, in una foto tratta da “Sicilia Tempo”, Gennaio/Febbraio 1986. Di esso ha scritto in toni appassionanti il prolifico scrittore-avvocato Pappalardo: <<Al Cine-Teatro Roma, esistente sin dagli anni ‘20, vedemmo film bellissimi (per citarne qualcuno: “La signora Miniver”, “Le bianche scogliere di Dover”, “L’uomo dal vestito grigio”, “Il sole sorge ancora”, “Quarto potere”; e i western e i film strappalacrime come “Le due orfanelle”, “Catene” con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, e poi ancora “Luciano Serra pilota”) che ci aiutavano a capire il mondo, in quei tempi assai lontano dal nostro piccolo paese...>> Testo e foto da: LEONFORTE magazine ‘400 dalla preistoria ad oggi, testi di Pasqualino Pappalardo, Arti Grafiche Jesus, Leonforte 2011, p. 62.

 

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

   

Da sinistra: CELEBRAZIONE EUCARISTICA (Padre Angelo Lo Gioco - Padre Benedetto Pernicone - Padre Giuseppe Lo Castro) - PROCESSIONE RELIGIOSA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

    

Da sinistra: PIAZZA BRANCIFORTI - VILLA COMUNALE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

    

PIAZZA BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

       

Da sinistra: LA GRANFONTE - C.SO UMBERTO I (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

   

Da sinistra: PIAZZA BRANCIFORTI - PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

  

Da sinistra: C.SO UMBERTO I - PIAZZA IV NOVEMBRE

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

 

     

Da sinistra: PIAZZA IV NOVEMBRE - SUA MAESTA’… LA GRANFONTE

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

  

Da sinistra: PIAZZA MARGHERITA - PALAZZO BRANCIFORTI

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

    

Da sinistra: LA GRANFONTE - VECCHIA CARTOLINA (C.SO UMBERTO I)

 

 

      

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

     

Da sinistra: LA FILANDA (GRANFONTE-FAVAROTTA) *

 

* …uniti si comincia a lavare nel lavatoio la biancheria…

 

 

        

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

     

Da sinistra: PIAZZA CARELLA - PIAZZA IV NOVEMBRE

 

 

Le due piazze in passato venivano chiamate “U chianu a scola” (il Piano della scuola) poiché sin dalle origini del paese lo spiazzo costituiva il maneggio del principe N. Placido Branciforti, il posto ove si svolgevano gli esercizi di equitazione e le esercitazioni per domare ed educare alle briglie i puledri dei suoi allevamenti. Nel 1812 con l’abolizione dei diritti feudali, il Principe non ebbe più l’obbligo di assicurare il servizio d’ordine nel feudo e “U chianu” perse il fascino che gli davano le esercitazioni dei cavalieri. Tuttavia, continuò ad avere una qualche utilità e funzione pubblica, in quanto la presenza di una fontana costruita nel 1887 e sopravvissuta fino al 1933, assicurava a sufficienza acqua potabile a decine e decine di famiglie che abitavano nei paraggi. Anche per questo, per lungo tempo ancora le piazze furono il cuore pulsante della città. Dalla piazza Carella nel 1922 partirono i contadini per occupare le terre di Montagna d’Immenso e di Casuto. Nella piazza 4 novembre il 18 dicembre 1935 i leonfortesi donarono le fedi nuziali e gli oggetti d’oro alla patria. In seguito, con l’espansione del paese vi si costruirono case e vie; tutt’intorno sorsero bar e negozi, circoli e persino un cinema. Ancora oggi costituiscono il centro cittadino su cui, notte e giorno, veglia una “Madonnina” posta in un punto panoramico facilmente visibile dalle vie e dalle case del centro urbano. Di forma rettangolare, parallele, una è denominata “Piazza Carella” perché antistante all’omonimo palazzo; l’altra, chiamata “4 novembre”, è delimitata da spazi verdi con alte palme e sedili. Al centro, quest’ultima, presenta il Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale costruito nel 1932, le cui pareti sono impreziosite da solenni epigrafi e ai lati, in modo simmetrico, vi sono due fontane con sculture ad imitazione classica. (sito Comune di Leonforte)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

      

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE… Da sinistra: ZONA STORICA DI LEONFORTE (due foto) - PIAZZA IV NOVEMBRE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

** C’erano i Cantastorie

Si cantavano e si recitavano i Paladini di Francia, Salvatore Giuliano, I Vespri Siciliani compare Turiddu e Alfio… E tante altre leggende... Si stava a guardare il cantastorie. (Vincenzo Lo Cascio)

 

 

 

      

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

   

Da sinistra: VECCHIA STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE - VECCHIA CARTOLINA

      

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

    

VECCHIE CARTOLINE

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

   

Da sinistra: SCUOLA ELEMENTARE “NUNZIO VACCALLUZZO c/o C.SO UMBERTO I - BENEMERENZA SCOLASTICA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

   

Da sinistra: VILLA BONSIGNORE/C.SO UMBERTO I - MONTE CERNIGLIERE

 

 

             

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

      

Da sinistra: MONUMENTO AI CADUTI  c/o PIAZZA NOVEMBRE * - LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

(*) Ricordi Paesani a proposito del 24 maggio - 110 furono i CADUTI LEONFORTESI nella I GUERRA MONDIALE ( 1915-18). Ad essi è dedicato il nostro MONUMENTO AI CADUTI sul quale, al di sopra del bassorilievo con Ulisse che sorregge sulle spalle il cadavere dell’amico eroe Achille, è apposta la scritta: «LEONFORTE /ALLA SANTA MEMORIA DEI SUOI FIGLI/ CADUTI NELLA GUERRA LIBERATRICE». I 110 nomi dei Caduti sono riportati sia ai lati del Monumento di Piazza IV Novembre e sia nel libro " Notizie storiche sulla Vetusta Tavaca e sulla moderna Leonforte" di Giovanni Mazzola.

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

Da sinistra: PORTA GARIBALDI - LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (foto pag. Fb “La Battaglia di Leonforte”)

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

   

Da sinistra: PIAZZA REGINA MARGHERITA - ZONA STORICA “QUARTIERE GRANFONTE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

 

      

Da sinistra: PIAZZA IV NOVEMBRE  - LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

   

Da sinistra: PIAZZA REGINA MARGHERITA - VILLA BONSIGNORE (*)

(*) NOTIZIE STORICHE:

 

Adibita a residenza estiva del conte Bonsignore Giovan Calogero Li Destri, era circondata da un giardino in parte all’inglese e in parte all’italiana, ricco di piante e fiori con annesso un parco con pineta e viali di bosso e di cipresso. Comprendeva anche la casa per il “massaro”, una grande cisterna, la carretteria e le stalle. Il parco originario è stato in buona parte lottizzato e venduto a privati. Nel 1982, la residua porzione di 5000 mq., è stata acquistata dal Comune per destinarla a sede di attività culturali e giardino pubblico.

 

DESCRIZIONE:

Classica villa fuoriporta dell’800 con elementi liberty rapportabile ad un moderno chalet di caccia, è una palazzina a due piani ed un piano attico direttamente collegato con l’esterno per mezzo di una scala a chiocciola in ferro e con ingresso principale dal giardino. Al piano interrato vi sono le cantine, mentre al piano rialzato si possono ammirare ampie sale con salone centrale, decorate con stucchi e pitture. Al primo piano troviamo le sale private; il piano attico, invece, con terrazze laterali simmetriche, era adibito ai servizi: cucine, forno, dispense e lavanderia.

INTERVENTI:

Una prima ristrutturazione con fondi dell’ Assessorato regionale per i BB.CC.AA., si è avuta nel giugno del 1994 con il recupero statico antisismico dell’ immobile e il restauro delle strutture murarie, degli infissi esterni e dell’impiantistica di base. Recentemente (dicembre 2004) sono stati ristrutturati e restaurati in modo funzionale i piani terreno e rialzato. I lavori di progettazione e di restauro sono stati svolti sotto la direzione dell’architetto leonfortese Antonino Mazzucchelli. La realizzazione definitiva del progetto di recupero prevede il completamento dei piani primo e secondo, la sistemazione del parco e la riannessione della dismessa stazione di rifornimento.

 

(sito Comune di Leonforte)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

  

Da sinistra: C.SO UMBERTO I - PIAZZA CARELLA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

    

Da sinistra: IL CAPPELLO DA SINDACO (*) - MI SONO FINITE LE PAROLE  (**)

 

(*) Con la vicenda in gran parte vera, mutatis mutandis, raccontata in chiave umoristica si vuole significare come anche in politica la vanità e il conseguente desiderio di apparire ciò che non si è (almeno per il momento) può giocare dei brutti scherzi. C'è una differenza, sottile ma sostanziale, tra la vanità e l'ambizione: mentre la prima è cosa sterile e presto o tardi verrà smascherata e ridicolizzata, la seconda può essere una molla che spinge all'impegno e all'assunzione di responsabilità, condizioni fondamentali per perseguire il bene collettivo. Sotto un semplice cappello a volte si nasconde un vanesio e non sempre ci riesce.

 

IL CAPPELLO DA SINDACO. Si votava ancora col vecchio sistema elettorale per cui il sindaco e gli assessori venivano eletti a maggioranza assoluta dal consiglio comunale tra i suoi componenti. Pertanto le trattative tra i partiti erano sempre estenuanti perché ognuno cercava di ottenere più che poteva nella indicazione delle cariche. Soprattutto la poltrona del sindaco era quella più ambita e i comunisti ne rivendicavano il diritto in quanto partito di maggioranza relativa, ma i rivali non ne volevano sapere. Caldeggiato dai compagni della prima ora, il nome che si faceva più di frequente era quello di Vastiano Zappafave, uno degli ultimi superstiti delle lotte per la riforma agraria del ’50 e questi già si sentiva investito della prestigiosa carica che, diceva lui stesso, gli spettava “per diritto acquisito sul campo di battaglia”. Lo sentiva talmente acquisito tale diritto che, bruciando le tappe, s’era comprato persino un cappello buono da notabile per sostituire la vecchia e ormai logora coppola, non più idonea al ruolo istituzionale che presumibilmente lo attendeva. Ma i tempi della faticosa trattativa s’erano fatti veramente lunghi e così cominciò a indossarlo anzitempo, non senza provocare dei sospetti di ambizione di potere persino tra i vecchi compagni che lo avevano sostenuto fino a quel momento. Intanto le posizioni politiche delle forze in campo si erano irrigidite e molti cominciavano a dubitare che il nome del sindaco in pectore fosse quello giusto per mettere tutti d’accordo. Era passato un mese dalle elezioni e ancora il paese non aveva una sua amministrazione per colpa dei partiti di sinistra che non riuscivano a trovare un accordo senza perdenti. Quando all’improvviso il colpo di scena: la Democrazia Cristiana, che sino a quel momento se n’era stata quatta quatta a osservare compiaciuta i guai del popolo social-comunista, uscì con un documento pubblico con cui si prospettava un precoce compromesso storico. Al fine di assicurare una stabilità amministrativa per l’intera legislatura si proponeva un sindaco comunista con una giunta interamente rossa appoggiato in consiglio comunale dai consiglieri democristiani. La proposta conteneva però una condizione: il sindaco doveva essere un volto nuovo della politica locale, avere una certa cultura e una specchiata moralità, nonché la capacità di dialogare con tutti, anche con gli avversari. Era la fotografia di Isadoro Lapenna, giovane neo-eletto al consiglio comunale, neo-laureato, neo-capogruppo, neo-aspirante alla carriera politica. Il fatto che non possedesse nessuna esperienza amministrativa non contava nulla, perché si sarebbe avvalso dei “consigli” dei notabili della nuova maggioranza. L’accordo si fece: il paese ebbe il sindaco più giovane d’Italia, il P.C.I. potè vantarsi di avere realizzato, unico caso in tutta la Sicilia, il compromesso storico e la D.C. finalmente entrò nella stanza dei bottoni da cui era stata sempre esclusa. Solo gli altri partiti di sinistra rimasero scornati. Il glorioso compagno Zappafave dimenticò le sue battaglie per il riscatto del popolo contadino e, per una sorta di rivalsa contro la sua ingratitudine, non entrò più nella sezione del partito e per lungo tempo si vide che passeggiava lungo il corso insieme agli “amici degli amici” che un tempo aveva considerato suoi nemici. Usò il cappello nuovo solo per il battesimo dei suoi nipotini.

 

(**) La quasi-storia di questa settimana riguarda la vicenda di un raffinato “parlatore” del nostro paese. Da noi il parlare è una pratica molto diffusa, una specie di virus che ci contagia quasi tutti e ci dà l’illusione di essere protagonisti nelle circostanze più o meno importanti della quotidianità leonfortese. Qualsiasi cosa si dica non è detto che significhi qualcosa, purchè la si dica e gli altri si accorgano che stiamo solo dicendo qualcosa. Quando per un qualsiasi motivo ciò non ci è consentito, possiamo persino vedere dispersa la nostra identità pubblica e potremmo finire relegati nell’oblìo. A Leonforte, e forse ovunque, così è (non vi pare?).

 

MI SONO FINITE LE PAROLE. Era asciutto come una sarda salata e anche l’impassibilità del suo viso ne ricordava la triste condizione. Eppure si chiamava Mangione, professore Mangione. Scherzi del destino. Nelle circostanze ove spesso interveniva non sorvolava mai su questa perenne contraddizione della sua vita e ne chiedeva scusa, come se si trattasse di un imperdonabile oltraggio alle regole di buona educazione. Aveva insegnato ai suoi studenti il dovere di cittadini attivi e, siccome era integerrimo nel mantenersi coerente con i suoi principii, da quando era andato in pensione volle impegnarsi in politica. Ricordandosi della sua giovanile militanza di socialista verace, pensò bene di prendere la tessera del P.C.I. per dare il proprio modesto contributo al buon governo del paese e alla lotta per l’emancipazione dei popoli. Cominciò a bazzicare la sezione timidamente, esponendosi ingenuamente agli sguardi sospettosi dei compagni che vi bivaccavano quotidianamente e, conoscendolo, non stimavano utile alla causa del partito la sua presenza. In effetti, quello per cui lui era portato veramente era parlare, ma solo quando ciò gli poteva procurare quel certo piacere nel constatare l’ascolto attento degli astanti. Parlava di tutto, per tutti, con tutti, in tutte le forme ed in tutte le occasioni. La sua più grande passione era quella per la parola parlata. Le sue erano gradevolissime facezie che facevano semplicemente far passare il tempo senza troppo impegnare la mente. Per tutti personaggio tanto autorevole quanto bizzarro, e non solo per l’aspetto, si muoveva tra le sue parole con elegante leggerezza, senza mai assumere atteggiamenti minimamente dimessi o enfatizzare gli argomenti di cui si occupava di volta in volta. In paese non pochi s’erano affezionati a lui perché, ascoltando le sue parole, sottili come la sua figura, riuscivano a stemperare le afflizioni dell’anima, almeno per un po’. Attraverso le sue parole si andavano nutrendo inconsapevolmente di una filosofia che si potrebbe così sintetizzare: mai prendere troppo sul serio sé stessi e le cose di questo mondo, ma sfarfallare sul prato della vita, posandosi lievemente qua e là come se tutto fosse perennemente instabile. Da questa sua passione era naturalmente esclusa la possibilità della interlocuzione dialettica, lo scambio d’opinione che a lui non interessava, ritenendola sicura fonte di conflitto e di conseguente perdita di serenità. Così all’inizio della sua militanza si tenne lontano da assemblee, cortei e robe simili che richiedevano impegno puntuale, serietà e grinta di lottatore oltre che, naturalmente, disponibilità all’ascolto dei pletorici interventi degli altri: cose che lui non poteva garantire. Solo una volta, alla vigilia delle elezioni amministrative, pensò di partecipare a una riunione di attivisti a cui era stato invitato personalmente dal segretario provinciale a cui non potè dire di no. La sezione era piena come un uovo, un continuo brusio accompagnava lunghi e infuocati interventi tutti finalizzati a demolire l’avversario e chi la sparava più grossa riceveva gli applausi più convinti. A un certo punto il compagno Mangione, ritenne di dover chiedere la parola. Improvvisamente il brusio cessò e tutti lo ascoltarono come se dal suo intervento dovesse dipendere l’esito di quella competizione elettorale. Gli sembrò uno stato di grazia, una di quelle circostanze in cui con le sue parole incantava tutti. Ma durò pochissimi minuti. Il tempo di dire due cose sulla bellezza dell’empatia nella comunicazione interpersonale e della solidarietà umana anche nei confronti dei nemici, sulla precarietà della vita, sulle cattive abitudini che stanno rovinando il mondo e quindi sulla necessità di “umanizzare la politica a partire dalla conversione del cuore di ognuno di noi” e un boato di urla belluine lo investì come un uragano. Il povero si dovette ritirare in buon ordine e, umiliato come mai gli era accaduto in vita sua, non si fece vedere più, neanche per strada ove prima era solito sostare per gustarsi insieme ai suoi ascoltatori le sue argute parole. Fu presto dimenticato da tutti e a un amico che una volta lo andò a trovare per chiedergli le ragioni della sua scomparsa dalla circolazione rispose: “Mi sono finite le parole…” facendo spallucce come fanno i bambini. Rubrica “De Leonfortesibus” curata da Ignazio Vanadia (Università Popolare Leonforte)

 

 

     

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

 

Da sinistra: PRANZO NATALIZIO OFFERTO DALL’A.A.I Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e Internazionali (*) - CHIESA DI S. ANTONINO

 

(*) Si riconoscono: Giovanni Rubino  (presidente dell'ECA), l’arciprete Laneri, donna Graziella Scelfo e l'onorevole Giuseppe Sammarco (Dc).

 

         

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

        

RITI RELIGIOSI A LEONFORTE “A RAMALIVA Domenica delle Palme” (foto Nuccio Di Pasqua)

 

 

                

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

  

Da sinistra: SAN FRANCESCO DI PAOLA - MANIFESTAZIONE RELIGIOSA c/o CHIESA MADRE - A 'NTINNA “L' albero della Cuccagna” c/o PIAZZA CARELLA ( foto Nuccio Di Pasqua - Benito Salamone)

 

 

                 

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

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Da sinistra: ASSOCIAZIONE LIBERA CACCIA ENNA (SEZIONE DI LEONFORTE) - SUORE DELLA SACRA FAMIGLIA c/o OSPEDALE DI LEONFORTE (*)

 

(*) A Leonforte la levatrice per antonomasia fu Donna 'Nzina che fece sgravare centinaia e centinaia di donne. Degli orfani e dell'ospedale e dell'ospizio si occuparono per oltre settanta anni le suore della Sacra Famiglia di Spoleto.

Gabriella Grasso (La foto riportata è tratta dal libro "Ospedali di Leonforte" del dott. Francesco detto Ciccio Buscemi)

 

 

           

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

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Da sinistra: MANIFESTAZIONE IN PIAZZA REGINA MARGHERITA - ZONA STORICA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

                   

LEONFORTE IN BIANCO E NERO

 

    

Da sinistra: MONUMENTO DEI CADUTI c/o PIAZZA IV NOVEMBRE (foto Giacinto Di Fazio) - ZONA STORICA DI LEONFORTE (CENTRO)

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI   

 

Avendo da poco fondato Leonforte, il principe Nicolò Placido Branciforte di Raccuglia vi fece costruire la sua abitazione, nel 1651 (oggi in Corso Umberto).
Il palazzo-castello ha una possente planimetria quadrilatera e un preciso disegno scenografico. Fu anche deciso che si dovesse affacciare sulla balconata naturale che dà su quello splendido monumento architettonico che è il grande abbeveratoio pubblico: la Gran Fonte. Nei manoscritti dell'epoca il palazzo è descritto come magnifico e dotato di colossali bastioni, baluardi, torri e merli. Tuttavia l'ultimo ricordo di un'architettura difensiva è affidato alle file di piccoli merli (ormai decorativi) posti a coronamento dell'attico, ma soprattutto ai sottostanti muraglioni di contenimento che sembrano alludere a dei bastioni difensivi. Sopra il portale erano scolpiti le armi e i trofei della famiglia, opera dello scultore romano Fabio Salviati. Il palazzo ospitava un dammuso destinato a tesoreria e un ben fornito arsenale. Nel vasto cortile si conserva ancora oggi una cisterna capace di abbeverare tutti i cavalli della sua scuderia. Il salone al piano nobile ha una capienza di circa quattrocento persone e la scuderia di palazzo ospitava ben centodue cavalli di razza spagnola e germanica, al di sopra d'ogni mangiatoia erano situati lucidi specchi di fino cristallo. Era di pertinenza del principe anche l'adiacente cappella di S. Antonio. Al piano interrato si trovavano i magazzini per l'olio e le carceri. Probabilmente per carenza di fondi la magnifica opera rimase, nei suoi prospetti esterni, allo stato rustico senza intonaci e rivestimenti lapidei. I balconi, forse pensati con balaustre di marmo, sono invece protetti da ringhiere in ferro. La struttura dell'edificio è ancora in ottimo stato, non può purtroppo dirsi lo stesso per gli interni e le decorazioni. Nessuna iscrizione campeggiava sull'artistico portale. Oggi come allora il messaggio politico, sociale, artistico dell'opera è affidato al linguaggio immediato dell'architettura.
(fonte GAL Rocca di Cerere)

 

 

 

  

 

PALAZZO BRANCIFORTI… UNO DEI PIU’ IMPORTANTI SIMBOLI DI LEONFORTE

 

 

 

 

 

PALAZZO CHE GUARDA AL CENTRO STORICO E ALLA GRANFONTE

 

 

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI… MONUMENTO SIMBOLO DELLA STORIA DELLA CITTA’

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI 

 

 

Palazzo Branciforti venne costruito nel XVII sec. dal Principe Niccolò Placido Branciforti durante la fondazione della città di Leonforte, come su dimora. Attualmente gli attuali proprietari dell'ala nobile, famiglia Trovati, hanno completamente restaurato i saloni di rappresentanza interni arredi compresi. La visita è possibile in abbinamento ad una degustazione presso l'azienda agricola Samperi proprietà della stessa famiglia.

 

 

 

  

PALAZZO BRANCIFORTI 

LUIGI STRANO

Segui

Leonforte (En) - Il palazzo del Principe Nicoló Placido Branciforti (1600)

Leonforte is a town and comune in the province of Enna, Sicilia, Italy. A town with a prevalently agricultural economy, Leonforte boasts a rich production of wheat, citrus fruits, olive oil, the "large" type of fava beans, and excellent peaches, that can be tasted during the annual Peach Festival, held on the first Sunday of October. Cattle breeding and sheep farms are flourishing. Hand made embroideries are very typical. The town was named Leonforte by Nicolò Placido Branciforte, Count of Raccuglia, who founded it in 1610. The suburb belonged to this family for a long period of time, and in 1622 it was appointed the status of princedom. Subsequently, it became an autonomous town. The most relevant monument is the Church of the Cappuccini erected in 1630, that preserves two statues by Gagini (1478-1536), the bronze grave stone of Prince Nicolò Branciforte, and the sarcophagus of Princess Caterina Branciforte, both of the XVII° century. Noteworthy are also the XVIII° century Chiesa Madre (Mother Church), and the eighteenth century Church of the Mercede. The most outstanding urban architectures are the Branciforte Palace edified in 1610, and the luxurious Granfonte of 1649, a fountain with 24 spouts and a prospect with 22 arches.

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

 

 

GIORNALE EPOCA 88 (ORGANO UFFICIALE DEL CIRCOLO EPOCA 88)

 

  

Da sinistra: ARTICOLO (TRATTO DAL GIORNALE “OBIETTIVO & AFFARI NOTIZIE”  DI BARRAFRANCA) - REDAZIONE GIORNALE EPOCA 88

 

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

 

FOUR PUBLIC SQUARES AND THE TOWER OF LEONFORTE

 

 

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

 

A PIRRERA PETRA “CAVA DI PIETRA” (foto Pino Di Leonforte)

 

       

 

Da sinistra: A PIRRERA PETRA (CAVA DI PIETRA) - INGRESSO SUD DI LEONFORTE (foto Pino Di Leonforte)

 

 

    

A PIRRERA PETRA “CAVA DI PIETRA” (foto Pino Di Leonforte)

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

PORTA S. FILIPPO - PIPITUNA - PORTA RUSTICA

Molto simile alla "Porta rustica XXIX" del Libro Estraordinario di Sebastiano Serlio (1566), doveva essere la monumentale e imponente Porta San Filippo (XVII-XVIII secolo), volgarmente conosciuta a Leonforte come "I Pipituna" per via delle enormi colonne. Quarta Porta e ingresso nord dell'originario principato dei Branciforte, munito altresì di scenografiche mura decorate, la porta S. Filippo stava-per-sé, senza alcuna connessione con gli edifici, cui doveva, "teoricamente", dare ingresso. Isolata, quasi "proiettata" fuori dall'orbita gravitazionale delle costruzioni retrostanti, la Porta San Filippo sanciva i confini dell'antico tessuto viario di Leonforte aprendo a quel breve tratto del Cassaro superiore che conduceva al Piano della scuola di cavalleria. Luogo notevole dello spazio urbanistico come di quello interiore, la Porta sta a segnalare, insieme ad ingressi, passaggi ed esodi del tutto concreti, la presenza di un'inesauribilità, di una vitalità spirituale, che ne fa in qualche modo il simbolo per eccellenza, il SIMBOLO del simbolo. (dott. Gaetano Algozino)

 

 

   

 

(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

ANTICHE VIE DI LEONFORTE “UNA TOPONOMASTICA COMPLETAMENTE DIVERSA DA QUELLA ATTUALE”

 

 

    

         

C.SO UMBERTO I  *  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

(*) Dall'archivio della Biblioteca dei Cappuccini un estratto di mappa di Leonforte del 1878. Alcune curiosità. Da piazza Branciforti sino all'incrocio con via Cavallotti, il Corso Umberto si chiamava strada Cassaro. Da qui in su, il Corso Umberto si chiamava Strada Sant'Elena. L'attuale via Roma si chiamava strada dei Calderai. L'attuale via Francesco Crispi si chiamava via Sant'Antonio. (Turi Algozino)

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

MANIFESTAZIONI COMUNALI

 

 

  

MANIFESTAZIONI  PRO-OSPEDALE “FERRO-BRANCIFORTI-CAPRA” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

   

 

MANIFESTAZIONI COMUNALI (foto Sigismondo Novello - Fernando De Francesco - Pippo Barbera)

 

 

 

      

 

Da sinistra: MANIFESTAZIONE IN PIAZZA IV NOVEMBRE - SANTA MESSA (PIAZZALE ANNUNZIATA) (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

INGRESSO NORD DI LEONFORTE

 

 

         

INGRESSO NORD DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

      

 

INGRESSO NORD DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

LEONFORTE … NEL REGNO D’ITALIA (DOCUMENTI)

 

   

CARTA D’IDENTITA’ PERIODO REGNO D’ITALIA (foto geom. Di Fazio Giacinto)

 

 

 

  

TESSERA POLITICA FASCIO DI LEONFORTE “PERIODO ANNO XI ERA FASCISTA” (foto geom. Di Fazio Giacinto)

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

LICEO CLASSICO NUNZIO VACCALLUZZO

Il Liceo Classico è il risultato di un processo che inizia nel 1902 con l’Istituzione del Regio Ginnasio “Angelo Majorana” e prosegue nel 1944 con la nascita del Liceo propriamente detto e successivamente con la costituzione dell’attuale Liceo Ginnasio, intitolato al concittadino Nunzio Vaccalluzzo, illustre letterato, che, morendo nel 1937, lasciò in eredità all’istituto la sua ricca biblioteca. Dall’anno scolastico 1996/97, accanto al liceo classico tradizionale, è stato attivato il Liceo socio-psico-pedagogico, oggi Liceo delle Scienze Umane, che nel corso degli anni ha risposto alle richieste provenienti dal territorio e ha dato un notevole apporto alla crescita dell’intera comunità scolastica.

 

 

 

                                                                             

Da sinistra: INGRESSO PRINCIPALE LICEO CLASSICO “NUNZIO VACCALLUZZO” - DISEGNO c/o LICEO CLASSICO NUNZIO VACCALLUZZO (foto Archivio Liceo Classico)

 

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

LA FAMIGLIA DULI e/o DI LEO ??????

Con una certa commozione leggo, durante una visita al museo italoamericano di New Orleans, di una famiglia  D’Uli emigrata a metà 1800 da Leonforte e, eccezione tra tutte, trovo una foto della loro vecchia casa. (Sergio Salamone)

 

 

  

 

FAMIGLIA LEONFORTESE DULI e/o DI LEO CHE ABITAVA NELLA CASA NELLA FOTO,  UBICATA IN PIAZZA SOTTANA c/o LA GRANFONTE, FINO A QUANDO, NELLA SECONDA META’ DEL 1800 EMIGRO’ IN AMERICA. (foto Sergio Salamone)

 

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

 

VECCHIO OSPEDALE “FERRO-BRANCIFORTI-CAPRA” DI LEONFORTE

 

 

      

VECCHIO OSPEDALE “FERRO-BRANCIFORTI-CAPRA” DI LEONFORTE (EN)

 

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

 

PIETRANGELO BUTTAFUOCO

  2017 - Il Premio alla sicilianità viene conferito al giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco, figlio amato della nostra terra, del cui profumo s’è fatto cantore.

 

(cit. Premio Città di Leonforte)

 

 

PILLOLE DI STORIA

 

1 - ARTICOLO THE “FIGAROS” DEDICATO ALLA NOSTRA LEONFORTE 

2 - MASSIMO D’ALEMA (PCI - PDS - DS) A LEONFORTE

 

     

Da sinistra: ARTICOLO THE “FIGAROS” SU LEONFORTE - MASSIMO D’ALEMA A LEONFORTE c/o PIAZZA CARELLA (NELLA FOTO CON PINO GALLO, SEGRETARIO COMUNALE DEL PCI)

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

CLERO RIVOLUZIONARIOI MOTI ANTIBORBONICI DEL 1848 A LEONFORTE” (dott. Gaetano Algozino)

 

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PILLOLE DI STORIA

CLERO “LA LEZIONE”

OLIO ORIGINALE A COLORI DI LUIGI LONGO D’ONOFRIO DA LEONFORTE * (dott. Geatano Algozino)

 

 

      

Da sinistra: (*) FOTO COLLEZIONE PRIVATA AVV. PASQUALINO PAPPALARDO - ZONA STORICA GRANFONTE

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

VISIBILITA' INTERNAZIONALE "LUCE SUL QUADRO" ALLA BRITISH LIBRARY

Il pregevole studio di Claudio Benintende “Luce sul quadro. La cacciata dei mercanti dal Tempio", pubblicato da Euno Edizioni di Leonforte, entra a pieno titolo nella prestigiosa collezione di opere letterarie dell'Europa occidentale della British Library di Londra. Il volume, allegato alla mia lettera di presentazione, ha ricevuto la meritata attenzione di James Connaughton, la cui lettera di ringraziamento è pervenuta nella mia casa londinese circa un mese fa. Grazie allo sforzo congiunto dello scrivente e del critico d'arte e pittore Daniele Iozzia, modicano ma londinese d'adozione, il testo è stato meticolosamente tradotto in inglese, per conferirgli una visibilità internazionale. Ora che il volume è stato inserito nel catalogo della più prestigiosa istituzione libraria del mondo, non a caso denominata "The World's Knowledge", anche un pezzo di storia della nostra amata cittadina di Leonforte entra nel pieno flusso della cultura internazionale. (dott. Gaetano Algozino)

 

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"LUCE SUL QUADRO" ALLA BRITISH LIBRARY

 

 

   

"LUCE SUL QUADRO" ALLA BRITISH LIBRARY

 

Nella nostra città non ci sono musei o gallerie d’arte, ma c’è una cospicua presenza di quadri antichi in tutte le chiese dove la Grande Bellezza appare in tutta la sua magnificenza, ma paradossalmente sembra destinata ad essere ignorata da tutti come se non valesse niente. Occorrerebbe che le associazioni, il Comune e soprattutto le scuole si facciano promotori d’iniziative per diffondere la cultura artistica e l’educazione estetica mediante l’osservazione diretta e lo studio di questi capolavori che ancora resistono alle offese del tempo. Pochi sono gli autori leonfortesi che hanno curato delle pubblicazioni sulle nostre opere pittoriche, tra questi il prof. Claudio Benintende, pittore egli stesso, che si è occupato della loro divulgazione da esimio specialista.

In foto: particolari del libro "Luce sul quadro”. (Università popolare Leonforte)

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

 

IL PERIODO PASQUALE A LEONFORTE (cortometraggio)

Nel DOCUMENTARIO “Il periodo pasquale a Leonforte” di Alberto Maria, si rende palpabile come la processione del Venerdì Santo, quando raggiunge lo spiazzo della Granfonte, grazie al vivace sfavillo e alle vampate gigantesche della LUMINARIA e al SILENZIO di 24 CANNOLI, acquista atmosfere, tonalità e colori pittoreschi. (Giovanna Maria)

 

 

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(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

STAZIONE DEI CARABINIERI (Pagina Facebook Circolo di Compagnia Leonforte)

"A LEONFORTE (...) ERAVAMO IN TREDICI CARABINIERI DI STAZIONE, A PIEDI E CAVALLO, MISTA, LI’ C’ERA DELINQUENZA!

Ogni domenica suonava la musica in piazza;  e una volta un commissario che stava in piazza assieme ai signori, seduto, si vide arrivare una palla in petto che lo freddò subito: il bottone del gilè gli andò a finire nel cuore (...). Il vice-brigadiere delle guardie comunali venne a scoprire l’autore, un certo Lignoverde, e lo fece arrestare." Mario La Cava, 'Le memorie del vecchio maresciallo' -

 

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PIAZZA REGINA MARGHERITA (IERI…OGGI) (seconda foto da sinistra  di Josè Trovato)

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

IL PONTE FERROVIARIO “LEONFORTE - ASSORO”

Questo ponte (prima foto in basso), residuo della ferrovia che avrebbe dovuto collegare Leonforte a Nicosia, è emblematico dello stato odierno, economico e sociale, del nostro territorio: si è interrotto lo sviluppo ed il progresso civile. (Pagina Facebook Circolo di Compagnia Leonforte)

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EX STAZIONE FERROVIARIA LEONFORTE-ASSORO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

PILLOLE DI STORIA

IL GIARDINO GRANDE

Da un po' di tempo è visitabile il Giardino Grande, 'Sicula Tempe' (l'ingresso foto 1), fino alla 'fontana di Venere' (particolare foto 2). Lo è grazie all'interessamento di alcuni benemeriti leonfortesi e dei proprietari che ne hanno riconosciuto il "bene culturale", facendocene dono! (pagina Facebook Circolo di Compagnia Leonforte)

 

 

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IL GIARDINO GRANDE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

PILLOLE DI STORIA (pagina Facebook Circolo di Compagnia Leonforte)

SS. SACRAMENTO

IMMAGINE DIPINTA DA A. BAJA NEL SOFFITTO DELLA CAPPELLA DEL SS SACRAMENTO DELLA MATRICE DI LEONFORTE.

 

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CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

PILLOLE DI STORIA (Pag. Facebook Circolo di Compagnia Leonforte)

OSSERVARE

Osservare da un punto di vista diverso. Talvolta basta spostarci da dove guardiamo abitualmente le cose per scoprire altra, altrettanto interessante, bellezza!

 

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Da sinistra: SUA MAESTA’ LA GRANFONTE  - PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

PILLOLE DI STORIA (Pagina Facebook Circolo di Compagnia Leonforte)

PORTA PALERMO RESTAURATA, FINALMENTE, L’ANTICA PORTA DI PALERMO DI LEONFORTE Bella davanti, il retro non risulta gradevole al 'colpo d'occhio' e tante polemiche ha suscitato. Pare siano state messe in opera le più moderne concezioni di restauro, ma tant'è!

 

 

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Da sinistra: PORTA GARIBALDI - PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PILLOLE DI STORIA

PIAZZA REGINA MARGHERITA

Una graziosa foto d’epoca (prima da sinistra) che dalla piazza Margherita, già 'piazza del mercato' e per noi 'u Tornakjazza, che d'abbasso inquadra il Corso fino ai Pipituna. Un tempo era abituale l'apertura e l'affaccio del Circolo sulla piazza e, per le occasioni di festa, ci si sedevano anche le signore! (Pagina Facebook Circolo di Compagnia Leonforte)

 

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(seconda foto da sinistra  trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO”

 

”I Consorzi di Bonifica siciliani hanno alle spalle una storia di grande rilievo; la loro opera di servizio pubblico essenziale a favore delle nostre campagne è antecedente persino la nascita dell’Ente Regione Siciliana. I Consorzi di Bonifica sono Enti Pubblici Territoriali con una fortissima presenza sul territorio e svolgono un servizio pubblico essenziale qual è quello di fornire l’approvvigionamento idrico ad uso irriguo o agricolo-zootecnico alle Aziende Agricole rientranti nel comprensorio di bonifica, oltre alle ulteriori competenze previste dalla L. R. n. 45/95 relative alla gestione delle dighe, alla salvaguardia ambientale e dissesto idrogeologico”.

 

 

     

 

SEDE CONSORTILE  (ALLOCATA LUNGO IL CORSO UMBERTO I DI LEONFORTE)

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

 

Le origini del Consorzio di Irrigazione Gran Fonte (sono assai remote tanto da presumere di trovarci di fronte ad uno dei più antichi Consorzi della Sicilia). Risalgono al 1917, quando gli utenti delle acque Gran Fonte, preoccupati di dare una sistemazione giuridico-tecnica ai loro diritti sulle acque stesse, e di disciplinarne razionalmente l’uso, vollero costituirsi in Consorzio volontario. Ma i dissenzienti - sebbene in numero sparuto - ne minarono l’esistenza e fecero sì che i propositi dei volenterosi si infrangessero contro la resistenza dei retrogradi. I promotori, però, non si abbatterono ai primi ostacoli e si avvalsero della legge del 1922, n. 1743, per far dichiarare coattiva la costituzione del consorzio che venne sancita con decreto del prefetto di Catania del 14-6-1923, n. 5999. Al nuovo ente venne data la denominazione di  “Consorzio di Irrigazione di Leonforte”.

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

POSA DELLA PRIMA PIETRA

(NELL’EDIFICIO CONSORTILE DI C.SO UMBERTO I)

 

 

 

      

Si riconoscono: IL PRETORE DI LEONFORTE DEL TEMPO E MONSIGNOR ANTONINO LANERI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

 

   

Nelle foto: PREFETTO DI ENNA - AVV. CESARE LA MARCA - ARCIPRETE DI LEONFORTE ANTONINO LANERI - AVV. PETTINATO

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

     

Nelle foto: PREFETTO DI ENNA - AVV. CESARE LA MARCA - ARCIPRETE DI LEONFORTE A. LANERI - AVV. PETTINATO - SINDACO DI LEONFORTE - ON. PEPPE SAMMARCO - PRETORE

 

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

       

Da sinistra: Corrispondenza tra il Comune di Leonforte (Sindaco Avv. Cesare La Marca) e il Consorzio Irrigazione Granfonte (Altesina Alto Dittaino di Leonforte) datata 20 giugno 1925 (Elenco delle carte che si trasmette all’Illustrissimo Signor Barone Ercole Carella) - LA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

 

    

SEDE CONSORTILE “CORSO UMBERTO I” (foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

NASCITA, STORIA, SCOPI, ATTIVITA’, VICENDE, STRUTTURE REALIZZATE

Le origini del Consorzio risalgono al 1917, quando gli utenti delle acque Gran Fonte, preoccupati di dare una sistemazione giuridico-tecnica ai loro diritti sulle acque stesse, e di disciplinare razionalmente l’uso, vollero costituirsi in Consorzio volontario. Il principale promotore fu il geometra Antonino Mancuso. I dissenzienti - sebbene in numero sparuto - ne minarono l’esistenza e fecero sì che i propositi dei volenterosi si infrangessero contro la resistenza dei retrogradi. I promotori, però, non si abbatterono ai primi ostacoli e si avvalsero della legge del 1922, n. 1.743, per far dichiarare coattiva la costituzione del Consorzio. Costituzione che fu sancita con Decreto del Prefetto di Catania del 14 - 06 - 1923, n. 5.999. Al nuovo Ente fu data la denominazione di “Consorzio di Irrigazione Granfonte”. Aderì come socio anche il comune di Leonforte. In questo periodo ante - guerra presidente del Consorzio, fu il Cavalier Li Destri. E’ da presumere quindi di trovarci di fronte ad uno dei più antichi Consorzi di Sicilia. Il Consorzio di Irrigazione di Leonforte nacque per la realizzazione di una serie di opere atte a consentire l’irrigazione degli agrumeti posti lungo la vallata del fiume Crisa. Si costruì un canale in muratura sulla riva sinistra del fiume Crisa, con derivazioni sulla riva destra e opere di attraversamento dell’alveo. Quest’opera, che aveva origine allo scarico del “Mulino Nuovo” di proprietà dei sigg. Li Destri e terminava nella proprietà dei signori Potenza e Petringa. Ad esso seguì, nel 1932, auspice il fascismo e il Cav. Casimiro Santangelo, la costituzione dei due Consorzi Stradali: “Leonforte - Altesina” e “Pirato - Raddusa”, per la costruzione delle rispettive strade omonime di T. F.

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA  “LEONFORTE-ALTESINA”

Costituito con R. D. 29 dicembre n. 627, registrato. alla Corte dei Conti il 16.12.1931 Registro n. 10 foglio n. 362, fu legalmente riconosciuto il Consorzio di Bonifica Leonforte - Altesina con sede in Leonforte (Prov. Enna). Il consorzio Stradale Leonforte - Altesina, permise la costruzione di una grande arteria di bonifica, lunga 22 chilometri, per congiungere l’abitato della frazione di Villadoro (Nicosia) alla Strada Statale n. 117 alle porte dell’abitato di Leonforte, che contribuì alla trasformazione agrario - fondiaria del suo comprensorio, esteso oltre 2.000 ettari. Secondo lo Statuto, il Consorzio dei proprietari interessati fu costituito principalmente per provvedere, giovandosi del contributo statale, alla costruzione della strada di trasformazione fondiaria che, partendo dall’abitato di Leonforte arrivasse alle pendici del “Monte Altesina”, dello sviluppo di circa Km 12.

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

   

Da sinistra: SALA RIUNIONE (PIANO SECONDO) - CORRIDOIO SECONDO PIANO - CORRIDOIO PRIMO PIANO

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

 

   

Da sinistra: SALA DIREZIONE “SECONDO PIANO” - SALA PRESIDENZA “SECONDO PIANO”

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

   

Da sinistra: SEDE CONSORZIO (PRIMA E DOPO LA COSTRUZIONE DELL’EDIFICIO)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

IL PERSONALE CONSORTILE

 

 

  

Da  sinistra: CONSIGLIO DELLA DEPUTAZIONE AMMINISTRATIVA - CONSIGLIO DEI DELEGATI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

 

  

Da sinistra: DIPENDENTI DEL CONSORZIO - IMPIEGATI DEL CONSORZIO c/o CHIESA MADRE DI LEONFORTE

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

  

Da sinistra: INAUGURAZIONE DELLA SEDE CONSORTILE - DIPENDENTI DEL CONSORZIO

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

      

Da sinistra: DIPENDENTI CONSORTILI - IL SEGRETARIO SANTINO LANERI - L’ACQUAIOLO TITTA D’ALESSANDRO  

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

        

 

Da sinistra: Dirigenti, impiegati ed operai dello storico "Consorzio di Bonifica dell'Altesina e dell'Alto Dittaino" sito in Corso Umberto 434  (foto Tano Risicato, 1953) - Casimiro Santangelo, fondatore del Consorzio (Direttore)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

        

Da sinistra: SALVATORE  detto TURI VICARI (PRIMO E STORICO PRESIDENTE DEL CONSORZIO) - NUNZIO DI FRANCO  (DIPENDENTE) - VARI DIPENDENTI CONSORTILI (*)

 

(*) Si riconoscono A. Foranna, V. Valenti, N. Vicari, S. Mastrosimone, Gaetano Prestifilippo, Gaetano detto Tano Santangelo

 

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

   

Visita ispettiva del federale di Enna per verificare lo stato dei lavori della strada Pirato - Raddusa. Si riconoscono il Direttore del Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte Casimiro Santangelo e il progettista dell’opera Sebastiano Panebianco. (Archivio fotografico Laneri Lucio)

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

    

Inaugurazione del ponte in cemento armato ad unica luce di mt. 25 sul fiume Crisa (arco parabolico reticolare) che fa parte integrante della Leonforte - Altesina

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

        

Da sinistra: Inaugurazione della strada consortile “Leonforte - Altesina” - Dipendenti del Consorzio (si riconoscono Casimiro Santangelo, direttore del Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino e il geom. consortile Sebastiano Panebianco). (archivio fotografico Laneri Lucio)

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

 

        

Da sinistra: VEDUTA PANORAMICA DEL COMPRENSORIO CONSORTILE E DELLA STRADA DELL’ABITATO DI LEONFORTE, REALIZZATA DAL CONSORZIO - CASA CANTONIERA TUMMINELLA-NOCE

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

 

   

Da sinistra: CORTILE ESTERNO (ENTRATA SECONDARIA), SULLO SFONDO VILLA BONSIGNORE - CASA CANTONIERA ERBAVUSA-PIRATO

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

LE OPERE REALIZZATE DAL CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

   

Da sinistra: STRADA DI BONIFICA “LEONFORTE-ALTESINA” - MURI DI SOSTEGNO E DI CONTRORIVA NEI PRESSI DELL’ABITATO DI LEONFORTE

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

LE OPERE REALIZZATE DAL CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

    

Da sinistra: Ponte in cemento armato di mt. 30 sul fiume Dittaino (Assoro), cavalcavia sulla linea ferroviaria Palermo-Catania

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

LE OPERE REALIZZATE DAL CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

    

Da sinistra: Ponte di attraversamento in c. a. sul fiume Dittaino (Assoro) - Strada Erbavusa-Pirato (Ponticello n. 24 progressiva 3.896.91)

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

LE OPERE REALIZZATE DAL CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

    

Architettura razionale fascista (il ponte in cemento armato sul fiume Crisa in contrada Noce, realizzato dal Consorzio nel 1936)

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

LE OPERE REALIZZATE DAL CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

    

Ponte di attraversamento in c. a. sul fiume Dittaino (Assoro)

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

LE OPERE REALIZZATE DAL CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

   

Da sinistra: Casa Cantoniera sul tronco “Pirato-Stazione Dittaino” - Casa cantoniera Leonforte, Strada di Bonifica n. 1 Altesina

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

LE OPERE REALIZZATE DAL CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

    

Da sinistra: 1° Tronco della Strada “Pirato-Raddusa” (taglio e profilatura di scarpate) - Ponte di attraversamento (fiume Dittaino, Assoro)

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

LE OPERE REALIZZATE DAL CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

    

Da sinistra: Ponte in cemento armato di mt. 30 sul fiume Dittaino (Assoro) -1° Tronco della Strada “Pirato-Raddusa” (costruzione del sottofondo)

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

LE OPERE REALIZZATE DAL CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

   

Da sinistra: Veduta panoramica del comprensorio e della strada contrada “Rossi” - 1° Tronco della strada Pirato-Raddusa (impianto del cantiere)

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

LE OPERE REALIZZATE DAL CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

   

Da sinistra: 3° Tronco della Strada T. F. Leonforte-Altesina (lavori di cilindratura) - Strada “Erbavusa-Pirato” Ponticello n. 32 alla progressiva 4.848.35

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

LE OPERE REALIZZATE DAL CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE

 

    

Da sinistra: DIPENDENTI CONSORTILI Carmelo detto Melo Monzù (capo operaio) Ninì Di Franco (Geometra) Maurizio Di Fazio (Geometra) - Strada consortile (opera finita t. f. Leonforte-Altesina (vista da Monte Altesina, sul fondo)

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

       

Da sinistra: ANTICHE RIVISTE CONSORTILI - INGRESSO PRINCIPALE DELLA SEDE CONSORTILE

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA

“DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

 

     

 

Organo di informazione agricola del Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte

Direttore: Rino Vasta - Condirettore: Placido Villari

Collaboratori: Nino Vicari - Salvatore Buscemi - Salvatore Vitale - Giuseppe Viola - Gaetano Mellia

Autorizzazione Tribunale di Nicosia n. 32/83 Reg. Pubblicazioni

 

(foto: Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica 6 Enna - Consorzio di Bonifica Sicilia Orientale)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

   

Da sinistra: CASA CANTONIERA IN CONTRADA DITTAINO DI ASSORO - COSTRUZIONE PONTE IN CEMENTO ARMATO IN CONTRADA NOCE (LEONFORTE)

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

 

   

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTILI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

    

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTILI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

    

Da sinistra: PONTE OBLIQUO DI LUCE MT. 6 SUL TORRENTE TUMMINELLA (LEONFORTE)

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

   

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTILI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

   

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTILI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

    

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTILI “STRADA LEONFORTE-ALTESINA CASA CANTONIERA”

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

   

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTILI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

   

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTILI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

        

Da sinistra: TESSERA QUALIFICA CONSORTILE DELL’OPERAIO VALENTI SALVATORE (STRADINO) - LAVORI CONSORTILI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

        

Da sinistra: BEVAIO CONSORTILE IN CONTRADA ALTESINA - IMPIANTO DI DEPURAZIONE ACQUE REFLUE DI CONTRADA NOCE-CASTELLACCIO

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

   

 

I DIPENDENTI: GEOM. MAURIZIO DI FAZIO (TESSERINO) E IL COMPIANTO OPERAIO SPECIALIZZATO FRANCESCO detto GINO TRIPI (c/o INGRESSO PRINCIPALE SEDE CONSORTILE DI LEONFORTE)

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

 

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Da sinistra: LAVORI CONSORTILI - STRADA LEONFORTE - ALTESINA

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

   

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTILI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

     

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTIL

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

      

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTILI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

     

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTILI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

CONSORZIO DI BONIFICA “DELL’ALTESINA E  DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE”

 

   

CONSORZIO DI BONIFICA DELL’ALTESINA E DELL’ALTO DITTAINO DI LEONFORTE: LAVORI CONSORTILI

(foto Archivio fotografico-storico Consorzio di Bonifica dell’Altesina e dell’Alto Dittaino di Leonforte - EN)

 

 

 

 

 

 

 

OPERE REALIZZATE NELL’ERA MUSSOLINIANA A LEONFORTE

 

 

 

 

      

OPERE REALIZZATE NELL’ERA MUSSOLINIANA A LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

     

OPERE REALIZZATE NELL’ERA MUSSOLINIANA A LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

 

Il gruppo Folkloristico Granfonte città di Leonforte, è nato nel 1974 per recuperare, conservare e tramandare le tradizioni popolari dell’antica TAVI (antico nome di Leonforte) e della moderna Leonforte, vuole essere la voce di una comunità viva che intende diffondere la propria identità, acquisire la consapevolezza delle proprie origini e valorizzare la propria cultura, facendo rivivere sotto forma di spettacolo le antiche tradizioni. Il gruppo non si prefigge soltanto lo scopo di divulgare il ricco patrimonio di canti, balli, leggende e storie d’amore ma intende soprattutto restituire dignità culturale al dialetto e riscoprire alcuni strumenti musicali tipici (marranzanù, friscalettu, bummulu, cinciani, tammuru). (Testo tratto dal sito del Gruppo)

 

 

 

     

ARTICOLO A FIRMA DI MAURIZIO DI FAZIO, TRATTO DAL GIORNALE OBIETTIVO & AFFARI BARRAFRANCA (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

   

 

LA GRANFONTE… SIMBOLO DEL GRUPPO FOLKLORICO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

          

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

     

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

     

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

     

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

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GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

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GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

Da sinistra: GIUSEPPE DETTO PIPPO ANSELMO (PRESIDENTE DEL GRUPPO) - GIUSEPPE CATANIA - RAGAZZI DEL GRUPPO (due foto)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

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GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974RAGAZZE DEL GRUPPO” (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

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GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

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GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

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GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

         

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

     

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

   

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

      

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974

Da sinistra: GAETANO DETTO TANU CANNURA (*) - MAESTRO GIOVANNI LO GIOCO - GIACOMO TREMOGLIE (E IL SUO MARRANZANO) (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

(*) Tanu Cannura:

Analfabeta e negli ultimi anni della sua vita anche cieco, si distingueva per la notevole capacità lavorativa sia d’agricoltore sia d’intrecciatore di vimini (rami giovani di talune specie di salici) che si usano per lavori d'intreccio, fabbricazione di canestri, panieri (il panaru sicilianu), cesti (i cufina), rivestimento di sedie, realizzati con i rami di ulivo e canne di fiume. Con le sue callose, grosse mani, intrecciava con perizia i salici con i rami di ulivo e le canne di fiume e pur da cieco riusciva a comporre in poco tempo eccellenti articoli casalinghi e agricoli (in questo tipo di artigianato era il più bravo tra i leonfortesi). Bruno di pelle e con i baffi appena accennati, pur piccolo di statura e con una sola gamba persa da bambino, appoggiandosi sulla stampella che maneggiava come uno strumento musicale, con un saltello saliva in groppa al suo asinello che cavalcava con la schiena diritta alla stregua di un cavaliere d’altri tempi. Per qualche tempo sellò persino una mucca, che in più, rispetto all’asino, gli dava il latte per sfamare la sua famiglia.  In groppa all’asino e con la stampella all’interno di uno dei due cufina, tutti i giorni si recava nella sua campagna di contrada Pileri in territorio di Leonforte, da cui all’imbrunire ritornava nella sua casa di via San Giuseppe magari stanco ma spesso carico di ortaggi e frutti di stagione. Dalla voce stentorea, era un conversatore nato, pieno di bontà e di virtù antica. Era piacevole intrattenersi con lui, perché rispettava l’amicizia e sapeva anche ascoltarti. Voleva sposarsi (era il suo più forte, non nascosto, desiderio) e dopo diversi rifiuti da parte di donne non maritate, quasi sessantenne si è unito con una donna separata che gli ha dato cinque bellissimi figli (un maschio e quattro femmine) che fino alla fine dei suoi giorni ha amato più di ogni altra cosa al mondo.  Fondatore nel 1974 del gruppo folkloristico “Granfonte”, con il costume tradizionale dei contadini di fine Ottocento ed inizio Novecento, il tamburello, la stampella sotto l’ascella e l’immancabile sorriso, era uno spettacolo vederlo suonare e cantare nelle festività paesane o nei raduni annuali nelle piazze di Sicilia con gli altri gruppi folkloristici. Gli ultimi mesi della sua vita li ha trascorsi a letto, coricato a pancia in sù, arrendendosi soltanto alla fine, nonostante gli acciacchi e la perdita della vista. (vedi pagg.25-26 dell'Antologia poetica-letteraria in omaggio a Jacopo Lentini a cura di Giuseppe La Delfa e Lina Lombardo). (Giuseppe Sammartino)

 

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

    

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 - DON CICCIO SALPETRO (ULTIMA VOCE DEGLI STORNELLI D’AMORE LEONFORTESI) (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

             

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

  

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE 1974 “’U METIRI” (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE DAL 1974 AL 2019

 

La storia di Leonforte attraverso i balli, le danze, i canti e i costumi di un gruppo folklorico

 

(LEONFORTE 13.08.2019)



Autori: DI FAZIO Maurizio - PICCIONE Tanino

 

Euno Edizioni (Agosto 2019)

Prefazione: Pippo Anselmo

Pubblicato con il patrocinio del Comune di Leonforte


SCHEDA AL LIBRO

Il Gruppo Folk Granfonte di Leonforte per anni ha profuso il proprio impegno nel condurre e riportare in auge un lavoro di recupero di canti e danze popolari, compiendo un’operazione culturale di grande rilievo. Attraverso questo volume, ricco di foto e notizie, che propone una ricerca inedita sulla storia dell’affiatato Gruppo Folklorico Granfonte, si vogliono festeggiare i suoi quarantacinque anni di vita. Il testo, frutto di un accurato lavoro di ricerca, raccoglie notizie non solo storiche e artistiche sul Gruppo, ma anche sugli aspetti culturali e artistici di cui la nostra Leonforte è ricchissima.

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

   

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “IL GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE” (LEONFORTE 13.08.2019)

Da sinistra: LOCANDINA DEL LIBRO - ARTICOLO DEDICATO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO (LA SICILIA CATANIA - MARTEDI’ 20.08.21019 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

  

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “IL GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE” LEONFORTE 13.08.2019 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

     

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “IL GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE” LEONFORTE 13.08.2019 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

  

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “IL GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE” LEONFORTE 13.08.2019 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

     

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “IL GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE” LEONFORTE 13.08.2019 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE (1974)

 

       

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “IL GRUPPO FOLKLORICO GRANFONTE” LEONFORTE 13.08.2019 (foto Archivio storico “Gruppo Folklorico Granfonte”)

 

 

 

 

 

LA BELLA SOCIETA’

(PRIMO FILM GIRATO A LEONFORTE)

 

 

      

GLI ATTORI RAUL BOVA E MARIA GRAZIA CUCINOTTA c/o LA GRANFONTE IN UN MOMENTO DELLE RIPRESE DEL PRIMO FILM REALIZZATO A LEONFORTE DA TITOLO “LA BELLA SOCIETA’”

 

 

 

 

 

 

 

LA BELLA SOCIETA’ FILM GIRATO A LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

  

GLI ATTORI RAUL BOVA E MARIA GRAZIA CUCINOTTA c/o LA GRANFONTE IN UN MOMENTO DELLE RIPRESE DEL PRIMO FILM REALIZZATO A LEONFORTE DA TITOLO “LA BELLA SOCIETA’”

 

  

 

 

LA BELLA SOCIETA’ FILM GIRATO A LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

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“LA BELLA SOCIETA’” FILM GIRATO A LEONFORTE - NELLE FOTO: RAUL BOVA E MARIA GRAZIA CUCINOTTA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LA BELLA SOCIETA’ FILM GIRATO A LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)              

 

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GLI ATTORI RAUL BOVA E MARIA GRAZIA CUCINOTTA c/o LA GRANFONTE IN UN MOMENTO DELLE RIPRESE DEL PRIMO FILM REALIZZATO A LEONFORTE DA TITOLO “LA BELLA SOCIETA’”

  

 

 

 

 

 

 

 

IL CIRCOLO DI COMPAGNIA    222717_111615758924516_100002282772046_104819_5103619_n (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

 

Il 9 febbraio 1968, il prsidente La Porta dott. Antonino sottoscrisse l’atto d’acquisto dei locali del Circolo. L’atto fu redatto dal notaio F. P. Polizzano di Nicosia e sanciva il passaggio di proprietà  del bell’edificio del  Cav. S. Pantò al nostro Sodalizio, che la detiene tuttora. Nel ricordare l’onerosa vicendal’allora Presidente amava sottolineare l’impegno di tutti i soci, e in special modo quello di Virgilio Anello, di Antonino detto Nino Mustica e, in particolare, dell’On. Nino Buttafuoco. (Pag. Facebook “Circolo di Compagnia Leonforte”)

 

 

DAL DICEMBRE 2020 PATRIMONIO IMMATERIALE DEL COMUNE DI LEONFORTE

 

   

INGRESSO CIRCOLO “C.SO UMBERTO I” (foto Pagina Facebook “Circolo di Compagnia”)

 

Un tempo, in fondo non molto tempo fa, il Circolo aveva moltissimi soci e farne parte era considerato un privilegio sociale. Ora, vuoi per il calo demografico o vuoi perché ci sono altri modi e luoghi per trascorrere il tempo libero, il Circolo è meno frequentato e ci sono meno soci. Ma oggi, come lo è da tanto tempo, sia che si arrivi da nord o da sud, il Circolo continua ad essere uno dei posti a Leonforte che vale senz'altro la pena visitare. (Circolo di Compagnia - Pagina Facebook)

 

 

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

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CIRCOLO DI COMPAGNIA (foto A. D’Onofrio)

 

In parte affacciato sulla Piazza Margherita troviamo il Circolo di Compagnia. Chiamato nel periodo della sua fondazione “Casino di Compagnia dei Civili” ed oggi “Circolo di Cultura”, dove, coloro che hanno un titolo di studio ed esercitano una professione, vanno esclusivamente per ammazzare il tempo libero giocando a carte e a carambola, e non per discutere di cultura. Più precisamente, come ci ricorda Pappalardo, i casini erano, secondo lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino, “spazi di pantomima e di chiacchiere ricreative”.  (A. D’Onofrio)

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

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IL LUOGO DELLA CULTURA LEONFORTESE   

 

Il Circolo di Compagnia chiamato ai primi anni del ‘900 Circolo o Casino dei Civili è sempre stato un accogliente ostello per quanti amavano  trascorrere il tempo libero in amichevoli conversazioni ed onesti giochi di carte e dove era possibile allacciare amicizie e relazioni personali. (Primo Musumeci)

 

Tutto quello avanti scritto - in uno dei suoi libri (Vecchie immagini di Leonforte) - da Primo Musumeci, continua a ripetersi ancora oggi al Circolo di Cultura (così e anche chiamato da alcuni leonfortesi il Circolo di Compagnia).

 

 

 

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CIRCOLO DI COMPAGNIA “CIRCOLO DI CONVERSAZIONE” (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

       

 

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

 

 

 

 

 

 

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CIRCOLO DI COMPAGNIA “CIRCOLO DI CONVERSAZIONE” (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

 

Enzo Barbera nel suo libro: “Appunti di storia leonfortese" racconta dettagliatamente dell'acquisto di questi locali e del fatto curioso che il Circolo vi ha avuto sempre la sua sede da quando nel 1836 l'avv. Michele Nicoletti Ferreri li affittò dal cav. Pantò per conto della "Società di Crisa”. (Giovanna Maria)

 

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

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CIRCOLO DI COMPAGNIA “CIRCOLO DI CONVERSAZIONE” (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

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CIRCOLO DI COMPAGNIA “CIRCOLO DI CONVERSAZIONE” (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

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CIRCOLO DI COMPAGNIA “CIRCOLO DI CONVERSAZIONE” (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

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CIRCOLO DI COMPAGNIA “CIRCOLO DI CONVERSAZIONE” (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

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CIRCOLO DI COMPAGNIA “CIRCOLO DI CONVERSAZIONE” (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

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LA BIBLIOTECA DELLA BORGHESIA LEONFORTESE (*) -  L’ENCICLOPEDIA POPOLARE ILLUSTRATA DEL CIRCOLO (**) - SALONE PRINCIPALE DEL CIRCOLO (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

(*) Fondata nel 1836, insieme alla Società di Crisa, dal munifico avvocato e storico Michele Nicoletti Ferreri, la Biblioteca del "Circolo di Compagnia" divenne ben presto ritrovo di tutta l'illuminata borghesia leonfortese, di formazione liberale, e autentica fucina di operosa cultura.  Alle animate discussioni socio-politiche prendevano parte lo stesso Nicoletti Ferreri, il P. Antonio Cangemi, il dotto sacerdote Melchiorre Galeotti, l'avvocato Mazzocca, i fratelli Parano, Scrima, il cav. Capra, il conte Bonsignore, e molti altri che avevano a cuore la promozione culturale e l'elevazione morale della città.

 

(**) TESORI D'ARTE LIBRARIA A LEONFORTE L'Enciclopedia popolare illustrata del Circolo di Compagnia (Milano, Fratelli Treves Editori, 1899) (dott. Gaetano Algozino - “Leonforte DA Amare” - pag. Fb)

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

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ALBERTO MARIA INTERVISTA PASQUALINO DETTO LINO PAPPALARDO (c/o LA STORICA BIBLIOTECA DEL CIRCOLO DI COMPAGNIA DI LEONFORTE (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

LA BIBLIOTECA DEL CIRCOLO E’ ANTICA QUANTO LO STESSO SODALIZIO E CONTIENE TANTISSIMI TESTI PREGIATI; ALCUNI PIUTTOSTO RARI.

 

      

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

    

CIRCOLO DI COMPAGNIA  “CIRCOLO DI CONVERSAZIONE” (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

      

CIRCOLO DI COMPAGNIA  “CIRCOLO DI CONVERSAZIONE” (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

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PIANOFORTE SCHWECHTEN - BERLINO FINE SEC. XIX  (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

 

 

SALONE CIRCOLO DI COMPAGNIA

 

 

 

    

CIRCOLO DI COMPAGNIA  “CIRCOLO DI CONVERSAZIONE” (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

Anche le signore del Circolo usavano sedersi fuori, davanti alla porta e al balcone della piazza, ad ascoltare i concerti della banda musicale.

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

SIGNORILITA’, SOCIALITA’, OPERATIVITA’

Tre modi di essere che nel Circolo s'incontrano, si confrontano e si fondono dando luogo ad un microcosmo di speciale umanità! (pag. Facebook Circolo di Compagnia)

 

 

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CIRCOLO DI COMPAGNIA “CIRCOLO DI CONVERSAZIONE” - LOCALI SEDE ALLOCATI LUNGO IL C.SO UMBERTO I E LA PIAZZA REGINA MARGHERITA (foto Archivio storico “Circolo di Compagnia”)

 

Da uno dei balconi del Circolo si ha di fronte l'ultimo pezzo originale, seppure bistrattato, della balconata che contornava in alto gli edifici della nostra, bella, piazza Margherita e che esigenze edilizie private hanno sottratto all'urbanistica pubblica! Da sempre è l'orologio della chiesa di S. Giuseppe a scandire il tempo del Circolo. (pagina Facebook Circolo di Compagnia)

 

 

CIRCOLO DI COMPAGNIA

IL CIRCOLO DI COMPAGNIA E/O CASINO DEI CIVILI

In parte affacciato sulla piazza Margherita troviamo il Circolo di Compagnia. Chiamato nel periodo della sua fondazione “Casino di Compagnia dei Civili“ ed oggi “Circolo di Cultura”, dove, coloro che hanno un titolo di studio ed esercitano una professione, vanno esclusivamente per ammazzare il tempo libero giocando a carte e a carambola, e non per discutere di cultura”. Più precisamente, come ci ricorda l'avvocato Pasqualino Pappalardo, i casini erano, secondo lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino, “spazi di pantomima e di chiacchiere ricreative”.

 

Descrizione: C:\Users\Giacinto\Desktop\compagnia\36821265_1873720162651332_5745490026599284736_n.jpg  image1359

        

 

È abitudine, praticamente una tradizione, che con le belle serate estive al Circolo ci si siede fuori, davanti all'ingresso a chiacchierare e salutare chi passa. Oggi, ieri, da sempre...! (pagina Facebook Circolo di Compagnia)

 

 

 

 

 

CIRCOLO DEGLI OPERAI

 

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DAL DICEMBRE 2020 PATRIMONIO IMMATERIALE DEL COMUNE DI LEONFORTE

 

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Il Circolo degli Operai di Mutuo Soccorso di Leonforte prende vita il 16 aprile 1881 nella locale via Cassarà al civico 54, dove quarantadue operai si riunirono per la prima volta per creare un sodalizio che avesse come fine la fratellanza, la solidarietà, la famiglia, l'educazione, l'istruzione ed il rispetto fra le classi operaie. Il 6 novembre 1881 la sede del Circolo fu trasferita in Piazza Margherita n. 4 dove rimase fino al 1884, infatti, nel corso dell'anno venne acquistato il locale dove, successivamente fu costruita l'attuale sede di C.so Umberto n. 163 (facciata in stile liberty che risale al 1884).

 

 

 

CIRCOLO DEGLI OPERAI

 

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Da sinistra: SALA CONVEGNI - COPERTINA STATUTO DEL CIRCOLO - IINGRESSO PRINCIPALE CIRCOLO (foto Archivio storico “Circolo Operai Leonforte”)

                                                                                                                                               

Il Circolo Operai di Leonforte è un’antica istituzione associativa che una volta era una specie di micro-cosmo con rigide regole di accesso e di convivenza, ma anche di semplice umanità dove si poteva godere di piccole gioie quotidiane, come la briscola o la carambola. Bastavano un paio d’ore serali trascorse tra soci in competizione per poche caramelle da portare ai figlioletti per rinfrancare lo spirito messo a dura prova dalle immancabili fatiche quotidiane - Con l’andare del tempo il Circolo ha visto modificate le proprie caratteristiche originarie, anche se ancora oggi si mantiene vivo con svariate e interessanti iniziative. Gli ampi locali di cui dispone il sodalizio consentono anche manifestazioni culturali al passo coi tempi ,sempre aperte a tutti e occasioni d’incontro molto apprezzati. Però, se ancora fossero tra noi, Croce Di Vita e Turi Lo Stanco non li avremmo più come soci.  E SONO UNA ! Nella personalissima grammatica di Croce Di Vita non esistevano errori, in quanto con estrema naturalezza si esprimeva con le stesse fantasiose storpiature del taglio di capelli che, da “barbiere per poveri“ come lui si definiva, infliggeva ai suoi clienti. Appena chiuso il suo salone, ogni sera Croce Di Vita, col suo passo perturbato come se stesse continuamente scivolando, rispondeva frettolosamente alla chiamata dell’amata carambola, la sua vera vocazione, il campo di battaglia contro il suo eterno e unico rivale Turi Lo Stanco, scarso quanto lui sia nel gioco che nell’uso della lingua italiana che si ostinava a usare in alternativa al dialetto perché in gioventù aveva avuto un’avventura con una sconosciuta sul treno nella tratta Agrigento-Milano. Insomma una coppia perfetta per uno spettacolo lungo almeno un paio d’ore e soprattutto gratis durante le nostre serate invernali al Circolo Operai. Dopo tanti mirabolanti tiri inefficaci (la stecca che tenevano in mano ne avrebbe realizzato qualcuno persino da sola) Croce faceva la prima carambola del suo turno e proclamava vittorioso: “…e sono una!!! ”. Turi gli rispondeva più forte ancora facendo segno di non sentire bene: “hai detto che sono l’una…?” e al tiro successivo Croce sbagliava clamorosamente: il punto uno era stato e uno rimaneva. Poi era la volta di Turi: questi si distendeva lungo il tappeto verde sollevando all’indietro la gamba destra come se dovesse assumere la posa plastica di una ballerina della Scala. Poi colpiva la palla, ma quella, incurante della delicatezza del momento, prima faceva un imprevedibile saltello e poi finiva vergognosamente fuori dal piano di gioco. Questa scenetta si ripeteva per una decina di volte durante la serata e ogni volta un boato di risate invadeva i locali del circolo. Alla fine della partita avevano realizzato insieme sì e no quattro cinque punti e se ne tornavano a casa a braccetto, come due teneri fratelli. Insomma era un gioco nel gioco e tutti, protagonisti e spettatori, ci divertivamo come dei bambini. All’epoca in paese c’erano poche cose di cui gioire: questa era tra le mie preferite. Tanto che ancora ne scrivo, così mi diverto un po’, perché, sapete, oggi in paese ci sono ancora meno cose di una volta per cui ridere. (MARTEDI 02/02/2021- Rubrica “De Leonfortesibus” curata da Ignazio Vanadia)

 

 

 

CIRCOLO DEGLI OPERAI

 

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Da sinistra: CIRCOLO DEGLI OPERAI “SALA CONVEGNI” -  INGRESSO PRINCIPALE CIRCOLO - PAOLO MARIA (EX PRESIDENTE DEL CIRCOLO) (foto Archivio storico “Circolo Operai Leonforte”)

 

 

 

 

 

PRO LOCO LEONFORTE

 

 

SEDE CORSO UMBERTO I n. 349 (c/o VILLA BONSIGNORE)

 

 

ASSOCIAZIONE LOCALE, SENZA SCOPO DI LUCRO, CHE SI OCCUPA DI PROMOZIONE E SVILUPPO DEL TERRITORIO LEONFORTESE

 

 

       

SEDE PRO LOCO LEONFORTE (INGRESSO PRINCIPALE) - PALAZZO VILLA BONSIGNORE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore - Giusy Grasso)

 

 

 

 

PRO LOCO LEONFORTE

 

 

PRO LOCO “SPAZIO PER ATTIVITA’ ALL’APERTO” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

PRO LOCO LEONFORTE

 

   

VILLA BONSIGNORE. DOVE HA SEDE LA PRO LOCO LEONFORTE “SPAZIO PER ATTIVITA’ ALL’APERTO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

 

 

ORATORIO DI SANT’ELENA

 

(CAPPELLA RUPESTRE - XII-XIII SECOLO)



LOCALITA’: CONTRADA SANT’ELENA, LEONFORTE (EN) SUB-AREA: VALLE DEL DITTAINO


L’oratorio di Sant’Elena, nella omonima contrada poco distante dall’entrata nord di Leonforte, è un antico ipogeo sottostante al livello del terreno (vi si accede tramite alcuni scalini scavati nella roccia), peraltro simile ad altre grotte sotterranee presenti nell’area, utilizzato nel corso dei secoli sia come luogo di culto pagano che come abitazione o sepolcreto; e poi, con l’avvento cristiano, trasformato definitivamente in oratorio. L’interno, dalla forma vagamente rettangolare, presenta alle pareti tracce di affreschi del XII-XIII secolo che, però, a causa della forte umidità, risultano di difficile leggibilità: in un pannello, i resti di un’aureola, una corona, una croce e una figura di santa, probabilmente Sant’Elena; in un altro frammento, forse il più significativo, quelli classici del Cristo pantocratore.

 

 

     

CAPPELLA RUPESTRE DEL XII-XIII SECOLO “ORATORIO DI SANT’ELENA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

ORATORIO DI SANT’ELENA

 

    

CAPPELLA RUPESTRE DEL XII-XIII SECOLO  “ORATORIO DI SANT’ELENA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LEONFORTE    

 

ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

 

   

Da sinistra: PANORAMA SUD DI LEONFORTE - C.SO UMBERTO I (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

     

Da sinistra: ZONA STORICA - LA GRANFONTE

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

    

LA GRANFONTE

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

     

Da sinistra: LA GRANFONTE - CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

 

     

Da sinistra: CORSO UMBERTO I - PIAZZA REGINA MARGHERITA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

     

LA GRANFONTE

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

       

LA GRANFONTE (foto Carmelo Trecarichi - Claudia Probst Cristina Drago)

 

LEONFORTE… BORGO DELLA SICILIA ORIENTALE

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

     

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - ZONA SUD DI LEONFORTE (foto Elisa Ingra)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

   

LA GRANFONTE (foto Filadelfio F. - foto Fanny Romano)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

    

Da sinistra: LA GRANFONTE - ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto Fanny Romano - Francesco Lupo)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

    

Da sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE - LA GRANFONTE (foto Giovanni Di Stefano)

 

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

    

LA GRANFONTE (foto Ivano Nota)

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

    

LA GRANFONTE (foto Ivano Nota)

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

    

LA GRANFONTE (foto Massimiliano Parano)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

    

LA GRANFONTE (foto Michele Termine)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

     

Da sinistra: CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA - ZONA STORICA GRANFONTE (foto Michele Termine)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

      

PALAZZO BRANCIFORTI  (foto Maria Cristina)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

     

Da sinistra: PALAZZO BRANCIFORTI - LA GRANFONTE (foto Giovanni Dato - Giuseppe Finocchiaro)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

    

LA GRANFONTE (foto Grannif - Jonh Jeck)

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

   

 

Da sinistra: LA GRANFONTE - ZONA STORICA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

PANORAMA SUD DI LEONFORTE (foto Luigi Strano)

 

 

 

LEONFORTE IN TUTTO IL SUO SPLENDORE

 

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

    

Da sinistra: MERCATO SETTIMANALE DEL MARTEDI’ - LA GRANFONTE (foto Maarten - Marco Brunetti)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

     

Da sinistra: LA GRANFONTE - ZONA STORICA (foto Marco Ciaffaglione - Riccardo Moro)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

    

Da sinistra: PANORAMA DI LEONFORTE, VISTO DA MONTE CERNIGLIERE - LA GRANFONT (foto Moreno Tuttobene- Pietro Pulvirenti)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

   

Da sinistra: VECCHIA CASA CANTONIERA - PIAZZA IV NOVEMBRE (foto Moro’s - Onkimato)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

     

Da sinistra: LA GRANFONTE - ZONA STORICA GRANFONTE (foto Leonardo Giuffrida - Laura Ferrarello)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

      

LA GRANFONTE (foto Rosso Danny - Salvo Log)

 

 

 

 

LEONFORTE… ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI VARI FOTOREPORTER

 

L’ETNA VISTA DA LEONFORTE

 

 

 

 

 

 

 

DOPO I FASTI IN BIANCO E NERO UNA CITTA’ CHE VUOLE RINASCERE

 

LEONFORTE ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

 

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

   

Da sinistra: LA GRANFONTE - GIARDINO DELLE NINFE

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

   

Da sinistra: CONTRADA NOCE-GRANFONTE-CASTELLACCIO - QUARTIERE GRANFONTE

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

     

Da sinistra: LA GRANFONTE - CASA UBICATA IN VIA GARIBALDI

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

      

ZONA STORICA: LA GRANFONTE

 

      

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

    

ZONA STORICA GRANFONTE

 

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

       

Da sinistra: ANTICA TOMBA DI SPICCO (CIMITERO DI LEONFORTE) - ZONA STORICA (GRANFONTE)

 

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

     

Da sinistra: LA GRANFONTE - CAMPAGNE LEONFORTESI

 

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

     

Da sinistra: PIAZZA CARELLA - PIAZZA IV NOVEMBRE

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

        

Da sinistra: PIAZZA REGINA MARGHERITA

 

 

                

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

        

Da sinistra: PIAZZA PADRE ANTONINO LA GIGLIA (INGRESSO VILLA BONSIGNORE) - SCALINATA MUSUMECI   

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

 

Da sinistra: ZONA STORICA (CHIESA MADRE) E CHIESA DI SANTA CROCE - QUARTIERE SANTA CROCE

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

              

LA GRANFONTE

 

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

    

Da sinistra: PALAZZO BRANCIFORTI - LA GRANFONTE

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

     

Da sinistra: ZONA GRANFONTE…  LA GRANFONTE

 

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

        

LA GRANFONTE  (1651) Fontana con 24 “cannoli”, ubicata in pieno centro storico, da cui sgorga acqua H24. Simmetrica al Palazzo del Principe Branciforti che si erge alto sul paese primordiale.

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

     

ZONA STORICA

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

    

Da sinistra: ZONA GRANFONTE - GIARDINO DELLE NINFE

 

 

       

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

   

Da sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE (SAN GIOVANNI BATTISTA) - ZONA STORICA (PIAZZA REGINA MARGHRERITA)

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

    

Da sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE (SAN GIOVANNI BATTISTA) - LA GRANFONTE

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

    

Da sinistra: LA GRANFONTE - GIARDINO DELLE NINFE

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

      

GIARDINO DELLE NINFE

 

 

 

 

LEONFORTE... ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI DI SIGISMONDO NOVELLO

 

    

Da sinistra: LA GRANFONTE - PORTA GARIBALDI

 

 

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI

 

VENERDI’ SANTO, GIORNO IN CUI LEONFORTE SI FERMA. TACE!

VENERDI’ SANTO

 

 

          

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI

 

     

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ “CHIESA MADRE-MATRICE” VENERDI’ SANTO (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

…A SEGUIRE LA PROCESSIONE IN RELIGIOSO SILENZIO IN VIA FAVAROTTA, AD AMMIRARE LA LUMINARIA DEL QUARTIERE GRANFONTE (Carmelo Barbera)

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI

   

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ “VENERDI’ SANTO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

SI FERMA UNA CITTA’, SMETTE DI CORRERE L’ACQUA DELLA NOSTRA GRANFONTE, CESSA IL NOSTRO RESPIRO DI FRONTE A QUELLA CROCE AL MATTINO! (Carmelo Barbera)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI

     

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ “VENERDI’ SANTO” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Alfredo Crimi)

 

IN CAMMINO ACCANTO AL CRISTO MORTO E ALL’ADDOLORATA LA SERA FINO A TARDA NOTTE, CON LE TROCCOLE, IL LAMENTO, LE CONFRATERNITE DI LEONFORTE! (Carmelo Barbera)

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI  

            

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ “VENERDI’ SANTO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

VENERDI’ SANTO “CHIESA MADRE-MATRICE” UNO DEI MOMENTI PIU’ INTENSI DELLA RELIGIOSITA’ IN SICILIA

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

     

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ “VENERDI’ SANTO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

ESPRESSIONE DI TRADIZIONI SECOLARE E FEDE SINCERA. TRAMANDATE E CUSTODITE DALLE CONFRATERNITE (C. B.)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

    

MOMENTI DI RELIGIOSITA’  ”ECCO TUA MADRE” (foto Sigismondo Novello)

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

   

Da sinistra: VENERDI’ SANTO (VIA FAVAROTTA) - PREPARATIVI FESTA IN CHIESA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

     

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ … “ECCO TUA MADRE” … L’ADDOLORATA

 

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

        

MOMENTI DI RELIGIOSITA’(VENERDI’ SANTO) (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

        

MOMENTI DI RELIGIOSITA’(VENERDI’ SANTO) 

 

…A SCORGERE VIA GARIBALDI ILLUMINATA DAGLI ARCHI, FINO A SANTA CROCE, SULLA CIMA DEL PAESE INSIEME A CRISTO E MARIA! (Carmelo Barbera)

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

       

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ “VENERDI’ SANTO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

   

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… VENERDI’ SANTO

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

   

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… VENERDI’ SANTO

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

    Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\bil\Cat2233333tura.PNG

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… VENERDI’ SANTO (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

      

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… VENERDI’ SANTO (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\bil\Casfsddsrwttura.PNG   Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\bil\Csdsddsdsdssattura.PNG

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… VENERDI’ SANTO (foto Carmelo Billotta - foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

   

MOMENTI DI RELIGIOSITA’  IL VENERDI’ SANTO A LEONFORTE

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

      

MOMENTI DI RELIGIOSITA’  L’ECCE HOMO (*)

 

(*) Ecce homo (Giovanni 19,5, lett. «Ecco l'uomo») è la frase che secondo la Vulgata Ponzio Pilato, allora governatore romano della Giudea, pronunciò mostrando alla folla Gesù flagellato.

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

          

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ - ECCO TUA MADRE… L’ADDOLORATA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

ECCO TUA MADRE!

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

    

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

ECCO TUA MADRE… L’ADDOLORATA

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

    

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

ECCO TUA MADRE… L’ADDOLORATA

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

     

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

ECCO TUA MADRE… L’ADDOLORATA

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

   

Da sinistra: MOMENTI DI RELIGIOSITA’ PROCESSIONE DI S. ANTONINO (FIERA DI SANT’ANTONINO) * - VERGINE IMMACOLATA

 

(*) I virtuosismi con i piatti in via Pescheria erano una delle cose più affascinanti della Fiera di Sant’Antonino

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

     

Da sinistra: PADRE SIGNORELLI, terzo da sinistra (c/o CHIESA DELL’ANNUNZIATA) - PADRE SALVATORE SANTANGELO (c/o CHIESA DI SANTO STEFANO) - SAN GIUSEPPE  (foto Debole Santo)

 

 

 

     

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

    

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… A RAMALIVA “DOMENICA DELLE PALME” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

 

             

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… A RAMALIVA “DOMENICA DELLE PALME” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

    

Da sinistra: MOMENTI DI RELIGIOSITA’: CONFRATE - SAN MICHELE (c/o CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

   

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… SANT’ANTONINO DI PADOVA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

       

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI

 

                     

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ VIA CRUCIS (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\sfsfdsCattura.PNG    Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\sfggaCattura.PNG

Da sinistra: MOMENTI DI RELIGIOSITA’: MADONNA DELLA MERCEDE - VERGINE IMMACOLATA (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\safsddsCattura.PNG    Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\Csfsfdsattura.PNG

MOMENTI DI RELIGIOSITA’: PROCESSIONE MADONNA DELLA MERCEDE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\Catturafaaddaa.PNG    Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\Cattsgsgsgssura.PNG   

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ PROCESSIONE SANTA RITA (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

    Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\Cattsgfsfvsxcura.PNG    

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ Da sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” - LA GRANFONTE (LUMINARIA) (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\Cattsgfsfsresura.PNG    Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\Catsgfsfsdsstura.PNG    Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\Cat346etgdtura.PNG

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… PROCESSIONE DEL MARTEDI’ SANTO… MARIA SS. ADDOLORATA PER LE STRADE DI LEONFORTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\23455.PNG     Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\svscvfdds.PNG

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… PROCESSIONE DEL MARTEDI’ SANTO… MARIA SS. ADDOLORATA PER LE STRADE DI LEONFORTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\Cattshsghhsura.PNG     Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\Cattsshdghdbcbcura.PNG

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… PROCESSIONE DEL MARTEDI’ SANTO… MARIA SS. ADDOLORATA PER LE STRADE DI LEONFORTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\Catxssggs55444tura.PNG    Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\sagfsfcs sx.PNG

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… PROCESSIONE DEL MARTEDI’ SANTO… MARIA SS. ADDOLORATA PER LE STRADE DI LEONFORTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\sjhshgsghCattura.PNG     Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\camiolo\Cattstdtsfura.PNG

Da sinistra: MOMENTI DI RELIGIOSITA’… VENERDI’ SANTO - VERGINE IMMACOLATA (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI

 

      

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ (foto Pippo Paolillo)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

      

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ (foto Pippo Paolillo)

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

      

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ (foto Pippo Paolillo)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

    

MOMENTI DI RELIGIOSITA “CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto Lillo Cali)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

        

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

         

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… CHIESA DI SANT’ANTONINO “VERGINE IMMACOLATA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

          

Da sinistra: MOMENTI DI RELIGIOSITA’…  Da sinistra: PADRE SIGNORELLI - CHIESA DELL’ANNUNZIATA (ADIACENTE IL VECCHIO OSPEDALE “FERRO-BRANCIFORTI-CAPRA”)

(foto Debole - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

          

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ - ALTARINI SOLENNITA’ DEL “CORPUS DOMINI”, IL CORPO DEL SIGNORE (*) - PADRE PASQUALE GANDOLFO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

(*) Si tratta di una delle solennità principali dell'anno liturgico della Chiesa Cattolica. E' il giorno, in cui ci si ferma a ringraziare il Signore per il gratuito dono del Suo Corpo e del Suo Sangue. (A. La Porta)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

        

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI 

 

          

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’ Da sinistra: “MADONNA DEL CARMELO, due foto - SANTA RITA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’

 

        

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… SANT’ANTONINO c/o CHIESA DI SAN’ANTONINO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’

 

 

Da sinistra: MOMENTI DI VITA FRANCESCANA - DON BOSCO (foto Carlo Romano - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… LE PROCESSIONI

 

  

Da sinistra: DOMENICA DI PASQUA (PROCESSIONE) - CORPUS DOMINI c/o “CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ARCIPRETE MONSIGNOR BENEDETTO PERNICONE

(foto Chiesa San Giuseppe di Nissoria e  San Giovanni Battista Matrice-Madre di Leonforte)

 

 

 

UNA PERSONA DEL POPOLO… NESSUNO MAI PUO’ PENSARE DI SOSTITUIRLO O DI SOSTITUIRSI A LUI

 

 

 

                 

Da sinistra: AUTORITRATTO DI MONSIGNOR BENEDETTO PERNICONE ALLOCATO c/o LA SACRESTIA DELLA CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA (MATRICE-MADRE) - UNO DEI TANTISSIMI BATTESIMI OFFICIATI DA MONSIGNOR PERNICONE - CHUESA DI SAN GIUSEPPE (PADRE FILIPPO RUBULOTTA CON PADRE BENEDETTO PERNICONE)

 

 

 

MONS. BENEDETTO PERNICONE (ARCIPRETE)  

 

NASCE A RELABUTO (EN) IL 09.03.1923 E IL 29.06.1946 E’ ORDINATO SACERDOTE

 

SOMMO SACERDOTE - BUON PASTORE - MAESTRO ED AMICO

 

MUORE A LEONFORTE (EN) IL 13 MARZO DEL 2020 c/o RSA VILLA MARIA

 

 

 

PADRE BENEDETTO PERNICONE (ARCIPRETE)

 

  

MONSIGNOR BENEDETTO PERNICONE (foto Chiesa San Giuseppe di Nissoria)

 

 

 

LEONFORTE PERDE UNO DEI SUOI SACERDOTI PIU’ AMATI, E’ MORTO PADRE BENEDETTO PERNICONE

 

 

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LEONFORTE PERDE UNO DEI SUOI SACERDOTI PIU’AMATI, E’ MORTO PADRE BENEDETTO PERNICONE

 

 

La bella storia del prete che ha educato religiosamente tre popoli: regalbutesi, nissorini e leonfortesi…

Monsignor Benedetto Pernicone, nasce a Regalbuto (EN) il 9 marzo del 1923 (muore  a Leonforte il 13 Marzo del 2020 c/o Rsa Villa Maria). Anche lui, quindi subì le sorti del periodo bellico; anche lui, e forse più degli altri, provò i crampi della fame. Da adolescente fu un “ribelle” e un futurista. L’adolescenziale vocazione giunse presto, che servì con zelo, animato dalla carità pastorale. Dal 1955 al 1988 parroco di Nissoria, presso la Chiesa di San Giuseppe; poi arciprete della Chiesa Madre San Giovanni Battista a Leonforte, oltre che Cappellano dell’Ospedale “Ferro-Branciforti-Capra” di Leonforte, di cui è stato una figura importantissima per la sua difesa. Guidò da capopopolo – il comitato “Salviamo l’ospedale di Leonforte” – e, durante una delle tante proteste (siamo a inizio degli anni duemila), l’Arciprete salì alla ribalta nazionale per aver affermato: “Se necessario per salvare l’ospedale di Leonforte sono pronto anche a imbracciare i fucili”. Inizialmente a Nissoria, poi a Leonforte, Padre Pernicone è stato punto di riferimento non solo religioso ma sociale, politico e umano. Durante il suo sacerdozio gli è toccato di vivere anni pieni di eventi, amicizie, lotte. Rispondeva sempre al bisogno degli ultimi. Attorno a lui la comunità dove svolgeva il suo mandato sacerdotale si univa. Disponibilità, creatività e ingegno: Don Benedetto Pernicone ha sempre testimoniato, con la propria vita, la forza che viene solo da Dio. Una voce e sorridente figura. Viveva con gioia la buona novella. Viveva il Vangelo e lo diffondeva con grande messaggio. Lo faceva con la gente che lo incontra e con quelle che lo andavano a cercare. Lo faceva con la fede profonda, gioiosamente, con umiltà, senza mai un qualunque umano compiacimento, con entusiasmo, col sorriso sulle labbra, aperto e cordiale, ma soprattutto con tanto amore. Un uomo che non conosceva niente di più entusiasmante di Dio e testimone eroico della vita del buon Vangelo.

 

Maurizio Di Fazio

 

 

 

PADRE BENEDETTO PERNICONE (ARCIPRETE)

 

 

 

 

 

 

PADRE BENEDETTO PERNICONE (ARCIPRETE)

 

        

MONSIGNOR BENEDETTO PERNICONE (foto Chiesa San Giuseppe di Nissoria)

 

 

 

PADRE BENEDETTO PERNICONE (ARCIPRETE)

 

 

    

 

MONSIGNOR ARCIPRETE BENEDETTO PERNICONE

 

 

PADRE BENEDETTO PERNICONE (ARCIPRETE)

 

      

  MONSIGNOR BENEDETTO PERNICONE BENEDISCE ALTARE DI SAN GIUSEPPE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PADRE BENEDETTO PERNICONE “ARCIPRETE” (foto Chiesa San Giuseppe di Nissoria)

 

                                      

 

 

 

PADRE BENEDETTO PERNICONE “ARCIPRETE” (foto Chiesa San Giuseppe di Nissoria)

 

 

                

 

 

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE   

 

 

 

 

Storica foto con tutti i preti presenti a Leonforte fino ai primi degli anni 2000 - da sinistra: padre Santangelo, padre Giunta, padre Lo Castro, padre Lo Grasso, padre La Giglia, padre Signorelli, padre Pernicone, padre Gandolfo, padre Basilotta, padre Lo Gioco.

 

(G. NIGRELLI, Gridatelo sui tetti. Padre Antonino La Giglia instancabile annunciatore del Vangelo, Euno Edizioni, Leonforte 2020, p. 45)                                                                                                                                

 

 

    

 

LE CONFRATERNITE DI LEONFORTE (EN)

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

DA SEMPRE LA CULLA E LA SCALA DI TANTISSIMI LEONFORTESI

 

 

UBICAZIONE: Spiazzo Matrice

 

ANNO DI COSTRUZIONE: 1611

 

NOTIZIE STORICHE:

 

La Chiesa a Leonforte intitolata a S. Giovanni Battista, fu edificata nel 1611 e risultava ancora incompleta, dovendosi finire la navata maggiore, le due laterali e la facciata, che era giunta solo al primo ordine. I lavori furono ripresi nel 1728, nel 1740 il principe Ercole Branciforti, commissionò ai fratelli Pietro e Paolo D’Urso di Acicatena il completamento dell’edificio così come oggi possiamo ammirarlo. Furono innalzati il coro, il transetto e la navata maggiore e fu realizzato l’oratorio del SS. Sacramento. L’interno fu rifinito in stucco secondo l’ordine composito, comprese le due Cappelle del SS. Crocifisso e di S. Giovanni nelle testate del transetto. Al suo interno si conservano pregevoli opere d’arte, come diverse tele a olio, gli affreschi rappresentanti la vita di San Giovanni, le pitture murali, alcune sculture del XVII e XVIII secolo, l’organo di Donato Del Piano, il fercolo del Cristo Morto risalente al 1650, la Vara della Madonna e rari paramenti sacri in seta e oro.

 

(fonte Comune di Leonforte)

 

 

 

 

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CHIESA MADRE-MATRICE  “SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto Giuseppe Di Gaetano - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

 

                        

 

Da sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE  “SAN GIOVANNI BATTISTA” - CAMPANILE DELLA CHIESA - LO STENDARDO PROCESSIONALE DELLA CHIESA

(foto Nuccio Di  Pasqua - Pino Di Leonforte - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

       

CHIESA MADRE-MATRICE  “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

 

IN QUESTA CHIESA SI CELEBRA LA FESTA DI MARIA SS DEL CARMELO, DICHIARATA PATRONA DI LEONFORTE CON PRIVILEGIO DEL VESCOVO DI CATANIA IL 17 SETTEMBRE 1771

 

        

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

        

Da sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE  “MADONNA DEL CARMELO” (due foto) - SANTA LUCIA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

NOTIZIE STORICHE:

 

La Chiesa Madre di Leonforte è intitolata a S. Giovanni Battista. Fu costruita sulle rovine di una preesistente chiesetta dalla quale prende nome. I lavori, per volontà della principessa Caterina, iniziarono nel 1611, continuarono fino al 1659 e furono affidati all’architetto romano Alberto Bernarini. Tuttavia tutto il lavoro fu portato a compimento soltanto nel 1740, ad opera del principe Ercole che commissionò ai fratelli Pietro e Paolo D’Urso di Acicatena il completamento dell’edificio nelle forme che si possono ammirare oggi. Nel 1738 vi si aggiunse l’oratorio del S.S. Sacramento, ampio locale annesso alla chiesa dove attualmente si riunisce la omonima confraternita. (fonte Comune di Leonforte)

 

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

       

Da sinistra: ARCIPRETE MONS. CARMELO GIUNTA (due foto) - PADRE PASQUALE GANDOLFO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

DA VEDERE:

• Tela ad olio raffigurante “La cacciata dal tempio” di Marco Antonio Raimondi, discepolo di Giulio Romano (sacrestia).
• Affreschi sulla vita di S. Giovanni (abside altare maggiore).
• Pitture murali: “Il sacrificio di Isacco” e “La cena in Emmaus”, del pittore leonfortese Angelo Baja che le realizzò nel 1949; “L’ultima cena” di autore anonimo.
• Organo, costruito da Donato Del Piano, di Napoli, restaurato nel 1999.
• Statua della Madonna del Carmelo con il beato Simone Stock, scolpita da Gaspare Lo Giudice di Lipari, e la bellissima “Vara” della Madonna eseguita da Michele La Greca di Enna.
• Fercolo col Cristo morto del 1650, posto su un altare della navata destra.
• Scultura lignea del Cristo risorto, conservata nell’oratorio del SS. Sacramento e attribuita al Quattrocchi.
• Dipinto del “Cristo Salvatore nella realtà odierna” opera del pittore leonfortese Gianni Pinna che lo realizzò nel 1999.

(fonte Comune di Leonforte)

 

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

            

CHIESA MADRE-MATRICE  “SAN GIOVANNI BATTISTA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

DESCRIZIONE:

 

Di stile barocco classicheggiante, presenta all’esterno una larga facciata riccamente decorata, con tre porte delimitate da colonne decorate e sormontate da timpani spezzati e da sculture. In alto termina con due balconate balaustrate in pietra e due grandi volute che raccordano la parte centrale alle laterali. Le finestre sono: due di forma ottagonale ed una, sopra il portale centrale, a balcone balaustrato. In alto presenta l’epigrafe in marmo con la dedica e la data di costruzione. Sul davanti una gradinata smerlata, movimenta la linearità della facciata. La torre campanaria quadrangolare, sulla parte posteriore, è di forma architettonica più severa. Molto alterata, però, risulta la visione del campanile che risulta tozzo e tagliato a causa della strada che ha affossato la base. In questo campanile nel 1883 l’Amministrazione del sindaco Michele Capra vi collocò un orologio con quattro quadranti fornito da una ditta di Catania per 2500 lire. Internamente invece è di stile neoclassico. A croce latina, con tre navate delimitate da colonne in marmo dai capitelli corinzi, è decorata nella volta e negli altari con stucchi bianchi e dorati. Dei due altari in marmo intarsiato, uno è l’originale altare di S. Giovanni Battista della primitiva chiesetta. (fonte Comune di Leonforte)

 

 

 

       CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

    

CHIESA MADRE-MATRICE  “SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

TRANQUILLITA’ E SERENITA’ NEL GRADONE DELLA CHEISA MATRICE DI LEONFORTE

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

    

CHIESA MADRE-MATRICE  “SAN GIOVANNI BATTISTA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

INTERVENTI:

Restaurata e nuovamente decorata nel 1905. A partire dal 1953, l’arciprete Antonio Laneri diede inizio ad una serie di opere di restauro e di conservazione mediante le quali la chiesa ebbe rifatto il pavimento e il consolidamento del muro perimetrale. Quest’opera di lento ma utile recupero, è stata continuata fino ai primi anni ’80 dal sacerdote Ragusa. (fonte Comune di Leonforte)

 

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

            

CHIESA MADRE-MATRICE  “SAN GIOVANNI BATTISTA - TOMBE SOTTERRANEE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

    

CHIESA MADRE-MATRICE  “SAN GIOVANNI BATTIST (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

 

          

 

CHIESA MADRE-MATRICE  “SAN GIOVANNI BATTISTA (DIPINTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

           

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

        

SAN GIOVANNI BATTISTA CI INDICA CRISTO GESU’ NELL’AGNELLO IMMOLATO CENTRO DELLA NOSTRA VITA

(foto Pagina Facebook “Chiesa San Giovanni Battista  e Santo Stefano di Leonforte)

 

 

SAN GIOVANNI APOSTOLO ED EVANGELISTA

 

Un Santo molto importante, visto che si tratta di uno degli apostoli più importanti di Gesù; fu infatti anche l’unico dei dodici apostoli ad essere presente sotto la Croce e Gesù prima di morire le affida sua Madre, fu autore del quarto Vangelo ed ecco perché San Giovanni Apostolo viene identificato come l’Evangelista. San Giovanni era il figlio di Zebedeo e Salomè e fratello dell’apostolo Giacomo il Maggiore. Prima di seguire Gesù, è stato discepolo di Giovanni Battista. San Giovanni morì all'incirca ad 80 anni ad Efeso, alla fine del primo secolo; una vita molto lunga, che dedicò alla trascrizione del Vangelo ed alla propagazione della Parola di Cristo. A Leonforte San Giovanni è venerato dalla confraternita dell'Addolorata presso la chiesa di Santo Stefano, oltre ad essere festeggiato in questo giorno, lo vediamo presente accanto a Gesù Risorto e alla Madonna durante la processione il giorno di Pasqua. (Pagina Facebook “Chiesa San Giovanni Battista  e Santo Stefano di Leonforte)

 

 

 

          

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

      

Da sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” - CRISTO RE - ALTARE MAGGIORE (foto Pagina Facebook “Chiesa San Giovanni Battista  e Santo Stefano di Leonforte)

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

    

Da sinistra: SIMULACRO DI MARIA SS IMMACOLATA SOLENNE ESPOSTO NELL’ALTARE DELLA CHIESA MADRE DI LEONFORTE (EN) - MADONNA DELLE GRAZIE - ___________ (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

       

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

       

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

   

ORATORIO DELLA CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto Fichera Vincenzo)

 

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

  

ORATORIO DELLA CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto Fichera Vincenzo)

 

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

   

ORATORIO DELLA CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto Fichera Vincenzo - Nuccio Di Pasqua)

 

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE

 

 

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA

UBICAZIONE: Via Santangelo

ANNO DI COSTRUZIONE: 1634

NOTIZIE STORICHE:

Realizzata per volontà della principessa Caterina, fu fatta costruire da N. Placido Branciforti. Attigua al palazzo principesco, serviva come cappella palatina e la famiglia vi accedeva per mezzo di un collegamento sopraelevato che immetteva nella cantoria. Questo corridoio coperto è stato demolito per fare posto all’attuale edificio scolastico. La prima costruzione, forse perché eseguita male, crollò. La chiesa fu riedificata nel 1636. Nel 1881 un incendio distrusse l’altare maggiore in legno, rovinando anche il volto della bellissima statua della Vergine, che fu restaurato a Palermo.

(fonte Comune di Leonforte)

 

 

      

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA  

DESCRIZIONE:

Di stile barocco, piccola e ad una navata, presenta una facciata movimentata dai rilievi delle modanature con un ricco portale sovrastato da una preziosa edicola contenente una lapide marmorea. Nella nicchia incastonata al centro dell’architrave del timpano è collocata una statuetta in alabastro del Santo padovano, opera dello scultore ennese Gallina. Completa la chiesa uno slanciato campanile caratterizzato da un’ elegante guglia a fasce di maiolica policroma.

 

(fonte Comune di Leonforte)

 

 

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA  

 

          

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA “VERGINE IMMACOLATA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA  

   INTERVENTI:

   Nel 1881, subito dopo l’incendio, fu rifatta sul lato esterno che dà sulla via Sott’ Arco: sono infatti visibili ampie cornici il cui vano di apertura è stato murato. Nel 1955 è stata nuovamente restaurata.

   DA VEDERE:

   - Via Crucis dipinta su tela.
   - Statua della Madonna Immacolata del ‘600.

 (fonte Comune di Leonforte)

 

 

 

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA  

 

       

 

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA “VERGINE IMMACOLATA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA  

 

          

 

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - foto Pino Di Leonforte)

 

 

 

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA  

 

       

CHIESA SANT’ANTONIO DI PADOVA (foto Angelo Cocuzza)

 

 

 

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE    

 

 

 

UBICAZIONE: Via Mercede

 

ANNO DI COSTRUZIONE: 1689

 

NOTIZIE STORICHE:

Fu edificata per opera della Congregazione di Maria SS. degli Agonizzanti per raccogliere le elemosine e riscattare i prigionieri cristiani fatti schiavi dai turchi. Lasciata prima grezza, venne fatta rifinire e decorare con pregevoli stucchi da alcuni benemeriti fedeli tra cui Silvestro e Giovanni Taccetta, Antonio Madonia, Carmelo Cipolla. Nel 1901 fu nuovamente abbellita da pitture e fu rifatto il pavimento. Le pitture sono oggi scomparse a seguito di una nuova imbiancatura avvenuta non si sa quando.

(fonte Comune di Leonforte)

 

 

 

         

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE   

 

DESCRIZIONE:

Di stile barocco-classicheggiante che si uniforma per decorazione e pietre all’architettura monumentale del paese antico, presenta una facciata decorata e ben proporzionata. Il portale, con gradinata, è sovrastato da un fregio con lapide e da una finestra rettangolare anch’ essa finemente intagliata. A pianta rettangolare, è ad una sola navata con abside, decorata da bellissimi stucchi. Interessante è l’arco della cantoria.

 

(fonte Comune di Leonforte)

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE   

 

        

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE   

 

DA VEDERE:  (fonte Comune di Leonforte)

  • Statua lignea di S. Michele Arcangelo, attribuita allo sculto re Stefano Li Volsi di Nicosia che la scolpì nella seconda metà del 600.
  • Gruppo scultoreo in gesso policromo della Madonna della Mercede con i santi Pietro Nolasco e Raimondo di Penafort che sovrasta l’arco dell’abside. Questi sono chiamati mercedari in quanto appartengono all’ordine della Vergine della Mercede per il riscatto degli schiavi, fondato nel 1218 a Barcellona.

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE   

 

        

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE   

 

          

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE   

 

        

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE   

 

   

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE “SAN MICHELE ARCANGELO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE   

       

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE   

 

        

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE   

 

   

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE “ECCE HOMO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE   

 

     

CHIESA MADONNA DELLA MERCEDE “ECCE HOMO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE

 

CHIESA DI SANTA CROCE       

 

UBICAZIONEVia Santa Croce

 

ANNO DI COSTRUZIONE: prima del 1727  

 

NOTIZIE STORICHE: Posta in posizione dominante su un’altura del monte Cernigliere, è punto di osservazione di tutto il centro storico.

 

(fonte Comune di Leonforte)

 

 

      

CHIESA DI SANTA CROCE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE    

 

NOTIZIE STORICHE:

Posta in posizione dominante su un’altura del monte Cernigliere, è punto di osservazione di tutto il centro storico. Non si conosce esattamente l’anno della fondazione. Sicuramente nel 1727 il sacerdote Vincenzo Basilotta la donò alla omonima confraternita. A partire dal 1776 fu affidata al sacerdote Stefano Costantino che fece costruire la volta, la navata e varie decorazioni con stucchi. Restaurata in seguito al crollo della volta, nel 1846 i padri Liquorini venuti a Leonforte per fare gli esercizi spirituali, convinsero i fedeli ad innalzare, a rappresentazione del Golgota, tre croci. Per molti anni rimase in stato di abbandono fino a quando fu ricostruita per volontà di Santo Puleo cosicché il 16 luglio 1858 fu nuovamente restituita al culto.

(fonte Comune di Leonforte)

 

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE    

 

     

CHIESA DI SANTA CROCE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE

   

     

CHIESA DI SANTA CROCE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE    

 

          

CHIESA DI SANTA CROCE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE    

DESCRIZIONE:

Presenta una lineare facciata in pietra, movimentata dal portale d’ingresso di stile barocco dotato di due eleganti colonne tortili e dalla loggetta campanaria inglobata nella facciata stessa. È ad una navata, a pianta rettangolare con abside e cappella laterale. La sua posizione e la via Calvario fanno da luogo deputato naturalmente alla processione del Venerdì Santo e della Passio, e all’allestimento del Santo Sepolcro.

 

(fonte Comune di Leonforte)

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE    

 

     

CHIESA DI SANTA CROCE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE    

 

       

CHIESA DI SANTA CROCE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE

 

    

CHIESA DI SANTA CROCE

 

Gli amabili resti della chiesa di S. Croce (1727). Frammenti di storia e devozione che si sgretolano inesorabilmente. Si riesce ancora a intravedere la sinuosa bellezza delle colonne rococò attorcigliate, che paiono gridar vendetta ai quattro venti. (da “Leonforte Da Amare” - Dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE

 

    

CHIESA DI SANTA CROCE (foto Angelo Cocuzza)

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE

 

CHIESA SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO  

 

La chiesa a Leonforte dedicata a Maria SS. Del Carmelo esisteva già, quando nel 1661 fu ingrandita da Nicolò Placido Branciforti. Tuttavia le forme attuali risalgono al 1785, mentre l’interno fu completato solo nel 1899. L’attiguo Convento rimase in uso fino al 1857 finché non andò in rovina. All’interno è conservata la pietra che secondo la tradizione fu depositata da un untore nell’acquasantiera per diffondere la peste, il cui contagio fu scampato grazie all’intercessione dalla Madonna. Da annoverare è inoltre la festa dedicata alla Madonna del Carmelo, che qui a Leonforte, è celebrata il 16 agosto anziché il 16 luglio, giornata della festa liturgica, perché anticamente i cittadini, perlopiù contadini, erano impediti nel festeggiamento della Santa Patrona, perché impegnati nella raccolta del grano nei campi. La festa è preceduta da 9 giorni di preghiera, dove i devoti ringraziano la Madonna per aver salvato il popolo leonfortese dall’epidemia della peste. (fonte: BeWeB - Beni Ecclesiastici in Web)

 

      

CHIESA SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO 

   

CHIESA SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO

 

Prima ancora che fosse fondato Leonforte, questa chiesa esisteva e veniva officiata dai monaci Carmelitani di Assoro, che venivano a celebrarvi messe ed a mantenere il culto religioso nella colonia di Tavi. Dal 1619 la gestione cultuale venne officiata dai frati scalzi del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco, per i quali il principe Nicolò Placido Branciforte fece costruire un convento attiguo alla chiesa. Dal 1612 al 1624, in mancanza di chiese parrocchiali, questa ne faceva l’ufficio e dunque in essa si amministravano i sacramenti. Nell’anno 1651 fu restaurata ed ingrandita per opera del principe fondatore Nicolò Placido Branciforte. Con l’andare del tempo, la chiesa minacciava di crollare e i PP. del Terz’Ordine Regolare di S. Francesco, nel 1785, a proprie spese, la costruirono dalle fondamenta come oggi si osserva. Questi non si curarono però di abbellirla e di intonacarla. In uno stato rustico durò fino al 1899 quando venne completamente restaurata.  Con l'emanazione delle leggi eversive (1866) e la conseguente soppressione degli ordini religiosi, la chiesa della Madonna del Monte Carmelo, fu affidata alle cure del clero secolare. Interventi successivi di restauro ci presentano le condizione odierne non ottimali della chiesa; la quale manca della volta (crollata) e di gran parte del pavimento. All’interno è conservata la pietra che, secondo la tradizione, fu depositata da un untore nell’acquasantiera per diffondere la peste, il cui contagio fu scampato grazie all’intercessione dalla Beata Vergine la quale fece prosciugare l'acqua. (Wikipedia)

 

CHIESA SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO 

     

CHIESA DI SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

Il suo nome completo è Chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo, ma nella zona è pure conosciuta come “A chesa du munti o du Carminu”. Si trova a Leonforte  in provincia di Enna da cui dista poco più di 20 Km,  ed è situata a circa 600 metri s.l.m. quasi al centro del sistema montuoso degli Erei. La chiesa, la cui costruzione è databile tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600, antecedente alla fondazione della città stessa avvenuta durante la baronia dei Tavi, si trova a pochi passi della ben più famosa Gran Fonte, ed è caratterizzata da una facciata in stile neoclassico con pilastri. Fu ingrandita e restaurata nel 1661 da Nicolò Placido Branciforti e  ricostruita sul finire del settecento dai Padri del Terzo Ordine di S. Francesco; l’interno fu a sua volta completato solo nel 1899 per volontà del Sac. F. Scelfo. Attiguo alla chiesa esisteva anche un convento rimasto in uso fino al 1857 ma successivamente dismesso. Una particolare curiosità è legata a questo luogo di culto; al suo interno infatti, protetta da una piccola grata metallica, è ancora conservata una pietra che, secondo la tradizione, fu posata dentro l’acquasantiera da un untore per diffondere il contagio della peste. Ma un miracolo della Madonna del Carmelo impedì tale contagio e così Leonforte fu salvata dal terribile flagello. Sempre all’interno della chiesa, costituita da una sola navata, si conservano alcune pregevoli opere tra cui: un olio su tela che raffigura Sant’Anna e delle statue lignee policrome del ‘600 di San Vito, San Giacomo, e della stessa Madonna del Carmine. (di Nando Cimino)

 

CHIESA SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO 

 

      

CHIESA DI SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO (prime due  foto da sinistra  trovate nel web senza indicazione dell’autore - foto mariacristina)

 

 

CHIESA SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO 

   

CHIESA DI SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO (*) (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

* nella zona è pure conosciuta come “A chiesa du munti o du Carminu

 

CHIESA SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO 

 

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SAN BIAGIO VESCOVO E MARTIRE (*) (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

(*) San Biagio Vescovo e Martire nacque a Sebaste nell'Armenia. Passò la giovinezza fra gli studi, dedicandosi in modo particolare alla medicina. Al letto dei sofferenti curava le infermità del corpo, e con la buona parola e l'esempio cristiano cercava pure di risanare le infermità spirituali.  Fra i tanti miracoli vi è quello di una povera donna che, tenendo il suo povero bambino moribondo sulle sue braccia, scongiurava con molte lacrime il Santo a chiedere a Dio la guarigione del figlio. Una spina di pesce gli si era fermata in gola e pareva lo volesse soffocare da un momento all'altro. San Biagio, mosso a compassione di quel bambino, sollevò gli occhi al cielo e fece sul sofferente il segno della croce e il bambino fu guarito. Ecco perché San Biagio viene venerato come il protettore del mal di gola. Morì Martire dopo essere stato lungamente battuto e sospeso ad un legno, ove con pettini di ferro gli furono lacerate le carni. (Pagina Facebook “San Giovanni Battista e Santo Stefano di Leonforte”)

 

 

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE

 

 

La chiesa di San Giuseppe fu costruita a spese del sac. Tommaso Crimì come si denota dall’iscrizione posta nel frontespizio della chiesa. La chiesa fu affrescata dal celebre pittore fiammingo Guglielmo Borremans, con personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento ma «per l’imperizia dei maestri fabbrili la volta fece una terribile scossa, di maniera che si aprì una grandissima fessura in quella parte ove fu dipinta la gloria del patriarca San Giuseppe». La volta fu successivamente riparata ma gli affreschi rimasero danneggiati e mancanti in parte. Il Sac. Giuseppe Napoli fece adornare la chiesa con puttini a stucco, dipingere la volta dal sig. Vincenzo Scillia da Castrogiovanni e ritoccare pure la pittura del cappellone e lo scudo dorico maggiore. La chiesa venne eretta parrocchia nel 1941 e il primo parroco fu il sac. Angelo Sinardi. Sotto il pavimento della chiesa è collocata una cripta funeraria. In essa furono tumulati i defunti della comunità ecclesiale di San Giuseppe fino al 1885, anno in cui fu portata a termine la realizzazione del cimitero comunale. La cripta in questione venne scoperta nel corso dei lavori di restauro della chiesa voluti dal parroco di allora sac. Giuseppe Lo Castro.  La chiesa di San Giuseppe custodisce al suo interno un organo a canne, costruito dall'acese Sebastiano Calcerano Platania nel 1866 su commissione della confraternita della SS. Trinità operante nella chiesa di San Giuseppe. È collocato nella cantoria posta di fronte all'altare maggiore. L'organo, che ormai versava in pessime condizioni, venne restaurato nell'anno 2003. Esso, complessivamente, consta di oltre quattrocento canne e dieci registri.  Nel 2014 per volere del parroco Filippo Rubulotta, con fondi C.E.I. e risorse parrocchiali, sono stati restaurati gli affreschi della volta (contenente tre medaglioni nei quali sono raffigurati - nell'ordine di entrata - Lo SposalizioLa Natività, e La Sacra Famiglia) e il cappellone absidale nel quale è raffigurata La gloria di San Giuseppe. Successivamente sono stati restaurati anche gli affreschi del presbiterio (raffiguranti La fuga in Egitto e Il sogno di Giuseppe) e una tela raffigurante Il transito di San Giuseppe, la quale è stata posta nella sua posizione originaria (come si denota da documenti di visite pastorali) al centro del presbiterio, sopra l'altare. I tre dipinti (i due affreschi laterali e la tela) formano un trittico dipinto dal fiammingo Guglielmo Borremans. (Wikipedia)

 

 

 

 

Da sinistra: CHIESA DI SAN GIUSEPPE - MONSIGNOR GIUSEPPE LO CASTRO

           

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE

 

         

SAN GIUSEPPE c/o CHIESA DI SAN GIUSEPPE (prime due foto da sinistra trovate nel web senza indicazione dell’autore - foto Crimi)

 

 

 

Ti onoriamo, o glorioso San Giuseppe! Perché sei il Santo più onorato del cielo e della terra!

 

Ti onoriamo, o glorioso San Giuseppe! perché sei il Santo più onorato del cielo e della terra.

Dio Padre ti onorò affidando alla tua custodia il suo Figlio Gesù e la sua Figlia Maria, i due tesori più amati del suo cuore. Gesù ti onorò chiamandoti Padre, obbedendoti e affidando la sua vita e la sua cura nelle tue mani. Lo Spirito Santo ti onorò consegnandoti la sua Sposa, la Vergine Maria.

O Patrono della Chiesa Universale, la città di Leonforte ti invoca con perseveranza, con entusiasmo e amore sempre crescente a soccorso di tutte le difficoltà.

Santo veneratissimo, ti chiediamo di aiutarci nelle difficoltà e consolarci in tutte le tribolazioni che in questo momento di grande crisi sociale attanaglia tutte le famiglie.

Padre dei lavoratori illumina le menti dei nostri governanti affinché possano incentivare le attività produttive di beni e servizi essenziali per la ripresa economica fonte di sostentamento per gli uomini.

Ti supplichiamo perché tu possa far comprendere all’uomo che da quando fu giustamente scacciato dai giardini dell’Eden, il lavoro è divenuto necessario per soddisfare i suoi bisogni primari e non deve mai essere fonte di speculazione e sfruttamento da parte di nessuno, perché a nulla vale il vil denaro se non si producono beni fondamentali per la vita che si possono acquistare.

Fa o san Giuseppe che la dignità umana venga rispettata in tutti i luoghi di lavoro del mondo e non sia invece trascurata e annullata a favore della concorrenza sleale col solo scopo di abbassare i prezzi di mercato a scapito, invece, della salubrità e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Glorioso Patriarca ti preghiamo perché nelle tue intercessioni puoi volgere una particolare attenzione all’eliminazione di tutte le morti bianche che avvengono per leggerezza ed incuria nei siti lavorativi.

Tu che hai avuto l’onore di essere lo sposo di Maria proteggici in tutte le disgrazie della vita, e assistici nel momento delicatissimo del trapasso.

Ricordati dei nostri tantissimi fratelli Leonfortesi tuoi devoti, che in cerca di lavoro si sono dovuti allontanare dal paese natio e si trovano sparsi nel mondo nostalgici delle loro origini.

Padre putativo di Gesù in terra aiutaci a ritrovare la fede smarrita dalle tante degenerazioni della vita moderna e prendendo esempio dalla tua umiltà, pazienza e incrinazione all’obbedienza, facci riscoprire l’amore dell’unione fraterna linfa vitale di una Comunità.

Allontana da noi la malizia, la critica malvagia figlia dell’invidia che produce solamente odio e disperazione, contemplando invece con il silenzio e l’intercessione dello Spirito Santo la pace e la serenità nella convivenza.

In dignità e grazia, in santità e gloria, solo tu o San Giuseppe, dopo Maria, sei più onorato da Dio e dagli uomini.

Aiuta quelle famiglie che fuggono dai loro paesi di origine per sfuggire alle razie di feroci e sanguinari governatori idealisti, costretti ad affrontare mille rischi per trovare una terra dove sperano di poter vivere con serenità e trovare la giusta accoglienza.

Chi segue il tuo esempio potrà definirsi un buon padre, un buon marito, un buon lavoratore, un uomo dedito al benessere della propria famiglia e della comunità a cui appartiene e attraverso la fede essere accolto nel regno dei cieli.

Noi Tutti speriamo e confidiamo in Te, perché in vita possiamo conoscere, amare e servire Gesù come tu col tuo esempio ci hai insegnato a fare.

Amen.

(sito Comune di Leonforte)

 

 

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE

 

    

CHIESA DI SAN GIUSEPPE “SACRA FAMIGLIA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE

 

   

CHIESA DI SAN GIUSEPPE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

GLORIFICAZIONE DI SAN GIUSEPPE, GUGLIELMO BORREMANS (SEC. XVIII), AFFRESCO VOLTA CHIESA DI SAN GIUSEPPE LEONFORTE. ELABORAZIONE GRAFICA DI CLUADIO BENINTENDE

 

         

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE

 

    

CHIESA DI SAN GIUSEPPE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE

 

    

CHIESA DI SAN GIUSEPPE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE

 

    

CHIESA DI SAN GIUSEPPE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SAN GIUSEPPE

 

 

    

CHIESA DI SAN GIUSEPPE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 

 

 

UBICAZIONE: Salita Annunziata

 

ANNO DI COSTRUZIONE: primi del ‘700

 

NOTIZIE STORICHE:

Costruita con molta probabilità da maestranze locali prima del 1707, fu completata per volontà testamentaria della signora Rosalia Leggio Vitale. In seguito a diroccamento, nel 1758 fu riedificata dal sacerdote Nunzio Fiorenza. Passata ai Padri del Terzo Ordine di S. Francesco, dopo il 1815 fu ingrandita secondo le proporzioni attuali. Nel 1884 ad opera del parroco Salvatore Parano, fu del tutto completata, ornata di stucchi e costituita in parrocchia. Nel 1891 fu abbellita la facciata e vi fu posto l’orologio al centro del timpano di coronamento, acquistato da una ditta di Novara per 2.500 lire.

(sito Comune di Leonforte)

 

 

 

      

Da sinistra: CHIESA DELL’ANNUNZIATA - PADRE ANGELO SIGNORELLI (due foto, di Debole Vanadia Santo)

 

 

 

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 

 

      

Da sinistra: CHIESA DELL’ANNUNZIATA - PADRE ANGELO SIGNORELLI  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

DESCRIZIONE:

Si accede alla chiesa con una ripida gradinata in pietra lavica ed un piccolo sagrato. Di stile settecentesco, la facciata è marcata da lesene e culmina con un timpano triangolare ai cui lati sono due loggette campanarie.

Internamente è a pianta rettangolare con unica navata e abside, decorata con stucchi e pitture. (sito Comune di Leonforte)

 

 

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 

      

MOMENTI RELIGIOSI c/o CHIESA DELL’ANNUNZIATA (IN FOTO PADRE ANGELO SIGNORELLI) (foto Debole Vanadia Santo)

 

 

LA FESTA DELL’ANNUNZIATA “Primavera mariana a Leonforte”

Con l’arrivo del parroco Signorelli, a partire dal 1953, pian piano la festa fu del tutto rivalutata e valorizzata. In quegli anni la confraternita dell’Annunziata scomparve e il simulacro non fu portato più a spalla con l’antica vara di noce e per il trasporto fu usato un camioncino, appositamente addobbato. Scomparve pure la bella tradizione della presenza degli stendardi delle diverse confraternite della città che con i loro movimenti e i loro colori davano alla festa una particolare atmosfera. Negli anni che seguirono, il parroco Signorelli, volendo dare maggiore risalto alle celebrazioni cittadine, scartò la data del 25 marzo, che normalmente cade in pieno periodo quaresimale, tempo liturgico in cui non è concesso dare alle feste un eccessivo sfarzo celebrativo, andando a celebrare con solennità la festa dell’Annunziata nella seconda domenica di maggio, in concomitanza della festa della mamma. Ne fece, poi, una delle più importanti feste religiose di Leonforte, quasi a superare per bellezza la festa patronale. I caratteri tipici della festa erano: ricca illuminazione artistica che abbelliva non solo la facciata e la piazza della chiesa ma anche l’intero corso Umberto, drappi di velluto rosso che ornavano l’interno e l’esterno della chiesa, predicatori di fama per il novenario, mortaretti e fuochi d’artificio, sorteggi con premi di lusso come automobili (famose le Fiat 850), spettacoli musicali, varie sfilate della locale banda musicale e omaggio alla Madonna fatto da sbandieratori e majorettes. Tipica era inoltre la Solenne Messa celebrata al termine della processione in piazza Annunziata o in piazza Carella. (S. CIURCA, L’Annunziata. Chiesa, Parrocchia e Confraternita dalle origini ai giorni nostri, Euno Edizioni, Leonforte 2010, p. 122.)

 

 

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 

         

CHIESA DELL’ANNUNZIATA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

INTERVENTI:

Per iniziativa del parroco Angelo Signorelli, mediante cospicui finanziamenti regionali e generose offerte dei fedeli, è stata totalmente restaurata nel 1983 sotto la direzione dell’architetto leonfortese Salvatore Lo Gioco. Gli interventi hanno riguardato la copertura esterna, la volta, la pavimentazione, l’intonacatura interna e i vari elementi sacri.

 

DA VEDERE:

• Gruppo policromo dell’Annunziata (scultura in gesso).
• Statua della Maddalena del ‘700 (in cartapesta).
• Affreschi della volta ridipinti da Giuseppe Emma di S. Cataldo.
• Tabernacolo in onice del Pakistan, internamente decorato con simboli in oro zecchino.
• Moderna Via Crucis in legno.

 

(sito Comune di Leonforte)

 

       

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 

      

Da sinistra: CHIESA DELL’ANNUNZIATA - LA MADONNINA DEL CERNIGLIERE CHE VEGLIA SU LEONFORTE DAL MONTE (*) (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - seconda foto da sinistra di Federica La Neve)

 

 (*) I tetti del mio paese guardano tutti verso la Madonnina. E Lei sta lì, a guardare la sua gente e quell’angolo di mondo sospeso tra terra e cielo.

           

 

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 

     

CHIESA DELL’ANNUNZIATA - MARIA SS. ANNUNZIATA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 

      

CHIESA DELL’ANNUNZIATA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 

         

 

CHIESA DELL’ANNUNZIATA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE

 

CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA 

 

 

UBICAZIONE: Piazza San Francesco

 

ANNO DI COSTRUZIONE: 1721

 

NOTIZIE STORICHE:  

 

Eretta, come si può rilevare dall’architrave della porta d’ingresso, per contribuzione dei fedeli. Nel 1774 è stata decorata dal sacerdote Paolo Gagliano che fece costruire anche la sacrestia.

 

(sito Comune di Leonforte)

 

       

CHIESA DI SAN FRANCESCO (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Nuccio Di Pasqua)

                                                                                                                                                                                   

DESCRIZIONE:

Chiesetta ad una navata a pianta rettangolare con piccolo sagrato antistante chiuso da cancellata e loggetta campanaria inglobata nella facciata. All’interno sono presenti poche decorazioni pittoriche di recente fattura.

 

(sito Comune di Leonforte)

 

 

 

CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA 

 

 

 

CHIESA DI SAN FRANCESCO “INTERNO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA 

 

 

   

CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

Piccola chiesa con facciata a capanna, preceduta da un piccolo sagrato chiuso da una cancellata in ferro. L'interno si presenta ad unica navata a pianta rettangolare, voltata a botte. La chiesa non presenta nessun elemento decorativo di rilievo. Pianta rettangolare ad aula unica. Piccola sagrestia rettangolare sul lato destro dell'aula. Impianto strutturale Muratura continua in pietra locale. Volta a botte, tetto a doppia falda con copertura in coppi di cotto. (fonte: BeWeB - Beni Ecclesiastici in Web)

 

 

 

CHIESA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA    

 

  

   

MOMENTI DI RELIGIOSITA’… SAN FRANCESCO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (VECCHIO)

 

 

La chiesetta del Salvatore era stata fondata nel 1912, in territorio allora extraurbano, dal pio e colto sacerdote leonfortese don Salvatore Varveri che l’aveva eretta a proprie spese.

 

(G. NIGRELLI, Gridatelo sui tetti. Padre Antonino La Giglia instancabile annunciatore del Vangelo, Euno Edizioni, Leonforte 2020, p. 45)

 

 

 

    

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE “VECCHIO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

La piccola chiesa si affaccia su un piccolo sagrato chiuso da inferriate. La facciata a campanile in pietra locale, rispecchia la tipologia della chiese rurali. L'interno è a pianta quadrata, con solaio piano. Nessun elemento decorativo di rilevo. Impianto strutturale Muratura perimetrale continua. Copertura a falde in coppi di cotto.

 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (VECCHIO)

 

             

(foto d’archivio pubblicate in: G. NIGRELLI, Gridatelo sui tetti. Padre Antonino La Giglia instancabile annunciatore del Vangelo, Euno Edizioni, Leonforte 2020, p. 45)

 

 

 

CHIESA DEL SS SALVATORE  “VECCHIO”

 

UBICAZIONE: Via Capra

 

ANNO DI COSTRUZIONE: 1912

 

NOTIZIE STORICHE:

Sorta come cappella rurale ad opera del sacerdote Salvatore Varveri che la ingrandì nel 1924 lasciando a futura memoria di questa intraprendente volontà un riquadro ligneo inserito nel soffitto del locale preposto, a mo’ di vestibolo, alla chiesetta vera e propria. Nel 1959, in considerazione di nuovi insediamenti abitativi nella zona circostante, fu elevata a parrocchia.

DESCRIZIONE:

Piccola chiesa a pianta quadrata con sagrato antistante chiuso. E’ l’ultimo degli edifici sacri storici della città.

(fonte Sito Ufficiale Comune di Leonforte)

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (VECCHIO)

 

 

         

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE “VECCHIO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

La piccola chiesa si affaccia su un piccolo sagrato chiuso da inferriate. La facciata a campanile in pietra locale, rispecchia la tipologia della chiese rurali. L'interno è a pianta quadrata, con solaio piano. Nessun elemento decorativo di rilevo. Impianto strutturale Muratura perimetrale continua. Copertura a falde in coppi di cotto. (fonte: BeWeB - Beni Ecclesiastici in Web)

 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (VECCHIO)

 

         

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE “VECCHIO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

           

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (VECCHIO)

 

 

 

           

 

Da sinistra: CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE VECCHIO - TRASFIGURAZIONE DI CRISTO SALVATORE (CHIESA SS. SALVATORE VECCHIO)

 

                                         

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (VECCHIO)

 

 

    

 

          

           

           

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (VECCHIO)

 

 

   

 

Da sinistra: PADRE ANTONINO LA GIGLIA - CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE VECCHIO (foto Giacinto Di Fazio - Pino Di Leonforte)

 

 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (VECCHIO)

 

 

            

 

Da sinistra: PADRE ANTONINO LA GIGLIA - LA STATUA DEL SS SALVATORE POSTA NEL SAGRATO DELLA CHIESETTA - PADRE FILIPPO RUBULOTTA EX PARROCO DEL SS. SALVATORE

 

(foto tratte dal libro di Enzo Barbera “Appunti di storia leonfortese”)

 

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

 

(nella foto in alto, Padre Domenico Bannò, ATTUALE PARROCO)

 

 

Mons. Clemente Gaddi, vescovo di Nicosia il 6 gennaio 1958 istituiva la nuova parrocchia del SS. Salvatore di Leonforte indicandone i confini; il 21 dicembre 1958 ne nominava parroco padre Antonino La Giglia.

 

(G. NIGRELLI, Gridatelo sui tetti. Padre Antonino La Giglia instancabile annunciatore del Vangelo, Euno Edizioni, Leonforte 2020, p. 45)

 

 

        

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE “NUOVO” (foto Filippo Stanzù)

 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE “NUOVO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CAMPANILE ALTO 65 METRI

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

Cattussgsffsra   

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE “NUOVO” (foto Vincenzo Camiolo - Sigismondo Novello)

 

 

CHIESA DEL SS SALVATORE “NUOVO”

UBICAZIONE: Via Sicilia 

ANNO DI COSTRUZIONE: 1959

 

NOTIZIE STORICHE:

 

E’ stata edificata, poco distante dalla primitiva chiesetta, mediante l’utilizzazione di cospicui fondi regionali, per l’instancabile opera del parroco Antonino La Giglia.

DESCRIZIONE:

Progettata dall’architetto Ludovico Martellucci, presenta una struttura architettonica moderna, senza navate, dall’ampia facciata a vetri, con ampie scalinate laterali ed uno slanciato campanile. Gli arredi sono di linea moderna.

(fonte Sito Ufficiale Comune di Leonforte)

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

 

            

(foto d’archivio pubblicate in: G. NIGRELLI, Gridatelo sui tetti. Padre Antonino La Giglia instancabile annunciatore del Vangelo, Euno Edizioni, Leonforte 2020, p. 45)

 

IL FRANCESCANO FRATE CLEMENTE COADIUVO’ PADRE LA GIGLIA AGLI INIZI DEL SUO PARROCATO

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

 

      

(foto d’archivio pubblicate in: G. NIGRELLI, Gridatelo sui tetti. Padre Antonino La Giglia instancabile annunciatore del Vangelo, Euno Edizioni, Leonforte 2020, p. 45)

 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

 

          

GUARDATE CHE BELLEZZA…  IL TEMPIO DEL SALVATORE (terza foto da sinistra): PADRE SANTO BASILOTTA)

 

La nuova chiesa del SS. Salvatore, con la sua architettura moderna e il suo campanile si erge su tutte le case e i palazzi del territorio parrocchiale.

                         (G. NIGRELLI, Gridatelo sui tetti. Padre Antonino La Giglia instancabile annunciatore del Vangelo, Euno Edizioni, Leonforte 2020, p. 45)

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

 

CURIOSITA’:

Fino a poco tempo fa era presente un’antica Via Crucis dipinta ad olio proveniente dalla chiesa di S. Agata che sorgeva in via Pentolai, poi diroccatasi e mai più ricostruita. Ignoti ladri l’hanno rubata. La stessa è stata sostituita da una serie di pitture realizzate da artisti locali. La chiesa è sede della radio parrocchiale “Onda Libera”.

(fonte Sito Ufficiale Comune di Leonforte)

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

 

            

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE “NUOVO” (foto Fichera Vincenzo - Di Leonforte Pino)

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

 

    

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE “NUOVO” (foto Fichera Vincenzo)

 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

PADRE ANTONINO LA GIGLIA

 

PRIMO E STORICO PARROCO DELLA CHIESA DEL SS. SALVATORE DI LEONFORTE

 

Nel 1977 diede vita, assieme all’allora giovane sacerdote Filippo Mammana, adesso missionario in Tanzania, a radio Onda Libera. La Giglia è nato a Nicosia (EN) il 7 febbraio 1925, ordinato sacerdote il 3 luglio 1949, per otto anni Cappellano nella Chiesa San Giovanni Battista (Matrice) di Leonforte (EN), e dal gennaio 1958 fino al 1993 fu Parroco della Chiesa del Ss Salvatore, dando vita a diverse iniziative sociali. Amava particolarmente la radio che negli anni ’80 diventava l’emittente della Diocesi di Nicosia (EN), con referenti otto comuni della Diocesi. E’ deceduto a leonforte (EN) il 15 settembre del 2011 all’età di 86 anni. (Vivienna 16/09/2011)

 

                                                          

 

(foto d’archivio pubblicate in: G. NIGRELLI, Gridatelo sui tetti. Padre Antonino La Giglia instancabile annunciatore del Vangelo, Euno Edizioni, Leonforte 2020, p. 45 - foto Pino Di Leonforte)

 

 

 

                            

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

 

       

 

Alla presenza del vescovo Salvatore Muratore e di un pubblico delle grandi occasioni, nella chiesa del SS Salvatore di cui fu parroco dal 1958 al 1993, a nove anni dalla sua morte, è stato presentato il libro “Gridatelo sui tetti”, Euno Edizioni, una biografia sulla figura di padre Antonino La Giglia scritta dallo storico Giuseppe Nigrelli grazie alle “proficue indicazioni di Francesco Librizzi e di Emilio Barbera e alla premura costante e appassionata, animata da somma dedizione per l’indimenticabile parroco” di Pina Muratore.

 

    Una figura poliedrica, “ instancabile annunciatore del Vangelo”, dal 23 dicembre 1976 anche mediante Radio Onda Libera, che gli consentì di fare arrivare il messaggio di salvezza del Cristianesimo anche agli ammalati.

   “L’uomo e il sacerdote che ha saputo amare”, per don Domenico Bannò, attuale parroco della sua parrocchia.

   ”Un uomo presbitero”, per don Santo Blando, suo aiuto-vice parroco negli anni Settanta.

   ” Un uomo del fare, un sacerdote che dava la carica”, per il missionario don Filippo Mammano, suo vice parroco dal 1976 al 1980.

   “Pastore e maestro del popolo di Dio”, per don Santo Basilotta” suo successore in parrocchia dal 1993 al 2011.

   “Un amministratore fedele” con “la passione per la comunità di Leonforte e per ogni persona, per le comunicazioni sociali, che profumava del profumo del suo popolo”, che ha preso alla lettera la parola evangelica “Quello che avete sentito nel segreto gridatelo sui tetti”, per il vescovo di Nicosia mons. Salvatore Muratore.

   “Un pilastro della nostra comunità per l’insegnamento umano, morale, religioso, un presbitero che correva sempre con il breviario nelle mani, che con umiltà, prima di altri, ha saputo incarnare il messaggio di dialogo e accoglienza del diverso del Concilio Vaticano Secondo ”, per l’insegnante e dottore in sacra liturgia Angelo Plumari.

   “Gridatelo sui tetti”, un libro, per Angelo Plumari, in cui “c’è la storia di Leonforte, che invita a mantenere la nostra memoria”.

   Un’opera che “rimarrà nella storia e nella cultura della comunità leonfortese”, per il sindaco Carmelo Barbera.

   Un libro  da leggere tutto di un fiato per la ricchezza di testimonianze e notizie su un uomo e un sacerdote che ha vissuto in pieno “la sua fede e il Vangelo”.

   Come annunciato dall’editore Emilio Barbera, il ricavato della vendita del libro, al netto delle spese, sarà speso per realizzare nella chiesa del SS. Salvatore di Leonforte una lapide in sua memoria.

 

   di Giuseppe Sammartino (25 gennaio 2020)

 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

 

     

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE “NUOVO” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

      

CHIESA DEL SS SALVATORE “NUOVO” (ALTARE MAGGIORE - MADONNA DELLA PACE - IL SANTISSIMO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE “NUOVO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA DEL SANTISSIMO SALVATORE (NUOVO) 

     

MONSIGNOR ANTONINO LA GIGLIA

(foto d’archivio pubblicate in: G. NIGRELLI, Gridatelo sui tetti. Padre Antonino La Giglia instancabile annunciatore del Vangelo, Euno Edizioni, Leonforte 2020, p. 45)

 

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO  

 

 

UBICAZIONE: Via Garibaldi

 

ANNO DI COSTRUZIONE: 1657-1772 

 

 

 

 

(foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

NOTIZIE STORICHE:

Piccolo capolavoro di architettura settecentesca, la chiesa di Santo Stefano domina la vallata sui cui sorge. La facciata, in conci squadrati di pietra locale di San Giovanni, rende l'insieme lineare con la presenza di finestre e portali scolpiti a bassorilievo. L'interno è a pianta ottagonale con luminosa volta divisa a vele, decorata con stucchi bianchi e dorati. Sul lato sinistro si prolunga con l'originaria cappella sacramentale, oggi ristrutturata. In fondo vi è l'abside con altare maggiore che funge anche da presbiterio. (sito Comune di Leonforte)

 

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

 

     

CHIESA DI SANTO STEFANO (foto Fichera Vincenzo - Pino Di Leonforte)

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

   

Da sinistra: CHIESA DI SANTO STEFANO - CRIPTA FUNERARIA S. STEFANO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

La Chiesa a Leonforte intitolata a Santo Stefano eretta per volere del ricco mercante Giovan Battista Falciglia nel 1657, sul luogo dove sorgeva una chiesetta normanna, era inizialmente dedicata alle Anime del Purgatorio. Nel 1754 fu ricostruita sotto la direzione del capomastro Saitta in quelle che sono le sue  forme attuali, che presentano una semplice facciata settecentesca, in pietra locale di San Giovanni, caratterizzata da portali scolpiti, ed un particolare campanile con copertura conica mosaicata. L’interno, a pianta ottagonale, è decorato con gli stucchi di Pietro D’Urso del 1758 e custodisce in una cappella il sarcofago del primo fondatore, un pregevole organo e, sull’altare maggiore, una tela raffigurante le Anime del Purgatorio. Dal 1950 è stata costruita la canonica e si è provveduto alla ristrutturazione del pavimento, del tetto e del sagrato.

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

                    

PADRE SALVATORE SANTANGELO * (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

*) Un sacerdote che con la sua parola dolce, lenta ed inclusiva, e con la sua umiltà e bontà, è stato l’amico spirituale di tutti i leonfortesi. Leonforte, con la sua scomparsa,  avvenuta il 7.11.2020, ha perso uno dei suoi sacerdoti più amati.  (Maurizio Di Fazio)

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

       

In foto L’ARCIPRETE CARMELO GIUNTA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

Una parte dell’edificio, più precisamente la cappella sacramentale di S. Stefano Protomartire con annessa torre campanaria, con molta probabilità esisteva prima che la città venisse fondata. Ampliata, restaurata e modificata nel 1657 per iniziativa di Giovan Battista Falciglia, un ricco mercante di Nicosia, fu dedicata alle anime del Purgatorio. Ricostruita nella sua forma attuale nel 1772 sotto la direzione del capomastro Carmelo Saitta per volontà del sacerdote Giovan Battista Lambusta, fu dedicata a Santo Stefano. (sito Comune di Leonforte)

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

       

CHIESA DI SANTO STEFANO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

 

                 

Da sinistra: SANTO STEFANO (*) - PADRE SALVATORE SANTANGELO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

(*) S. Stefano è stato il primo dei sette diaconi scelti dalla comunità cristiana perché aiutassero gli apostoli nel ministero della fede. Venerato come santo da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi, fu il protomartire, cioè il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo. Il suo martirio è descritto negli Atti degli Apostoli dove appare evidente sia la sua chiamata al servizio dei discepoli sia il suo martirio, avvenuto per lapidazione, alla presenza di Paolo di Tarso che in seguito si convertì lungo la via di Damasco. S. Stefano è venerato come protodiacono e protomartire. Il primo epiteto è dovuto al fatto che fu il primo e forse il più importante dei diaconi eletti in Gerusalemme. Il secondo è associato al suo nome sebbene il suo martirio sia cronologicamente preceduto da quello di Giovanni il Battista, morto per decollazione. (Pagina Facebook “San Giovanni Battista e Santo Stefano di Leonforte”)

 

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

        

 

SANTO STEFANO (foto Pagina Facebook “San Giovanni Battista e Santo Stefano di Leonforte”)

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

DESCRIZIONE:

 

Di stile settecentesco presenta una facciata, squadrata in pietra locale di S. Giovanni, molto lineare con finestre e portali scolpiti a bassorilievo. Il campanile quadrangolare, di epoca più antica, presenta una copertura conoidale, decorata con disegni geometrici a mosaico policromo. La torre campanaria e la cappella sacramentale affiancano l’edificio centrale. Internamente, è a pianta ottagonale con luminosa volta divisa a vele, decorata da Pietro D’Urso nel 1758 con finissimi stucchi bianchi e dorati. In fondo si trova l’abside con l’altare maggiore che fa anche da presbiterio. (sito Comune di Leonforte)

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

 

Virtual-tour-Chiesa-Santo-Stefano-a-Leonforte         

CHIESA DI SANTO STEFANO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

         

CHIESA DI SANTO STEFANO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

INTERVENTI:

 

Dal 1950 in poi, per l’impegno dei sacerdoti Antonino La Greca e Salvatore Santangelo, si è provveduto a costruire la canonica, rifare il pavimento, consolidare il tetto e sistemare sagrato e gradinata esterna.

DA VEDERE:

• Quadro manieristico ad olio raffigurante S. Agata, proveniente dalla omonima chiesa di Via Pentolai ormai distrutta.
• Coro in legno con pitture ad olio dei dodici apostoli.

(sito Comune di Leonforte)

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

         

 

CHIESA DI SANTO STEFANO (ECCO TUA MADRE… “LA MADONNA ADDOLORATA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

    

MARIA SS ADDOLORATA  c/o “CHIESA DI SANTO STEFANO” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DI SANTO STEFANO

 

                                 

CHIESA DI SANTO STEFANO (foto Pino Di Leonforte)

 

 

 

 CHIESA DI SANTO STEFANO

 

             

INTERNO CHIESA DI SANTO STEFANO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE

 

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA

 

TEMPIO SALESIANO DI LEONFORTE

 

 

UBICAZIONE: Via Collegio di Maria

 

ANNO DI COSTRUZIONE: 1727

 

NOTIZIE STORICHE:

 

Fatto costruire dal principe Ercole Branciforti nel luogo dove esisteva un antico monastero di clausura dedicato a S. Caterina. Fu fondato allo scopo di impartire una discreta istruzione alle fanciulle del paese e di educarle alla dottrina cristiana. Successivamente con i decreti del 21 maggio 1871 e del 22 giugno 1883, in considerazione che l’istituto non corrispondeva più allo scopo per cui era stato fondato, fu riconosciuto quale istituto femminile d’istruzione e di educazione, dipendente dal Ministero della Pubblica Istruzione e le classi del collegio furono tenute e ordinate come scuole elementari del Regno. Retto sin dal 1935 dalle suore figlie di Maria Ausiliatrice, salesiane di Don Bosco, in esso funzionavano fino a poco tempo fa una scuola materna privata, una scuola elementare parificata, una scuola di ricamo, e attraverso una associazione sportiva denominata “Ever Glad” è stata praticata una
discreta attività amatoriale. Nell’agosto 2004 le ultime suore rimaste sono state trasferite altrove e il convento è stato abbandonato. Oggi è sede di una scuola materna e di un nuovo, embrionale asilo.
(sito Comune di Leonforte)

 

 

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA

 

    

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CURIOSITA’:  Le suore di clausura del monastero di S. Caterina per dare qualche sbirciatina sul mondo, ottennero locali che davano sulla Piazza Branciforti e che erano collegati al monastero da una struttura a volta che faceva ponte sulla strada sottostante. Il ponte venne chiamato “Arco della Batìa” e dal 1893, sotto l’amministrazione del sindaco barone Domenico Cantarero, il locale sotto stante fu adibito a pescheria comunale. (sito Comune di Leonforte)

 

 

 

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA

 

        

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA

 

       

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA

 

     

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA

 

    

Da sinistra: SALA TEATRO - CORRIERA DI LEONFORTE (1768) VIA COLLEGIO DI MARIA (Nuccio Di Pasqua) - DON BOSCO c/o VIA COLLEGIO

   

LA FESTA DI SAN GIOVANNI BOSCO AL COLLEGIO DI MARIA SI CELEBRO’ PER LA PRIMA VOLTA IL 31 GENNAIO 1936, PORTANDO IN PROCESSIONE UN QUADRO DEL SANTO PERCHE’ LA STATUA FU COMPRATA DOPO LA II° GUERRA MONDIALE.

 

LA STATUA FU COMPRATA DALLE SUORE SALESIANE GRAZIE ALLE OFFERTE DI UNA SIGNORA CHE RITENEVA DI AVER RICEVUTO PER INTERCESSIONE DEL SANTO IL MIRACOLO DEL RITORNO DEL FIGLIO DATO PER DISPERSO IN GUERRA.

 

 

 

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA

 

    

CHIESA DEL COLLEGIO DI MARIA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

CHIESE DI LEONFORTE

 

CHIESA MADONNA DELLA CATENA 

 

Piccola chiesa rurale con facciata lineare e loggetta campanaria. Interno a pianta rettangolare, voltato a botte. Impianto strutturale: muratura continua in pietrame locale intonacato. Volta a botte in muratura con sovrastante tetto falde in coppi. (fonte: BeWeB - Beni Ecclesiastici in Web)

 

 

 

   

        CHIESA MADONNA DELLA CATENA (foto Pino Di Leonforte - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

CHIESA MADONNA DELLA CATENA 

 

 

    

CHIESA MADONNA DELLA CATENA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA CATENA 

 

       

CHIESA MADONNA DELLA CATENA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

Seconda domenica di Ottobre: Festa della Madonna della Catena. La festa richiama un gran numero di fedeli che in pellegrinaggio giungono anche dai paesi vicini. Assaggio di caldarroste e salsicce. Concorso Voci Nuove e fiera del bestiame.(lafrecciaverde)

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA CATENA 

 

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Da sinistra: PADRE NINO LO GRASSO - MADONNA DELLA CATENA CHIESA MADONNA DELLA CATENA “due foto” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

“O BEDDA MATRI DI LA CATINA, RAPITI LU NOSTRU CORI, LIVATICI OGNI ODIU E DATICI AMURI”

 

 

 

CHIESA MADONNA DELLA CATENA 

 

           

CHIESA MADONNA DELLA CATENA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI (VILLA COMUNALE)

 

DOMINA LA ZONA SUD DEL PAESE   

 

Iniziato nel 1610 sotto la direzione di tre capomastri ennesi, Gianguzzo, Inglese e Calì, la sua costruzione si protrasse per mezzo secolo.

 

Iniziato nel 1610 sotto la direzione di tre capomastri ennesi, Gianguzzo, Inglese e Calì, la sua costruzione si protrasse per mezzo secolo. Si presenta con una mole inconsueta e stupefacente per un centro agricolo di nuova fondazione. Ha pianta quasi quadrata e tre elevazioni, è dotato di ampio cortile e presenta alti bastioni sul fronte meridionale che si affaccia sul vecchio borgo. Acquistato nell’Ottocento dai Conti Li Destri ha subìto manomissioni sia all’interno che nei prospetti, mentre un crollo negli anni Cinquanta ha irrimediabilmente cancellato l’ala est, oggi parzialmente ricostruita. Il manieristico portale bugnato è simile a quello del palazzo che il Principe possedeva a Palermo, oggi sede della Fondazione Lauro Chiazzese. (sito Comune di Leonforte)

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI

 

   

PALAZZO BRANCIFORTI (foto Vincenzino Camiolo - Sigismondo Novello)

 

 

Costruito nei primi decenni del 1600, il Palazzo fu la dimora del Principe fondatore Nicoló Placido Branciforti e della sua famiglia sino al 1850, quando l'ottavo ed ultimo Principe, Giuseppe Branciforti, lasciava per sempre la città per trasferirsi definitivamente a Parigi. Lavorarono alla sua realizzazione maestranze romane e palermitane sotto la direzione di tre capomastri ennesi: Gianguzzo, lo stesso che curò la Piazza antistante, Inglese e Calì. E' una grande costruzione quadrangolare a due piani di stile seicentesco, con vastissimo cortile interno, anch'esso quadrato, finestre a piano terra e balconi con mensole scolpite al primo piano. Elegante il manieristico portale a bugne, con motivi figuranti sui pennacchi e sulle mensole del sovrastante balcone centrale, sul quale sono scolpite armi e trofei da guerra attribuite allo scultore romano Fabio Salviati. Il lato sud del Palazzo presenta due bastioni di fortificazione circoscriventi una villetta, realizzata nel 1878 dal Comune, che si affaccia sulla via Garibaldi e che ha come magnifico scenario la suggestiva zona storica della città. Internamente l'ampio cortile presenta al centro una profonda cisterna anch'essa di forma quadrata come l'intero complesso architettonico. Particolare rilievo hanno, inoltre, le due sale di rappresentanza al primo piano, decorate con pregevoli stucchi e di recente restaurate. Il deterioramento di questo edificio, purtroppo, è stato costante e progressivo nel tempo, sia all'interno che nel prospetto. Nel 1950 venne distrutta la galleria che collegava il Palazzo con la chiesa di S. Antonino, che fungeva da cappella palatina della famiglia Branciforti; con essa venne anche distrutto il giardino con alberi secolari per lasciare il posto ad un edificio scolastico. Nel 1958 un crollo ha irrimediabilmente cancellato l'ala sud-ovest, e non ultimo, il frazionamento in mano a privati, ha apportato all'interno dello stesso Palazzo modifiche non certo rispettose delle decorazioni originarie. Piazza Branciforti Costruita nel 1611, la Piazza Soprana è ubicata tra il palazzo la scuderia ed altre abitazioni. Fin dal suo nascere rappresentò l'angolo aristocratico di Leonforte, sempre animato da carrozze, cavalieri: da quì la denominazione di Cavallerizza. Epicentro reale del potere dei Branciforti prima e della mondanità della famiglia Li Destri dopo. Armoniosa nelle sue proporzioni, venne realizzata da maestranze romane e palermitane, sotto la direzione del capomastro ennese Vincenzo Gianguzzo. Le fanno da cornice il maestoso Palazzo e la Scuderia. Secondo gli archivi storici la piazza nel suo prospetto presentava una fontana oggi non più esistente. Attualmente vi si svolgono concerti e manifestazioni di ogni genere; ogni martedì mattina ospita il caratteristico mercato. (fondoambiente.it FAI)

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI

 

         

PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

Palazzo Branciforti è uno dei più importanti simboli della città di Leonforte, la sua costruzione iniziò nell’anno 1610 sotto la direzione di tre capomastri della città di Enna, Gianguzzo, Inglese e Calì, e fu molto lunga, difatti, durò per più di mezzo secolo. Il maestoso palazzo attualmente si presenta con una mole inconsueta e stupefacente per un centro agricolo di nuova fondazione e sorge difatti su una pianta quadrata a tre piani. È inoltre dotato di un ampio cortile e presenta alti bastioni sul fronte meridionale che si affaccia sul vecchio borgo. Fu acquistato nell’Ottocento dai Conti Li Destri che lo ristruttura completamente secondo lo stile dell’epoca. Attualmente il lato nobile  del palazzo Branciforti è di proprietà di Giovanni Trovati, proprietario e amministratore unico dell’azienda agricola Samperi.

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI

 

  

PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

Avendo da poco fondato Leonforte, il principe Nicolò Placido Branciforte di Raccuglia vi fece costruire la sua abitazione, nel 1651 (oggi in Corso Umberto). Il palazzo-castello ha una possente planimetria quadrilatera e un preciso disegno scenografico. Fu anche deciso che si dovesse affacciare sulla balconata naturale che dà su quello splendido monumento architettonico che è il grande abbeveratoio pubblico: la Gran Fonte. Nei manoscritti dell'epoca il palazzo è descritto come magnifico e dotato di colossali bastioni, baluardi, torri e merli. Tuttavia l'ultimo ricordo di un'architettura difensiva è affidato alle file di piccoli merli (ormai decorativi) posti a coronamento dell'attico, ma soprattutto ai sottostanti muraglioni di contenimento che sembrano alludere a dei bastioni difensivi. Sopra il portale erano scolpiti le armi e i trofei della famiglia, opera dello scultore romano Fabio Salviati. Il palazzo ospitava un dammuso destinato a tesoreria e un ben fornito arsenale. Nel vasto cortile si conserva ancora oggi una cisterna capace di abbeverare tutti i cavalli della sua scuderia. Il salone al piano nobile ha una capienza di circa quattrocento persone e la scuderia di palazzo ospitava ben centodue cavalli di razza spagnola e germanica, al di sopra d'ogni mangiatoia erano situati lucidi specchi di fino cristallo. Era di pertinenza del principe anche l'adiacente cappella di S. Antonio. Al piano interrato si trovavano i magazzini per l'olio e le carceri. Probabilmente per carenza di fondi la magnifica opera rimase, nei suoi prospetti esterni, allo stato rustico senza intonaci e rivestimenti lapidei. I balconi, forse pensati con balaustre di marmo, sono invece protetti da ringhiere in ferro. La struttura dell'edificio è ancora in ottimo stato, non può purtroppo dirsi lo stesso per gli interni e le decorazioni. Nessuna iscrizione campeggiava sull'artistico portale. Oggi come allora il messaggio politico, sociale, artistico dell'opera è affidato al linguaggio immediato dell'architettura. (fonte GAL Rocca di Cerere)

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI

 

  

 

     

     

PALAZZO BRANCIFORTI

 

   

PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI

 

      

PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI

 

    

PALAZZO BRANCIFORTI  (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI (VILLA COMUNALE)

 

        

PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI (VILLA COMUNALE)

 

              

PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Nuccio Di Pasqua)

 

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI (INGRESSO VILLA COMUNALE)

 

           

PALAZZO BRANCIFORTI (foto Nuccio Di Pasqua)

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI (VILLA COMUNALE)

 

  

PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

PALAZZO BRANCIFORTI

 

   

PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

LA ZONA STORICA DI LEONFORTE

SCORCI IN “CHIARO-SCURO” DELLA ZONA STORICA

 

“Costruita nel 1640, la Scuderia del Principe Branciforti veniva utilizzata per far riposare i cavalli di quanti venivano per vari motivi alla corte dei Branciforti, ma anche per l’allevamento. La sua struttura monumentale aveva una capienza di oltre cento cavalli. Quando nel 1714 il re Vittorio Amedeo II di Savoia visitò il paese, paragonò la Scuderia alle sue di Torino. La struttura era stata pensata come una basilica a tre navate, ritmata da una teoria di quattordici arcate per lato su pilastri; la divisione in reparti era completata da specchi sopra le mangiatoie. La Scuderia di Leonforte è con tutta probabilità l’unico esempio in Sicilia di edificio per l’allevamento dei cavalli di dimensioni così vaste. La facciata è una delle quinte della piazza Branciforti, con un portale bugnato che richiama quello del palazzo”. (dal web)

 

 

 

MONTE CERNIGLIERE “QUARTIERE SANTA CROCE”

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

       

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

   

Da sinistra: LA SCUDERIA “PIAZZA BRANCIFORTI - ZONA SAN ROCCO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

Il cavallo al centro di tutto: solo così si comprende il senso di questa architettura nel cuore del paese, non utilizzata solo per fare riposare gli animali di coloro i quali andavano e venivano dal vicino palazzo nobiliare, ma anche per l’allevamento, attività di cui il Principe Branciforti era orgoglioso. Anch’essa vide l’impegno di sapienti maestranze forestiere, che crearono una possente struttura monumentale, con una capienza di oltre duecento cavalli. Quando nel 1714 il re Vittorio Amedeo II di Savoia visitò il paese, paragonò la Scuderia alle sue di Torino. La struttura era stata pensata come una basilica a tre navate, ritmata da una teoria di quattordici arcate per lato su pilastri; la divisione in reparti era completata da specchi sopra le mangiatoie, al fine di controllare i cavalli dal corridoio centrale. La Scuderia di Leonforte è con tutta probabilità l’unico esempio in Sicilia di edificio per l’allevamento dei cavalli di dimensioni così vaste. La facciata è una delle quinte della piazza Branciforti, con un portale bugnato che richiama quello del palazzo. Al di sopra del portale, un busto marmoreo raffigurante l’unica effige del Principe Branciforti, vestito con la corazza dell’ordine dei cavalieri di San Giacomo della Spada.

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE (LA SCUDERIA)

 

   

             (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LA SCUDERIA COMUNALE

 

NOTIZIE STORICHE: Portata a termine da maestranze romane e palermitane, poteva contenere oltre duecento cavalli. Rimane a testimonianza della grande passione per i cavalli coltivata dal Principe il quale riuscì a creare, mediante incroci tra razze diverse, un ibrido di cui andava fiero. Nel maggio del 1714 venne in visita a Leonforte il re Vittorio Amedeo II di Savoia, il quale ritenne la “Stalla grande” degna di essere paragonata alle sue scuderie di Torino. Presentava infatti una tipologia basilicale a tre navate con una teoria di quattordici arcate per lato sostenute da pilastri; era divisa in reparti e al di sopra delle mangiatoie vi erano specchi di fine cristallo che riflettevano le immagini dei cavalli. Con molta probabilità venne restaurata per la prima ed ultima volta da uno dei suoi successori, Ercole I Branciforti, attorno al 1759.

DESCRIZIONE: Di stile barocco, rappresenta l’unico esempio in Sicilia di edificio destinato all’allevamento dei cavalli di così grandi dimensioni (m. 16,5 x 84). Ha una facciata che funge da fondale prospettico alla piazza Branciforti e che presenta un grande portale bugnato simile a quello del palazzo. Al di sopra del portale, al centro della facciata, si trova una nicchia che si conclude a conchiglia; questa accoglie in un busto marmoreo l’unica effige pervenutaci del Principe fondatore, raffigurato con la corazza dell’ordine cavalleresco di San Giacomo della Spada.

 

(sito Comune di Leonforte)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE (LA SCUDERIA COMUNALE)

 

        

LA SCUDERIA COMUNALE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

     

Da sinistra: PIAZZA MECENATE - PORTA GARIBALDI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

  

Da sinistra: ZONA STORICA - LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

     

         (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

    

Da sinistra: LA GRANFONTE - ZONA STORICA ”QUARTIERE GRANFONTE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

             

Da sinistra: VIA CAVALLOTTI - CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Giovanni Gervasi)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

  

 

PALAZZO CARELLA * (foto Giovanni Gervasi)

 

(*) Di stile settecentesco, è una costruzione lineare che conferisce una certa monumentalità alla piazza. Presenta un prospetto ampio, evidenziato da bugnato nella zona bassa, ad un solo piano sopraelevato con sette balconi marcati da archi e sobrie decorazioni di corone di foglie. Il balcone centrale è fregiato dallo stemma baronale della famiglia Carella. Le aperture sono evidenziate con conci di pietra e con arcate decorate e conchiglie intagliate. Il portale centrale è affiancato da due colonne. Internamente è a pianta quadrata con cortile interno di forma rettangolare. Gli ambienti, in parte adibiti ad uffici, in parte di proprietà privata, non hanno più i mobili e i salotti originari. Tuttavia si possono ammirare gli stucchi dei soffitti e le decorazioni pittoriche delle sale di rappresentanza che denotano una certa sensibilità di mano e di gusto. Il 22 ottobre 1809 una pioggia torrenziale alimentò una fiumara d’acqua che invase il paese, causando 132 morti e distruggendo numerose abitazioni; in quella occasione, il “don Rosario Carella” vi fece rifugiare molti abitanti del paese salvandoli da sicura morte. Un fenomeno simile si registrò nel 1951 quando un diluvio di ampie proporzioni provocò l’allagamento del vicino palazzo municipale. In quel frangente più di 200 famiglie dovettero abbandonare le proprie abitazioni, ma fortunatamente non si registrarono morti. (sito Comune di Leonforte)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

   

PALAZZO CARELLA

 

 

PALAZZO CARELLA

 

UBICAZIONE: Piazza Carella

 

ANNO DI COSTRUZIONE: 1780

 

NOTIZIE STORICHE: Costruito sul “Piano della scuola” da Giovanni Carella dopo che nel 1734 ebbe il titolo di barone dei Rossi Sottani.

 

(sito Comune di Leonforte)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

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 “SUGGESTIVI VICOLI DELLA PRIMA LEONFORTE” QUARTIERE GRANFONTE (foto Minuto/Arpidone Pagina Facebook “Cantiere di Servizio”)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

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“SUGGESTIVI VICOLI DELLA PRIMA LEONFORTE” QUARTIERE GRANFONTE (foto Minuto/Arpidone Pagina Facebook “Cantiere di Servizio”)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

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 “SUGGESTIVI VICOLI DELLA PRIMA LEONFORTE” QUARTIERE GRANFONTE (foto Minuto/Arpidone Pagina Facebook “Cantiere di Servizio”)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

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 “SUGGESTIVI VICOLI DELLA PRIMA LEONFORTE” QUARTIERE GRANFONTE (foto Minuto/Arpidone Pagina Facebook “Cantiere di Servizio”)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

      

Da sinistra: SCUDERIA COMUNALE - VIA ANSELMO (SOTTO LA CHIESA DI SANTA CROCE) - VIA FAVAROTTA  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

   

Da sinistra: ZONA STORICA GRANFONTE - PIAZZA IV NOVEMBRE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

       

Da sinistra: GIARDINO DELLE NINFE - PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

     

Da sinistra: LA MERAVIGLIOSA SCALINATA MUSUMECI - ‘U FILIBUSSI (DITTA CIPOLLA)  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

        

Da sinistra: VIA FAVAROTTA - ZONA STORICA “QUARTIERE GRANFONTE” - PIAZZA BRANCIFORTI “SCUDERIA COMUNALE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

  

QUARTIERE GRANFONTE

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

        

Da sinistra: VILLA COMUNALE - PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

        

Da sinistra: ZONA STORICA DI LEONFORTE “INGRESSO SUD” - VIA GARIBALDI “‘A CUTICCHIATA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

  

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

   

Da SINISTRA: LA GRANFONTE/PORTA GARIBALDI/ZONA STORICA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

         

Da sinistra: PORTA GARIBALDI - GIARDINO GRANDE “INGRESSO SICULA TEMPE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

Il Principe per proteggere i propri sudditi dalle rappresaglie idi estranei e per difendere dalla peste scoppiata in Sicilia il borgo che aveva fondato, aveva fatto costruire una cinta muraria che lo delimitava con quattro porte d’accesso: Porta Crocifisso ad est, Porta S. Rocco ad ovest, Porta S. Filippo o “Pipituna” a nord (così chiamata per la presenza di due alti pilastri) e Porta Palermo a sud, sulla strada che da Enna portava a Leonforte. Di queste porte, le prime tre furono eliminate tra il 1875 e il 1877; la Porta Palermo, invece, continua a resistere alla inclemenza del tempo e degli uomini e dopo il passaggio di Garibaldi avvenuto il 15 agosto 1862, ha assunto l’odierna denominazione di Porta Garibaldi. Di stile classicheggiante, fu costruita da maestranze locali. E’ una porta ad arco a tutto sesto affiancata dalla porta d’ingresso dell’Orto Botanico, con conci squadrati e trabeazione classica. Termina in alto con due merli a coda di rondine, di cui uno è andato perduto. La porta si affacciava sul “Piano S. Cristoforo” o “Piazza Sottana” delimitata dalla chiesa della Madonna del Carmelo e dalla Granfonte che ne chiudeva la cornice prospettica e che presentava altre due fontane dove poter attingere l’acqua. Queste fontane sono scomparse forse perché travolte e distrutte dal catastrofico alluvione del 1740 o del 1809. Oggi la piazza risulta molto modificata ed assomiglia più ad una via, essendo stato lo slargo inesorabilmente assorbito dalle case. Restaurata nel 1796, anno in cui vi fu apposta una lapide che con molta probabilità è andata distrutta a seguito di una scossa tellurica. Più recentemente si è tentato di consolidare la trabeazione, ma senza ricavarne risultati apprezzabili. Nel 1989 fu avviata un’opera di radicale risanamento del quartiere protrattasi fino al 1993. In quella occasione, diverse Amministrazioni si avvalsero di un progetto redatto dall’architetto leonfortese Mario Pisciotta il quale, sulla scorta delle notizie storiche disponibili, fece anche il tentativo, ribassando la quota stradale, di ricostruire il piano della “Piazza Sottana”. (sito Comune di Leonforte)

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

           

Da sinistra: PORTA GARIBALDI - ZONA STORICA due foto, (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

     

Da sinistra: ZONA STORICA “GRANFONTE” - CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

          

ZONA STORICA “GRANFONTE” (due foto) - ZONA STORICA “CHIESA DI SAN GIUSEPPE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

     

Da sinistra: ZONA STORICA “GRANFONTE” - CHIESA DI SANTO STEFANO “PARROCCHIA” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

       

QUARTIERE “GRANFONTE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

        

Da sinistra: PIAZZA MARGHERITA/QUARTIERE SAN GIUSEPPE - SCALINATA MUSUMECI - ZONA STORICA ADIACENTE LA CHIESA MADRE- MATRICE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

    

Da sinistra: ZONA STORICA - PORTA GARIBALDI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

       

GIARDINO DELLE NINFE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

  

GIARDINO DELLE NINFE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Alfredo Crimi)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

       

Da sinistra: INGRESSI VILLA COMUNALE/PALAZZO BRANCIFORTI (due foto) - QUARTIERE GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

  

QUARTIERE GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ZONA STORICA DI LEONFORTE

     

Da sinistra: PIAZZA IV NOVEMBRE (‘U CHIANU A SCOLA…) - QUARTIERE GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LA GRANFONTE

 

OGNUNO DI VOI AVRA’ ALMENO UNA FOTO DELLA GRANFONTE

 

 

   

 

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

MAESTOSA FONTANA… E’ IL MONUMENTO PRINCIPE DI LEONFORTE

 

 

 

LA GRANFONTE

 

   

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LA GRANFONTE… DETTA ANCHE BRIVATURA O VINTIQUATTRU CANNOLA

 

 

 

LA GRANFONTE

 

      

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

COSTRUITA E VOLUTA DAL PRINCIPE NEL 1651

 

 

 

LA GRANFONTE

 

 

     

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

NOTIZIE STORICHE:

Fatta costruire dal principe N. Placido Branciforti sui resti di una antica fontana araba chiamata “Fonte di Tavi”, costituiva il luogo abituale di riunione della popolazione e, con le sue ventiquattro cannelle, anche l’abbeveratoio pubblico. La sua acqua alimentava anche le numerose fontane dell’Orto Botanico. Sembra che il suo disegno architettonico richiami un’analoga fontana che si troverebbe ad Amsterdam, in Olanda. Più verosimilmente l’opera, attribuibile all’architetto palermitano M. Smiriglio, si rifà alle numerose creazioni di artisti fiamminghi allora molto diffuse in Sicilia. (sito Comune di Leonforte)

 

 

 

 

LA GRANFONTE

 

     

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

DESCRIZIONI:

Questa maestosa fontana monumentale è di stile barocco; ha forma simmetrica e presenta una lunghezza di 24.60 metri, una profondità di 2.55 metri, 22 arcatelle aperte a tutto sesto che lasciano intravvedere il paesaggio agreste sottostante. Da 24 cannelle di bronzo ogni giorno, tranne il Venerdì Santo in segno di lutto per la morte del Cristo, sgorga ininterrottamente limpidissima acqua che si raccoglie nella sottostante vasca rettangolare. Il prospetto con tre alzate timpanate decorate con bassorilievi è raccordato ai lati con due volute. Monumento emblematico e significativo, “a brivatura” rappresenta la memoria storica e il cuore stesso della Città. Non c’è casa di leonfortese che non ne custodisca una riproduzione come a voler riaffermare un’insopprimibile continuità con le proprie radici. (sito Comune di Leonforte)

 

 

 

LA GRANFONTE

 

   

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

INTERVENTI:

Nel 1910 furono messe in opera le lastre di pietra lavica lungo la vasca per dare la possibilità di attingere più facilmente l’acqua; nel 1983è stato consolidato il prospetto posteriore; ad intervalli non troppo lunghi vengono programmati interventi di manutenzione e pulizia. (sito Comune di Leonforte)

 

 

 

LA GRANFONTE

 

    

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

FIERA E SEMPRE MAESTOSA

 

CURIOSITA’:

A ridosso della Granfonte, un canale delle acque di scolo della fontana assume la forma di lavatoio utilizzato a tale scopo fino alla metà del ‘900. Qui, entrando dalla attigua Porta Garibaldi, accorrevano le massaie che in tal modo avevano a disposizione acqua corrente in abbondanza, solidi “pilieri” di pietra e massi sui quali fare asciugare al sole gli indumenti. (sito Comune di Leonforte)

 

 

 

LA GRANFONTE

 

    

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LA GRANFONTE

 

      

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LA GRANFONTE

 

        

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LA GRANFONTE

 

      

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LA GRANFONTE

 

    

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LA GRANFONTE

 

   

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LA GRANFONTE

 

   

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LA GRANFONTE

 

   

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LA GRANFONTE

 

         

‘I VINTIQUATTRU CANNOLA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA CON FOTO A COLORI

 

ARCHEOLOGIA, ARCHITETTURA, LE GROTTE, I CUNICOLI, LA VIABILITA’ ANTICA  E TANTO ANCORA (A. C.)

 

 

 

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Da sinistra: CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (SULLO SFONDO MONTE ALTESINA) - ZONA STORICA GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

         

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - CHIESA DI SAN GIUSEPPE (foto: Vincenzo Camiolo - Ignazio Vanadia)

 

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: LA GRANFONTE (due foto) - ANTICO EDIFICIO LEONFORTESE (foto Salvo-Enna-Sicily)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: ANTICO EDIFICIO LEONFORTESE - LA SCUDERIA COMUNALE - LA GRANFONTE (foto Salvo-Enna-Sicily)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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PALAZZO BRANCIFORTI (foto Vincenzo Camiolo)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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CHIESA DI SANTA CROCE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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  Da sinistra: CONTRADA NOCE-CASTELLACCIO-GRANFONTE - ZONA STORICA SANTA CROCE

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

    

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - QUARTIERE CAPPUCCINI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: PALAZZO BRANCIFORTI - ZONA STORICA

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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LA GRANFONTE

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - VILLA COMUNALE/PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

 

 

QUARTIERE GRANFONTE

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

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Da sinistra: CHIESA DI SANTA CROCE - ZONA STORICA, due foto - (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: ZONA STORICA QUARTIERE GRANFONTE-CADDIVARIZZA - INGRESSO GIARDINO GRANDE “SICULA TEMPE” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: PIAZZA IV NOVEMBRE “’U CHIANU A SCOLA” - ZONA STORICA (INGRESSO SUD DI LEONFORTE) (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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PIAZZA CARELLA “PALAZZO CARELLA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: SCALINATA MUSUMECI - LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: PORTA GARIBALDI - ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto Pino di Leonforte)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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ANTICHI PAGGHIARA LEONFORTESI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

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PORTA GARIBALDI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” - PIAZZA SAN FRANCESCO (foto Guagliardo Fotoreporter - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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ZONA STORICA DI LEONFORTE

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: CAMPAGNE… ZONA SUD DI LEONFORTE - CHIESA DI SANTA CROCE

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: SCALINATA MUSUMECI - SCUDERIA COMUNALE/PIAZZA BRANCIFORTI (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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QUARTIERE GRANFONTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

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Da sinistra: PIAZZALE SANTA CROCE - CHIESA DELLA MERCEDE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

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Da sinistra: INGRESSO NORD DI LEONFORTE (due foto) - PIANO PARANO (foto Principato Rosalia - Gervasi Giovanni)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: ZONA SANTA CROCE - PIAZZA IV NOVEMBRE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA - VILLA BONSIGNORE - PIAZZA SAN FRANCESCO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: CHIESA DI S. ANTONINO - CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA (foto Michele Termine - foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: ZONA GRANFONTE - MONTE CERNIGLIERE (VECCHIA STAZIONE “FERROVIARIA DITTAINO-LEONFORTE”, IN TERRITORIO DI ASSORO (foto Francesco Lupo - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: ZONA STORICA GRANFONTE - CHIESA DI SANTA CRIOCE (foto Sergio Rossino - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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CHIESA DI SANTA CROCE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: CHIESA DI SANTA CROCE - CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: LA FILANDA - CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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Da sinistra: STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE EX PIRATO - ZONA STORICA DI LEONFORTE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Pino Di Leonforte)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

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PIAZZA IV NOVEMBRE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

        

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE ILLUSTRATA

 

   

CORSO UMBERTO I “IL SALOTTO BUONO DI LEONFORTE”(foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

CASTELLO DI GUZZETTA

 

Il castrum vocatum la Guzecta domina dall'alto un antico feudum. Le rocce e la fitta vegetazione rendono ostile l'arrampicata che risulta abbastanza impegnativa e le antiche rovine sono raggiungibili non senza difficoltà.

 

 

CASTELLO DI GUZZETTA (foto Giuseppe Maria Amato)

 

 

CASTELLO DI GUZZETTA (foto Giuseppe Maria Amato)

 

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DALLA NEVE

 

 

   RISVEGLIO IMBIANCATO NELL’ENTROTERRA LEONFORTESE    

 

 

 

LEONFORTE INNEVATA… Da sinistra: ZONA STORICA (GRANFONTE) - VILLA BONSIGNORE VISTA DALL’ALTO (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DI NEVE

 

      

LEONFORTE INNEVATA… Da sinistra: PIAZZA IV NOVEMBRE - PIAZZA SAN FRANCESCO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DI NEVE

 

  

LEONFORTE INNEVATA… Da sinistra: MONTE CERNIGLIERE - CORSO UMBERTO I “ZONA PIPITUNA” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DI NEVE

 

  

Da sinistra: SCALINATA MUSUMECI - CHIESA DI SANTA CROCE, due foto. (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DI NEVE

 

     

Da sinistra: PIAZZA REGINA MARGHERITA - ZONA STORICA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DI NEVE

 

   

Da sinistra: PIAZZA BRANCIFORTI/SCUDERIA COMUNALE - ZONA STORICA “GRANFONTE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DI NEVE

 

 

 

      

Da sinistra: PIAZZA GRILLO - GIARDINO DELLE NINFE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DI NEVE

 

   

PIAZZA IV NOVEMBRE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DI NEVE

 

  

QUARTIERE GRANFONTE

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DI NEVE

 

  

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - PIAZZA SAN FRANCESCO (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE IMBIANCATA DI NEVE

 

   

Da sinistra: VIA GARIBALDI - LA GRANFONTE

 

 

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

CHI NON LO FREQUENTA… NON SA COSA SI PERDE!

 

  

IL TEATRO LEONFORTESE (foto Cetty Caviglia)

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

  

IL TEATRO LEONFORTESE (foto Giovanna Maria)

 

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

  

IL TEATRO LEONFORTESE (foto Giovanna Maria)

 

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

  

IL TEATRO LEONFORTESE (foto Giovanna Maria)

 

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

    

IL TEATRO LEONFORTESE (foto Giovanna Maria)

 

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

   

IL TEATRO LEONFORTESE (foto Giovanna Maria)

 

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

   

IL TEATRO LEONFORTESE (foto Giovanna Maria - Pietrangelo Buttafuoco)

 

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

  

IL TEATRO LEONFORTESE (foto Giovanna Maria)

 

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

  

IL TEATRO LEONFORTESE (foto Giovanna Maria)

 

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

     

IL TEATRO LEONFORTESE (foto Giovanna Maria)

 

 

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

    

IL TEATRO LEONFORTESE… NELLE FOTO: LUIGI RUBINO E SALVO GULITI (foto Luigi Rubino)

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

     

Da sinistra: COMPAGNIA FILODRAMMATICA “ LE MASCHERE” POI INTITOLATA A TANO VALENTI - ANGELO PARANO (COMPAGNIA TEATRALE “IL CANOVACCIO”)

 

 

IL TEATRO LEONFORTESE

 

  

AUDITORIUM SCUOLA MEDIA G. VERGA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LA DIGA NICOLETTI 

 

 

A chi si inerpica per i tornanti di Enna, Calascibetta e Leonforte si presenta uno spettacolo di particolare bellezza! A valle brilla al cielo, in una cornice di verde, un frastagliato specchio d’acqua che si increspa leggermente al soffiare dei venti: è il lago artificiale Nicoletti. (Avv. Rino Vasta)

 

 

  

DIGA NICOLETTI… ANNI SETTANTA (seconda foto da sinistra: Nino D’Alotto)

 

 

 

DIGA NICOLETTI 

 

Descrizione: F:\consorzio_sicilia_orientale\fo\bil\Cattsfsdswgtwdura.PNG    

 

 

DIGA NICOLETTI * (foto Carmelo Billotta - A. Di Caro)

 

 

(*) Carpe da 12 kg. Se siete dei pescatori dilettanti, di quelli che contribuiscono a mantenere in vita, con appetitose esche e sostanziose pasture, la fauna ittica delle nostre acque, non mancate di fare una puntata alla Diga Nicoletti, un enorme invaso artificiale capace di contenere circa 20 milioni di metri cubi di acqua, realizzato dall’ ESA tre il 1962 e il 1968 per irrigare i 2000 ettari di terreni agricoli a valle. Per quest’ultimo uso la diga non è servita molto, i terreni a valle, infatti, attendono ancora le condutture di distribuzione, però con le sue tinche, le carpe, alborelle, carpe regine e con gli splendidi paesaggi che la circondano è una irresistibile tentazione per quanti intendono trascorrere alcune ore serene. I contadini della zona sussurrano che qualcuno ha pescato una carpa di ben 12 kg. (lafrecciaverde)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SEI LEONFORTESE SE…

 

 

(STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA)       

 

 

 

GIOVANNA MARIA… PILASTRO CULTURALE DI LEONFORTE

 

 

      

 

PROFESSORESSA GIOVANNA MARIA (DECEDUTA IL 22 MARZO DEL 2020)

 

LEONFORTE CON LA SUA MORTE HA PERSO UN PEZZO DELLA SIA IDENTITA’

 

 

Docente in pensione, il suo impegno instancabile in favore della salvaguardia anche critica delle tradizioni, della storia, della cultura e dei costumi leonfortesi, l’aveva resa nel tempo un punto di riferimento per politici, studiosi e giornalisti. (Josè Trovato EnnaOra 22.03.2020)

 

SAGGEZZA ANTICA: <Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina insieme>

 

 

 

 

Chi ha una certa età si ricorderà di DONN'ATTILIU Basile factotum della ditta CHINETTI che dal 1933 al 1962 fornì l'energia elettrica a Leonforte. Il 3 settembre 1928 in paese si iniziò l’impianto d’ILLUMINAZIONE PUBBLICA elettrica con lampade a incandescenza che fu completato il 30 marzo 1933. Nella foto le LINEE ELETTRICHE AEREE con le centraline di distribuzione appoggiate in servitù sulle facciate delle case. (Locandine di “Storia paesana” - Giovanna Maria)

 

 

 

STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA

 

 

   

Da sinistra: UNA FOTO D’ARCHIVIO DI TANO CAMIOLO CHE RACCONTA UNA DELLE TANTE TRASFORMAZIONI DELLA MATRICE DI LEONFORTE - SAN GIACOMO

 

 

STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA

 

       

 

LOCANDINE DI STORIA PAESANA

 

 

STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA

 

   

 

LOCANDINE DI STORIA PAESANA

 

 

 

STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA

   

LOCANDINE DI STORIA PAESANA

 

 

STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA

 

 (*)  (**)

LOCANDINE DI STORIA PAESANA

 

(*) Li "bonlevate", i regali di matrimonio di una volta. (fine anni 60 - foto Enzo Barbera) 

 

(**) Questa foto antica ritrae la CUTULATA DI L'ALIVI fatta 'CCU LU VIRIANTI dal marito, mentre la moglie raccoglie il frutto caduto, se lo mette 'NTO MANTALI per versarlo poi 'NTO CUFINU da portare 'O TRAPPITU, PPI NESCIRI L'UOGGHIU. Le olive e l'olio rappresentavano uno dei fulcri dell'economia leonfortese. Gli antichi dicevano, infatti, "Ccu l'alivia vi mututtuchidduca ni serbi: l'ummirappi la staciuni, li lignappilu 'mmiernu, l'alivuzzi di manciari, l'uogghiuppi cucinari e ppi la lampa di la sira". (Giovanna Maria)

 

 

STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA

 

 

      

LOCANDINE DI STORIA PAESANA

 

STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA

 

  

EX STAZONE FERROVIARIA DI LEONFORTE

 

Seconda foto da: Orfanotrofio “Lo Gioco-Pontorno” (*)

 

(*) Un'istituzione benefica che tanto bene fece a molte ragazze orfane del nostro territorio. Fu retta dalle SUORE DELLA SACRA FAMIGLIA che furono anche gli angeli custodi del nostro OSPEDALE. Oggi è una IPAB con scarsa incidenza sociale. (Cit. Giovanna Maria)

 

 

STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA

 

    

EX STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA

 

 

LOCANDINE DI STORIA PAESANA

 

STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA

 

            

LOCANDINE DI STORIA PAESANA

 

STORIA PAESANA… A CURA DI GIOVANNA MARIA

 

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LOCANDINE DI STORIA PAESANA

 

 

 

 

AGRITURISMI E VILLE A LEONFORTE

 

L’agriturismo per la nostra Leonforte (EN) rappresenta un’importante attività economica complementare all’agricoltura in grado di favorire occupazione e sviluppo nelle nostre aree. Gli ospiti delle nostre aziende, portano con loro il sapore delle prelibatezze, i colori delle stagioni, e la nostra ospitalità che solo la gente di campagna ha nel cuore.

 

VILLA GUSSIO

 

Lungo la vallata del fiume Bozzetta è ubicata Villa Gussio, pregevole costruzione patrizia dell’800.

 

Storica dimora settecentesca ai piedi di Leonforte appartenuta all'ultimo Gattopardo siciliano, il barone Francesco Gussio.

 

 

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VILLA GUSSIO  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

LEONFORTE RIEVOCA I FASTI DEI GATTOPARDI SICILIANI

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Leonforte, un grazioso paese in provincia di Enna, esiste un palazzo memorabile che da solo vale il viaggio. Nel centro di Leonforte Villa Gussio ricorda ancora la ricchezza e la mondanità che vi regnarono fino alla fine dell'800. Gli antichi saloni di Villa Gussio di Leonforte testimoniano il fascino degli itinerari turistici in provincia di Enna e furono sede di chiacchierate salottiere con aristocratici esponenti della cultura italiana e francese. Erano questi spesso gli amici personali del Barone Francesco Gussio, amabili e raffinati come i famosi Gattopardi siciliani, abituati a inventare serate a tema, serate goliardiche in onore del 'rito della vendemmia di mezzanotte' e memorabili feste tra i Nobili della contrada che spesso raggiungevano il loro momento culminante in sontuosi balli e cene di gala. A Leonforte, infatti, situata al centro del sistema montuoso dei monti Erei, c'è un'antica tradizione di nobiltà, fin da quando, durante il dominio Bizantino ed in seguito quello Arabo, fu edificato un castello, detto di Tavi. Con la conquista Normanna il feudo passò da un signorotto all'altro fino a quando, nel XV secolo, pervenne alla famiglia Branciforti. Nel 1610 Nicolò Placido Branciforti pensò di sfruttare al massimo le potenzialità del fertile territorio, ricco di acque e di mulini, fondandovi una città che chiamò Leonforte in omaggio al blasone della sua casata (leone rampante che regge lo stendardo con i moncherini delle zampe ed il motto «in fortitudine bracchiitui») ed elevando il possedimento al rango di principato nel 1622. Il principe Nicolò Placido Branciforti apparteneva ad una delle più importanti famiglie nobiliari di Palermo. Leonforte rivive l'antico splendore proprio attraverso gli eventi riproposti oggi da Villa Gussio restaurata e aperta ad una clientela eccellente, mantenendo inalterata la tradizione della'Cultura dell'Ospitalità e proseguendo idealmente il percorso iniziato dal Barone Francesco Gussio. Gli originali cancelli della tenuta Villa Gussio si aprono per pochi esclusivi ospiti di volta in volta per serate a tema davvero originali, in cui si possono vestire abiti d'epoca, degustare sontuose cene di gala, svolgere giochi di società di fine ‘800 e balli di gruppo come la Contradanza tra sontuosi saloni affrescati e calde ed accoglienti 'cantine' in pietra viva. www.comuneleonforte.it

 

 

AGRITURISMO CANALOTTO (fam. Barbera)

 

 

 

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AGRITURISMO CANALOTTO (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

AGRITURISMI E VILLE A LEONFORTE

 

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AGRITURISMO CANALOTTO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

AGRITURISMO SPERONE (fam. Ipsale)

 

 

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AGRITURISMO SPERONE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

AGRITURISMO VILLA ARTEMIDE (fam. La Rocca)

 

 

 

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VILLA ARTEMIDE

 

 

AGRITURISMI E VILLE A LEONFORTE

 

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VILLA ARTEMIDE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

VILLA ARTEMIDE

 

Villa Artemide già Villa Nicoletti (sec. XIX): una perfetta fusione di stile classico-pompeiano e Liberty di campagna, per un autentico trionfo di caldi colori mediterranei.

 

 

 

     

VILLA ARTEMIDE (Leonforte Da Amare - pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

AGRITURISMI E VILLE A LEONFORTE

 

   

VILLA ARTEMIDE (Leonforte Da Amare - pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE 

PILLOLE  (A CURA DELLA PROF.SSA GIOVANNA MARIA)       

 

 

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (PILLOLE)

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (a cura di Giovanna Maria)

 

 

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (PILLOLE)

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (a cura di Giovanna Maria)

 

 

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (PILLOLE)

  

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (a cura di Giovanna Maria)

 

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (PILLOLE)

    

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (a cura di Giovanna Maria)

 

 

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (PILLOLE)

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (a cura di Giovanna Maria)

 

 

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (PILLOLE)

  

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE “I CANADESI A LEONFORTE” (a cura di Giovanna Maria)

 

 

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (PILLOLE)

 

    

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (a cura di Giovanna Maria)

 

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (PILLOLE)

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (a cura di Giovanna Maria)

 

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (PILLOLE)

 

 

LA BATTAGLIA DI LEONFORTE (a cura di Giovanna Maria)

 

 

 

 

 

LA ZOLFARA DI FACCILAVATA

 

(foto tratte dal libro di Enzo Barbera: “Leonforte… Sconosciuta e dimenticata”) 

 

    

LA ZOLFARA DI FACCILAVATA (foto tratte dal libro di Enzo Barbera: “Leonforte… Sconosciuta e dimenticata”)

 

La miniera Faccialavata di Leonforte,  in contrada Cernigliere è facilmente raggiungibile percorrendo la SS 121 ed è subito individuabile, per dimensioni e per posizionamento, a sinistra dallo stradale in direzione Enna. Diversamente dallo stereotipo che definisce le miniere di zolfo come il luogo tipico dell'arretratezza tecnica, la suddetta miniera, vantava già agli inizi del '900 la presenza di un castelletto in muratura di pietra squadrata, tuttora presente anche se parzialmente diruto. Particolarmente rilevante inoltre la presenza dei forni Gill, in pietra irregolare con aperture ad arco, disposti in batteria secondo un'articolazione alquanto suggestiva a formare quasi un anfiteatro. La loro visibilità dalla strada risulta condizionata dalla vegetazione antistante, mentre la loro fruibilità è incerta, essendo i sopracitati i resti compresi all'interno di un fondo privato e recintato. Nel complesso comunque il sito risulta alquanto interessante se non altro per la memoria che esso evoca e per le valenze naturalistiche dello stesso. (fonte GAL Rocca di Cerere)

 

 

LA ZOLFARA DI FACCILAVATA

     

MINIERA DI FACCIALAVATA DI LEONFORTE (foto Print Fine Art Attilio Scimone)

 

 

LA ZOLFARA DI FACCILAVATA

     

MINIERA DI FACCIALAVATA DI LEONFORTE (foto Print Fine Art Attilio Scimone)

 

LA ZOLFARA DI FACCILAVATA

      

MINIERA DI FACCIALAVATA DI LEONFORTE (foto Print Fine Art Attilio Scimone)

 

 

LA ZOLFARA DI FACCILAVATA

 

     

MINIERA DI FACCIALAVATA DI LEONFORTE (foto Print Fine Art Attilio Scimone)

 

LA ZOLFARA DI FACCILAVATA

       

MINIERA DI FACCIALAVATA DI LEONFORTE (foto Print Fine Art Attilio Scimone)

 

LA ZOLFARA DI FACCILAVATA

 

  

MINIERA DI FACCIALAVATA DI LEONFORTE

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

 

(PAGINA FACEBOOK CURATA DAL DOTT. GAETANO ALGOZINO)

 

Un compendio quintessenziale "in stile" della storia di Leonforte e della bellezza del suo territorio intrecciati alla sua cultura. Pagina gestita con passione e accuratezza da Gaetano Algozino, leonfortese puro sangue residente a Londra dal 2014.

 

 

CRYSAS, DIVINITA’ FLUVIALE

<<Al di là di Morganzia e di Ergezio scorre il fiume Crisa, cioè Aureo, così detto per avventura dalla grande fertilità che arrecava alle campagne che irrigava. Poiché scorreva insieme pei campi di Agirio e di Assoro, attribuivasi agli agri di queste due città. Sorgente nel monte Ereo, del quale fa parte la montagna di Asaro, dopo il corso tortuoso di circa 20 miglia confluisce nella destra sponda del Simeto, e si nomina Dittaino.

Venerato come altri fiumi con grande religione, ebbe il suo tempio fuori della città di Assoro, alla distanza di oltre 2 miglia nella via per la quale andavasi ad Enna, sulla sinistra sponda, ove si passa per andare da Asaro a Castrogiovanni. Caio Verre per mezzo di un Tlepolemo, che comandava una mano di ribaldi, tentò di spogliarne il tempio, nel quale vedevasi il marmoreo simulacro del fiume egregiamente scolpito; ma scacciati dagli Assorini, appena una statuetta di bronzo potevano rapirne, Ai dì del Fazello tre grandissimi archi si vedevano di questo tempio, di pietre quadrate, con nove porte, come egli scrive, che furono piuttosto porticati, come sembra, o altri edifizi al tempio appartenenti, sulle cui rovinate fondamenta innalzavasi poi una piccola chiesa dedicata a S. Pietro, anche abbandonata nei tempi successivi>>. Fonte STORIA DELLE DUE SICILIE DALL'ANTICHITA' PIU' REMOTA AL 1789 di Nicola Corcia, Napoli, Dalla Tipografia Virgilio, 1852, Tomo Quarto, pag. 166. Statua del Dio Crysa, Disegno lineare a penna di Claudio Benintende. Tratto da “LEONFORTE DA AMARE”  (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino).

 

 

LEONFORTE DA AMARE Tratto da “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

PAESAGGIO CHE IGNORA LE VIE DI MEZZO FRA LA MOLEZZA LASCIAVA E L’ASPREZZA DANNATA <<Questo paesaggio (prima foto da sinistra) che ignora le vie di mezzo fra la mollezza lasciva e l’asprezza dannata; che non è mai meschino, terra terra, distensivo, umano, come dovrebbe essere un paese fatto per la dimora di esseri razionali; questo clima che c’infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi;  li conti, Chevalley, li conti: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste; questa nostra estate lunga e tetra quanto l’inverno russo e contro la quale si lotta con minor successo; Lei non lo sa ancora, ma da noi si può dire che nevica fuoco, come sulle città maledette della Bibbia.>> G. TOMASI DI LAMPEDUSA, Il Gattopardo, De Agostini, Novara 1985, p. 243. Scatto del maestro Sigismondo Novello.

 

  

Sseconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE Tratto da “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

FESTA DI MARIA SS. DELLA MERCEDE

“BREVE EXCURSUS STORICO SULLA CHIESA E LA CONFRATERNITA’”

Alcune preziose note storiche di Giovanni Mazzola fanno luce sulla Chiesa e la Confraternita della Mercede legati alla memoria della potente famiglia dei Gussio, il cui sontuoso palazzo fu edificato nella seconda metà del XVII secolo lungo la Via Portella. <<Questa chiesa era prima oratorio degli agonizzanti nel quale si raccoglievano elemosine, mercé sottoscrizioni, per riscattare i prigionieri cristiani fatti schiavi dalla barbarie dei Turchi.  

Fu eretta verso il 1689 come rilevasi dalla qui sotto calendata supplica diretta al Vescovo: Die 4 martii 1689 Il rev. sacerdote D. Carmine Gussio superiore della Ven. Congr. di M. SS. degli Agonizzanti espone alla S.V. Ill.ma che essendo stata eretta e fabbricata detta congregazione di tutto punto con esservi stata fondata una messa quotidiana dall'Ecc.mo principe di Pietraperzia Giuseppe Branciforti come per sua lettera del 6 febbraio corrente ed un'altra messa ogni mercoledì lasciata dal quondam D. Giuseppe Scarlata, come si asserisce dall'inserto memoriale qui acchiuso con essere anche provvisto di tutte le cose necessarie per la celebrazione di dette messe; desiderano li sudetti congregati che sono tutti sacerdoti che si benedicesse detta chiesa acciò si potessero celebrare dette messe come anche riconoscere detta congregazione che è completa di fabbrica, tetto, pavimento, finestra, porte e ogni altra cosa appartenente alla costruzione di essa e anche si è provvista di tutti i giugali necessari per la celebrazione delle messe e non mancando cosa alcuna vogliate perciò benedire la sudetta congregazone e permettere che in essa si possono celebrare le sudette messe>>.

 

    

CHIESA E CONFRATERNITA DELLA MADONNA DELLA MERCEDE  (foto Vincenzo Camiolo)

 

Ottenutane l'approvazione e la benedizione ecclesiastica, i fratelli Gussio addivvennero al seguente atto di cessione rogato in Not. Rosario Battaglia.

Die decimo quarto febbraio 11 ind. 1703

Avendosi l'anni passati in questa città di Leonforte eretto e fondati il Ven. Oratorio di S. Maria degli Agonizzanti e ornato di due altari, cioè l'altare maggiore con il quadro della B.V. Maria degli Agonizzanti che assiste ai SS. Agonizzanti imperando le grazie del suo SS. figlio Gesù nostro Signore con sua cornice dorata e l'altro altare in detto oratorio e in cornu evangelii con il quadro della B. Vergine della Mercede della redenzione dei captivi, senza però cornice quale Ven. Oratorio sin dal principio che s'incominciò ad erigere s'ave sempre andato aumentando con la contribuzione delle fedele persone che devotamente hanno contribuito con limosine e legati quanto con l'assistenza travaglio e speciale divozione tanto del quondam sacerdote D. Francesco Gussio in tempo di sua vita quanto anche dalli rev. sacerdoti D. Giuseppe Gussio suo olim fratello e abate D. Carmelo Gussio loro nepote che sempre indefessi si han dimostrato tanto nella divozione quanto nell'avanzi di detto Ven. oratorio con avere speso di loro denaro proprio sia alle cose concernebti di giogali, vasi ed altro per il mantenimento di detto oratorio sia anche nelle fabbriche di sagrestia e campane e come di tutte le altre occorrenti e cose che hanno stato necessarie per comodità di detto Ven. oratorio come apertamente si vedono e per giuliana di detti giocali supplellettili di detta sagrestia, sia anche per compra di casa di detta sagrestia e perciò detti rev. sac.ti Gussio hanno ceduto e cedono alla Ven. Compagnia del Ven. Oratorio di S. M. dell'agonizzanti sotto l'abito della B.M.V. della Mercede della redenzione dei captivi, tutti i dritti azioni e ragioni che essi hanno tanto per cause di fabbriche, fatta sino al presente giorno di detti di Gussio a loro proprie spese vesti giogali e contribuzione di campane col patto che sempre lui e suo fratello deve celebrare la messa quotidiana lasciata dall'Ecc.mo principe di Pietraperzia.>> Benchè i muri della chiesa fossero del tutto completi, pure restarono in forma rustica, e perciò essa non era frequentata dai fedeli; e perchè non venissero meno i loro sacri esercizi spirituali, che giornalmente si solevano celebrare in detta chiesa, il governatore Antonio Madonia, Silvestro Taccetta, e sacerdote Giovanni Taccetta coadiuvanti e Carmelo Cipolla procuratore, fecero completare il fabbricato, imbiancare le mura ed adornare la chiesa con bassorilievi a stucco. Questi lavori richiesero la somma di onze cento che dai medesimi furono sborsate (V. Atto pubblico del 6 gennaio 1754 notar Luciano Napoli). La chiesa nel 1901 fu nuovamente abbellita di pitture, pavimento con mattoni di cemento e altro, mercè contribuzione dei fedeli e lo zelo indefesso dei signori Edoardo Ricifari, Cav. Vito Cipolla, Sac. Laneri Ferdinando e Sac. Salvatore Taccetta. Per i sudetti restauri bisognò approntare lire quattromila che dai detti signori furono apprestate per rivalsarsene cogl'introiti. Testo: G. MAZZOLA, Notize storiche sulla vetusta Tavaca e la moderna Leonforte, Tip. Editrice del Lavoro, Nicosia 1924, pp. 54-56. Foto di Vincenzo Camiolo (anno 2014) .

 

 

  

CHIESA E CONFRATERNITA DELLA MADONNA DELLA MERCEDE (foto Vincenzo Camiolo)

 

 

LEONFORTE DA AMARE Tratto da “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

RICAMI DI PIETRA

Un vero e proprio ricamo di pietra si staglia in primo piano. E' notte. L'occhio sapiente del fotografo ha saputo cogliere i contrasti chiaroscurali che mettono in dialogo due edifici disposti su piani diversi: la Matrice e Santa Croce. Quella deliziosa balaustra grigia sembra quasi sostenere la chiesa sulla collina. Onore e riconoscenza al compianto Vincenzo  Camiolo, che ha saputo donarci, sempre con la discrezione e la modestia che lo contraddistinguevano, la bellezza di un luogo e l'incanto di due architetture barocche.

 

           


 

 

LEONFORTE DA AMARE Tratto da “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

PICCOLO MONDO ANTICO Foto archivio Benito Salamone, 1970-72.

Due scene veraci di vita paesana, da autentico “piccolo mondo antico”: un’allegra brigata di quartiere alle prese con lavori domestici e la caccia ai “musticuna” in Piazza S. Francesco.

 

 

 

   

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE Tratto da “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

LE DELIZIE DEL GIARDINO GRANDE

<<Nel Giardino Grande il Principe fondatore aveva creato l'opera più originale e gratificante per se stesso con notevole dispendio di mezzi e di uomini che, utilizzando le più raffinate tecniche dell'arte del giardinaggio, realizzavano un capolavoro tra i più ambiziosi della Sicilia. Ignoti, geniali architetti, nel cuore dell'Isola, facendo ricorso ad ardite soluzioni dell'ingegneria idraulica creavano, con complicati meccanismi e marchingegni misteriosi, quel meraviglioso spettacolo di giochi idrici e sofisticati virtuosismi. L'acqua che faceva da protagonista nella articolata composizione dei vari elementi del Giardino del signore di Leonforte, veniva utilizzata nella sua proteiforme versatilità, ora in senso verticale con ariosi getti prepotenti e zampilli pluridirezionali, ora per il fragore delle cascate o per il morbido fluire del liquido, ora per la solenne linearità delle acque placidamente stagnanti nelle ampie vasche. In ciò possiamo cogliere l'eco della fioritura di giardini nell'Italia rinascimentale e barocca in cui, al di là di una complessa simbologia risalente ad antiche e nuove filosofie, non che a culti esoterici, si esaltava il motivo onnipresente della ragione che sottomette la natura.>> G. NIGRELLI, L'Orto Botanico o Giardino Grande in "Manoscritti inediti del Settecento e note di storiografia leonfortese", Euno Edizioni, Leonforte 2013, pp.121-122. Foto Vincenzo Camiolo.

 

   

GIARDINO GRANDE

 

  

GIARDINO GRANDE

 

 

LEONFORTE DA AMARE

RICORDO DI UN VIALE (1)  PRIMO GIORNO DI SCUOLA (2)

 

   

Da sinistra: RICORDO DI UN VIALE (*) - PRIMO GIORNO DI SCUOLA (IL MAESTRO CARMELO PARANO (**)

 

 

(*) <<Nessuno allora scongiurò lo scempio, l'eliminazione sistematica di conifere splendide e possenti. Trionfarono la bruttura e l'egoismo, e al posto dei pini secolari si edificarono casupole e palazzi, soffocando la zona con il cemento e svilendo paesaggio e natura. Addio vecchio viale amico di ricordi giovanili; ora sono rimasti pochi esemplari che incarnano una storia da custodire e conservare, anche se i cardellini dispettosi musici dei nostri amori adolescenti sono volati via impauriti>>.

Nello Sciuto, da: LEONFORTE MAGAZINE '400.

Dalla preistoria ad oggi con le fotografie di Benito, testi di Pasqualino Pappalardo & grafica di Nunzio Baja, Leonforte 2011, p. 43.
Foto anni '20, Archivio Longo-Benito

(**) Il Maestro Carmelo Parano alle prese con una classe di “monelli” che sapeva addestrare e incantare con la sua proverbiale, innata ars docendi.
Archivio fotografico Famiglia Parano

Tratto da “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE Tratto da “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

“CHIARE, FRESCHE E DOLCI ACQUE...” 

PASSEGGIATA SOLITARIA

 

  

Da sinistra: “CHIARE, FRESCHE E DOLCI ACQUE...” (*) -  PASSEGGIATA SOLITARIA (**)

 (*) La cristallina trasparenza delle acque del Fons Tabarum, sorgente mitica che diede origine alla mirabile architettura della Gran Fonte, in un delicato scatto di Stefano, pubblicato sulla pagina Facebook di Camurria.
(**) Per la strada: faticoso cammino o passeggiata solitaria? Questa eloquente foto tratta dall'archivio Longo-Benito, scattata agli inizi degli anni '50, ritrae un viandante avvolto nel suo scialle nero all'ingresso nord di Leonforte. Ancora una volta, a scanso di nostalgie, pubblichiamo questa foto che documenta la bellezza di un paesaggio inviolato per secoli che la violenta aggressione/trasformazione del paesaggio, operata da una classe politica negligente e ignorante, ha finito per comprometterne definitivamente e inesorabilmente l'identità storico-geografica.

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE Tratto da “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

PASTORI E GREGGI A SPASSO PER LA CITTA’

Non capita più, nella Leonforte moderna e tecnologica dei nostri giorni, imbattersi in situazioni simili, come nelle limpide e genuine immagini catturate dall’occhio attento di Benito Salamone e pubblicate in “Leonforte Magazine ‘400” (2011). L’autore di questo singolare volume, il camaleontico avvocato Pasqualino Pappalardo, raffinato cultore di cose paesane, nel descrivere le foto 2 -3, si lascia andare al suo tipico humour. “Due curiose foto - egli scrive a pag.12 - che si prestano a scherzose didascalie: in attesa del credito... In attesa del barbiere”.

 

 

 

 

    

PASTORI E GREGGI A SPASSO PER LEONFORTE… C.SO UMBERTO I “TRANSUMANZA” Tratto da “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

  

  PASTORI E GREGGI A SPASSO PER LEONFORTE… C.SO UMBERTO I “TRANSUMANZA” Tratto da “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

LEONFORTE DA AMARE Tratto da “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

UN IMPRESSIONANTE PANORAMA LA MADONNINA CHE VEGLIA SU LEONFORTE DAL MONTE

SOSPESA TRA CIELO E TERRA, LA MADONNINA DEL CERNIGLIERE VEGLIA CON SGUARDO DI MADRE SULLE SORTI DEL PAESE DISTESO PROPRIO COME “UN VECCHIO ADDORMENTATO” AI PIEDI DEGLI EREI. Foto di Federica La Neve (prima foto da sinistra).

 

      

 

IL SIMULACRO DELLA BEATA VERGINE MARIA, POSTO COME SENTINELLA SUL MONTE CERNIGLIERE, BENEDICE E PROTEGGE LEONFORTE DALL’ALTO (*)


(*) Foto estratta da un video YouTube realizzato da Pippo Lombardo. Seconda foto da sinistra  trovata nel web senza indicazione dell’autore.

 

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BEATA VERGINE MARIA

 

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ARMONIA DELLE FORME PANORAMA DEL PAESE VISTO DA SUD - IL MONASTERO DI PIAZZA SOPRANA

(*)  Ecco come si presentava la cosiddetta Piazza Soprana, oggi Branciforte, prima che il complesso monastico della "Batia" fosse smembrato e pesantemente manomesso da scellerati architetti.

 

 

  
Da sinistra: CARTOLINA POSTALE 1920 (COLLEZIONE NINO SAPORITO, S. ANGELO DI BROLO - ME) - IL MONASTERO DI PIAZZA SOPRANA (*)

 

 

 

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QUASI COME UNA MARGHERITA

Quasi come i petali di una margherita, questa raffinata ed estrosa cartolina postale degli anni '20 (prima foto da sinistra) dispiega tutta la bellezza e l'incanto di un paese non ancora violato e deturpato dalle mostruosità architettoniche della speculazione edilizia degli anni '60 e '70. (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

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VEDUTINA LIBERTY

E la moda delle vedutine floreali in stile liberty arrivò anche a Leonforte, come mostra questo raffinato dettaglio di una cartolina del 1924 con la celebre Fontana delle Ninfe nel pieno della sua attività (prima foto da sinistra).

 

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FONTANA DELLE NINFE

 

 

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TRACCE DI UN PASSATO GLORIOSO

Stemmi, simboli, statue, mascheroni in friabile pietra arenaria sono la forza testimoniale di un passato glorioso immortalato e fissato ancora una volta dall’obiettivo di Vincenzo Camiolo.

 

 

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SILENTI DIALOGHI

Questi sono molto più che semplici scatti. Sono un inno a quei muti, inafferrabili dialoghi che avvengono ogni giorno all’ombra della Grande Fonte. Dialoghi misteriosi tra volatili che tra svolazzi e acrobazie nell’aria e nell’acqua danno corpo, calore e vita alla pietra gialla del monumento simbolo di Leonforte. Solo l’occhio attento e incantato di Vincenzo Camiolo poteva catturare momenti così unici e di raffinata bellezza...

 

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LA GRANFONTE (foto Vincenzino Camiolo)

 

 

 

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CASE SCOLORITE DAL SOLE

Dalle cose scolorite dal sole alle verdi campagne, dalle stradine storiche ai monumenti sgretolati dal vento, c'è un solo aggettivo che si addice per descrivere questa vecchia cartolina postale del 1954 ed è struggente. Perché, Leonforte, è disperata e ridente, monumentale e decadente, abbandonata al destino, così piena di chiese, di statue, di culti financo superati, eppure sempre lì. Irremovibili. Attoniti, in attesa di un Salvatore che tarda sempre ad arrivare per redimere questa fetta di mondo.

 

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ARISTOCRAZIA ARABO-SICULA

LE MERAVIGLIE NASCOSTE DI PALAZZO ALGOZINO

Seppure versi ormai da anni in un deplorevole stato di abbandono, l’antico palazzo Algozino, probabilmente edificato nella seconda metà del XVIII secolo, conserva al suo interno stucchi e affreschi di inestimabile valore. Dimora aristocratica di città con tanto di giardini, fontane, cantine, fondachi e granai sotterranei, il palazzo sorge alla confluenza tra la via che una volta collegava il Cassero al Colle dei Cappuccini. Gli Algozino, le cui origini sono probabilmente riconducibili agli al-gutzim, i porta bandiere delle sacre legioni musulmane che conquistarono la Sicilia nel IX secolo d.C., costituirono una delle famiglie più esclusive e bizzarre di Leonforte. All’interno di questo sontuoso palazzo, il cui caldo stile mediterraneo è molto simile a quelli dei Gussio-Nicoletti e Cantarero, si incontrava il fior fiore della altezzosa e dissipata borghesia emergente della Leonforte ottocentesca che amava sollazzarsi con luculliani pranzi, concerti privati, godimenti letterari e incontri galanti. Una delle figure più eminenti di questa antica famiglia “saracena” rimane il famoso Cavaliere Antonino Algozino, la cui vita dissipata, trascorsa tra Leonforte, Catania e Parigi, passò alla leggenda...

 

 

 

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PALAZZO ALGOZINO (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

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PALAZZO ALGOZINO

 

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PALAZZO ALGOZINO

 

 

 

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LEONFORTE OPEROSA LAVORI E MESTIERI DEL SECOLO XX

 

   

ANTICHI MESTIERI (foto Archivio F. Buscemi, anni ‘40-’50)

 

  

ANTICHI MESTIERI (foto Archivio F. Buscemi, anni ‘40-’50)

 

 

 

 

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FONTE DELLE NINFE E FONTANA DELL’ACQUA PAULA

SIMILITUDINI E DIFFERENZE DI DUE PROBABILI SORELLE  

<<La Fontana delle Ninfe, trovo che fu opera de’ Scultori Romani, simile all’Acqua Paula di Roma, che fece erigere il Sommo Pontefice Paulo V>>.

Da ADORNAMENTO DELLA STORIA DI LEONFORTE DEL NOTAIO FILIPPO LA MARCA, manoscritto del secolo XVIII. (foto S. Novello)

 

      

Da sinistra: LA FONTANA DELLE NINFE (LEONFORTE) - FONTANA DELL’ACQUA PAULA IN ROMA (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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DELIZIOSO TROMPE-L’OEIL

Particolare dell’Angelo, da La Glorificazione di San Giuseppe, affresco di G. Borremans, sec. XVIII. Chiesa S. Giuseppe.

 

        

PARTICOLARE DELL’ANGELO, DA LA GLORIFICAZIONE DI SAN GIUSEPPE, AFFRESCO DI G. BORREMANS, SEC. XVIII “CHIESA DI S. GIUSEPPE c/o LEONFORTE” (seconda e terza foto da sinistra trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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RITRATTO DI UN PRINCIPE

<<Don Nicolò Placido Branciforti Principe di Leonforte nominato per molte maraviglie>> (N. Serpetro, Mercato delle meraviglie, Venezia 1653).  Foto di S. Novello

 

     

 

 

 

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LE ACQUE DI LEONFORTE Foto Archivio F. Buscemi, anni ‘50

A SPASSO COL MULO (QUASI LA SEQUENZA DI UN FILM MUTO) - SOSTA DI DUE RAFFINATE SIGNORE PRESSO IL GIARDINO LUSSUREGGIANTE DEL NINFEO

 

 

      

 

 

 

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BORGHESIA LEONFORTESE ATTIVA E CONSISTENTE  IL CASO DEL VERMICELLAIO MANCUSO, 1671

Un atto del notaio Ponzio Caniglia di Assoro del 19 marzo 1671, presentato da Giuseppe Nigrelli in TAVI del febbraio 1996, narra di Giovanni Mascaro e Simone Mancuso. Simone Mancuso, conductore, cioè imprenditore, stipula un contratto dinanzi al notaio con Giovanni Mascaro, "maestro vermicellario", produttore di spaghetti e maccheroni, che esercita la sua arte a Leonforte, perché quest'ultimo si trasferisca ad Agrigento per un intero anno con tutto il suo impianto (vermicellaro) assieme alla famiglia. Si stabiliscono i termini del contratto per cui il Mancuso dovrà dietro compenso di once 20 (con due anticipi prima della partenza) svolgere le varie mansioni (macinar grano, assectare (stacciare) semola, impastare e "uscire vermicelli e maccarruni", vendere, presiedere all'efficienza dell'impianto e alle eventuali riparazioni del macchinario). Lo stesso avrà inoltre dall'appaltatore Mancuso abitazione gratis ad Agrigento e le spese del trasporto, "et esum et potum quotidianum", mangiare e bere, cioè il vitto quotidiano. Può sorprendere infatti la presenza di una attività produttiva di tipo artigianale a spaghetti e maccheroni già esistente a Leonforte pochi decenni dopo la sua fondazione, allo stesso modo la presenza di attività terziarie come quella di una impresa che comporta il trasferimento di uomini, macchinari e capitali da Leonforte ad Agrigento. Può infine destare interesse la onomastica presentata dal testo notarile: i due personaggi, il Mascaro, un artigiano gestore di un pastificio (vermicellaro) e il Mancuso "conductore", cioè un impresario dei nostri giorni, sono due tipici rappresentanti di quel ceto sociale che nella realtà socio-economica della nuova città esprime - pur in un mondo decisamente segnato dalla sua genesi aristocratica - la presenza a Leonforte di una borghesia attiva e consistente. Estratto da: N. Pisciotta, La prima Leonforte. Nascita e sviluppo di una città del 1600, ISSPE, Palermo 2012, pp. 135-136.

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UN INSOPPRIMIBILE, ANTICO DESIDERIO... Il MARE A LEONFORTE

Un antico, insopprimibile, quanto irreale desiderio di ogni paesano, specialmente durante le opprimenti canicole estive, è stato sempre quello di avere il mare a Leonforte. Questa xilografia del 1907 sembra confermare questa aspirazione. Sebbene si tratti di un chiaro e lampante errore di trascrizione o localizzazione geografica, questa deliziosa stampa alimenta l’immaginazione di una fiorente città marittima dedita alla pesca del tonno.

 

 

 

          

 

…una famosa enciclopedia di fine ‘800 scrisse: “famosa per la pesca; nella seconda edizione, per riempire uno spazio nella ristampa, qualcuno, non pensando al frutto, aggiunse “del tonno”. Nessuno si accorse della balordaggine finché non uscì nel 1907 questa cartolina che, sebbene sia stata ritirata dal commercio, ora circola in vendita su e-bay. (Giovanna Maria)

 

 

 

 

 

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AL CAFFE’ ROMA… CONVERSAZIONE BORGHESE IL CAFFE’ ROMA (ERA QUELLO CHE ADESSO SI CHIAMA BAR ITALIA, SU PIAZZA CARELLA (*)  Foto Archivio F. Buscemi, anni ’30 (prima foto da sinistra)

 


  
   

BAR TABACCHI ITALIA “PIAZZA CARELLA” (seconda foto da sinistra fam. Franco Arena - terza foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

        

BAR TABACCHI ITALIA “PIAZZA CARELLA” (foto fam. Arena - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Giovanni Vitale)

 

 

 

 

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PALAZZO GUSSIO LA DIMORA DI CITTA’ (SEC. XVI-XVII)

<<Guxo, tuttavia a questi tempi per GUSSIO dicono Guzzo. Un tal Giovanni GUSSIO venne nel reggimento del Re Federico III, agnominato il Semplice, ai servigi della Regina Antonia, figlia del Duca di Adria, nel casamento ch’ella fece col Re Ferdinando l’anno 1374. Giovanni GUSSIO fu uno de’ gentiluomini, che a suoi servigi passarono, col quale Ansaldo e Ruggero GUSSIO suoi fratelli, tutti della città di Tolon della Francia, ed hebbe dal medesimo Re la Castellania di Nicosia, e dal Re Martino nel 1396 il feudo e Castello di Montechiaro non lungeLalicata...>>

 

Foto di Mario Calma



    

PALAZZO GUSSIO

 

 

             

PALAZZO GUSSIO

 

 

 

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SCARY CLOUDS

A dispetto del suo cognome, Calma, le foto di Mario evocano sinistri paesaggi abitati dalla paura del non visibile e dal terrore del non visto. Ad un livello di sana catarsi dell'ovvio si collocano queste due foto che hanno come soggetto Leonforte evocata al pari di una landa desolata. Eppure questa luce pesante e tagliente, nordica appunta, ci rivela l'altro volto, misteriosamente e meravigliosamente inquietante della Civitas dei Branciforte. Foto di Mario Calma

 

 

 

 

 

       

 

 

 

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VILLA GUSSIO-NICOLETTI  

RITRATTO DI UNA BELLA ANTICA SIGNORA

Le suggestive immagini, estratte dall'Archivio fotografico Alamy, ci immergono nella incantata atmosfera della superba Villa Gussio-Nicoletti (XVIII-XIX sec.), nel suo regno ambiguo, pregno di luci e ombre. Le immagini furtive, scandite nel tempo, filtrate da una delicata magia fotografica richiamano presenze silenziose, passi leggeri lungo le scale, echi di melodie lontane. Nei giardini crepuscolari intricati di arbusti e di piante fantastiche, baroni addormentati e contesse di marmo, tra le quinte di palme, recitano i "sogni delle notti mediterranee". Campane di vetro, fiori di seta, dormeuses e poltrone, tendaggi evanescenti o dorati, affreschi dal vago gusto orientale evocano i personaggi di questo teatro immaginario.

 

 

  

VILLA GUSSIO (archivio fotografico Alamy)

 

 

  

VILLA GUSSIO (archivio fotografico Alamy)

 

    

VILLA GUSSIO (archivio fotografico Alamy)

 

  

VILLA GUSSIO (archivio fotografico Alamy)

 

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PER DIVOZIONE DEI FEDELI, 1867

Questa tela di fattura popolare, conservata presso la Chiesa della Madonna del Carmelo, raffigura San Gaetano Thiene (1480-1547), uno dei santi chiave della Controriforma cattolica. Fu molto venerato al Sud Italia, dacché il suo corpo è seppellito a Napoli, ove aveva fondato un lazzaretto. La sua devozione a Leonforte non è molto documentata, ma è probabile che dovette essere anteriore alla fattura ottocentesca della tela. Il Santo della Provvidenza era molto invocato nei casi disperati di malattie incurabili. Il culto “agreste” di San Gaetano fu mantenuto fino all’epoca di Mons. La Greca (+1983), quando una Messa cantata veniva celebrata nel suo altare in suo onore il giorno 7 agosto. Foto per gentile concessione di Salvatore Ciurca (prima foto da sinistra)

 

       

(seconda e terza foto da sinistra trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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AL CINE-TEATRO ROMA: FILM, VARIETA’ E OPERETTE

<<Mentre a Leonforte si vivevano momenti di euforia per la conquista dell'Impero veniva inaugurato, con grande clamore pubblicitario, il cine-teatro Roma che avrebbe segnato una tappa importante nel dinamismo culturale della cittadina. Le pareti del moderno e affascinante edificio furono affrescate con simboli dell'Italia Imperiale. Sul fastigio della scena si ammirava un dipinto che rappresentava un raggio di luce che partiva da Roma e raggiungeva l'Etiopia. A fianco due medaglioni raffiguravano belle e sensuali abissine dagli occhi neri e dalla pelle dai riflessi dell'ambra. Il cinema fu inaugurato con pellicole che inorgoglivano lo spirito patriottico: "Luciano Serra pilota", "Lo squadrone Bianco" e "La disfida di Barletta". La proiezione dei film era preceduta dal cinegiornale LUCE che dava ampio risalto alla conquista di Macallè, di Adua e all'entrata di Badoglio ad Addis Abeba, in piedi su un auto militare. Era un momento di esaltazione euforica! Avevamo un Impero ma è pur vero che nei forzieri del Negus non avevamo trovato i talleri pronosticati dal geometra Fazio. Ai film patriottici si alternavano film di costume con Osvaldo Valenti, Luisa Ferida e Alida Valli. Gli imprenditori del cine-teatro investivano nei film più recenti, ingaggiavano gruppi teatrali di avanspettacolo e una Compagnia di operette che, in quel momento, furoreggiava al "Sangiorgi" di Catania. Furono interpretate "La vedova allegra", "Cincillà", "Il Paese dei Campanelli", "Madon di Tebe" e altre ancora, che, come da copione, riscossero successo e gradimento al "Roma". Il teatro era sempre pieno. Lo frequentavano i signori e le signore del dopolavoro e tanti giovani che erano soliti bighellonare tra i tavolinetti dei bar e la sala da biliardo di don Alfonso Calandra. In un paese composto principalmente da contadini e operai, che passavano gran parte della loro giornata a lavorare duramente, quel teatro appariva come un'isola diversa, leziosa e gaudente. La sera, in quelle occasioni, le sale dei dopolavoro erano pressoché vuote perché la quasi totalità dei soci, accompagnati dalle consorti, andavano a teatro ad ascoltare religiosamente le musiche e le romanze non mancando di applaudire e di richiedere, eventualmente, la replica dell'esecuzione di un brano che li aveva particolarmente estasiati. L'indomani, al dopolavoro, i giochi agli scacchi, al biliardo o al ramino venivano disertati perché animate discussioni dipingevano l'avvenenza e la bravura delle protagoniste, il fascino delle voci e la conturbante silhoutte delle ballerine. Estratto da:F. BUSCEMI, Il Fazzoletto azzurro. Dal diario di un balilla a Leonforte, Euno Edizioni, Leonforte 2017, pp. 82-83.

 

           

 

 

 

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LEONFORTE SCOMPARSA

IL MULINO-PASTIFICIO ARDIZZONE (ANGOLO SCALINATA CAPPUCCINI - PIAZZA PARANO)

Foto Archivio F. Buscemi, anni ’20 (prima foto da sinistra)

Seconda foto da sinistra: IL CONTADINO NICOSIANO (foto del fotografo leonfortese Benito Salamone)

 

 

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IL SABATO FASCISTA BALILLA E CAMICE NERE IN CORSO UMBERTO I

Foto inedita del 1932 (prima da sinistra), Collezione Sansoni (reperita nel "mare magnum" di ebay)

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 


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VENI, SPONSA CHRISTI

Nella festa di Santa Lucia, martire siracusana morta probabilmente durante la persecuzione di Diocleziano (IV sec. d.C), ci rechiamo in devoto pellegrinaggio presso il solenne e fastoso altare a lei dedicato nella Chiesa Madre. E vogliamo fare nostra l’invocazione di S. Ambrogio.

(De Virginitate, cap. 12, 68):

<<Tu, una de populo,
una de plebe,
certe tu una de virginibus,
quae corporis tui gratiam
splendore mentis illumina!>>

 

       

SANTA LUCIA (CHIESA MADRE)

 

      

SANTA LUCIA “CHIESA MADRE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

        

SANTA LUCIA “CHIESA MADRE” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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MATRIMONIO AL PALAZZO

Scatto di stile del Maestro Giovanni Mazzara che mette in risalto la splendida serliana del cortile del palazzo Branciforte. (seconda  foto da sinistra  trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

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CHIESA MADONNA DELLA CATENA

La Chiesa della Madonna della Catena è stata elevata a Parrocchia dal Vescovo Mons. Costantino Trapani con bolla del 17 maggio 1970, anche per l’interessamento del sindaco dell’epoca Nino Rubino. Il suo primo parroco è stato il sacerdote Nunzio MAITA (1930-1976) che intraprese la sua opera pastorale con entusiasmo e zelo, progettando una parrocchia aperta ai giovani, e si adoperò a fornire loro adeguate strutture. Con le offerte dei fedeli apportò modifiche alla chiesetta: costruì nuovi locali che adibì a sagrestia, canonica e scuole materne; compro’ delle aree limitrofe da adattare ad oratorio e acquisì pure un casello ferroviario da destinare ai boy-scout che nel frattempo aveva ospitato negli angusti locali della parrocchia. Ma la sua morte improvvisa avvenuta nel 1976, tarpò le ali alle sue iniziative. Oltre al rimpianto per la sua prematura scomparsa, di lui rimangono un bellissimo canto dedicato alla Madonna della Catena e una lapide, posta all’interno della sagrestia, che ne ricorda la figura. Testo e foto estratti da: E. BARBERA, Chiesa Maria SS. Della Catena “Cento Anni” 1899-1999, Tipolitografia C.R.L., Leonforte 1999, p. 19.

 

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TOTA PULCHRA ES MARIA!

Perfino gli angeli del medaglione affrescato del soffitto si chinano al cospetto della Vergine Santissima Maria Immacolata, intronizzata come Regina nel suo altare della Chiesa di S. Antonio e pronta a dispensare le grazie a tutti i suoi figli supplici che ricorrono fiduciosi a Lei con l’eterna invocazione:

TOTA PULCHRA ES MARIA
ET MACULA ORIGINALIS NON EST IN TE!

 

 

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VERGINE SANTISSIMA MARIA IMMACOLATA

 

  

CHIESA DI S. ANTONIO (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

  

VERGINE SANTISSIMA MARIA IMMACOLATA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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GRANFONTE VINTAGE

La superba Fontana dalle 24 cannelle si colora di effetti vintage e velatamente decadenti in questo magnifico scatto di Giovanni Mazzara (prima foto da sinistra), ove la bellezza del momento è immortalato dai tre strati di cui si compone l’immagine: la carrozza d’altri tempi con la coppia che posa in bella mostra di fronte al fotografo, la Fontana con il bianco striato della sua pietra, e quel fugace cielo i cui colori, ora distesi e ora inquietanti, preludono a qualcosa di magico, segreto, indicibile. (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)


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I TORRIONI DEL PALAZZO

<<Il suddetto Palazzo, è fortificato da due fortissimi Torrioni, uno un poco basso, e l'altro altissimo, quale guardandosi, dalla parte di sopra a basso, apporta vertiginosa la testa, e vacillante >>. Questa solenne e succinta descrizione del notaio Filippo La Marca, autore dell' "Adornamento della Storia di Leonforte" (seconda metà del secolo XVIII), rende giustizia a questo insolito scatto notturno del Palazzo Branciforte di Vincenzo Camiolo (prima foto da sinistra). E' tutto un gioco di luci e di ombre che concorre a ricreare nella mente una immagine fantasticata, lontana, eppur sempre viva, di una delle dimore aristocratiche più prestigiose della Sicilia Spagnola. (foto Vincenzo Camiolo - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

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UN CAMPANILE TARDO SECENTESCO

Forse simbolo della SS. Trinità, la loggia campanaria  tardo-secentesca della Chiesa di Maria SS. della Mercede con i suoi tre archi, molto simile per l'architettura a quella di San Giuseppe (prima foto da sinistra Vincenzo Camiolo), viene quasi cristallizzata in questo scatto di Vincenzo Camiolo, da noi restituito alla bellezza senza tempo del bianco e nero. Si ammirano ancora, nonostante l'usura del tempo, alcuni deliziosi fregi floreali ad S nei rispettivi lati esterni, quattro pigne (?), la croce greca e la bandiera segnavento. La sopradetta Chiesa costituiva uno dei più raffinati esempi di barocco tardo secentesco nel comprensorio e vantava al suo interno numerosi stucchi alla maniera serpottiana, realizzati per assecondare i gusti e i "capricci" della potente famiglia Gussio, che esercitò il diritto di patronato sulla Chiesa per tutto il secolo XVIII. (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)



          

 

 

 

 

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LA SERLIANA DEL PALAZZO

Detta anche finestra veneziana, la serliana è un’ampia finestra tripartita tipica dell’architettura palladiana del XVI secolo. Ecco qui il confronto tra la graziosa serliana (o portale a forma di serliana) del Palazzo Branciforte in uno scatto di Benito Salamone e il disegno estratto dal Glossario Architettonico di M. Gerwing. (foto Benito Salamon)

 

 

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(terza foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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IN FORTITUDINE BRACCHII TUI

Una singolare "variante" dello stemma di Leonforte, Cromolitografia Monti Erei, 1901   

 

 

 

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GRANFONTE: BACKGROUND AL CONTRARIO

E' oltremodo sorprendente notare come il genio creativo, semplice ed eclettico allo stesso tempo, di Vincenzo Camiolo (prima foto da sinistra) abbia potuto catturare particolari paesaggistici degni di rilievo e di ammirazione crescente. E' il caso emblematico di questa foto, in cui lei, la superba Signora di pietra, la Fonte di Tavi, la Granfonte, studiata da un'angolatura inusuale, appaia come una sorta di background al contrario di quel che resta del nucleo insediativo della primitiva Leonforte. E probabilmente così apparve agli innumerevoli visitatori della città dei Branciforti che accedevano ad essa tramite la porta Palermo, sbirciando le lussureggianti meraviglie della "Sicula Tempe". Ben integrato in questo contesto di rovine, la Granfonte oggi parla il linguaggio muto, disperato della decadenza, ossia di quell'inesorabile sgretolamento di una storia gloriosa, di cui oggi a stento riusciamo a ricostruire spezzoni, frammenti, echi lontani...

 

 

  

(seconda foto da sinistra  trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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ALLIGRIZZA, ALLIGRIZZA, O PICCATURI!

Tradizionale “novena” esterna di Natale: trionfo del colore (arance),  della natura selvaggia (pungitopo) e della millenaria pietas popolare. Versi di rara bellezza poetica venivano intonati come una triste nenia. La melodia melanconica, l’accompagnamento sfumato di legni e ottoni, il motivo triste e tutto l’insieme assai commovente potevano dare un senso di infinita tristezza. Gruppi di uomini andavano di casa in casa cantando il loro melanconico lamento che - e niente lo lascia indovinare, a meno che non si conoscano le parole - portava la lieta novella della nascita di Gesù. Foto di Sigismondo Novello leggermente rielaborata (prima da sinistra)

 

   

(seconda e terza foto da sinistra trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

La novena di Natale consiste in un insieme di cantilene, racconti e melodie natalizie, rigorosamente in dialetto leonfortese, che un gruppo di giovani musicisti intona e suona davanti ad un tabernacolo allestito con asparago selvatico e arance, al cui centro si trova l’immagine di Maria, Gesù e Giuseppe. Ogni quartiere ne prepara una e dal 16 al 24 dicembre, dopo il calar della sera, ci si raduna nei pressi della Novena e si ascolta questo repertorio natalizio che, fortunatamente, ancora oggi è rimasto immutato nel tempo:

Maria lavava / Giuseppi stinnia / U ‘Bamminu ciancia / Panuzzu vulia / Zittuti figghiu / Cà ora ti pigghiu /  Ti dugnu a minnedda / Panuzzu ‘un cci n’è cchiù (Maria lavava / Giuseppe stendeva /  Il Bambino piangeva /  Pane voleva / Stai zitto figlio /  Che ora ti prendo /  Ti allatto al seno / Pane non ce n’è più). (Rosa Rosano)

 

 

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UN'INSOLITA PROSPETTIVA

Leonforte vista dall'alto del Colle di Santa Croce, in questo insolito e affascinante scatto di Vincenzo Camiolo (prima foto da sinistra), ci appare in tutta la sua prospettiva angolare a 360 gradi che abbraccia i quattro punti cardinali. Sembra quasi che l'occhio amoroso e pietoso del fotografo sia diventato lente di ingrandimento, che a volte amplifica e a volte distorce la realtà. Una visione fantastica di un paese multicolore, in cui coabitano bellezza e squallore. (seconda foto da sinistra  trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

  

 

 

 

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POST FATA RESURGAM

Quasi come un’araba fenice che improvvisamente risorge dalle sue ceneri, la via Sottarco si presenta, in occasione della Sagra della pesca, vestita a festa con una raffinata decorazione che la fa rassomigliare ad una nobile, antica Signora. Un caldo e incoraggiante encomio va ai generosi e creativi membri del Parco Sottarco, che stanno mettendo in campo tutte le migliori risorse ed energie di cui è capace Leonforte.

 

   

 

 

 

 

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GENERAZIONI, CONTINUITÀ DELLA MEMORIA

Oggi, 2 ottobre, festa dei Ss. Angeli custodi, nonché festa dei nonni, ci è gradito pubblicare  questa suggestiva ed iconica foto di Benito Salamone (anni ’70, prima da sinistra). Come ha scritto egregiamente Pasqualino Pappalardo, “la fotografia di Benito è la sopravvivenza simbolica dei fatti, delle persone, delle emozioni e della memoria”. Foto e citazioni da: P. PAPPALARDO, Leonforte magazine ‘400 dalla preistoria ad oggi, Leonforte 2011, pp. 64 e 66.  (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore “Sede Pro Loco di Leonforte)

 

 

 

        

 

 

 

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LONTANI ECHI SERPOTTIANI

Sebbene gli stucchi versino in un pietoso stato di abbandono, è ancora riconoscibile una lontana eco degli oratori palermitani decorati dal Serpotta. È la Chiesa della B.V. della Mercede in Leonforte, edificata nel 1689 e poi adornata di stucchi nel 1754. Le due statue, ormai consunte dall’umidità e dall’incuria, dovevano essere allegorie della Fede e della Speranza e molto probabilmente reggevano dei candelabri. Il fastoso altare maggiore, fino agli inizi del XIX secolo, custodiva una pregevole tela con cornice dorata raffigurante la Vergine della Mercede nell’atto di liberare gli schiavi dalle mani degli infedeli. Sul complesso della Chiesa e del Venerabile Oratorio degli Agonizzanti sotto il titolo della B.V.M. della Mercede incombeva l’ombra protettiva della potente famiglia GUSSIO, il cui sontuoso palazzo in eccentrico stile barocco-rococò fu costruito a qualche metro di distanza dalla Chiesa, lungo la Via Portella.

Foto di Mimma Mingari (prima da sinistra)

(seconda foto da sinistra  trovata nel web senza indicazione dell’autore)


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Da sinistra: VERGINE DELLA MERCEDE - CHIESA MADONNA DELLE MERCEDE

 

 

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TRITTICO B&N

Silente e solenne, il paese adagiato sulla collina viene immortalato dall’occhio creativo di Carmelo Trecarichi. Egli, al pari di una sentinella dall’alto di S. Croce scruta, osserva e fissa sulla “tela” fotografica questa sublime paesaggio invernale. Corretta da noi in bianco e nero, questo romanzo visivo ha quasi il sapore di un trittico nostalgico...

 

 

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ZONA STORICA (foto Carmelo Trecarichi)

 

 

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ZONA STORICA

 

 

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L’ABBRACCIO DI FRATE FRANCESCO

Al termine di questa giornata, che ha abbondantemente e deliziosamente imbiancato l’amato  paese, l’immagine più eloquente ed esilarante che ci porteremo dentro è quella della statua congelata di San Francesco che per l’occasione ha deciso di indossare un turbante saraceno e una pelliccia bianca. L’abbraccio caldo ed entusiasta di Frate Francesco, giullare e menestrello di Dio, possa raggiungere tutti noi... Foto di Emilio Barbera (prima da sinistra)

 

 

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SAN FRANCESCO c/o CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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FRESCHE ACQUE DEL NUOVO ANNO

Questo mirabile scatto di Walter Lo Cascio (prima foto da sinistra) ci introduce nel nuovo anno 2019, che vogliamo augurare a tutti gli appassionati followers della nostra pagina possa trascorrere all'insegna delle 3 P: Pace, Progresso e Prosperità! Il gesto semplice del bambino che si disseta attingendo acqua fresca da un cannolo della Granfonte, possa essere l'immagine, il simbolo di una vita dedicata alla ricerca delle cose vere, essenziali, eterne che estinguono la sete universale insita nell'uomo. E come recita la lapide della Granfonte: "BIBANT UNANIMES ANIMUS, OCULUS, GUTTUR!"

 

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LA GRANFONTE (foto Walter Lo Cascio - Filippo Stanzù)

 

 

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PUER NATUS EST NOBIS!

I nostri più fervidi e gioiosi auguri di un Natale Santo nel segno del Bambino-Dio nato a Betlemme, vi giungano dalla Chiesa dei Cappuccini solennemente addobbata a festa. Il divin Gesù trionfante in un tripudio di stelle natalizie e fiori, quasi intronizzato, ci rivela la Gloria del  Padre nel suo umile abbassamento alla condizione umana. Stupendo Mistero: Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio, erede della Vita eterna! Foto Daniele Pellegrino (prima  da sinistra)



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CHIESA DEI CAPPUCCINI (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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LEONFORTE NELL’ARCHIVIO ALINARI

Quattro significative foto di Leonforte, scattate tra il 1920 e il 1962, sono state rinvenute nel prestigioso Archivio fotografico Fratelli Alinari di Firenze. Se le prime due, scattate nel 1962, sono classiche foto da repertorio paesaggistico, le altre rappresentano, per così dire, un “unicum”.  La foto con il mandorlo in fiore, nella forte espressività chiaroscurale del bianco e nero, è stata scattata nel 1950 dal noto antropologo, fotografo, regista e giornalista Fosco Maraini (1912-2004). L’ultima foto del 1920-30, davvero inedita, ritrae bronzetti e centauri di epoca greca ritrovati a Leonforte ed esposti presso il Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa. Fonte: https://www.alinari.it/en/151/search-results…

 

 

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INTENSITA' DI UNO SGUARDO SARACENO

L'abile fotografo nisseno Walter Lo Cascio (prima foto da sinistra) è stato capace di cogliere un anziano leonfortese nella intensa espressività ed eloquenza senza pari di uno sguardo saraceno,  sagace e genuinamente paesano. (seconda e terza foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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Da sinistra: ANZIANO LEONFORTESE - IL SIGNOR LUPO CON IL NIPOTE ANDREA CENTINIA NEL 1957 A LEONFORTE (ZONA FAVAROTTA) - CORSO UMBERTO I (ZONA CONSORZIO DI BONIFICA)

 

 

 

 

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DON BOSCO RITORNA TRA I GIOVANI ANCOR!

<<Fate il bene senza comparire. La violetta sta nascosta ma si conosce e si trova grazie al suo profumo>>. (S. Giovanni Bosco)

 

 

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DON BOSCO “CHIESA COLLEGIO DI MARIA” (foto di Daniele Pellegrino)

 

 

       

DON BOSCO “CHIESA COLLEGIO DI MARIA” (foto di Daniele Pellegrino)

 

 

     

DON BOSCO “CHIESA COLLEGIO DI MARIA” (foto di Daniele Pellegrino)

 

 

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IL CASSERO E IL PIANO DELLA SCUOLA

Difficilmente si riesce ad identificare in questa foto degli inizi del Novecento (prima da sinistra, scoperta da Filippo Stanzu’ nell’infinito mare della rete globale e pubblicata sulla pagina del Circolo di Compagnia) l’odierna Piazza IV Novembre, un tempo denominata “Piano della Scuola” di equitazione dei cavalli della prestigiosa Scuderia principesca. La linearità polita ed essenziale degli edifici, le querce, i lampioni, il Bar Excelsior, la fontana rotonda e la spianata dell’antico Cassaro nutrono la mente di fantasie bucoliche e di storie antiche, di memorie sussurrate. Un piccolo mondo antico insomma che vive imperterrito la lenta, monotona scansione delle ore con lo sguardo rivolto alle divinità telluriche.

 

 

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PIAZZA IV NOVEMBRE

 

    

PIAZZA IV NOVEMBRE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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DIVINE ARMONIE E PROPORZIONI AUREE

La Granfonte nei disegni e rilievi del compianto architetto Franco Anastasio. Per gentile concessione di Claudio Benintende, suo amico e compagno indefesso di ricerche storiche e architettoniche.

 

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LA GRANFONTE (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

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PANORAMA QUASI "ROMANO"

Quei pini ad ombrello che si ergono maestosi e solenni sulla criniera del Monte Cernigliere conferiscono a questo panorama degli anni '60 un non so che di romano. E' come se il fotografo (prima foto da sinistra) avesse volutamente cercato di immortalare la città dei Branciforti, dall'alto di un immaginario colle romano, con questo tocco fascinoso e segreto della Urbs Aeterna. E da quel colle roccioso la vista va oltre il nobile paesaccio raggiungendo l'Altesina, Enna e gli Erei.

 

 

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MONTE CERNIGLIERE (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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NATALE A LEONFORTE

Il fascino antico e sempre nuovo di un Natale agreste promana da queste foto scattate in periodi diversi, a testimonianza dell’indissolubile unione tra mito popolare autoctono e messaggio Cristiano.

 

 

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LEONFORTE NEL MONDO

Barewalls prestigiosa agenzia fotografica americana, ha incluso nel suo portfolio 254 fotografie di Leonforte, dei suoi monumenti e del territorio. Le immagini mozzafiato, seguendo le opzioni del sito, possono essere stampate in formato tela e addirittura riprodotte, con altissima fedeltà tecnologica, su tavoli da caffè, giardino o studio. Per portare sempre con se l’antico e nobile “paesaccio di tabbarani” ...

 

 

      

 

 

LEONFORTE DA AMARE

PALAZZO DEL CONTE BONSIGNORE

Carrozzella da nolo prima dell’avvento delle autovetture in servizio pubblico stazionante nel piazzale della Cavallerizza in attesa di clienti.


Foto Buccheri, cartolina spedita da Leonforte il 25 Aprile 1902 (prima da sinistra).

Fonte: P. MUSUMECI, Vecchie immagini di Leonforte. Cartoline e fotografie, Edizioni NovaGraf, Assoro 2003, p. 22

“LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

(seconda foto da sinistra  trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

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CRONACHE ECCLESIASTICHE LEONFORTESI

Solenne insediamento e presa di possesso del Parroco Sac. Angelo Signorelli presso la Chiesa di Maria SS. Annunziata, Leonforte 18 gennaio 1953

Foto estratte dal prezioso volume: Salvatore Ciurca, L’Annunziata. Chiesa, Parrocchia e Confraternita dalle origini ai giorni nostri, Centoventuno Servizi Editoriali, Leonforte 2010, pp. 181-185.

 

 

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FUNTANA O SCULAPASTA?

Un’antica rima paesana recitava: “E lu populu cuntrasta: è funtana o sculapasta?”.  Si trattava di un riferimento ironico alla fontana eretta nel 1877 sul “Piano della Scuola” di equitazione, (antico maneggio dei cavalieri dei Principi di Leonforte) per via del pessimo stato di conservazione in cui versava sul finire degli anni ‘20. <<Era una piccola fontana rotonda - così la descrive il compianto Dr. Francesco Buscemi -, armoniosa nella sua semplicità, che aveva quattro cannelle, contornate fa fregi, dalle quali fuoriusciva acqua sufficiente ai bisogni di quella comunità che aveva costruito le sue abitazioni al di là della cerchia muraria tracciata nel secolo XVII. Successivamente, con la messa in funzione delle fontanelle dell’acquedotto, la fontana perdeva l’originaria funzione sociale e, pertanto, un progetto di sistemazione dello spiazzo ne decretò la distruzione. Nel 1932, il “Piano della Scuola” che aveva visto i cavalieri dei Branciforti impegnarsi in caroselli e in esercizi di abilità, veniva ribattezzato “Piazza IV Novembre”, a ricordo del giorno dedicato ai caduti in guerra>>. Testo e foto (prima da sinistra) estratti da F. BUSCEMI, L’acqua nella mitologia, nelle credenze e nella storia delle fonti Eree, delle “favare” arabe di Tavi e delle fontane barocche di Leonforte, Folkstudio, Leonforte 1998, pp. 116-117

 

 

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(seconda e terza foto da sinistra trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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DONNE IN MINIERA…

MINATRICI PRESSO LA ZOLFARA DI FACCIALAVATA Foto Archivio F. Buscemi, anni 30 (prima da sinistra)  

 

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MINIERA DI ZOLFO DI FACCIALAVATA (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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ALLA SORGENTE DELLA FAVAROTTA Foto Archivio Dr. Francesco Buscemi, 1951

 

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AUXILIUM CHRISTIANORUM

Come Augusta Sovrana e Imperatrice dell’universo, la Vergine Santissima Aiuto dei cristiani si staglia nella solenne bellezza dell’altare maggiore della Chiesa del Collegio  di Maria, Tempio salesiano di Leonforte. Ancora una volta l’estro delicato e amoroso di Vincenzo Licciardo nel comporre eleganti addobbi floreali, ci regala un momento di assoluto lirismo intimo e spirituale nel giorno dedicato alla memoria di Maria Ausiliatrice. Foto di Vincenzo Licciardo, Leonforte 2019

 

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L’IMPOSSIBILE E IL PROFUMO DELLE ROSE Foto di Vincenzo Licciardo, 2019 (prima da sinistra)

Ricordi vividi di una solenne festa di S. Rita riaffiorano nella mia memoria legata, come un segreto filo rosso, alla meravigliosa vita della monaca umbra vissuta tra il 1381 e il 1457. Agli inizi degli anni 80, ancora bambino, la mia devotissima nonna Pina - tra l’altro consorella di S. Rita - mi inculcò il culto alla Santa di Cascia accendendo in me la curiosità di capire meglio qual prodigio di natura e di grazia si nascondesse dietro una simile donna. Ascoltavo con ammirazione il racconto della sua vita in forma di “cunti” dialettali; e ora la mia mente veniva rapita dal miracolo del roseto, ora da quello della tremenda spina conficcata sulla fronte di Rita. Tutta la sua vita fu una vera avventura di dolore, perdono ed estasi mistiche altissime. Acceso da questo amore per la Santa dei casi impossibili e disperati, mi recavo con la nonna ogni giovedì nella Chiesa della Mercede per assolvere al “precetto” dei 15 giovedì di Santa Rita, che venivano solennizzati con una Messa cantata e un fervoroso sermone sui misteri della vita della Santa monaca. Tra tutti i predicatori, che ogni anno venivano chiamati dalla Congregazione, ricordo il pomposo e passionale Padre Campagna, sacerdote leonfortese all’antica che aveva trascorso i migliori anni del suo ministero sacerdotale a Roma. Lo ricordo paffuto, anziano, bonario e dalla battuta salace e pungente. Insomma, un vero e proprio predicatore cattolico col dono del Verbum. Le sue lunghissime ed elaborate omelie, ispirate da una solenne oratoria di tipo ciceroniano, tendevano a riaccendere emozioni sopite e colpivano direttamente il cuore dei fedeli. Non ci si stancava mai di ascoltare quel vecchio sacerdote, che come un vulcano ribollente emanava fiumi incandescenti di lava sapienziale. Vedevo spesso il volto di mia nonna e di molte donne devote corrugato di lacrime e anche io mi compenetravo in quell’atmosfera ora malinconica ora gioiosa. La Santa degli impossibili, celebrata dalle labbra di Padre Campagna con enfasi sincera e appassionata, riusciva, pur nella sua vita penosa di mille tormenti, a conquistare i cuori di tutti i devoti. Era come se avesse, d’un tratto, fatto uscire Rita dall’ombra e dal silenzio del monastero agostiniano e l’avesse ridonata a tutti come un’eroina d’altri tempi, la cui vita veniva spesso paragonata a quella di grandi eroijr della tragedia classica. E su tutta questa sinfonia di voci e di aneliti devoti si spandeva il profumo olezzante delle rose rosse, che nel vellutato mantello dei suoi fragili petali venivano paragonati all’esistenza dell’uomo che è come il fiore del campo che al mattino germoglia e alla sera avvizzisce.

STAT ROSA PRISTINA NOMINE,
NOMINA NUDA TENEMUS!

 

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STAT ROSA PRISTINA NOMINE, NOMINA NUDA TENEMUS! (seconda e terza foto da sinistra trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

  

STAT ROSA PRISTINA NOMINE, NOMINA NUDA TENEMUS! (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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L’ARCANA BELLEZZA DELLA MADRE DIVINA Foto Vincenzo Licciardo

L'Arcangelo Gabriele, o Vergine SS. Annunziata, ti salutò piena di grazia: non rigettarmi dunque se io torno ai tuoi piedi per domandarti di rendermi partecipe della grazia ineffabile che inondò l'animo tuo nel momento della tua Annunciazione.

Domenica 12 maggio 2019
Festa di Maria SS. Annunziata

 

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VERGINE SS. ANNUNZIATA

 

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VERGINE SS. ANNUNZIATA

Dello Spirto Divin la gratia amata,
Che Maria dimando’, data ne sia,
All’hora, che dall’Angel salutata,
Il Verbo concepì vero Messia!

Officio di Maria Vergine Madre di Dio tradotto dal latino nella lingua italica dall’Abbate Filippo Maria Bonini, Vienna 1672

 

Decorazione floreale e foto del talentuoso Vincenzo Licciardo

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VERGINE SS. ANNUNZIATA c/o CHIESA DELL’ANNUNZIATA (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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PAESAGGIO E VISIONE DELLA DIVINITA'

Nel paesaggio è il primo segno delle mani di Dio e giustifico certi esseri sensibili che nel mezzo dei paesaggi più belli attestano d’aver veduto l’apparizione della divinità.  L’altro segno è l’uomo, ma l’uomo si forma e cresce in rapporto al paesaggio: è uno specchio del paesaggio. (Giovanni Comisso)

 

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PAESAGGIO E VISIONE DELLA DIVINITA' (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

  

PAESAGGIO E VISIONE DELLA DIVINITA' (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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OPEROSA CIVITAS

UNA LEONFORTE POPOLOSA ED OPEROSA COSI’ COME EMERGE DALL’ANNUARIO DI SICILIA DEL 1914

 

      

 

 

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L’INCONTRO PASQUALE (Tripudio~Festa~Epilogo)

<<Prima di risorgere Cristo è disceso agli inferi, nel fondo oscuro della storia e della materia, per darle energia e direzione verso la luce, l'amore, la libertà. Se io comincio a pensare che nelle profondità della materia e della mia carne, nelle parti più oscure del mio essere, egli è sceso per illuminare e trasfigurare, per risuscitare amore e bellezza, allora anch'io partecipo alla risurrezione di Cristo che risorge per l'eternità dal fondo del mio essere, energia che ascende, germe di vita, vita germinante.>>  ERMES RONCHI  Foto Vincenzo Licciardo (prima da sinistra)

 

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L’INCONTRO PASQUALE (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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ICONE DI GLORIA… IL SIGNORE DELLA NOTTE Foto Vincenzo Licciardo (prima da sinistra)

Re di la Gloria,
Signuri di ogni virtù,
Arrisuscitastivu gluriusu,
Nun mi lassati orfanu, Gesù!
O ‘cchi jurnu ca eni chistu:
Arrisuscitatu è Gesù Cristu!

 

 

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CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA LEONFORTE “CHIESA MADRE-MATRICE” (seconda e terza foto da sinistra trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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CONSEPULTI CUM CHRISTO

Attardarsi davanti all’essere-morto di Cristo significa contemplare a lungo, come Maria, il suo corpo livido e chiazzato di piaghe, tenerlo inerte sulle braccia e le ginocchia, caricarlo nella tomba avvolto dalla lunga sindone. La morte dell’Uomo-Dio, dopo il grido spaventoso, impone una realtà non meno sconvolgente, lo spettacolo del giacente.  Tra la tragedia del Venerdì Santo e la Vittoria della Risurrezione il Sabato Santo sgrana la litania delle sue ore in un religioso silenzio, in una quieta afflizione, in un’attesa fiduciosa. Foto Vincenzo Licciardo

 

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ICONE DI UNA MISTICA TRAGEDIA

ATTO FINALE: DEPOSIZIONE E DISCESA AGLI INFERI

Dio è morto. È la nudità del Venerdì Santo, il cielo deserto, il mondo disincantato, l’Olimpo spopolato, l’assenza di Dio. Dopo lo straziante grido “Misericordia” che accompagna la schiodatura del Cristo, segue il momento dello sconforto e dell’abbandono, lo iato sepolcrale che attira folle rumorose di fedeli e curiosi a seguire il percorso del Cristo Morto nel ventre della terra. È una spettacolare discesa agli inferi, con tanto di suoni tetri (truoccole) e canti strazianti (i lamenti) inneggianti a quella morte che diviene e riviene. La massivita’ pesante della Croce si dissolve nel fuoco delle luminarie, che di tanto in tanto rischiarano il lungo, penoso percorso del Dio Morto e della sua Desolata Madre. È il momento ineliminabile e decisivo di tenebra, di abisso e di morte, senza il quale gli osanna e gli alleluia sono vani, derisori e menzogneri. Foto di Vincenzo Licciardo e Daniele Pellegrino.

 

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DEPOSIZIONE E DISCESA AGLI INFERI

 

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DEPOSIZIONE E DISCESA AGLI INFERI

 

 

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ICONE DI UNA MISTICA TRAGEDIA

ATTO V: VENERDI’ SANTO I - LA CROCIFISSIONE

<< Dopu, chi li perfidi Giudei l’avianu inchiodatu ed alzata in aria la Cruci, collocandula nellu fossu, chi avianu fattu ppi la Cruci: undi tutti li giunturi si rintisirio, e li piaghi si vinniru ad aprirsi; ppi magiurmente accrisciri la vergogna, lu misiru immezzu a dui ladri, li quali ppi li suoi enormi delitti eranu cundannati a morti, oh chi summa pena, e summu duluri pruvau l’amabilissimu nellu vidirsi ignudu immezzu a dui Malfatturi alla vista di chiddu gran populu, e chi duvia finiri la vita cosi’ vergognosamente; alza gia’ l’occhj allu Cielu e cosi’ parla all’Eternu Patri: Deus etc, cosi’ si lamenta coll’Eternu Patri ppi dari una certizza di lu so’ amuri, versu li piccaturi, prima che murissi chiama l’Angeli, destrudi’ chiddu decretu d’essiri tutti l’uomini dellu mundu dannati, e schiavi dellu Diavulu, cosi’ ci ditta in un brevissimu codicillu l’ultima sua volonta’; scriviti o’ Angeli chisti miei ultimi vuci: Ju Gesu’ Nazarenu raccumandu lu miu spiritu all’Eternu Patri: Pater etc, pirduna a tutti chiddi chi m’hannu crucifissu lu miu Corpu, voghia beati chiddi Carnifici, chi m’hannu inchiodatu in Cruci, e finalmente lassu eredi unversali di lu miu amuri, di lu miu Sangu, di quantu c’e’ in Cielu all’uomo, pircui mi sungu contentatu di muriri supra un truncu di Cruci, ppi lassarlu Padruni, e pirchi’ sempri avvissiru a memoria li miei tormenti, leginu l’angeli lu Codicillu. E nun putendu l’amanti Redenturi rispundiri colla bucca, pirchi’ postu in agonia cala la testa, e si ni mori: et inclinato capite emisit spiritum. Goditi o perfidi Giudei di gia’ l’avitu vistu a vostru piaciri dopu tanti peni all’amanti Redenturi, l’aviti gia’ vintu, con farlu muriri supra un truncu di Cruci. Ah ingrati perfidi Giudei, ma chi? ingratu ti divi chiamari o’ Peccaturi, ‘o Pecc; pirchi’ alla fini l’Ebrei una volta ci desiru morti, ma tu tutti l’uri ci duni morti cu li tuoi peccati; ah cori ingratu, chi ragiuni hai di rinnuvarla a Gesu’ la sua morti forsi nun e’ mortu ppi to amuri supra un duru truncu di Cruci: ah ingratu peccaturi sunu li petri, e si spezzanu ppi lu duluri, e tu cori ingratu e’ mortu lu to’ Patri, e’ mortu lu Redenturi dellu mundu e nun mandi dall’occhi tuoi almenu una lagrima, considera, ch’e’ mortu lu to’ Patri ppi causa tua. >>

VIA CRUCIS, Manoscritto del XVIII secolo, Archivio storico Cappuccini di Leonforte. Trascrizione di G. Algozino.

Foto Vincenzo Licciardo

 

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VENERDI’ SANTO - LA CROCEFISSIONE

 

 

 

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ATTO IV: GIOVEDI’ SANTO, I REPOSITORI FIORITI

Un tempo, dopo la Messa “In Coena Domini”, il lunghissimo pomeriggio-serata delle famiglie devote era occupato dalla visita alle chiese, dall’adorazione dei “repositori” fioriti e ornati, che venivano chiamati anche “sepolcri” o “paradisi”, ad un tempo altari e cenotafi del Dio in procinto di morire. Ovunque v’era un clima di raccoglimento, l’impressione di vaga tristezza che contrastava con l’imminenza della primavera. Pure la Cena col canto del Gloria si offuscava di tristezza alla notizia della morte imminente; il culto cattolico così come si perpetuava era privo di gioia o mescolato ad un piacere malinconico, come un atto incompleto. La gloria dell’Amore supremo si manifestava nella materia disgregata, nella forma svanita. Il Dio-Morto generava la tristezza ispirata dalla contraddizione tra la vista del cadavere e il ricordo del vivente amato. Le donne, nella semi oscurità illuminata dalla luce fioca di candele, mormoravano orazioni piene di una mestizia quasi greca: “E sta jurnata lu cori m’abbatti, pensu ca Gesù Cristo si nni va a’ la morti”. Attraverso il marmo e la pietra friabile ci si poteva raffigurare l’eterna giovinezza di Cristo e degli dei greci, di Venere, di Apollo e di Adone, la gloria dell’Amore. Ma polverizzata la statua, l’incanto scompariva. La polvere non era ricettacolo del divino, la devozione non avrebbe potuto invocare la polvere.

Altare della reposizione eucaristica presso la Chiesa di Maria SS. Annunziata realizzato da quella raffinata e sensibile anima eucaristica di Vincenzo Licciardo, cui va il mio ringraziamento per le foto inviatemi.

 

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CHIESA DELL’ANNUNZIATA

 

 

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ICONE DI UNA MISTICA TRAGEDIA ATTO I: L'ECCE HOMO

<<Alla simplici considerazioni delli patimenti, e duluri di Gesu’ Cristu si sentianu li Profeti spezzari lu cori ppi puru duluri: lu Profeta Michea non sulamente si strazzau li vesti, ma ancora ia gridandu per li stradi. E lu Profeta Geremia bramava di gettari tanti lagrimi dell’occhi suoi ppi quantu ci putia attuffari d’intra la so testa: quis dabit capiti meo fontem lagrimarum, et plorabo: ora si la considerazioni delli duluri di Gesu’ Cristu  appurtau tantu spasimu alli Profeti, gli mai duvia essiri lu duluri di Maria Santissima, poicche’ ultra la considerazioni lu vitti colli suoi propri occhi immezzu a tanti manigoldi, che crudelemente lu battianu, sintiti comu si lamenta Maria Santissima con li Cristiani, dicendu, chi sin nun ebbiru pieta’ chiddi Barbari Giudei, va’ beni, a neppure ora hannu pieta’ li Cristiani, li quali sunu stati tanti beneficati, e’ cosa chista da’ nun putirsi soffriri. Madri Addulurata con tutta ragiuni ci riconveniti, ma nui vi domandamu perdunu, pieta’, e misericordia. >>Testo: Via Crucis, IV Stazione, manoscritto del XVIII secolo, Biblioteca Cappuccini Leonforte. Foto Vincenzo Licciardo

Atto II: Settimana di Passione

<< Quannu la Santa Matri caminava
Lu ruci Figghiu so' circannu jia;
Lu sangu santu la via cci 'mparava,
Ca pi li strati spargiutu l'avia.
Pi mia scurau lu Suli e la Luna,
pi mia mi manca la forza e la lena,
Lena nun aju cchiu', Figghiu 'nnuccenti,
Ca ti chiancissi piatusamenti. >>

Testo: G. PITRE', Canti popolari siciliani, vol. II, Leggende e Storie 963, Il Vespro, Palermo 1973, pp. 359-361.
Foto Pietro Riccobene, Leonforte 2019.

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ATTO III: MATER DOLOROSA <<Sua madre stava ritta e intrepida presso la croce. Stava. Qui dobbiamo fermarci e considerare due aspetti ammirabili e, apparentemente incompatibili: l’eccessivo dolore di nostra Signora e il suo eroico coraggio. E’ alquanto difficile concepire come Lei, la più amorosa delle madri, avrebbe potuto contemplare il suo Figlio inchiodato vivo sulla croce e, soffrendo tre ore di agonia, rimanere ferma e immobile sotto di essa. Molti pittori, è vero, hanno dipinto Maria svenuta o sconfitta da un dolore sovrumano, ma senza nessun riferimento della Scrittura. San Giovanni dice esplicitamente che ella “stabat”, stava: e i santi padri, rafforzando le parole di Giovanni, convengono che, rimanendo così immobile, si unì al sacrificio del suo Divin Figlio portando a compimento la profezia di Simeone, ossia che tutta la sua anima sarebbe stata trapassata da una spada. Questa forza sovrannaturale fu certamente l’effetto di un miracolo della Grazia; ma fu inoltre il frutto della sua incondizionata fedeltà nelle prove amarissime della vita che ebbe a soffrire con costanza eroica. Ammira inoltre la solenne calma di Gesù, il quale perdonando se stesso nel mezzo della sua penosa agonia, affida sua madre alle cure amorevoli del suo amato discepolo vergine nel cuore e nel corpo, che fu d’allora in poi il sostegno e la consolazione di Maria fino alla fine della sua vita terrena. “Mulier, ecce filius tuus!” e in quel preciso istante riempi’ il cuore dell’amato San Giovanni in modo che traboccasse del più tenero e generoso amore che un figlio avesse mai provato per la sua ammirabile Madre. Tre cuori afflitti e piagati che si unirono per il supremo sacrificio di amore e di redenzione dell’intera umanità immersa nel peccato. >>

Testo: Practical Meditations for Every Day in the Year on the Life of Our Lord Jesus Christ, London, Burns & Oates, 1868, pp. 175-177, traduzione italiana di G. Algozino.£

Foto di Vincenzo Licciardo, Martedì Santo 16 Aprile 2019, Parrocchia S. Stefano, Leonforte.

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Da sinistra: ATTO I: L'ECCE HOMO - ATTO II: SETTIMANA DI PASSIONE - ATTO III: MATER DOLOROSA

 

 

 

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MIRABILE INTRECCIO DELLA VITA

L’antica arte dell’intreccio delle palme a Leonforte, in occasione della celebrazione della “Ramaliva”, rivive grazie alla maestria di Vincenzo Licciardo. Non si tratta di semplici intrecci, ma di mirabili capolavori vegetali che rimandano all’Unione suprema con Cristo, oggi acclamato come Re e Figlio di David dalle folle osannanti. A detta dello stesso Vincenzo, si distinguono tre tipologie di palme:


- a 3 fiori per gli angeli;
- a 5 fiori per i sacerdoti;
- a 7 fiori per la persona che reciterà il ruolo di Gesù durante la rappresentazione della “Ramaliva”.

Le palmette sono anche adornate di un nastro rosso, simbolo del martirio e del sacrificio cruento di Cristo sulla croce.

 

 

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VENERABILE CHIESA MADRE

<<Lo Zelo fervoroso del Signor Principe Nicolò Placido Branciforti, e la premura di veder ben presto finito il Santuario di detta Chiesa Madre, richiamo’ da Palermo quantità di fabbricieri, per sollecitarne la spedizione, sotto la condotta di Silvio Bernarini Architetto Romano, li calcinai approntarono once diecimila di calcina, tanto per la fabrica della Chiesa, e suo Campanile tutt’ora non finito. Il detto Tempio fu perfezionato fra il termine di anni tre d’ordine dorico e di figura Pentagona, con prospetto magnifico, con tre porte...Il disegno della detta  Chiesa Madre, è stato delineato su l’idea della Chiesa Olivetana di Palermo...>> Testo: Adornamento della Storia di Leonforte del notaio Filippo La Marca, sec. XVIII, edizione critica a cura di G. Nigrelli in “Manoscritti inediti del Settecento e note di storiografia leonfortese, Euno Edizioni, Leonforte 2013, p. 59 Foto Cartolina postale 1959 (prima da sinistra)

 

   

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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UN VILLINO ALLA MODA

E anche nella provincialissima Leonforte, verso la fine dell’Ottocento, arrivarono le smanie liberty attraverso il contatto con le famiglie aristocratiche palermitane. Il villino Bonsignore, con il suo immenso giardino all’italiana e le sue piante esotiche, rappresentò per la nobiltà decaduta del paese post-unitario l’ultimo avamposto di bellezza, svago, eccentricità e incontri galanti. Questa stupenda foto di Giuseppe Pillitteri (prima da sinistra) rende onore a quell’oasi nobiliare, ora inghiottita dallo sviluppo irregolare dell’abitato cittadino.

 

      

VILLA BONSIGNORE

 

  

VILLA BONSIGNORE (foto Pino Di Leonforte)

 

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ICONE DI UNA MISTICA TRAGEDIA  (PRELUDIO: ‘U LAMIENTU)

<< ...In lugubri accenti canteranno versi di compassione e sopra tutto toccanti, e figurati, la passione e vita dell’Immortale fatto mortale Iddio e dell’Immacolata Signora Nostra...>> Da: Capitoli della Venerabile Congregazione degli Agonizzanti di questa Città di Leonforte aggregata dall’Archicongregazione di Palermo per atto sotto li 28 Dicembre 1685 che infine è incluso e confermati dalla S. Ecc.za Rev.ma di D. Antonino Caraffa Arcivescovo e vescovo di Catania. Ricerca archivistica: SALVATORE CIURCA
Foto Paolo Burlando, Leonforte 2009 (prima foto da sinistra)

 

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U LAMIENTU (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

I cantori del LAMENTO LEONFORTESE (u lamientu), da secoli durante la settimana di passione intonano un   lamento melodico polivocale ad accordo 

Le origini del lamento sono sconosciute. È giunto fino ai giorni nostri grazie agli anziani cantori che, con devozione, hanno trasmesso il canto alle nuove generazioni. L’apprendimento del lamento avveniva, per tradizione, ad orecchio e veniva tramandato, mnemonicamente, da padre in figlio. I lamentatori, in passato, erano per lo più dei contadini e i luoghi più comuni in cui si apprendeva il lamento era nei campi; all’alba quando i contadini si recavano, a dorso dei propri muli o asini, nelle campagne; durante le attività lavorative e la sera quando i contadini facevano ritorno alle proprie case. Prima di giungere al periodo quaresimale, i gruppi dei lamentatori si riunivano le domeniche pomeriggio o nei giorni feriali e si preparavano per vivere l’esperienza pasquale. In questi incontri non partecipavano solo gli anziani, ma risultava essere anche l’occasione per insegnare il canto alle nuove leve. La conoscenza dei versi risultava essere un privilegio: infatti nessuno, di chi li custodiva, doveva insegnarli ad altri, compresi anche i componenti dello stesso gruppo. Solo ai solisti, che il più delle volte appartenevano alla stessa famiglia, veniva dato questo privilegio. Ma i testi non venivano insegnati; i solisti dovevano essere in grado di “rubare” le parole, cioè di captare i versi che il padre, il nonno o chi li custodiva ripeteva ad alta voce. A custodire i testi del lamento non erano solo gli uomini ma anche le donne. A formare il gruppo, o come vengono chiamati a Leonforte “le squadre”, sono circa 8-10 persone. Tra il gruppo si distinguono: la prima voce che è colui che narra i fatti; la seconda voce che, oltre a riprendere l’ultima parola di ogni primo verso lasciata a metà dalla prima voce, è colui che dà il pathòs al canto e accompagna la prima voce con una tonalità che rappresenta il grido straziante di persone sofferenti e disperate. Infine c’è il coro che ha la funzione di rendere l’atmosfera cupa e questo lo fa emettendo la vocale “o” cupa o “turda”, che dà un senso di malinconia. Un aspetto importante è la postura del corpo assunta dai membri di una squadra di lamentatori, in particolare la posizione delle mani e degli occhi. Gli occhi sono rivolti al cielo. Da notare la postura delle mani dei due solisti; a volte capita di vederli con una mano posta nell’orecchio e l’altra poggiata al petto: questa posizione serve per trovare la giusta tonalità; Altra posizione assunta è quella di mettersi a braccia conserte.  Dal 2007 un gruppo di giovani, grazie all’aiuto degli ultimi cantori, hanno ripreso il canto del lamento. Oggi il lamento costituisce una forma di attrazione per le giovani generazioni: infatti ci sono molti  giovani che hanno voglia di conoscere e apprendere l’arte di questa antica nenia funebre. Durante il periodo quaresimale è solito sentire questa antica nenia funebre nei vicoli o nei crocicchi dei quartieri.  I lamentatori  ricordano, attraverso il canto, la passione e morte di Cristo. Il lamento è il canto che accompagna le processioni della settimana Santa e gli altari di San Giuseppe. La vigilia della domenica delle Palme, nella chiesetta della Crucidda, viene eseguito il “Credo Regale” un lamento ripreso dopo 35 anni di silenzio. Ma è il venerdì Santo il giorno in cui il lamento si può ascoltarlo nelle chiese e lungo la processione del “mulimentu”. A mezzogiorno, dopo la crocifissione,i lamentatori si riuniscono ai piedi della croce e innalzano il loro canto al Cristo crocifisso.  Il momento più suggestivo e più emozionante avviene durante la deposizione di Cristo dalla croce. Il canto fa da sottofondo al “misericordia” che viene gridato dai confrati del Santissimo Sacramento. Intorno agli anni Settanta, l’amministrazione di allora avvertì l’esigenza di imprimere nella memoria di tutti l’importanza dei lamentatori. Infatti, lungo il rilievo della facciata della sede comunale, che narra la storia del paese, è possibile vedere il gruppo di lamentatori mentre eseguono il canto per il venerdì Santo. Ecco alcune parti del lamento:

Cu la canna a li manu fu purtatu, mantellu russu cuomu Re scuntentu. Liatu a la culonna e cruna ‘ntesta, ppì quant’oggi ni facimu festa. Tutta la turba faciennu timpesta, <<A chistu uomu lu vulimu a ‘mmorti>>. A morti a stu uomu ‘nfami sciallaratu, Gesù jittava sangu di la testa, e di tutti li Giudei fu sputatu. Oh! cchi jurnata di suspiri e bbuci quannu li chiova a Gisù Cristu scipparu. E li so carnuzzi, umili e duci, supra un truncu di cruci arripusaru. Ora nun è cchiù patruna la cruci ca ‘mbrazza di Maria lu cunsinnaru. Lu figghiuolu di Diu, Re di la luci, a lu Santu sapurcru lu purtaru. Un  Venniri di Marzu Ruliusu pigghiaru a nuostru Diu di ‘mPadarisu. Li chiova ci appizzaru a latu e iusu La lancia ‘mpettu e lui custatu affissu. San Giuannuzzu si visti cunfusu diciennu frati miu cu vi ccìa misu. E mmi ccì ha misu lu Patri amurusu  pp’aviri la buntà  do Padarisu.

(fonte: Alfredo Crimì, Dott. Archeologo e ricercatore di tradizioni popolari)]

 

 

LEONFORTE DA AMARE

DONNE LABORIOSE

 

Riposa vecchia
Le ossa calcinate
Al sole dei mattoni rossi.

Hai vissuto
Nei dammusi saraceni
Hai consumato le nocche
Sui lavatoi del fiume
- sanno i tuoi ginocchi le crete riarse -
Hai nutrito delle tue carni
Le mensole di noce antico,
Il camino, il lume, le solitudini.

Ora sono gli ultimi giorni,
Dal nero scialle libera la fronte,
Sciogli il nodo sotto il mento,
Respira l’agave antica,
Delle tiepide colline di dicembre
Cogli le uve prunastre.
Segnati al tocco dell’Ave.
La vita finisce.

P. PAPPALARDO, Vecchia del Sud, in Leonforte magazine ‘400 dalla preistoria a oggi, Arti grafiche Jesus, Leonforte 2011, pp. 36-37.

 

“LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

(foto Benito Salamone, 1970-73)

 

 

 

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DONNE LABORIOSE (foto Benito Salamone, 1970-73)

 

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DONNE LABORIOSE (foto Benito Salamone, 1970-73)

 

 

LEONFORTE DA AMARE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

PAESAGGIO COME ALLEGORIA

Questa mirabile foto di Mario Calma (in basso, prima da sinistra) sembra scattata da un occhio che voglia quasi scrutare da una angolazione inedita il groviglio di strade e di case abbarbicate alla collina, di cui si compone il paesaggio urbano di Leonforte. Il paesaggio, dunque, come allegoria dell’uomo, del suo identificarsi nell’ambiente al punto che i boschi, i campi, le abitazioni e il suolo diventano la « pelle » e il cuore, la fisionomia e la personalità-identità di un popolo, di una società che vive in simbiosi con il territorio.

 

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ZONA STORICA

 

 

LEONFORTE DA AMARE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

IL PATHOS DELL’ESISTENZA

In questo atto semplice ma sofferto dell’attingere acqua ad una delle innumerevoli fontanelle di cui era tempestata Leonforte, si coglie tutto il pathos esistenziale di questa donna anziana.  Scene come queste rimangono impresse nella memoria e scavano solchi profondi nel cuore. Foto Archivio Algozino (in basso, seconda da sinistra)

 

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LEONFORTE DA AMARE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

LA PERLA DEGLI EREI

Questa splendida foto (in basso, prima da sinistra), luminosa e dai colori accesi ritrae Leonforte, la perla degli Erei, come una indolente e affascinante signora distesa sulla collina. Foto Lost in Sicily

 

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ZONA STORICA

 

 

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LA LUCE DELLA TRADIZIONE Foto Gaetano Algozino, 2006 - Angelo Manna

Al tramonto della Solennità di San Giuseppe 2019, il nostro pensiero non può andare che a lei: Nunzia Potenza. Lei per decenni ha tramandato di generazione in generazione, quasi in veste di “sacerdotessa”, l’intatta purezza della tradizione legata alla confezione delle “cuddure”, ereditata dalle mani laboriose e da ardenti cuori di donne leonfortesi timorate e innamorate di San Giuseppe. Possa il suo luminoso operato essere una costante ispirazione per i giovani, in primis Giancarlo Arcaria, che ne hanno seguito le orme e mantengono viva questa secolare tradizione, che, seppur incrostata di inutili e dannosi elementi accessori, esercita ancora un fascino unico, magico, elettrizzante. A me, che ho avuto la fortuna di seguire devotamente la “zia” Nunzia per 4 anni e annotarne fedelmente le sue parole, non resta altro che rimettere mano alla fatica incompiuta dello studio comparativo delle 33 cuddure di San Giuseppe. AD MAJOREM DEI GLORIAM!

 

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LEONFORTE DA AMARE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

POEMI DI PANE Foto di Angelo Manna, 2019

La Sacra e indissolubile Triade Giuseppe - Gesù - Maria, detta anche la “Trinità terrena”, raffigurata nelle sculture di pane denominate “cuddure”. Esse non sono altro che:


- compendio di Vangelo e narrazioni apocrife;
- capolavoro di fede e fantasia popolare;
- potente strumento di contemplazione;
- cibo Sacro con singolari effetti terapeutici;
- codici miniati in pane;
- poemi di vita sacra e profana.

 

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GEOMETRIE SPIRITUALI

Una cuspide di bizzarre policromie geometriche si innalza nel cielo azzurro quasi a volere raggiungere, in un gesto disperato, la sede  dell’Eterno. Quel solenne campanile di S. Stefano, tempestato di pietre policrome, non è che il paradigma della nostra preghiera che si innalza come profumo di incenso... Foto di Vincenzo Camiolo (seconda da sinistra)

 

 

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CHIESA DI SANTO STEFANO (terza foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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STUPORE DELLE ORIGINI

Toccare o abbracciare una "cuddura", che è un vangelo in miniatura, costituisce sempre un'esperienza nuova che va oltre il semplice contatto fisico. E' come ricreare, dentro di noi, lo stupore delle origini, perché noi apparteniamo alla terra e alla terra ritorneremo. Terra, frumento, pane, convivialita’: in questa equazione antropologica si gioca tutto il senso genuino della festa di San Giuseppe. Foto di Vincenzo Camiolo (prima da sinistra)

 

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DIARIO SCOLASTICO 1916-17

PREZIOSE PAGINE DI UN DIARIO DEL GINNASIO “MAJORANA” DI LEONFORTE CHE DOCUMENTANO UN’INTENSA VITA DI STUDIO

 

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DIARIO SCOLASTICO 1916-17

 

 

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IL CASSERO-CORSO Archivio fotografico Dr. Primo Musumeci (prima foto da sinistra)

Una signorile veduta del Corso Umberto, salottino di Leonforte, così come appariva negli anni ‘30 del secolo scorso, non ancora infestato e deturpato da auto, tralicci elettrici e pietra lavica.

 

 

    

CORSO UMBERTO I “IERI… OGGI” (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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VENERABILE OSPEDALE FERRO

Una piccola carrellata di foto di varie epoche, scelte (1920-1950) dal ricchissimo Archivio personale del compianto Dr. Francesco Buscemi, commemora quella che un tempo fu una venerabile istituzione sanitaria fondata dal Sac. Giovanni Ferro (1794).

 

    

VECCHIO OSPEDALE “FERRO-BRANCIFORTI-CAPRA”

 

 

   

VECCHIO OSPEDALE “FERRO-BRANCIFORTI-CAPRA”

 

 

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IL BUGNATO FIORENTINO A LEONFORTE

È vero che il paragone non regge, ma pare che il barone Carella, nel commissionare la sua fastosa dimora tardo-ottocentesca nel Piano della Scuola, si sia ispirato alle composite architetture di Palazzo Pitti di Firenze. È pur certo che portò il bugnato nella Leonforte di fine ottocento, che aveva visto il tramontare dell’illuminata aristocrazia dei Principi reggenti di casa Branciforte. Un palazzo dalle armoniose e severe linee geometriche, che al suo interno cela preziosi e leziosi stucchi che allietavano le lunghe, oziose e melanconiche giornate di una medio borghesia terriera miope e litigiosa che soleva dissipare i beni e le ricchezze di quel Principato, che fu un tempo grande e florido, in banchetti e feste galanti. Un tentativo quasi disperato di tramandare ai posteri l’impossibilità di un riscatto dalla paralisi economica, politica e socio-culturale.

 

 


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LA PERFEZIONE DEL CERCHIO

La Piazza del Mercato (oggi Margherita) rappresenta, senza dubbio, l’epitome di una perfezione geometrico-spaziale che il principe Niccolò  Placido Branciforti volle conferire alla nuovissima e funzionale “civitas Leonfortis”.  La perfezione del cerchio, come emanazione di un preciso piano architettonico fondato sulla sezione aurea, è il centro ideale da cui si dirama tutto l’assetto viario dell’antica città.Copertina del volume: F. BUSCEMI, Leonforte nelle storie delle sue piazze, L’Epos-Folk Studio, Leonforte 1984.

 

 

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PIAZZA DEL MERCATO (OGGI PIAZZA MARGHERITA)

 

      

PIAZZA DEL MERCATO (OGGI PIAZZA MARGHERITA)

La bellissima piazza del mercato venne ideata e realizzata dal principe fondatore e dal figlio Giuseppe, intorno alla prima metà del 1600.
Viene così descritto lo schema compositivo dello sviluppo della piazza: "... in base al raggio trovato di m. 15 si costruiscono i quarti di cerchio che delimitano lo spazio della piazza, che assume così la forma di un cerchio allungato. La piazza dunque non nacque casualmente, ma fu frutto di un calcolo geometrico che, fissata l'unità di misura, ne fissò inequivocabilmente le dimensioni, sempre attraverso le determinazioni compositive della piazza stessa". La bellezza della geometria della piazza si evidenzia in particolar modo quando la si osserva dalla suggestiva scalinata Musumeci.

(C. Benintende, 2013) Pagina facebook Circolo di Compagnia     

NOTA: Potrebbe essersi trattato di un errore di composizione nella fase progettuale. L'aver previsto una larghezza inferiore per le strade trasversali ha portato alla creazione di una sorta di cerchio allungato in una direzione, quindi in qualche modo imperfetto e soprattutto diverso dal modello al quale si ispirava (i Quattro Canti di Palermo). O forse è stato fatto apposta, per marcare la predominanza dell'asse viario principale, il Cassero, a scapito della regolarità della piazza.

(arch. Nino Mazzucchelli, Settembre 2020)

 

 

 

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NEL VENTRE DELLA TERRA

Come un ventre nascosto nel cuore della terra, il sepolcreto di San Giuseppe, così come quello di ogni Chiesa costruita prima del famigerato editto di Saint Cloud (1804), conteneva i cadaveri dei fedeli come in un abbraccio totale che andava dal Battistero alla tomba. L’aula centrale del sepolcreto parrocchiale, probabilmente costruito col sorgere della Chiesa, corrisponde con l’altare maggiore proprio a siglare quel profondo rapporto tra il sacrificio eucaristico, la morte e la risurrezione. Il macabro rituale del posizionamento dei corpi senza vita su colatoi e nicchie apposite, era affidato a delle speciali confratrie che, nel corso dei secoli XVII-XVIII, espletavano a Leonforte tutte le pietose pratiche connesse ai funerali, seppellimento e controllo dei cadaveri. Quelle viscere maleodoranti venivano purificate con l’uso frequente di incensi profumatissimi, che oltre a eliminare odori residui “sterilizzavano” le chiese. Ma nonostante ciò, il propagarsi di malattie e infezioni era quasi all’ordine del giorno. L’austero sepolcreto, riscoperto in seguito ad una campagna di scavi negli anni ‘90, è stato svuotato e ripulito e vi si può accedere attraverso una scala a soffietto posizionata sotto il portale d’ingresso. Basta chiedere al Cicerone del luogo, il vulcanico Maestro Filippo Felice, che vi condurra’ nell’affascinante e tetro sotterraneo intrattenendovi con curiosi e sagaci aneddoti.

 

 

    

 

 

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UNA MAGICA FARMACIA 

La Farmacia della Dr.ssa Mustica (ora Runfola) in sontuoso stile veneziano. Foto degli anni ‘50 estratta dal volume di Enzo Barbera, Appunti di storia leonfortese, Armenio, Leonforte 2010.

 

 

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Da sinistra: FARMACIA MUSTICA - ENZO BARBERA

 

 

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ARCO DI VOLTA

Quel che resta di un portale settecentesco con arco di volta baroccheggiante sito all’angolo di Piazza Branciforti. Forse si trattava dell’ingresso dell’unica locanda in Leonforte, raccomandata in molte guide di viaggiatori inglesi e francesi del XIX secolo, nota col nome di “Locanda del Leone” gestita da un certo Salvatore Gioffitta.

 

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(disegno di Arcangelo Scarpulla, 1983)

 

 

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ORDINE E SIMMETRIA 

SAGGIO GINNICO DELL’ERA FASCISTA IN PIAZZA MARGHERITA, ANNO 1939

 


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PIAZZA REGINA MARGHERITA (archivio fotografico Musumeci)

 

 

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NOTTURNO SCINTILLANTE

Dall'alto del roccioso sperone del Cernigliere, laddove torreggia il simulacro orante della Vergine Santissima, l'occhio di Carmelo Trecarichi si precipita nell'abisso notturno del paese sottostante. E' come se il fotografo ci volesse mostrare un volto inedito, nascosto e intrigante di Leonforte. Scintille di luce, traiettorie luminose rischiarano case, palazzi, chiese facendoli emergere dalle tenebre. Un paese che dorme ha sempre bisogno di un guardiano desto e vigilante che ne custodisca le sorti. La Vergine Santissima, che contempla giorno e notte questo spettacolo, pare voglia ammonire i passanti con le frasi di un noto salmo biblico "Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode!".

 

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ZONA STORICA

 

 

LEONFORTE DA AMARE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

<<...MA SPECIALMENTE LA PIU’ MAGNIFICA, E RARA LA CHIESA DI SAN GIUSEPPE RIPIENA DI STUCCHI, E PITTURA FINISSIMA CHE FA DECORO A LEONFORTE...

>> Dall’Historia di Castrogiovanni di Fra’ Giovanni dei Cappuccini, Enna 1740, foglio 698 Foto di G. Novello e Leonforte Sicilia “Archivio Instagram”

 

 

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IL MERAVIGLIOSO TRITTICO DI OPERE BORREMANS SITUATO ALL’INTERNO DELLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LEONFORTE DA AMARE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

INEBRIANTE CASCATA DI GIGLI Foto Vincenzo Licciardo

Sant’Antonio di Padova, il grande taumaturgo di tutti i tempi, nel suo fastoso e festoso fercolo processionale, decorato con gusto ed estro da Vincenzo Licciardo. Quell’inebriante e olezzante cascata di gigli bianchi è un richiamo forte ed eloquente alla castità eroica, alla saldezza della dottrina e alla straordinaria santità di vita del frate francescano portoghese, che i leonfortesi acclamano da secoli con questa accorata litania:

 

<<Sant’Antuninu monachinu finu 
‘mbrazza purtati a Gesù Bambinu;
Tridici razi l’aviti in continuu,
Datili a nui, Sant’Antuninu!>>

 

 

     

SANT’ANTONINO DI PADOVA

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE Foto Vincenzo Licciardo

UNA VEDUTA INSOLITA MA STRUGGENTE

Uno struggente panorama del nucleo storico di Leonforte rielaborato dall'occhio attento di Francesco Lupo (reperita nell'archivio Flickr). Sembra che il fotografo abbia voluto recarsi di proposito sulle alture del Castellaccio per ricreare il fascino originario di quel territorio ferace e rigoglioso, oggi semidesertico e roccioso, che avrebbe generato nei secoli ammirazione sconfinata da parte dei visitatori.

 


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(seconda e terza foto da sinistra di Franco Ferragosto)

 

 

LEONFORTE DA AMARE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

VILLE E VILLINI

Era usanza a Leonforte fin dai primi anni del Novecento, presso agiate famiglie proprietarie terriere e di professionisti, fotografare le residenze di campagna o di villeggiatura e pubblicare le vedute per inviarle agli amici: era un segno di ostentazione peraltro perdonabile che permette oggi di poter confrontare lo stato originario, che rifletteva un certo stile e gusto dell’epoca, con quello attuale spesso alterato. Le 5 vedute raffigurano lo stato originario di altrettante ville o villette all’epoca della costruzione: ognuno potrà fare il confronto con quello attuale. Testo e immagini estratti da:  P. MUSUMECI, Vecchie immagini di Leonforte. Cartoline e fotografie, Edizioni NovaGraf, Assoro 2003, pp. 63-67.

 

 

 

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LEONFORTE DA AMARE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

IL RITORNO DEL PATRIARCA S. FRANCESCO Foto di Vincenzo Licciardo

Restituita al suo originale splendore, dopo un accurato e lungo restauro conservativo eseguito dalla ditta Alaimo & Gulino di Gangi e commissionato dal vulcanico e zelante Sacerdote Don Filippo Rubulotta, la statua di San Francesco di Paola ci appare in tutta la sua bellezza quasi primitiva e priva di tutte quelle incrostazioni di colore che la avevano appesantita e abbruttita nel corso degli ultimi secoli. Secondo la ricostruzione storica dei restauratori, il simulacro risalirebbe al XVI secolo e, stando alla testimonianza dello studioso locale Salvatore Ciurca, fu donato ai devoti leonfortesi dalla Chiesa dei Minimi di Enna nel 1756.  Molto devota al Santo calabrese, che ebbe anche il titolo di compatrono del Regno di Sicilia, la famiglia Branciforte diffuse il culto di San Francesco a Leonforte al tramonto del principato di Niccolò Placido III (1698-1728), quando nel 1727 fu eretta una chiesa “extra moenia” in suo onore. Lo stesso principe fondatore, Niccolò Placido, diede disposizioni precise e minuziose circa il suo rito funebre, che fu celebrato solennemente a Palermo nella Chiesa di San Francesco di Paola “fuori Porta Carini” nel 1661.

Divenuto un Santo molto venerato per via dei suoi straordinari poteri taumaturgici, l’eremita di Paola viene ancora invocato a Leonforte con una tenera e struggente melodia, intonata dalle donne, che così recita:

“San Francesco di Paola, mio diletto!
Venite alla mia casa, che vi aspetto.
Venite con una grande compagnia:
Gesù, Giuseppe, Sant’Anna e Maria!”

 

 

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SAN FRANCESCO

 

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SAN FRANCESCO

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE Foto di Vincenzo Licciardo

MUSEO MULTIMEDIALE LIARDO

Il museo multimediale su Filippo Liardo, nato dalla volontà e dalla curiosità di cittadini leonfortesi a cui sta a cuore la rivalutazione del patrimonio artistico della loro città, è stato pensato come un luogo piacevole e magari anche divertente per imparare a conoscere il nostro pittore. Si tratta di un approccio non convenzionale alla conoscenza di Liardo, che fu personalità eclettica. Leonfortese di nascita, italiano per convinzione e parigino per elezione, è stato definito “il tipo perfetto dell’artista girovago”, i cui disegni sull’impresa garibaldina rappresentano “un’importante documentazione, unica forse, di quelle gloriose giornate”. Attraverso video romanzati e slide con voci di sottofondo, il visitatore viene accompagnato lungo un percorso, che gli permette di ‘gustare’ i dipinti del nostro autore, cogliendo nello stesso tempo i momenti salienti della vita dello stesso. Il museo è costituito da tre stanze, la prima più grande e le altre due più piccole. Nella prima stanza ci siamo soffermati sulle origini, sulla famiglia e sulla giovanile esperienza garibaldina del Nostro. Nella seconda abbiamo parlato della maturità e dell’incontro con l’esperienza dei Macchiaioli, mentre nella terza abbiamo voluto affrontare non solo gli ultimi anni di vita del nostro pittore, ma soprattutto le ragioni dell’oblio di un artista che aveva raggiunto fama e notorietà. Ci teniamo a sottolineare che il nostro lavoro, pur non avendo pretese di scientificità, tuttavia si è avvalso del supporto bibliografico di tutto ciò che su Liardo è stato scritto nel tempo e che abbiamo potuto consultare presso la Biblioteca Comunale di Leonforte.

“Un popolo che non ha memoria dei propri artisti, è un popolo che non ha memoria di sé”

 

 


              

 

MUSEO MULTIMEDIALE LIARDO

 

   

 

  MUSEO MULTIMEDIALE LIARDO

 

 

 

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VALLE MINORE DI CATANIA

Questa era la denominazione ufficiale della provincia di Enna nelle cartine e mappe catastali del Sette-Ottocento. In questa carta topografica del 1830 Leonforte è collocata quasi alla periferia di una maestosa valle dominata dal gigante Etna, le cui forme ricordano quelle di un polmone allungato.

 

 

   

 

 

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FLOS CARMELI

A Maria Santissima del Monte Carmelo, Signora e Patrona della Città di Leonforte innalziamo l’antico Inno “Fior del Carmelo” con l’augurio che anche la nostra comunità diventi un lussureggiante “Karm-El”, giardino di Dio. Un ringraziamento particolare va a Francesco Lo Gioco per le splendide foto.

 

Flos Carmeli, vitis florigera, splendor caeli, virgo puerpera singularis.

Mater mitis sed viri nescia Carmelitis da privilegia Stella Maris.

Radix Jesse germinans flosculum nos ad esse tecum in saeculum patiaris.

Inter spinas quae crescis lilium serva puras mentes fragilium tutelaris.

Armatura fortis pugnantium furunt bella tende praesidium scapularis.

Per incerta prudens consilium per adversa iuge solatium largiaris.

Mater dulcis Carmeli domina, plebem tuam reple laetitia qua bearis.

Paradisi clavis et ianua, fac nos duci quo, Mater, gloria coronaris. 
Amen. (Alleluia.)


 

 

  

 

 

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BELLEZZA DISPERATA E DECADENTE

Tutte le armonie architettoniche della Matrice, Signora di pietra gialla sbiadita e consumata dal vento e dall’incuria, emergono con evidenza da questa artistica foto notturna che ne esalta la bellezza disperata e decadente. Quasi come una silhouette invidiabile, rimane lì ferma e stabile per raccontare le sue infinite metamorfosi in una smorfia di eterna illusione.

 

 

 

  

 

CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA” (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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LA GRANFONTE

<<La superbissima Fontana della Beveratura, così chiamata dal Volgo, che in questo Regno non così Magnifica, a mio credere non se ne trova l’uguale, costa di 24 canali, simile a quella fonte della Città di Amsterdam, Capitale delle Sette Provincie Unite dell’Olanda, detta Beveratura per servigio della popolazione, e per estinguere la sete di tutti l’Animali, che da qualunque parte passano per questo Paese è destinata.>> Adornamento della Storia di Leonforte del notaio Filippo La Marca, sec. XVIII.

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GREAT BIG CANVAS

GreatBIGcanvas, sito americano per foto stampate su tela, a nostra grande sorpresa ha incluso nel suo ricchissimo catalogo anche una splendida immagine (prima foto da sinistra) della nostra Granfonte e del paesaggio circostante ritratti in un incantato, lirico tramonto dalle sfumature rosa. Silenziosamente disperato e discretamente decadente. (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

  

 

 

 

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LEONFORTE OPEROSA: LA FILANDA

Nel 1840 venne strutturato a Leonforte, per iniziativa di un gruppo di soci, coordinati dal Barone Giovanni Grasso, uno stabilimento per la lavorazione di panni di cotone, che fu chiamato la “Filanda”. Le macchine furono costruite da valenti artefici svizzeri, napoletani e francesi e lo stabilimento funzionò sotto la direzione dell’esperto meccanico francese Monsieur David Ferr. La fabbrica diede lavoro a ben 110 operai tra uomini e donne. L’industria, che viene definita in alcuni documenti come un “grandioso stabilimento”, iniziò la sua parabola discendente dopo l’unità d’Italia per la concorrenza delle industrie del Nord. Comunque la filanda nella relazione della Giunta nominata secondo il disposto dell’articolo 2 della legge del 3 luglio 1875, per l’inchiesta sulle condizioni della Sicilia, viene evidenziata come una delle quattro industrie di filatura esistenti all’epoca nell’isola. Non si sa precisamente sino a quando l’opificio fu in attività. Oggi della filanda esistono i muri perimetrali, che costituiscono l’unico reperto ancora esistente di opificio di filatura di cotone dell’Ottocento in Sicilia. Testo e foto di Francesco Buscemi, estratti da “Quaderni del Centro Unesco Catania” 1- L’artigianato della tessitura: passato e presente, Euroguide Srl,

 

 

 

LA FILANDA

 

 

   

LA FILANDA

 

 

 

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AMORE FRATERNO Leonforte 1938-40. Archivio fotografico Musumeci (prima foto da sinistra)

 

 

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L’OPERA DEI PUPI Leonforte 1938-40. Archivio fotografico Musumeci (prima foto da sinistra)

 

    

L’OPERA DEI PUPI (*)

 

(*) Manifesto della XXVIII Festa della Matricola Universitaria di Leonforte per l’Opera dei Pupi, 4 gennaio 1975.

 

 

 

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LA GRANFONTE

Stratificazioni secolari di pietre inneggiano alla bellezza del paesaggio e alla monumentalita’ silente, discreta e disperata. Dal lavatoio al Palazzo svettante sulla collina lo sguardo passa attraverso gli archi aggraziati della Fonte di Tavi. Foto ispirata ed eloquente di Marilisa Lo Pumo (prima foto da sinistra). Fonte Instagram: mari_medeart

 

 

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LA GRANFONTE

 

 

 

 

 

 

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PRESEPE REALE E PRESEPE MONUMENTALE

Presepe reale e presepe monumentale. Un magnifico dispiegarsi di luci e ombre per annunziare ancora, dopo 2019 anni, il mistero della nascita di Dio nel silenzio e nell’umiltà.

Foto estratte da un video di Alberto Maria

 

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PRESEPE REALE E PRESEPE MONUMENTALE

 

 

 

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MULIER AMICTA SOLE

<<Et signum magnum apparuit in caelo: Mulier amicta sole et luna sub pedibus eius, et in capite eius corona stellarum duodecim.>> L’Immacolata di Leonforte è, senza ombra di dubbio, l’icona della “donna vestita di sole” di Apocalisse 12: solenne e fastosa cascata di luce abbacinante che attira per bellezza e delicatezza di tratti. Il simulacro, risalente alla seconda metà del Settecento e probabilmente commissionato dal principe Ercole Branciforte Naselli (1710-1780), fu pesantemente rimaneggiato verso la seconda metà del secolo XIX, in seguito al rovinoso incendio della Chiesa di Sant’Antonio di Padova. Si tratta di un blocco di legno finemente scolpito e cesellato. Il vestimento dorato con fregi floreali sembra un richiamo alla Regina del Salmo 44(45): <<Astitit regina a dextris tuis in vestitu deaurato, circumdata varietate>>.  Il viso è un capolavoro di dolcezza e promana tutta la forza verginale di una pudicizia nobile, divina, arcana. La fastosa corona, altro pezzo di rara bellezza, opera di oreficeria siciliana tardo-ottocentesca, e i bizzarri, splendidi orecchini, ritenuti della principessa Caterina Branciforte Barrese, ornano a dismisura il simulacro rendendolo davvero prezioso e grazioso alla vista dei fedeli.

 

Il lungo e grandioso manto celeste, trapuntato con elegantissime decorazioni floreali in oro, anch’esso del secondo ottocento, riecheggia i sublimi versetti di Isaia 61,10:
<< Gaudens gaudebo in Domino,
Et exsultabit anima mea in Deo meo,
Quia induit me vestimentis salutis
Et indumento iustitiae circumdedit me,
Quasi sponsam ornatam monilibus suis.>>

 

Due elementi che sfuggono alla contemplazione dell’osservatore, perché occultati dal manto e dagli addobbi floreali, sono: la lunga chioma della Vergine che giunge fino alla vita, tipica delle puerpere consacrate al servizio divino nell’antico Israele, e la base ottagonale ornata dai segni zodiacali, probabile richiamo alle costellazioni dell’universo, di cui Maria è Regina.
Ancora una volta ringrazio di cuore il carissimo amico Vincenzo Licciardo, che in veste di fotoreporter devoto e amante delle tradizioni religiose leonfortesi, mi ha fatto dono gradito dei suoi scatti, che dalla lontana Sicilia sono giunti a Londra per ravvivare questo ventoso pomeriggio di dicembre, giornata consacrata alla venerazione del mistero dell’Immacolata Concezione di Maria.

 

 

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L’IMMACOLATA DI LEONFORTE

 

 

 

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FILIPPO VANADIA SCARLATA, CAVALIERE DELLA CORONA D’ITALIA

Doveva essere un gran filantropo e uomo di eccezionali virtù umane e cristiane Filippo Vanadia Scarlata, Cavaliere della Corona d’Italia (Leonforte 1893-1942), del quale si ammira ancor oggi un artistico busto marmoreo nel Cimitero di Leonforte.

Il suo necrologio recita così:

 

L’ANIMA BUONA
CHE OPERÒ IN PERFETTA LETIZIA
E IN GENEROSITÀ OLOCAUSTA
SIA DA TE ASSUNTA
PER LA TUA MISERICORDIA
NELLA GLORIA IMMORTALE
DELLA TUA RISURREZIONE.

 

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VECCHIE LETTERE ANNI ’30

Quando la calligrafia era un’arte rara e ricercata e la corrispondenza cartacea aveva tutto il sapore di intimo memoriale.

 

 

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CRISTO RE Solennità di Cristo Re dell’Universo, Chiesa Madre 2019. Addobbi floreali e foto di Vincenzo Licciardo.

 

Cristo che siedi alla destra del Padre,
Costituito Signore del tempo:
A te si piegano i cieli e gli abissi,
Tutta la terra ti è stabile trono!

 

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CRISTO RE “c/o CHIESA MADRE-MATRICE SAN GIOVANNI BATTISTA” (terza foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

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MATRI ‘A RAZIA, LA MATRICE E I BRANCIFORTI

Nicolò Placido Branciforti e la moglie Caterina Branciforti Barresi nutrirono una sincera devozione verso la Vergine Santissima. Intorno al 1650 il principe, interpellato il governatore della Confratria del SS. Sacramento, commissionava allo scultore Giovanni Gallina da Castrogiovanni una statua raffigurante Maria Santissima con in braccio il Bambino Gesù, dai leonfortesi oggi venerata come Matri ‘a Razia.  Il principe, desiderando affidare ai confrati il compito di mantenere il culto e la devozione alla Madonna, peraltro rimasti immutati nel corso dei secoli, volle donare la statua alla Compagnia: la scultura infatti risulta annoverata tra i beni di sua proprietà. Realizzata in alabastro ebbe collocazione in Chiesa Madre all’interno di una nicchia nella terza cappella della navata sinistra, dove ancora si può ammirare. Testo PAOLO FAVAZZA Foto Vincenzo Licciardo, addobbo floreale 2019

 

 

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IL CIMITERO DI LEONFORTE

<<Approvate le proposte dalle Autorità, si fece fare il piano d’arte del cimitero dall’architetto sig. Ferdinando Capra; ed il preventivo ammontò a L. 20,230. In seguito, tale progetto venne modificato dall’ingegnere Signor Luciano Nicolosi da Catania, il quale preventivo altre L.10,000 per le modifiche. S’incominciarono subito i lavori, e nel 1885 furono terminati. Il cimitero è davvero adatto ed artistico, non essendo inferiore a molti altri dei Comuni circonvicini>>. G. MAZZOLA, Notizie storiche, p. 118

 

 

         

IL CIMITERO DI LEONFORTE (EN)

Ci si reca nel nostro bel cimitero per adornare le tombe di fiori, soprattutto crisantemi (simboli in Oriente, da dove sono giunti, di solarità e dunque di immortalità), e per ricordare con tutta la famiglia i parenti scomparsi. Ma diversamente dagli antichi, viviamo la giornata del 2 novembre all’insegna della mestizia e consideriamo i cimiteri come luoghi lugubri, da non frequentarsi se non nelle occasioni “tristemente” necessarie. E invece i camposanti dovrebbero tornare ad essere luoghi familiari e ridenti perché contengono le nostre radici, tutti coloro che ci hanno preceduto trasmettendoci non soltanto la vita ma anche il patrimonio di tradizioni, di cultura e di regole morali su cui è fondata la nostra comunità. Per questo la Commemorazione dei defunti non è soltanto una ricorrenza religiosa o un’occasione per rievocare i nostri defunti, ma una vera festa della città, la festa delle radici storiche, antropologiche, civiche e spirituali della communitas.

 

 

 

 

IL CIMITERO DI LEONFORTE (EN)

  

IL CIMITERO DI LEONFORTE (EN)

 

 

 

 

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LA SPERANZA -  IO SONO NATO A LEONFORTE

 

 

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Da sinistra: LA SPERANZA (*) - IO SONO NATO A LEONFORTE (**)

(*) Ammirando questo intenso scatto di Benito Salamone (1973), l’avvocato-scrittore Pasqualino Pappalardo l’ha denominato “La Speranza” accostandolo ad una citazione di Joseph Conrad: “Perfino nelle tenebre, risplende la promessa. Ogni svolta del sentiero ha la sua seduzione”. Quella tenera, indifesa bambina che attende qualcosa o qualcuno, rannicchiata all’ingresso di una squallida casa, è l’icona di una impossibile speranza che germoglia tra le pieghe e le piaghe dell’esistenza.

 

(**) <<Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natìa circondata dal mare immenso e geloso. >> Non vi è citazione migliore di Pirandello per descrivere il pathos di questa splendida foto di Nino D’Alotto scattata a Leonforte nel 1970.

 

(terza foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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MANI LABORIOSE E CREATIVE

Stabilimento artigianale di mattoni in argilla, in due scatti “epici” del compianto Dr. Francesco Buscemi (1950). Luogo di fatiche - oggi impensabili - ove mani laboriose e creative si univano nel comune sacrificio per la produzione di qualcosa di unico, lontano dalla sterile e asettica serialita’ della società industriale.

 

 

 

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MANI LABORIOSE E CREATIVE

 

 

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GELIDA FRAGILITÀ “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

Questa foto del 1950 (Larry Henderson - USA, prima da sinistra) scattata dalla collina di Faccialavata, mostra un’angolatura insolita ed interessante del paesaggio leonfortese dominato dall’Altesina e stretto tra valli rocciose e desolanti spazi incolti. Ammirando questo scatto tornano in mente le parole di Leonardo Sciascia: <<gli alberi, i campi, le rocce davano l’impressione di una gelida fragilità, come se un colpo di vento o un urto potesse frantumarli in un suono di vetro. >>

 

 

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IL PRESIDE ANTONINO PROTO

Ebbi l’immenso piacere di conoscere il Preside Antonino Proto e di frequentarlo nella sua avanzata età senile, quando, avendo sentito il profondo e insopprimibile bisogno del ritorno alla fede cattolica, era solito intrattenersi con me, nel suo affascinante studio-biblioteca di Via Sicilia, in lunghissime conversazioni-confessioni su filosofia e teologia, destino dell’anima, Morte e Risurrezione finale, rapporti tra teosofia cristiana ed ermetismo rinascimentale. Aveva trovato nella Santa Messa la linfa segreta che teneva misteriosamente in piedi tutte le aspirazioni più intime e inespresse della sua lunga vita di studioso, professore brillante, Preside puntiglioso e appassionato attivista politico d’altri tempi. Il suo impegno civile e la costante attenzione per le sorti della “polis” erano, come mi riferi’ una volta, “rischiarate dal sole divino della presenza eucaristica”. Un uomo davvero poliedrico e unico del suo genere, l’amatissimo Preside Antonino Proto. Studioso esimio di Ermete Trismegisto, affabulatore dalla verve sorprendente e autentica istituzione del sapere in un paese di “tabarani”. Ricordo con viva commozione quando, al termine di ogni Santa Messa domenicale cantata in gregoriano nella Chiesa dei Cappuccini, si accostava a me e a tutti i cantori diretti da Enrico Castro, sillabando con dolcezza quella magica parola: “Grazie!”. E ora che puoi beneficiare del canto  angelico e ininterrotto del “Trisaghion” (Tre volte Santo), a te tanto caro, non ci resta che affidare la tua anima alla clemenza divina perché tu possa dimorare nella splendente beatitudine senza tramonto del Cristo Sapienza di Dio!

                                                                                                                                             

 

 

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Da sinistra: IL PRESIDE ANTONINO DETTO NINO PROTO - INTERNO CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI DI LEONFORTE (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

TAVI: CASTELLO ED ELEVATO FORTILIZIO

<<Lontano da Assoro, quattro miglia verso ponente vi è l’altissimo monte Tavi, dove era una volta un castello dei Saraceni>>.

 

(T. FAZELLO, De rebus siculis)

Cartina di Turi Vitale e disegni di Liborio La Vigna estratti dalla preziosa pubblicazione “Tavi. Castello ed elevato fortilizio con terre da seminare ed acque”

Lions Club Leonforte, Comitato Territorio e Ambiente, Aprile 1981

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TAVI: CASTELLO ED ELEVATO FORTILIZIO

 

 

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TAVI: CASTELLO ED ELEVATO FORTILIZIO

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

VEGLI SU NOI E SUL MONDO INTER!

E alla fine della giornata. Inginocchiati davanti a Lei La invochiamo perché qual Madre Vegli su noi e sul mondo inter!

 

Festa della Madonna della Catena 2019,
Foto di Vincenzo Licciardo (prima da sinistra)

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MADONNA DELLA CATENA (seconda e terza foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

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PERSICA MALA = IL POMO PERSIANO, A ‘PERSICA

È gentile, butirrosa, liquescente e piena di sugo: ha un poco di acidulo, ma se è ben matura, esso non serve che a rilevarne il sapore. Il suo nocciolo è sempre rosso, e la polpa che lo circonda, sebbene bianca, prende presso di questo un’atmosfera di rosso paonazzo da cui resta raggiata in modo grazioso. Tale è la Pesca che conosciamo ora in Italia sotto il nome di Poppa di Venere, come esso è derivato dalla mammelletta che si vede sulla cima di questa pesca. (Giorgio Gallesio, botanico, XIX sec.)

 

 

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LEONFORTE 1624: LA PESTE, IL MIRACOLO, LE MURA

Nel giugno del 1624, con una nave, che portava schiavi cristiani riscattati a Tunisi, arrivo’ la peste, che si diffuse da Palermo, dove morì lo stesso viceré Emanuele Filiberto ed una parte considerevole della popolazione, a tutta la Sicilia, e Trapani, Noto, Scicli, Castronuovo, Racalmuto, Grotte, Cammarata, Modica, Nicosia, Carini, Alcamo, Gangi, Favara, Aragona, Assoro, Monreale, Corleone, Misilmeri, Naro che ne furono estremamente flagellate. Ogni città cercava di correre ai ripari portando in processione le reliquie di Santi, diffondendo, in tal modo, maggiormente l’epidemia. A Palermo furono implorate la Madonna, S. Cristina, che era la principale protettrice della città, S. Ninfa e poi S. Rosalia, di cui furono scoperte “miracolosamente” le ossa a Monte Pellegrino. Il Beritelli, in “Notizie storiche di Nicosia”, affermò che nella città, nonostante il ricorso all’immagine del Crocifisso di S. Maria Maggiore, ci furono circa dodicimila morti per la peste del 1624. Ad Assoro si invocò la Vergine Immacolata, ma ci fu anche qui una gran moria di persone. Ad Enna, secondo il Vetri, invece, grazie ai cordoni sanitari, l’epidemia non giunse. A Leonforte si racconta che, dato che l’epidemia di peste non si era diffusa nel paese, abitanti di un paese vicino, forse spinti dal timore della fuga dei propri abitanti verso il nuovo centro, pagassero un untore per diffonderla. Costui immerse una pietra unta degli umori di un appestato nell’acquasantiera della Chiesa della Madonna del Carmelo, ma, per intervento della Madonna, l’acqua si prosciugò e si gridò al miracolo. La pietra fu posta, dove ancora oggi si può ammirare, in un muro, dietro una grata nella chiesa, venerata dai fedeli, specialmente nei giorni della festa patronale, infatti la Madonna del Carmelo fu dichiarata patrona del paese, quasi a dispetto ad Assoro, dove la Madonna del Carmelo aveva molti veneratori. A prescindere, comunque, dalla veridicità della storia, è documentato il fatto che Nicolò Placido Branciforte “fece fabbricare e fare mura attorno di questa predetta terra ed alcuni immagini di pittura e quattro porte per permettere di mettere delle guardie per cautela della detta terra e suoi cittadini, stante che in quel tempo correva il morbo del contagio in diverse città e terre del Regno e in particolare nella città di Nicosia e d’Assoro, luoghi vicinissimi” (relazione del 1651).

 

Testo: N. PISCIOTTA, La prima Leonforte. Nascita e sviluppo di una città del 1600, ISSPE, Palermo 2012, pp. 78-79.

Foto: La pietra della peste o pietra del Miracolo, dal volume S. CIURCA, I Frati “Scalzi” del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco a Leonforte 1619-1866, Youcanprint, Lecce 2019, p. 17

 

 

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LEONFORTE DA AMARE

CREAZIONE DI UN “BUMMULU”

I fratelli Azzolina nella plastica creazione di un “bummulu”, ultimi epigoni della secolare produzione di recipienti di argilla che si svolgeva nei vari “stazzuna” della Granfonte.

 

Fonte: G. NIGRELLI, Fontane e Acquedotti nella storia civica di Leonforte tra ‘800 e ‘900, Euno Edizioni, Leonforte 2019, p. 15.

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IL NOSTRO NAZARENO RISUSCITATO SIGNORE

In questi termini il cappuccino Fra’ Giovanni da Castrogiovanni, nel suo interessante e documentatissimo manoscritto del 1740 “Historia di Castrogiovanni”, nella parte relativa a Leonforte, parla della sublime statua del Cristo risorto che “l’Arte non he ha potuto scalpellarne della migliore nella Chiesa Matrice”. Protagonista assoluto della notte di Pasqua, della sfolgorante processione Pasquale dell’Incontro nonché di tutto il tempo Pasquale, la statua del Cristo Risorto, di sicura fattura tardo seicentesca, è stata restituita al suo originale splendore a seguito di un accurato restauro portato a termine nel 2013. Abbiamo chiesto al Superiore dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento di Leonforte, Dr. Paolo Favazza, strenuo, zelante e appassionato cultore dei più antichi riti pasquali di Leonforte, nonché attivo promotore di iniziative culturali tese alla salvaguardia del patrimonio artistico e religioso della Chiesa Madre, di condividere con noi le sue accuratissime note tecniche scritte a restauro completato. Ecco il testo integrale del Dr. Favazza, cui va il nostro più profondo ringraziamento anche per la bella foto inviataci. L’anno 2013, il 28 del mese di marzo, giorno del Giovedì Santo, alle ore 17,00, presso il laboratorio di restauro Crocilla Giglia in via Generale Streva n. 28 a Palermo, presenti il Superiore dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento Paolo Favazza, il cassiere Gaetano Pedalino, il confrate Giuseppe Rivo e l’amico Alfredo Battiato, accompagnatore e autista del mezzo di trasporto, il signor Maurizio Crocilla e la moglie signora Anna Giglia consegnano ai confrati la statua lignea del Cristo Risorto che ha “dimorato” presso detto laboratorio per un impegnativo, prezioso e necessario intervento di restauro. Si fa ingresso a Leonforte alle ore 19,30, dove dinnanzi alla Chiesa Madre attendono con ansia e trepidazione molti confrati e consorelle che si preparano per la celebrazione in “Coena Domini”. La statua è provvisoriamente collocata nei locali della canonica, in attesa di essere trasferita presso l’Oratorio il Sabato Santo per essere preparata e restituita alla venerazione dei leonfortesi in occasione della processione della notte di sabato e dell’Incontro di Pasqua del 31 marzo. A parere dello scrivente è necessario descrivere e tramandare, soprattutto alle generazioni future, lo stato di conservazione della statua prima del restauro e il tipo di intervento eseguito. Ad un primo esame visivo l’opera si presentava completamente alterata nelle cromie originali a causa di un maldestro intervento manutentivo che interessava tutta la superficie (1970). Gli incarnati, la barba e i capelli erano stati completamente ridipinti. Il perizoma e il manto anch’essi totalmente rimaneggiati presentavano una doratura a foglia, con lamina d’argento il primo, con foglia d’oro il secondo. Dalle abrasioni riscontrate sul manto, si intravedeva la presenza di una preparazione a bolo rosso e di una preparazione a gesso e colla che probabilmente ha preceduto l’intervento di doratura alterando l’intaglio originale dei panneggi. Erano presenti numerosi fori di erosione dovuti a insetti xilofagi, insieme ad abrasioni e piccole lesioni su tutta la superficie. La mano sinistra chiusa a pugno per sostenere la bandiera presentava una netta divisione trasversale in due parti che sono state rincollate; il mignolo della stessa mano era mancante della parte terminale. L’occhio sinistro di vetro si presentava interessato da una scalfitura superficiale esteticamente rilevante. Il basamento in legno con modanature dorate era in parte ridipinto e presentava abrasioni e cadute di colore. L’intervento di restauro ha tenuto conto del delicato rapporto tra scelte di ordine tecnico-artistico e devozionale, rappresentando un significativo e impegnativo contributo all’attenzione e salvaguardia del patrimonio storico e artistico che è stato possibile grazie alla collaborazione attiva tra Arciconfraternita del SS. Sacramento, restauratori e Soprintendenza BB. CC. di Enna. Un’attenta e mirata campagna esplorativa ha messo in luce negli incarnati e nelle dorature del manto e del perizoma ben due interventi sottostanti, spesso frammentari e discontinui che hanno subito posto in essere il vero significato dell’intervento di restauro in quanto ci si poneva di fronte a due condizioni: - recuperare le tracce originali dell’incarnato, delle dorature e dell’intaglio deturpato da uno spesso strato di stucco, rintracciando tutti quegli elementi che potevano contribuire ad approfondire la conoscenza della storia della statua e potendo formulare nuove ipotesi sulla datazione in base anche agli elementi documentali esistenti; - oppure mantenere lo stato di fatto dell’opera che risultava esteticamente di cattivo gusto e quindi avvilita nel suo vero valore storico-artistico. La scelta concordata e meditata è stata quella di intervenire per il recupero dello stato originale. Si è quindi proceduto con un’attenta e mirata pulitura meccanica con lo scopo di individuare e recuperare lo strato pittorico originale nel caso degli incarnati, i frammenti delle dorature sottostanti per quanto riguarda il manto e il perizoma. L’intervento ha evidenziato chiaramente che la perdita di gran parte delle dorature è stata causata da un’energica carteggiatura generale allo scopo maldestro di preparare nuovamente a gesso e colla tutta la superficie da dorare. Questo oltre a spiegare il ritrovamento delle tracce originali nei punti meno facilmente raggiungibili e meno in vista sottolinea l’evoluzione del concetto di restauro che da pratica manutentiva, con il principale scopo di restituire integrità estetica al manufatto, è oggi divenuto un intervento tecnico e non artistico volto alla conservazione dell’opera nel rispetto della sua identità materica. Lo stato della statua dopo la pulitura  ha permesso di valutare chiaramente la struttura lignea del manufatto dove fessurazioni e mancanze di piccola e media entità, erano state saldate e consolidate nel tempo con stuccature di diversa composizione spesso debordanti e invasive sul modellato. Gran parte delle fessure e delle mancanze era stata ulteriormente “consolidata” dalla sovrapposizione di uno spesso strato di garze e colla che appesantiva la lettura dell’opera. L’intervento di pulitura sugli incarnati ha permesso il recupero di una superfice più rappresentativa anche se frammentaria dello strato pittorico originale. Una grossa stuccatura interessava il braccio destro e il piede destro. Nella mano sinistra sono stati controllati gli incollaggi presenti ed effettuate delle stuccature. Nel viso stuccature intorno agli occhi documentavano chiaramente la pratica, spesso riscontrata in passato, dell’inserimento postumo di occhi in vetro con effetto più realistico. La barba e i capelli hanno riacquistato maggiore leggerezza e recuperato le cromie originali. L’elemento su cui si erge la statua era completamente rivestito da una tela incollata e stuccata di colore verde. La dismissione della tela ha rivelato la presenza di elementi lignei grezzi sicuramente originali. Il basamento in legno con modanature dorate, dipinto con effetto finto marmo è stato pulito, stuccato e integrato. Tutto il manufatto è stato sottoposto ad azione biocida. Un’attenta verifica strutturale ha portato a considerare opportuno l’inserimento di due perni in acciaio inox di collegamento tra il basamento e la statua. All’intervento d’integrazione pittorica è stato demandato il compito di qualificare le parti mancanti escludendo ogni atto competitivo o di falsificazione. Con l’utilizzo della selezione dell’oro, tecnica d’integrazione delle dorature, si è proceduto alla sovrapposizione di tre stesure di pigmento cromatico a vernice, eseguite a puntini con tre colori puri: il giallo, il rosso e il verde. I tre colori giustapposti, in una scrittura a tratto divisionistico, con un intervento non imitativo ma di astrazione, riescono a raggiungere il risultato dell’oro e della sua vibrazione facendo rivivere senza modificarla, una realtà molto frammentaria in un atto di restituzione dell’insieme. Lo stesso principio ha guidato l’integrazione dell’incarnato e del perizoma. L’intervento di restauro pittorico è stato eseguito con colori reversibili e completato dalla verniciatura finale nebulizzata.

           

 

 

 

 

 

 

 

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VENERDI’ SANTO A LEONFORTE

E così la collina del Golgotha, fino a poco prima piena di grida, di fumo e di crudeltà, era diventata un posto silenzioso dove piangere. Lo reggevamo e lo toccavamo, corpo gravoso e senza peso ora che aveva versato tutto il suo sangue, corpo pallido come marmo o come avorio. Abbandonato dalla vita, si stava irrigidendo, ma qualche altra sua parte, ciò che ci aveva dato in quelle ultime ore, il frutto della sua sofferenza, aleggiava lì intorno, per confortarci con la sua dolcezza.

 

Testo: C. TOIBIN, Il Testamento di Maria, Bompiani, Milano 2014, p. 82.

Foto estratte e rielaborate dal video “Venerdì Santo 2020” del Maestro G. Guagliardo.

 

      

VENERDI’ SANTO A LEONFORTE

 

 

 

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GIUSEPPE NOME SANTO

Analogie stilistiche e formali nella rappresentazione del volto di San Giuseppe sono presenti negli affreschi e nella tela del Borremans, custoditi nella piccola “cappella Sistina” di Leonforte che è la chiesa parrocchiale di San Giuseppe. Fotomontaggio di Claudio Benintende  (prima foto da sinistra)

 

 

  

(terza foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

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DOMENICA DI PASSIONE, A LEONFORTE

<<IUDICA me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta: ab homine iniquo et doloso eripe me: quia tu es Deus meus, et fortitudo mea>>. I tragici versetti iniziali del salmo 42 fanno da sfondo mistico alla Domenica di Passione, a Leonforte nota come Domenica dell’Ecce Homo. Il rito cattolico antico prevede anche la cerimonia della “velatio”, per cui tutti i quadri e le sacre effigi vengono coperte di un velo violaceo o nero per polarizzare l’attenzione dei fedeli unicamente sul mistero della Croce. L’epistola agli Ebrei (9,11-15) è un vero proprio inno al preziosissimo sangue sparso da Gesù il quale “neque per sanguinem hircorum aut vitulorum, sed per proprium sanguinem introivit semel in Sancta”. Come agnello mansueto condotto al macello, l’Homo flagellato alla colonna e venerato presso la Chiesa della Mercede ci introduce nella “Grande Settimana” dei misteri anticipando e prolungando allo stesso tempo il gran pianto e il dolore del Venerdì Santo. Quell’Uomo-Dio piagato e chino sulla colonna del supplizio, con la canna in mano e la corona di spine in capo, quest’anno non visiterà chiese e strade di Leonforte, a causa della terribile pandemia da COVID-19. Le luminarie, i lamenti e l’incontro con la Mater dolorosa saranno solo virtuali. Ma il grido di amore e di dolore dell’Ecce Homo intercetterà nel silenzio assordante delle nostre solitudini tutti i nostri aneliti di liberazione dal nemico e dal potere della Morte. Eleviamo con l’Uomo flagellato la stessa supplica che la liturgia di questa domenica mette in bocca allo stesso Cristo nello splendido Graduale:

ERIPE ME, DOMINE, DE INIMICIS MEIS:
DOCE ME FACERE VOLUNTATEM TUAM.
LIBERATOR MEUS, DOMINE, DE GENTIBUS IRACUNDIS: AB INSURGENTIBUS IN ME EXALTABIS ME: A VIRO INIQUO ERIPIES ME.
(Salmi 142,9-10 e 17,48-49)

 

 

 

    

 

 

 

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SETTIMANA SANTA… STORIA - TRADIZIONI - RITI

“Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”

In 2 minuti e 53 secondi il Maestro Guagliardo è riuscito a ricreare mirabilmente quella intensa, struggente dimensione del tragos pasquale. Leonforte è l’epicentro di una mistica tragedia. Quella eterna del Cristo morto e risorto e quella amorevolmente pietosa della sua Madre. Il popolo è il mistagogo. Un brivido che entra nella pelle, percorre le ossa e giunge diritto al cuore per spezzarlo. La storia di una comunità dell'entroterra siciliano, vissuta nella coralità delle sue tradizioni e degli antichi riti, in uno spaccato di suoni, immagini e gesti che tolgono il respiro: la Settimana Santa a Leonforte. Prodotto dal Comune di Leonforte Realizzato da artSTUDIO Video e Montaggio Giuseppe Guagliardo. (VIDEO): Clicca su https://www.facebook.com/artstudioguagliardo/videos/525194804781436/

 

 

     

 

VENERDI SANTO

 

 

     

VENERDI SANTO

 

 

   

VENERDI SANTO

 

 

  

VENERDI SANTO

 

 

  

VENERDI SANTO

 

 

   

VENERDI SANTO

 

 

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POLIGRAFO D’ARTE

Alla splendida corte principesca dell’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore Don Nicolò Placido Branciforti, Principe di Leonforte, troviamo un poligrafo d’arte e letteratura, quel Fra Don Francesco Bisagno, Cavaliere di Malta, che fu l’autore di uno dei più importanti trattati di pittura dell’epoca moderna pubblicato per i tipi della prestigiosissima Giunti di Venezia nel 1642. Erano quelli gli anni gloriosi in cui il nome e l’effige del Leon Forte, nomen omen di un’ambiziosa e potentissima famiglia sicula che aveva eletto il feudo di Tavi a sua dimora, correvano di bocca in bocca nelle più avanzate corti d’Italia e d’Europa.

 

 

   

 

 

 

 

 

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LA CONQUISTA DI LEONFORTE 20-22 LUGLIO 1943

Le due foto dei resti della torretta del Panzer IV tedesco presso i Pipituna e dello scafo trascinato vicino via Algozino, sono di una eloquente drammaticità che non si presta a commento alcuno. Solo la penna di Angelo Plumari, che nel suo recente e documentatissimo volume “Operazione Husky. La guerra nell’entroterra ennese” pubblicato da Euno Edizioni nel 2019, ha saputo ricostruire l’explicit apocalittico di quella sanguinosa conquista di Leonforte da parte della Seconda Brigata canadese. Ecco i passaggi finali della sua lunga ed accurata descrizione che occupa ben 12 pagine: <<Alle 17.30 del 22 luglio 1943 le due compagnie Patricia raggiungono i loro obiettivi ma solo dopo un lungo combattimento e molte perdite. A conclusione della battaglia, lo scenario dell’abitato è orribile: cumuli di cadaveri agli angoli delle strade, macerie, case abbandonate, porte forzate, carri armati distrutti, bombe inesplose, sciacalli che depredano persino i cadaveri. Molti leonfortesi rimangono rintanati in galleria, sotto i ponti e nelle campagne. Il paese è pressocche’ deserto e solo alcune persone affamate forzano le case alla ricerca di cibo>>.

 

 

 

  

 

 

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INAUGURAZIONE ACQUEDOTTO

Si concludeva infine nel 1925 la lunga odissea dell’acquedotto civico che veniva inaugurato il 26 settembre 1926 e intitolato a Vittorio Emanuele III, con il tipico cerimoniale di regime. La cerimonia documentata da una storica riproduzione fotografica è stata divulgata e commentata nella pubblicistica leonfortese in particolare da Francesco Buscemi e da Enzo Barbera.  Quella foto può essere assunta a icona che segna lo spartiacque tra un passato col lungo percorso della battaglia per la conquista civica di adeguamento allo stato di moderna civiltà e il futuro con le sue speranze e le sue incognite. G. NIGRELLI, Fontane e acquedotti nella storia civica di Leonforte tra ‘800 e ‘900, Euno Edizioni, Leonforte 2019, p. 147.

 

 

  

DA SINISTRA: ACQUEDOTTO CIVICO DI LEONFORTE (INAUGURAZIONE) - FRANCESCO BUSCEMI DETTO CICCIO - ENZO BARBERA

 

 

 

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“GATTONI” DEI BALCONI DEL PALAZZO BRANCIFORTI

Le due tipologie di “gattoni” dei balconi del palazzo Branciforti riprodotte in raffinati disegni pubblicati nel volume “Portali e mensole in pietra lavorata a Leonforte” (Lions Club, Leonforte 1986). In un estro senza limiti i probabili scalpellini romani riprodussero sulla pietra, con una levita’ sinuosa, le forme accattivanti e leziose delle foglie d’acanto e dei petali di gerbera. Un vero e proprio giardino di pietra, dalle profonde valenze simboliche, che oggi a stento, per incuria e intemperie, si riesce ad ammirare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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PENSIERI… PRINCIPE DI LEONFORTE

Nel 1848, anno di turbolente rivoluzioni anti borboniche in tutta l’isola, la stamperia e legatoria Ruffino di Palermo pubblicava un manuale di disciplina e organizzazione militare firmato dall’ottavo e ultimo principe di Leonforte, quel Giuseppe Branciforte, fervente patriota anti borbonico, che nel 1852 avrebbe venduto il principato al Conte di Bonsignore per concludere i suoi giorni a Parigi, con la consorte Carlotta di Amburgo, nell’assoluto anonimato. Seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore.

 

 

  

 

 

 

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VEGETAZIONE LUSSUREGENTE

Un’ampia distesa di case screpolate dal sole e dal vento. Un’interminabile sequenza di grotte rupestri. Una vegetazione lussureggiante che si insinua tra gli anfratti delle rocce e i perimetri delle case. Così per secoli doveva apparire Leonforte nella sua parte più bassa, quella primordiale, verace e selvaggia. Questa foto del 1950 (prima da sinistra) del compianto Dr. Francesco Buscemi ce la mostra in tutta la sua bellezza: disperata e decadente. Seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore.

 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

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CORTEO FASCISTA A LEONFORTE

Il popolo cornuto era e cornuto resta: la differenza è che il fascismo appendeva una bandiera sola alle corna del popolo e la democrazia lascia che ognuno se l’appenda da sé, del colore che gli piace, alle proprie corna. LEONARDO SCIASCIA. Archivio online foto Giovanna Maria

 

 

   

 

 

 

 

 

 

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SALUTI DA LEONFORTE

Un’idillica cartolina d’epoca della fine degli anni ‘40 (prima da sinistra) che ritrae le campagne del Cernigliere con i tipici pini ad ombrello. La mandria di pecore in primo piano conferisce all’insieme una serena, composta e dignitosa malinconia da entroterra siculo. La lineare semplicità del disegno è un inno naïf alla ingenuità infantile e all’armonia bucolica.

 

 

 

      

 

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

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PROGETTO DI UNA AVVENIRISTICA TORRE CHE DOVEVA ESSERE INNALZATA  LEONFORTE

Nel 1995 la prestigiosa università americana di Princeton pubblicava una monografia di K. Michael Hays sull’architettura di Rodolfo Machado e Jorge Silvestri, dal titolo “Unprecedented Realism. The Architecture of Machado and Silvestri”. Ben 10 pagine (242-252) sono dedicate al progetto di una avveniristica torre che doveva essere innalzata a Leonforte, verso la fine degli anni ‘80, tra piazza Carella e piazza IV novembre, con conseguente riqualificazione delle piazze limitrofe (Annunziata e San Francesco). Il progetto, lungi dall’essere realizzato, si iscriveva - secondo i due luminari dell’architettura - nel modello teoretico pan-ottico che tenta di scalzare vecchi concetti attraverso le manipolazioni iperboliche, l’eccesso poligrafico e i regimi poliscopici. Ciò che resta interessante di quel progetto faraonico - più speculativo che pratico - sono le annotazioni storico-antropologiche di Machado e Silvestri sulla struttura architettonica di Leonforte, che meritano di essere rilette. Le pagine 248-249 sono quelle più dense di notizie e di immagini. Riportiamo di seguito la nostra traduzione italiana: <<Nella sua descrizione di Leonforte Silvetti fa riferimento alla pianta della città come un essere antropomorfico nella sua organizzazione tripartita. La morfologia della città è strutturata lungo un’asse lineare che corrisponde alla valle naturale, nella sua organizzazione tripartita: la testa include il Palazzo Branciforti, la piazza soprana, le scuderie e la Chiesa Madre, da un lato; i piedi, con la porta verso Catania dall’altro lato, ambedue separati dall’ombelico, ossia la Piazza del Mercato (oggi piazza Margherita) posta nel centro. Come Francois Choay fa giustamente rilevare nel suo saggio sul corpo nei trattati rinascimentali, tale schema deriva da un’originale teoria urbanistica ritrovata nell’opera di Francesco di Giorgio Martini “Architettura, Ingegneria e Arte Militare”, che descrive come devono essere disegnate le città antropomorfiche. “Prima di tutto - scrive il di Giorgio - il corpo umano deve essere considerato sdraiato sul pavimento. Avendo fissato un filo all’ombelico, la sua estremità definirà una circonferenza” o i limiti della città contrassegnati da un muro. La configurazione tripartita di Leonforte è così simile a quella di Francesco di Giorgio per cui “la fortezza o palazzo del Signore sarà collocato alla testa della città; la piazza principale dovrebbe essere posizionata nel mezzo e nel centro della città, o il più vicino possibile, così come l’ombelico lo è al corpo umano; le estremità del corpo, quali mani e piedi, sono contrassegnate lungo le mura della città da porte o torri. L’analogia col corpo umano potrebbe risultare evidente ad un livello di mera pianificazione compositrice, ma di fatto è sottilmente operativa agli altri livelli. Il palazzo del principe può fungere benissimo da analogia della testa - la mente materializzata del principe umanista Nicolò Placido Branciforti - inoltre esso è un luogo “elevato” dal quale osservare e controllare lo sviluppo, la crescita e l’espansione della città. L’acqua, ritrovata in insolita abbondanza, perviene a rinforzare allegoricamente, attraverso il sistema di irrigazione, l’idea di una rete sistemica di comunicazioni simile a quella di un corpo umano, come se la città fosse un organismo generato dal flusso metabolico. La Gran Fonte - la principale fontana della città e il monumento più memorabile - così agisce come un organo o una sorta di impianto protesico che serve a rianimare le funzioni separate, collegando, per esempio, la vista al bere, gli occhi alla bocca. Essa è un artefatto vitale, monumentale e multifunzionale che con i suoi ventiquattro getti di acqua sorgiva perfettamente allineati, funge da fontana pubblica sia per gli uomini che per gli animali, ed inoltre funge da artificioso espediente ottico con le sue ventidue aperture da cui è possibile osservare la valle e le città vicine dal punto più considerevole della città>>.

 

 

      

 

 

 

 

 

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SI GIOCAVA COSI’…

Si giocava così, rifugiandosi su un albero, facendo la pipì all’aperto - come questo vivace monello immortalato dall’obiettivo di Benito Salamone negli anni ‘70 - cercando liquirizie e salamandre sul greto del fiume, accendendo immaginosi falò di indiani. Tornare indietro quando non c’era niente nella nostra vita: soltanto l’indicibile gioia di essere fanciulli. Prima foto da sinistra e testo estratti da: Leonforte magazine ‘400 di P. Pappalardo, 2011, p. 53.

 

 

         

 

 

 

 

 

 

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LE MURA PERIMETRALI DELLA SCUDERIA

Punto di osservazione del mondo per monelli intenti a compiere una bravata. Le mura perimetrali della Scuderia, ridotte quasi ad un rudere sgretolato, che nei tempi floridi e gloriosi del Principato Branciforti (secoli XVII-XVIII) era il vanto di mezza Sicilia per numero e varietà di cavalli.

 

 

   

 

LA SCUDERIA COMUNALE (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

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LAVANDAIE ALLA FAVARA

<<Una turba di lavandaie si riversava giornalmente con le loro “trusce” nella Favara sottostante la Granfonte, dove scorrevano abbondanti limpide acque sorgive tali da permettere a una moltitudine di persone, stando in ginocchio sulle lastre di pietra emergenti, di lavare contemporaneamente i loro panni>>. G. NIGRELLI, Fontane e acquedotti nella storia civica di Leonforte tra ‘800 e ‘900, Euno Edizioni, Leonforte 2019, p. 18. Foto anni ‘40, Archivio F. Buscemi (prima da sinistra)

 

 

   

 

 

 

 

 

 

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FIERA DI SANT’ANTONINO

Scale di legno, quadaruna, crivi, zappe, rastrelli, scope di foglie, sedie di zammara. E poi cazzalore, pignate, bummuli, bummuliddi e una miriade infinita di utensili da cucina. Si negoziava sui prezzi, si ascoltava il vanniaturi di turno che a squarciagola promoveva la sua merce, un continuo via via di gente indaffarata, picciriddi capricciosi alla spasmodica ricerca del loro ammennicolo... Questo ed altro era la fiera di Sant’Antonino a Leonforte. Lo scatto di Benito Salamone del 1973 (prima foto da sinistra) ci restituisce un po’ della magia di quei giorni, quando tutti i leonfortesi sapevano gioire delle cose semplici e genuine.

 

 

 

            

 

FIERA DI SANT’ANTONINO

 

 

 

     

 

FIERA DI SANT’ANTONINO (foto Andrea Li Volsi)

 

 

 

 

 

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...SI QUAERIS MIRACULA...

Cenni storici sul culto di S. Antonio di Padova

Sebbene la più antica immagine di S. Antonio di Padova si conservi nella Chiesa dei Frati Cappuccini, il culto di S. Antonio di Padova in Leonforte nacque, crebbe e fiori’ all’ombra dell’omonima chiesa, che funse da cappella palatina della corte dei Branciforti dalla sua edificazione nel 1634 fino al 1852. Dai registri conventuali dei cappuccini si può rilevare che i frati celebrassero con grande pompa e solennità (S. Messa cantata all’altare del Santo e Vespri solenni con la benedizione della reliquia del Santo) la festa in Chiesa solo nella data della ricorrenza liturgica, ossia il 13 giugno. Allo stato attuale delle ricerche, non ci è lecito asserire nulla sulle modalità celebrative di questa festa nei secoli XVII e XVIII presso la cappella palatina di S. Antonio. Non sappiamo se essa fosse una festa popolare o una solennità celebrata - quasi a porte chiuse - dalla corte principesca, data la natura privata della cappella, che era collegata al superbo palazzo mediante un passetto o passaggio con archi. Alla deficienza di una documentazione scritta supplisce però la testimonianza di molti anziani che hanno potuto riferire cose e avvenimenti risalenti almeno alla metà del XIX secolo. Ebbene, in base a questi testes della tradizione orale, la festa di S. Antonio - o meglio di Sant’Antuninu - ha sempre goduto del favore popolare a tal punto che dalla metà dell’Ottocento fino agli anni ‘60 del Novecento era una delle principali solennità cittadine, insieme alla Festa patronale della Madonna del Carmelo (16 agosto), alla festa del Patriarca San Giuseppe (19 marzo) e alle festività pasquali del Venerdì Santo e della Domenica di Pasqua. Preceduta da una tredicina di preparazione - che secondo il vecchio calendario liturgico iniziava quasi sempre in coincidenza dell’ottava di Pentecoste, allora molto sentita, e terminava in coincidenza con la festa del Corpus Domini - solennizzata dalla presenza di un predicatore forestiero di fama e di accertata dottrina, la festa di S. Antonio fungeva quasi da cerniera tra la primavera avanzata e la calda estate leonfortese di spighe e di frutti, in cui i contadini si incoronavano di sudore e di pula. La sontuosa fiera di casalinghi, bummuli, quartare e utensili vari, che si svolgeva dall’11 al 13 giugno nel piano della “Caddivarizza” e si snodava poi lungo la parte bassa del Cassero - Corso Umberto fino ai Pipituna, coronava in bellezza la festa e costituiva l’evento “commerciale” più atteso dai leonfortesi. Il 13 giugno si svolgeva la lunga e solenne processione col fercolo del Santo, che è stata ben descritta dal professore G. Nigrelli: <<Un tempo c’era la festa di S. Antonio di Padova in cui l’agilissimo fercolo, piccolo e leggero del popolarissimo santo girava per tutto il paese setacciando in modo capillare tutte le vie di tutti i quartieri, ma da parecchi anni questa festa si è ridotta ad una semplice sfilata sul corso>> (cfr. G. NIGRELLI, La settimana santa a Leonforte, Pro-Loco, Leonforte 1989, p. 21). La statua del santo, collocata dentro il suo piccolo fercolo processionale, viene ancor oggi ricoperta di tovaglie bianche che tradizionalmente vengono offerte dalle zitelle in cerca di marito. In realtà, le antiche leggende francescane del XIII secolo riferiscono di come Frate Antonio di Lisbona, noto come Antonio di Padova, soffrendo di idropisia - malattia che provoca intensa sudorazione e rigonfiamento dello stomaco - venisse omaggiato dai padovani con tovaglie, che in qualche modo riuscivano a lenire e ad asciugare il suo sudore. Nella Chiesa di Sant’Antonio si conserva ancora una interessante copia lignea della lingua di S. Antonio, la cosiddetta “lingua recente” che si trova nella Basilica di Sant’Antonio a Padova. Incastonata come perla in un reliquiario barocco in legno dorato, la lingua lignea del Santo - noto per la sua enciclopedica sapienza di Doctor Theologiae - doveva essere oggetto di venerazione con relative indulgenze pontificie. Altri elementi che rendevano caratteristica la festa erano i bambini vestiti del saio francescano, i santantuninedda, e il pane, i pupiddi di S. Antonio, che in passato veniva confezionato nella vigilia della festa. Sia i bambini che il pane venivano benedetti dopo la Messa solenne dell’alba del 13, al termine della quale aveva inizio la lunga ed estenuante processione. Delle svariate processioni sacre leonfortesi solo quelle del Venerdì Santo e di S. Antonio di Padova facevano grazia di se ad oscuri quartieri, ad anonime stradicciole che una volta all’anno si vestivano a festa e si illuminavano tanto. Tra canti, invocazioni e a volte anche imprecazioni, per via del lunghissimo ed accidentato percorso sotto un sole ardente, il popolo leonfortese celebrava l’epopea del potente taumaturgo di Padova intonando quella dolcissima melodia, che ha tutto il sapore di una nenia:

 

Sant’Antuninu munachinu finu,
‘mbrazza purtati a Gesù Bamminu!
Tridici razi l’aviti in continuu,
datili a nui Sant’Antuninu.

 

Foto: Carmelo Buscemi, Vincenzo Licciardo, Archivio fotografico Dr. Francesco Buscemi

 

 

 

      

(terza foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

ESOTERISMO E MAGIA ALL'OMBRA DEL PALAZZO

La vicenda del sodalizio esoterico tra il principe di Leonforte Nicolò Placido Branciforti (1589-1661) e il sacerdote-mago poligrafo Nicolò Serpetro (1606-1664), autore del trattato enciclopedico di scienze naturali "Il Mercato delle maraviglie della natura overo Istoria naturale" pubblicato a Venezia nel 1653, fa emergere l'esistenza di conventicole, tra Leonforte e Palermo, con le quali tali personaggi vennero in contatto o di cui fecero parte. In queste sette aristocratiche si coltivavano interessi eruditi e letterari accanto a pratiche esoteriche, riti magici, evocazioni del demonio, preparazione di malefici. L'abile e scaltro Serpetro fece dunque della cultura lo strumento per la propria ascesa sociale, ponendola al servizio del suo mecenate, il Principe di Leonforte, che accompagnava anche nelle curiosità intellettuali più segrete e proibite il prete stregone. Il Serpetro, poligrafo e tuttologo dalla fama di stregone, dalla prodigiosa memoria, cultore delle arti magiche, ermetiche e cabalistiche, fu figura di enorme spessore culturale nel panorama delle scienze italiane del secolo XVII. Il suo sregolato e inquieto amore del sapere, soprattutto naturalistico, conquistò subito l’animo del principe Nicolò Placido Branciforti, il quale divenne il suo protettore e probabilmente lo incaricò di tradurre alcuni testi rari dal latino e dallo spagnolo. La sua fruttuosa attività culturale alla corte dei Branciforti fu però interrotta già nel 1640, a seguito delle denunce di pratiche magico - diaboliche da parte dei servitori del principe di Leonforte, che lo deferirono al tribunale dell’Inquisizione spagnola in Palermo.

 

Il Principe N.P. Branciforti, disegno di Claudio Benintende

Riferimenti bibliografici:
M. LEONARDI, Governo, istituzioni, Inquisizione nella Sicilia spagnola. I processi per magia e superstizione, Bonanno, Acireale-Roma 2005;
M. LEONARDI, Ermetismo e magia nella Sicilia spagnola, in Quaderni storici, 2004.
QUADERNI STORICI Istituto di storia e sociologia, Volume 39, Issue 115, Marche 2004, pp. 233-234.
RIVISTA DI STORIA DEL CRISTIANESIMO, Volume 4, Morcelliana, Brescia 2007, p. 584. In questo saggio si menziona il Serpetro come segretario del principe di Leonforte Nicolò Placido Branciforti.

“LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

                            

 

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

SULL'ARAZZO DELLA GUERRA DI TROIA custodito (un tempo) nel gran salone del Palazzo Branciforti

Nel testamento del 1661 dettato dal principe di Leonforte Nicolò Placido Branciforti si fa menzione, tra gli altri beni custoditi all'interno del sontuoso palazzo, di un arazzo raffigurante la distruzione di Troia collocato nel gran salone il quale, stando al manoscritto del notaio La Marca (sec. XVIII), <<per la sua grandezza, è capace, per ricevere 400 persone, per le Comedie che ivi per vari tempi si anno rapresentato >>. Con molta probabilità l'arazzo venne venduto oppure portato a Parigi, come avamposto dell'illustre casata, dall'ottavo e ultimo principe di Leonforte Giuseppe Branciforti che vendette lo stato di Leonforte con tutte le sue pertinenze al Conte Li Destri di Bonsignore nel 1852. Dell'arazzo non si ha comunque notizia alcuna per tutto l'Ottocento. Per una strana associazione di idee e collegamenti seppur fantasticanti, durante la mia ultima visita effettuata al Victoria & Albert Museum di Londra lo scorso febbraio, alla vista di un grandioso arazzo olandese del XV secolo raffigurante la guerra di Troia, custodito nella sala 64 della Wolfson Gallery, non ho potuto fare a meno di fermarmi, ammirare la superba opera e chiedere ulteriori informazioni al responsabile della sezione rinascimentale, per capire se ci potesse essere almeno qualche collegamento indiretto con l'arazzo di Leonforte. Le interessanti notizie che ho ottenuto possono essere sintetizzate nel modo seguente. Innanzitutto le caratteristiche materiali: l'arazzo, il cui peso si aggira intorno ai 37 kg, ha dimensione rettangolare con un'altezza di 414 cm e una larghezza di 737 cm. Le dimensioni imponenti suggeriscono la sistemazione in un salone ampio, in un contesto di pubblica solennità. La complessa storia delle guerre tra Greci e Troiani affascinò l'immaginario delle corti reali e principesche nei secoli XV-XVII a tal punto che quasi tutti i castelli o i palazzi dell'aristocrazia europea che contasse, facevano a gara per avere un arazzo, magari di raffinata fattura olandese, con quel soggetto. Mostrare un arazzo con la guerra di Troia nel salone di rappresentanza per re, principi e baroni di alto rango era pura ostentazione del potere e dello status sociale raggiunto attraverso imprese miliari e cavalleresche paragonabili, anche se solo per bizzarra metonimia, a quelle dell'epica greca. Tutti gli arazzi prodotti nei secoli XV-XVII si rifacevano alle versioni medievali della guerra troiana piuttosto che all'antico racconto omerico. L'arazzo che si presenta qui è il nono di una serie di undici catalogati nell'inventario di Amboise del 1494; appartenne a Carlo VIII, che nel 1495 fece rimpiazzare lo stemma araldico del precedente possessore con il suo. Facente parte della collezione privata di Madame Duruy, fu acquistato dal Victoria & Albert Museum di Londra verso la fine del sec. XIX per una somma pari a £1,200. Tralascio la descrizione minuziosa del soggetto dell'arazzo diviso in tre sezioni verticali, che meriterebbe un intero volume, e giungo alle conclusioni. Alla mia domanda "E' possibile che un arazzo simile adornasse il salone del Palazzo Branciforti nel principato di Leonforte?" il responsabile della sezione rinascimentale del V&A - che da elegante inglese campione dell'understatement ha preferito rimanere anonimo - mi ha lasciato di sasso con la sua arguta risposta: "Voi siciliani siete capaci di tutto. Non mi sorprenderebbe affatto che un principe così potente e prestigioso come il Branciforti, il cui vessillo è un leone rampante e senza braccia, abbia potuto possedere un arazzo simile. Doveva essere l'orgoglio ostentato del suo status di cavaliere di San Giacomo e del suo intero casato".

 

 

  

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

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LA PRINCIPESCA GRAN FONTE (prima foto da sinistra)

Il mitico Fons Tabarum, la principesca Gran Fonte dei ventiquattro getti d’acqua, i “vintiquattrucannola” in una elegante cartolina degli anni ‘80 della serie “Perle del Mediterraneo”

 

 

  

 

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

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SIMILARITÀ ARCHITETTONICHE

È incredibile la similarità architettonica tra i portali in bugnato dei due palazzi dei principi Branciforte. Quello di città, a Palermo, nel cuore del potere politico, situato vicino al fiorente quartiere dei mercanti genovesi e quello di Leonforte, sede del principato e luogo di investimenti economici, amenità e sollazzi. Probabilmente ambedue i portali di ingresso furono scolpiti con bizzarra maestria dal celebre scultore romano Fabio Salviati ai primordi del XVII secolo.

 

 

              

 

 

 

 

 

 

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QUADRERIA DEL PRINCIPE DI LEONFORTE

Nella folta foresta degli innumerevoli capolavori d’arte napoletana del Settecento, venduti all’asta presso la Christie’s di Londra nel 2000, sono riuscito ad individuare due superbe tele appartenenti alla collezione del Principe di Leonforte, Ercole Branciforte Naselli (1710-1780).

 

Si tratta rispettivamente di:
1) Contadini in mezzo a rovine classiche, firmato Pietro Cappelli, Napoli 1742, olio su tela senza cornice, cm 148.5x121.5, venduto alla Christie’s di Londra il 19/04/2000, stimato tra £10,000 e 15,000, prezzo di vendita £19,975;
2) Il sacrificio di Mose’, Nicola Vaccaro (1640-1709), olio su tela, cm 134x185, venduto alla Christie’s di Londra il 19/10/2000, stimato tra £10,000 e 15,000, prezzo di vendita £12,925.

Alquanto affascinante e intricata è la storia dei passaggi di eredità delle due opere. Donate inizialmente dal Principe Ercole alla figlia Caterina (1768-1814), le due tele passarono nel 1841 al Principe Giorgio Radali, marito di Caterina Branciforte. Egli le lasciò in eredità a suo fratello Ernesto Guglielmo Wilding, Signore del castello di von königsbrück, nei pressi di Dresda. Nel 1893 le due opere furono acquistate, insieme al castello di von königsbrück, dal Geheimen Kommerzienrat nella persona di Carl Robert Bruno Nauman. Rimasero in Germania fino al 1964, quando furono confiscate durante l’invasione delle truppe sovietiche. Conseguentemente, ritroviamo le due opere presso l’Albertinum di Dresda, e infine vengono acquisite dalla Christie’s di Londra.

 

Foto e notizie reperibili presso il sito della Galleria d’arte Christie’s, traduzione dall’inglese di Gaetano Algozino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

L’ILLUMINATO SIGNORE DI LEONFORTE

L’illuminato Signore di Leonforte, il Principe Nicolò Placido Branciforte nutriva superbi sogni di grandezza. Non tanto per se, quanto per l’amata sposa Caterina. Allo scopo di eternare la memoria della casata Barrese Branciforte, l’eclettico Principe commissionò la costruzione di un superbo sarcofago simile a quello dell’Imperatore Federico II di Svevia, che si ammira nella Cattedrale di Palermo. L’opera di Gian Giacomo Cerasolo - che realizzo’ l’ambizioso progetto del Principe con pietra nera di Porto Venere e venature dorate - riesce ancora a catturare l’attenzione di ammiratori e curiosi. Davanti a quei leoni alteri e superbi ci soffermiamo, affascinati dal mistero delle belle forme fermate nel marmo nero, striato, lucidissimo. Le figure sono immobili, destinate a rimanere in eterno fissate nel loro gesto di amore, di devozione o di estasi, ma appunto per questo esse sono fortunate: non conosceranno mai le lotte della vita, il tramonto della bellezza, la morte. Rimarranno immutabili a insegnare agli uomini che la bellezza è una cosa reale e durevole e che la fede nella bellezza è la sola che sia necessaria nella vita.

 

Foto Archivio Alamy e Wikipedia (prima foto da sinistra)

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(seconda e terza  foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

      

 

 

 

 

 

 

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IL NINFEO DI LEONFORTE

Una possibile, ipnotizzante ricostruzione. Condividiamo con immenso piacere post e video pubblicati sulla pagina del Circolo di Compagnia, che hanno stimolato la nostra fantasia su una possibile ricostruzione del grandioso “Ninfeo” di Leonforte (prima foto da sinistra).

<<Le Ninfe delle acque, fondamentali per la mitologia che ispirò l'arte fondativa di Leonforte, tornano d'attualità nel bel cortometraggio di Matteo Garrone per Christian Dior. Il video è ambientato nei 'Giardini di Ninfa' romani, che il NYT considera il più bel giardino al mondo ma di cui ai tempi, ancora integro, il "nostro" omonimo ben poco avrebbe avuto da invidiare!
Così, ancora, la bellezza emerge nuovamente dalla fusione letteraria e dalla commistione di generi: allora la mitologia e l'architettura, stavolta il mito si coniuga con la grande moda, 'haute couturè, fra creatività e dotta citazione.>>

 

 

       

 

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

L’OPEROSO PRINCIPATO DI LEONFORTE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

LA MANIFATTURA DI PANNI DI LANA, 1781-1804

Raffaello Piraino - docente di storia del costume presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo e fondatore del prestigioso Museo del costume - nel suo documentatissimo volume “Il tessuto in Sicilia” (L’Epos, Palermo 1998), trattando dell’arte e della tecnica tessile in Sicilia dalla colonizzazione greca fino ai giorni nostri, dedica due pagine all’opificio dei panni di lana in Leonforte, fondato dal principe Ercole Branciforte. Dalle due pagine (100-101) si evince come quello splendido opificio o “arbitrio”, raggiungendo gli apici della qualità e della competitività con gli altri paesi del Mediterraneo, fece del principato di Leonforte, seppur per un ventennio o più, un centro propulsore di economia, moda ed eleganza frequentato dalle più prestigiose maestranze italiane dell’epoca.

 

 

    

 

 

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

OSPITI ILLUSTRI DI LEONFORTE 

Vittorio Amedeo di Savoia e la regina consorte Anna Maria d’Orleans, maggio 1714

Dopo la pace di Utrecht, Vittorio Amedeo di Savoia, successo al trono di Spagna, volle primieramente visitare i suoi stati, e fra questi la Sicilia. Anche Leonforte ebbe l’onore di ospitare il Re, ed in occasione del suo arrivo, nel mese di maggio dell’anno 1714 era tutta in festa. Il Dott. Testa, nel suo citato manoscritto, così descrive i festeggiamenti:<<Dalla porta del paese (detta un tempo “Porta Palermo”), sino al feudo Bozzetta furono eretti diversi archi trionfali, intrecciati con foglie verdi di bosco con varie iscrizioni, che decantavano le virtù del magnanimo Re.
Andarono all’incontro i magistrati, la corta capitaniale, il Segreto baronale ed il nostro principe Nicolò Placido Branciforti, terzo principe di Leonforte, con tutta la sua cavalleria.
Seguivano il Re il principe Spinola, tesoriere generale, i trombettieri, i due araldi d’arme, i maggiordomi, i due limosinieri, i gentiluomini di camera, i primi scudieri del Re e della Regina. Procedevano le dame di corte, le persone di servizio e la cavalleria con 400 soldati e 40 lettighe, tirate da mule che portavano in testa un fiocco d’oro. All’arrivo del Re in Leonforte, furono scaricati, in segno di giubilo, tutti i pezzi di artiglieria composti di dieci cannoni, che il principe Nicolò Placido soleva tenere nel bastione del suo palazzo. Il popolo leonfortese con festevoli grida continuamente acclamava il Re e la Regina, i quali furono alloggiati con tutta la loro real corte nel palazzo del surriferito principe Branciforti. Nella camera destinata al Re e alla Regina, sfarzosamente addobbata, si leggeva la seguente quartina scritta a grandi caratteri d’oro:

 

DAL TAURINO EMISFERO OVE DIMORA
TRA LE GLORIE SUE DI RAGGI ADORNO
QUIVI GIUNSE PER FAR BREVE SOGGIORNO
L’ALPINEO SOLE E LA SUA BELLA AURORA

Sulla porta maggiore della Chiesa Madre si leggeva questa breve iscrizione:

LEO REX MAGNANIMITATE EXUBERANS
FIDELIS LEONFORTIS RUGITUS AGNOVIT

(Questa iscrizione e la quartina di sopra cennate furono compilate dal Dott. in medicina Antonino Mazzocca).

E chi contemplò allora quel superbo palazzo del principe Branciforti, tutto illuminato da miriadi di lumi ed addobbato sfarzosamente sembrò scorgervi una dimora di fate. Ai sontuosi banchetti successero frate splendidissime, dove brillarono trofei, bandiere, arazzi, bronzi dorati, preziosi quadri e rare suppellettili. I viveri nella piazza e nelle botteghe erano abbondantissimi, onde Leonforte si mostrò alla pari di una città doviziosa. Si videro passeggiare nel nostro corso principale le damigelle della Regina, di nazione Savoiarda, di bellezze incantevoli, con capelli biondi accomodati alla francese. Dopo tre giorni di breve dimora il Re Vittorio Amedeo parti’, con tutta la sua real corte e famiglia per Messina, accompagnato fino alle porte del paese da una fiumana di popolo, che continuamente lo acclamava, e dal nostro principe Nicolò Placido Branciforti con tutta la sua cavalleria>>.

 

G. MAZZOLA, Notizie storiche sulla vetusta Tavaca e la moderna Leonforte, Nicosia 1924, pp. 185-187.

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(terza foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

          

 

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

MARIA SANTISSIMA DEL CARMELO

<<Il popolo, il clero, i religiosi cominciarono a riconoscere la Grazia di Maria Santissima del Carmelo di essere stati liberati dalla peste e l’elessero qual Protettrice di tutti, anzi vi è una tradizione che un appestato nel giorno 16 luglio, festa di Maria SS. del Carmelo, 1624, essendo venuto da Castrogiovanni si avvicinò al fonte dell’acqua benedetta nella Chiesa e l’acqua si dilatò nell’orlo del fonte lasciando una pietra nel centro del fonte, quale pietra sino al presente si dice ancora essere pietra appestata quale trovasi sotto grata di ferro sopra detto fonte insin dal 1626. Il Popolo, il Principe, il Clero, i Religiosi da quel tempo solennizzarono e solennizzano la festa con gran giubilo...>>

Documento del XIX secolo conservato presso l’Archivio della Chiesa Madre.

 

Citazione estratta da: S. CIURCA, I Frati “scalzi” del Terzo Ordine regolare di San Francesco a Leonforte 1619-1866, Youcanprint, Lecce 2018, pp. 46.

Foto di Francesco Lo Gioco e Vincenzo Licciardo.

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LEONFORTE DA AMARE

CELEBRE SCHIZZO DI LEONARDO

Al celebre schizzo di Leonardo "Per fare una polita stalla", alle stalle sforzesche di Ludovico il Moro a Vigevano o a quelle perdute malatestiane di Urbino, si ispirò il principe Nicolò Placido Branciforte nel progettare la sua cavallerizza in Leonforte. Quest'ultima si iscrive a ben diritto nel modello colonnare, la soluzione cosiddetta di tipo “basilicale", con più piccole volte a crociera su sostegni puntuali, che assegnava alla colonna oltre che un valore estetico anche una sua valenza simbolica, quale espressione del potere. Fu così, ad esempio, per la bella stalla, oggi purtroppo in gran parte diruta, con la quale nel 1626 il principe don Nicolò Placido Branciforte, nella sua città capitale di Leonforte (Enna), concluse il disegno della piazza su cui si affacciava il suo prestigioso palazzo-castello: una scuderia monumentale su pilastri, ma con tetto ligneo, nella cui facciata, piuttosto che in quella della residenza, così come ci si sarebbe potuto attendere, scelse significativamente di collocare il proprio busto. D’altronde del principe di Leonforte erano famosi già al tempo, ben oltre i confini siciliani, la passione per i cavalli, dai cui incroci aveva realizzato pure una celebratissima razza di muli.

 

M. VESCO, La Regia razza di cavalli e le scuderie monumentali nella Sicilia degli Asburgo, Università degli Studi di Palermo, Anno Accademico 2012/2013, p. 406.

Foto:
1.F. Mazzucchelli, Facciata della scuderia di Leonforte
2.Schizzo di Leonardo da Vinci "Per fare una polita stalla"
3. Stalle sforzesche di Ludovico Il Moro a Vigevano

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"A BAMMINA" o "A BAMBINELLA"

Sebbene la festa della Natività di Maria Santissima - conosciuta a Leonforte come "A Bammina" o "A Bambinella" - sia stata ormai celebrata l'8 settembre u.s., ci pare cosa gradita condividere con tutti gli affezionati utenti della nostra pagina queste splendide foto scattate in occasione della celebrazione nell'anno 2006. La Parrocchia Santo Stefano, con i suoi leziosi stucchi settecenteschi, fa da sfondo al prezioso simulacro della Vergine Maria avvolta in fasce che guarda con occhi incantati e trasognati devoti e astanti.

 

 

 

 

 

 

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<<PRESS YOUR LIPS TO THE FOUNTAIN AND DRINK LIFE IN>>

<<Press your lips to the fountain and drink life in>> ... Premi le tua labbra alla fontana e bevi la vita dentro...Con questa citazione di Marty Rubin continua idealmente il nostro viaggio fotografico contemporaneo nell'universo archi-paesistico e antropologico della Granfonte. Ci è sembrato che lo scatto di Elisa Ingra (archivio Flickr, prima foto da sinistra), potesse esserne il commento visivo più appropriato.

 

 

   

 

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

103 ^ EDIZIONE DEL GIRO D’ITALIA (LEONFORTE 05.10.2020)

Così la vetusta Tavaca e la moderna Leonforte diventarono lo sfondo ideale di un impetuoso e travolgente ciclone di biciclette, di vita e movimento. Vogliamo celebrare questo giorno memorabile con la bella foto ritrovata nella pagina Instagram “Leonforte”. 

 

            

103 ^ EDIZIONE DEL GIRO D’ITALIA (LEONFORTE 05.10.2020)

  

CICLISMO A LEONFORTE (GIRO D’ITALIA) 

 

   

103 ^ EDIZIONE DEL GIRO D’ITALIA (LEONFORTE 05.10.2020)

 

CICLISMO A LEONFORTE (GIRO D’ITALIA) 

 

  

103 ^ EDIZIONE DEL GIRO D’ITALIA (LEONFORTE 05.10.2020)  

 

CICLISMO A LEONFORTE (GIRO D’ITALIA) 

 

       

103 ^ EDIZIONE DEL GIRO D’ITALIA (LEONFORTE 05.10.2020)

 

CICLISMO A LEONFORTE (GIRO D’ITALIA) 

 

"Il Giro d'Italia a Leonforte " (Vecchi tempi - Altri Tempi)

Dopo l’ultima dell’anno 1993 e quella memorabile del 1952 che ha avuto la partecipazione di Fausto Coppi e Gino Bartali, il 5 ottobre 2020 per gli ennesi è stata una giornata di festa, un’occasione storica da ricordare a futura memoria delle nuove generazioni, un evento di portata nazionale che ha fatto vedere a tutti gli italiani le bellezze paesaggistiche della Provincia di Enna e la capacità d’accoglienza dei suoi abitanti. (di Giuseppe Sammartino)

 

 

       

 

 

AMARCORD (foto Giovanni Rossini)

GIRO D’ITALIA 1993 (29 MAGGIO 1993)

SPETTATORI AL PASSAGGIO DALL’INCROCIO “CHIESA DELLA CATENA/CORSO UMBERTO I - VIA MICHELANGELO”

TAPPA CAPO D’ORLANDO (ME) - AGRIGENTO (KM 240)

(MAGLIA ROSA MORENO ARGENTIN - VINCITORE TAPPA BJARNE RIIS)

 

CLASSIFICA FINALE GIRO:

1 - MIGUEL INDURAIN (MAGLIA ROSA) 

2 - PETER UGRJUMOV

3 - CLAUDIO CHIAPPUCCI

 

(di Gianni Rossini)

 

 

 

CICLISMO A LEONFORTE (GIRO D’ITALIA) 

 

    

AMRACORD GIRO D’ITALIA 1993 (29 MAGGIO 1993)

 

 

 

CICLISMO A LEONFORTE (GIRO D’ITALIA) 

 

 

      

AMRACORD GIRO D’ITALIA 1993 (29 MAGGIO 1993)

 

 

    

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

VEDUTA AEREA DI LEONFORTE

Veduta aerea comprensiva dell'odierno comune di Leonforte secondo il satellite di Google Earth 2020 (prima foto da sinistra). Nel confuso e affastellato reticolo di strade e case, si riesce ancora ad individuare il primitivo schema geometrico adottato dal Principe Branciforte per lo sviluppo della città dal Palazzo ai "Pipituna". Seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore

 

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LEONFORTE DA AMARE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

LA SCHIENA DELLA GRANFONTE

Getti, traiettorie, canali, fontanelle e fori vari convogliano l'acqua, liquido prezioso che è alle origini della ricchezza di Leonforte, dalla Grande Fontana ai campi sottostanti.

 

   

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

RARO ESEMPIO DI STREET ART COMMEMORATIVA

Raro esempio di "street Art" commemorativa, il murales della Catena fu realizzato in occasione del 400mo anniversario della fondazione di Leonforte (1610-2010) dall'affermato artista siculo-milanese Salvatore Benintende, in arte TvBoy, che ora vive ed opera a Barcellona (Spagna). Tutti i luoghi-simbolo della storia e della religiosità di Leonforte (Granfonte, Fontana delle Ninfe, Palazzo Branciforte, Scuderia, la Madonnina del Cernigliere) fanno da sfondo ad un vivace e coloratissimo microcosmo paesano, arricchito dalla presenza di un leone bonario e paffuto che sembra sussurrare antiche parole. La procace figura femminile al centro riafferma ancora una volta il genio, la bellezza e la creatività di molte donne leonfortesi.

 

 

 

 

 

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LA BALUSTRA-BALCONE DELLA CHIESA MADRE

La balaustra-balcone in pietra grigia del prospetto della Chiesa Madre delimita, confina e quasi contiene l’esuberante contrasto della flessuosa torsione in pietra gialla che disegna un delizioso andirivieni. La lanterna fiammeggiante corona tutto l’insieme conferendogli una monumentalita’ focosa, solenne e gaia. Foto di Alfio Garozzo, 1994 (prima da sinistra)

 

 

  

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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LE BROCCHE ALLE FONTANE

Spesso non era una necessità ma, piuttosto, un bisogno edonistico, non solo di godere del riposante suono generato dal riversarsi dell’acqua dalle cannelle delle fonti, ma, anche di compiacersi dei turbamenti che offriva il luogo con la sua vitalità e le sue tentazioni. Nello spiazzo contadini dissetavano i loro muli, mandriani, con un roteare di bastoni, accostavano le giovenche all’abbeveratoio e fanciulle, con movimenti maliziosamente flessuosi e con sguardi sottecchi, riempivano le brocche alle fontane. Testo e foto: F. BUSCEMI, Lo scenario delle acque nella Leonforte del Seicento, Arti Grafiche Jesus, Leonforte 2004, p. 56 (prima foto da sinistra).

 

 

 

    

LA GRANFONTE (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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IL POSTO DI ONORE DEI PRINCIPI DI LEONFORTE

Il posto di onore dei principi Branciforte, tra gli stalli del coro ligneo della Chiesa Madre (XVIII secolo), è un vero trionfo di ricercata stravaganza. Vi è, scolpita sul legno dorato, una balzana esibizione teatrale di strani esseri zoomorfi: un leone ruggente, una sensuale sfinge greca che fa bella mostra del suo seno abbondante, figure femminili seminude e poi bizzarri telamoni. Il settecento rococò con le sue conclamate grecherie, le fumisterie e i ghiribizzi rivelava un gusto strampalato, malignamente fantastico, paradossalmente ridanciano. Questi mostri, oltre a richiamare la simbolica del leone e della forza, non sono altro che creature comiche, facete, disperate, buffe, ciniche e funambolesche che condensano, nella stilizzazione del legno scolpito, i vacui ricami di parole e gli arcobaleni di miti così cari al secolo delle parrucche.

 

 

 

  

 

  

 

 

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UNA PRESTIGIOSA COMMITTENZA Gaspare Serenario al Collegio

Si trattò di una prestigiosa committenza artistica quella affidata dal IV principe di Leonforte, Ercole Branciforte Naselli (1690-1780), al celebre pittore palermitano Gaspare Serenario (1694-1759). Quando fu chiamato per dipingere la tela che troneggia sull'altare maggiore della Chiesa del Collegio di Maria in Leonforte, il Serenario vantava un curriculum artistico di tutto rispetto. Per trent'anni aveva vissuto a Roma, ove si era formato all'Accademia del Nudo di Sebastiano Conca tra il 1731 ed il 1745, prestigiosa scuola frequentata da studenti provenienti da tutta Europa. Cominciò l'attività indipendente a Roma, divenendo il 1º marzo 1739 membro dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon. In seguito lavorò in diverse chiese romane realizzando affreschi e quadroni. Su segnalazione dell'arcivescovo di Cosenza, Michele Maria Capece Galeota, fu nominato Cavaliere Lateranense e Conte Palatino da Papa Benedetto XIV. A Roma si annoverano le opere San Camillo nella chiesa di Santa Maria in Trivio, San Camillo de Lellis e San Filippo Neri nella chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi, Santa Teresa e San Giovanni nella basilica di Santa Teresa d'Avila su commissione dell'abate Giuseppe Peroni di Parma. Nel 1750 è nuovamente a Palermo spesso coinvolto in commissioni svolte con la collaborazione di Vito d'Anna. Dopo un ritratto del viceré di Sicilia Eustachio Laviefuille, gli è conferita la carica di "direttore del mosaico della Cappella Palatina". È autore di affreschi a tema religioso per luoghi di culto e dipinti decorativi in vari palazzi nobiliari di Palermo tra cui spicca l'apparato decorativo della cupola della chiesa del Gesù distrutto durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Uomo altamente onorato morì nel 1759 e fu sepolto nella chiesa della Gancia di Palermo. La tela commissionata dal principe Ercole Branciforte per l'altare maggiore della chiesa della Batia, che nel 1727, mercé lo stesso principe, da monastero carmelitano (fondato nel 1674) era stato trasformato in Collegio di Maria, doveva in qualche modo rispecchiare le finalità statutarie del nuovo istituto pedagogico: <<impartire una discreta istruzione alle fanciulle del paese, educandole alla dottrina cristiana, agli atti di pietà ed ai buoni costumi>>. Bisognava trovare un soggetto che potesse rendere plasticamente evidente l'altissimo compito filantropico e pedagogico affidato dal Branciforte alle Vergini Convittrici della Sacra Famiglia dette Suore Collegine, seguaci delle regole del Cardinale Pietro Marcellino Corradini (1658-1743), regole abbastanza innovative per i tempi, poiché, pur mantenendo la clausura, avevano un carattere laicale, sicché le monache potevano dedicarsi al bene della gioventù e della società con più libertà. E quale miglior soggetto se non quello "apocrifo" di San Gioacchino che insegna i rudimenti della lettura alla giovane Vergine Maria, per essere poi introdotta definitivamente nel tempio di Gerusalemme, ove, secondo il racconto del Protovangelo di Giacomo (VII-VIII, ed. a cura di M. Craveri, in I Vangeli apocrifi, Einaudi, Torino 1990, pp. 11-13), la divina Madre di Cristo dimorò dalla terza fino alla dodicesima età della sua esistenza terrena <<allevata come una colomba e cibata dalla mano di un angelo>>. Al centro della scena si erge San Gioacchino, raffigurato come un anziano vegliardo d'Oriente, che indossa un ben lumeggiato mantello rosso i cui leziosi e appariscenti panneggi fanno da "pendant" coloristico al vestito grigio-verde ricco di contrasti e ombre. Il turbante in testa suggerisce l'appartenenza ad una classe sacerdotale. Nel suo atto di sorreggere la fanciulla, la figura dell'anziano Gioacchino sembra quasi tracciare una circonferenza, un "circulus amoris" che avvolge la Vergine Maria. Essa, indossando un abito di purissimo lino bianco e un mantello blu, sorregge un libro, sicuramente le divine scritture ebraiche, mentre il padre-maestro punta il suo indice sulle sacre pagine. Dal volto della Vergine fanciulla traspare tutto quel candore adamantino e quell'ingenua semplicità di chi si affida, anima e corpo, alle cure premurose del padre-pedagogo. E' molto probabile che il Serenario abbia voluto rappresentare, sotto mentite spoglie, le sembianze del grande principe-mecenate Ercole Branciforte Naselli, che <<fu dopo il fondatore, il più grande principe di Leonforte che resse per 53 anni (dal 1728 al 1780), adoperandosi per renderla più vivibile, per abbellirla con opere nuove o restaurate e per incrementarne lo sviluppo economico con l'impianto di industrie all'avanguardia per l'intera Sicilia>> (G. MARIA, Gli Otto Principi di Leonforte, Comune di Leonforte-Settore Cultura, 2010, p. 55). Una corona di 6 deliziosi putti svolazzanti in atteggiamento di stupore e crescente meraviglia contemplano la scena sottostante, immersi in soffici batuffoli di nuvole. La fastosa cornice barocca a cartoccio in legno dorato esibisce un composito, elegantissimo intreccio di foglie che ricorda molte cornici coeve di scuola tedesca e austriaca. Sebbene non esista documentazione storica comprovante la committenza dell'opera al Serenario, si è sempre ritenuto, fin dall'Ottocento, per via anche di raffronti stilistici con le altre opere, che la tela di "San Gioacchino che insegna i rudimenti della lettura alla Vergine Maria"sia opera genuina dell'artista palermitano. Un capolavoro sconosciuto ai più che ancora una volta conferma Leonforte, almeno nell'età aurea del principato dei Branciforte, come centro di prestigiose commettenze artistiche e di curiose, quanto inquietanti vicende storico-culturali.

 

 

    

 

 

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IL BATTISTA

Statuario e solenne come un eroe greco s’erge il Battista al centro della scena, mentre discute con i sommi sacerdoti (prima foto da sinistra). Il deserto è un lussureggiante giardino al cui centro scorre limpidissimo il fiume Giordano. Sulla destra, in cima ad una montagna rocciosa, sorge una fortezza, forse quella di Erode. Il personaggio di colore sulla destra, che indossa uno sfarzoso costume seicentesco con turbante e piuma, conferisce movimento e vitalità a tutta la scena, il cui centro e punto focale è rappresentato dal Battista. Affresco del XVIII secolo, abside altare maggiore della Chiesa Madre.

 

 

  

 

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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SOLENNE E FESTOSO PALCOSCENICO DI PROPAGANDA FASCISTA

19 giugno 1932. Il cortile interno del Palazzo Branciforte si trasforma in un solenne e fastoso palcoscenico di propaganda fascista, in occasione della festa del risparmio. Nella seconda foto, si riconoscono da sinistra: Guglielmo Zarbà, Giuseppe D’Alessandro, Cesare La Marca, Salvatore Capra, il direttore del Banco di Sicilia Minacapilli (pronuncia il discorso), Giuseppe Cremona, il commissario di P.S, il cav. Mauro Li Destri. Fonte: E. BARBERA, Leonforte in camicia nera e fazzoletto rosso, NovaGraf, Assoro 2012, p. 76.

 

 

 

 

 

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IL PURGATORIO DI LEONFORTE

Nell'altare maggiore della parrocchia di Santo Stefano troneggia (prima foto da sinistra), negletta dai più, una deliziosa tela barocca che raffigura, con coloriture accese e compita eleganza, "quel secondo regno dove l'umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno" (Dante Alighieri, Purgatorio I, 4-6). Il purgatorio di Leonforte, zona dell'oltretomba connotata dalla presenza di caverne in preda al fuoco divorante, come quello dantesco, deve la sua strutturazione architettonica al cataclisma causato dalla caduta di Lucifero. Ma ora vi è un altro angelo che invece di precipitare, innalza. E' Michele l'Arcangelo, Principe delle schiere angeliche, che con fermezza e pietà, conduce le anime verso la risalita, verso il trono della Maestà divina. Ivi ad attenderle, in primis Adamo il primo uomo, vi sono una statuaria Vergine Santissima e il suo Divin Figliolo ammantato in un drappo vermiglio che trattiene il globo terrestre. Quella visione orrenda e beatifica allo stesso tempo, avrà suggestionato profondamente il popolo orante che nelle anime divorate dal fuoco avrà visto se stesso, in una sorta di proiezione psicologica, schiacciato dal senso di colpa e di peccato. Sseconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore

 

 

 

 

 

PARROCCHIA DI SANTO STEFANO

 

 

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LE SIMMETTRIE DEL PRINCIPATO DI LEONFORTE

Le simmetrie del Principato di Leonforte si colgono solo dall’alto e da lontano, ossia da un punto esterno di osservazione capace di svelare tutta la composita armonia delle regole geometriche che presiedettero alla costruzione della nuova “civitas”. Foto reperita sul web (prima da sinistra)

 

 

 

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

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PIANO DELLA SCUOLA

Nel “Piano della Scuola” (prima foto da sinistra) esisteva una fontana pubblica, costituita da una larga vasca circolare in pietra locale alimentata da 4 bocche (cannoli), una per parte che fuoriuscivano da protorni leonine e sormontata da un lampione per l’illuminazione. La fontana, alimentata da acque sorgive che provenivano dalla contrada S. Elena o più probabilmente dalla “Fontana del Conte” serviva per l’approvvigionamento idrico del quartiere sorto spontaneamente attorno al piano stesso verso la fine dell’Ottocento: l’acqua corrente esisteva allora in pochissime abitazioni. Verso la fine degli anni ‘20, per decisione della Amministrazione comunale, la fontana venne demolita per far posto alla costruzione del monumento a memoria dei caduti della guerra 1915-18.

Testo e foto tratti dal volume: P. MUSUMECI, Vecchie immagini di Leonforte - Cartoline e fotografie, Edizioni NovaGraf, Assoro 2003, p. 45.

 

 

 

SULLO SFONDO PALAZZO CARELLA-PIAZZA CARELLA (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

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CAPPELLANIA CORALE DELLA MATRICE

Più o meno così si doveva presentare l’abito corale dell’Arciprete e dei sacerdoti coristi della Matrice, ai quali era stato concesso il privilegio di indossare la mozzetta paonazzo come da disposizione del 27 aprile 1831. La prestigiosa cappellania corale, nata con il patrocinio del principe Ercole Branciforte nel 1780, era costituita inizialmente da 24 cappellani coristi e perdurò fino alla prima metà del secolo XX con otto membri religiosi.

 


       

 

 

 

 

 

 

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IL CULTO DI SANT’ANNA

S. Ciurca, I “Frati Scalzi” del Terz’ordine regolare di S. Francesco a Leonforte 16191866, Lecce 2019, pp. 53-54

Mi rallegru Sant’Anna mia,
ca siti nanna di Gesù,
vera matri di Maria,
mi rallegru Sant’Anna mia.
Vicchiaredda fortunata e di l’ancilu avvisata parturistivu a Maria,
Mi rallegru Sant’Anna mia!

Tra le molteplici devozioni nate nel tempo nella chiesa della Madonna del Carmelo in Leonforte, quella a S. Anna risulta essere la più legata al Terzo Ordine Regolare, infatti dal 1737, la Santa Madre della Beata Vergine Maria risulta essere patrona della Provincia Religiosa del TOR di Sicilia; una santa per la quale i Terziari non solo hanno nutrito una particolare devozione ma pare siano stati i principali diffusori del culto in tutta l’isola. Il culto a S. Anna è stato diffuso in Sicilia ad opera di padre Serafino Leggio del TOR, religioso di eminente virtù e rara dottrina, che a partire dall’anno 1635 propose alle comunità guidate dai Terziari Regolari la celebrazione, tutti i martedì dell’anno, di una particolare liturgia devozionale volta ad implorare la santa per ottenere una speciale protezione per le madri in attesa e per tutte le donne che desideravano diventarlo. Questa pia pratica detta comunemente dei “martedì di Sant’Anna” era assai diffusa anche a Leonforte tanto che i frati, quando si trasferirono nel convento dell’Annunziata, nelle convenzione per l’uso della chiesa, chiedevano, fra le altre cose, di mantenere nella nuova sede il culto alla «Madre Sant’Anna con tutti i suoi martedì». Di certo è possibile affermare che la devozione a Leonforte fu cominciata dai primi Terziari che fondarono il convento, infatti, a S. Anna fu dedicato un altare con quadro (olio su tela) già annoverato nell’inventario del 1659. Tale opera d’arte, del XVII sec., viene attribuita dal Notaio F. La Marca «al celebre pennello di Raffaele di Urbino minore» e risulta assai interessante dal punto di vista iconografico; in esso da sinistra verso destra è possibile ammirare S. Gioacchino, S. Anna, Gesù Bambino sulla braccia della Vergine e S. Giuseppe con il bastone fiorito, sullo sfondo due angeli, uno che suona un organo l’altro un liuto. Questa sacra immagine, definita ultimamente come una delle più belle di tutta la Sicilia, è stata riportata alla sua originale bellezza grazie ad un restauro eseguito nell’anno 2002 con il contributo della locale sezione dell’Archeoclub allora presieduta dal Dott. Paolo Mineo. Nella seconda metà del ‘700, a causa della decadenza strutturale della chiesa della Madonna, la devozione a S. Anna risultava «tutta depersa», tanto che per un periodo il culto si trasferì alla Matrice dove tale Sac. Filippo Bonsignore nell’anno 1781, col permesso del principe Ercole Branciforti, fece erigere un altare in cui pose «un quadro della gloriosa Sant’Anna per infervorare un'altra volta la devozione come prima». Il culto a S. Anna a Leonforte rimase sempre una prerogativa dei Terziari che ripresero a venerarla nella loro chiesa conventuale dopo il restauro del 1785; all’altare di S. Anna, essendo protettrice delle mamme in attesa e delle partorienti, si recavano puerpere e neonati al fine di implorarne la benedizione e rendere ringraziamento per il buon esito del travaglio del parto; molte donne in circostanze particolari di gravidanza facevano voto di indossare, anche a vita, il “cordone di Sant’Anna” del tipico colore rossovinaccio. La devozione a S. Anna, così come la pratica dei martedì, scomparvero da Leonforte quando i frati del Terzo Ordine Regolare lasciarono convento e città in seguito alla soppressione del 1866.  (Seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

  

 

 

 

 

 

 

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A CUTICCHIATA

La scivolosa e irta “cuticchiata”, che, nel primo secolo di vita della moderna Leonforte, rappresentava la strada principale di collegamento della porta Palermo al Palazzo Branciforte, pare che acquisti la sua originaria bellezza in questo scatto della fine degli anni ‘40 del fotografo Gaetano Risicato (prima foto da sinistra).

  

    

VIA  GARIBALDI “‘A CUTICCHIATA” (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

 

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QUEL TRIANGOLO MAGICO TRA CHIANETTI, CIMITERO E CERNIGLIERE

Solenne, muta e austera nella sua rocciosa inamovibilità, seppur deturpata e violentata da mani sacrileghe, si presenta all’inguaribile viandante curioso la natura in quel triangolo magico tra Chianetti, Cimitero e Cernigliere. È il “tetto” di Leonforte, negletto e ignorato dai più, ma ricco di anfratti, grotte, sentieri interrotti, che, nel suo tortuoso andirivieni di colli rocciosi e muretti, offre squarci paesaggistici di forte impatto emotivo. Degni della pittura romantica degli esploratori anglo-tedeschi del Grand Tour.

 

 

 

   

TRIANGOLO MAGICO TRA CHIANETTI, CIMITERO E CERNIGLIERE

 

   

TRIANGOLO MAGICO TRA CHIANETTI, CIMITERO E CERNIGLIERE

 

  

TRIANGOLO MAGICO TRA CHIANETTI, CIMITERO E CERNIGLIERE

 

   

 

TRIANGOLO MAGICO TRA CHIANETTI, CIMITERO E CERNIGLIERE

 

   

TRIANGOLO MAGICO TRA CHIANETTI, CIMITERO E CERNIGLIERE

 

 

 

 

 

 

 

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CHIESA MADRE DI LEONFORTE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH (1) - COMPOSITO DESIGN FLOREALE  (2)

 

1)   Nella domenica della "Sacra Famiglia di Nazareth" (prima foto da sinistra) vogliamo puntare i nostri riflettori su un gioiellino, capolavoro di arte siciliana custodito nella cappella del SS. Sacramento della Chiesa Madre di Leonforte. Attribuita ad anonimo siciliano del sec. XVIII, la deliziosa tela della Sacra Famiglia (olio su tela cm 55x40), per lo più sconosciuta o poco attenzionata, ritrae il momento drammatico in cui la Vergine Maria e S. Giuseppe stanno per fuggire in Egitto, scortati da due angeli, per scampare alla furia omicida di Erode.  Il centro e l'asse cui converge tutta la struttura compositiva della tela sono le mani di Maria e Giuseppe delicatamente intrecciate, quasi a voler significare la saldezza del loro patto nuziale. Il patriarca San Giuseppe è rappresentato in una postura solenne, da statua greca. Il bastone fiorito, quasi uno scettro regale, determina un movimento ondulatorio del santo. I soffici panneggi di Giuseppe e di Maria sono richiami evidenti a modelli greco-romani. La Vergine, che nasconde in grembo un fulvo Gesù bambino, è di una eleganza sorprendentemente patetica e austera.  Un fascio di luce diparte dal volto del Bambin Gesù e si propaga in maniera netta sui volti di Maria e Giuseppe, conferendo al collo della Vergine una piccola nota di sensualità umana. Giuseppe, invece, ha più le sembianze di un muscoloso eroe mitologico che quelle di un umile falegname ebreo. Sulla sinistra si nota una spelonca, le cui due "finestre" si aprono su un paesaggio appena tratteggiato, ma i cui contorni sono chiaramente visibili per via delle tinte vivaci di un tramonto rosaceo-arancione.  Una scena intima, dalla quale più che il dramma/tensione della fuga emerge una chiara, diffusa e irrefutabile fiducia nella luminosa provvidenza divina, quella misteriosa "Voluntas Dei" in cui il cuore umano può trovare il senso, la spiegazione ultima di ogni groviglio esistenziale. Il sommo Dante commenterebbe:

E 'n la sua volontade è nostra pace:

         ell'è quel mare al qual tutto si move

         ciò ch'ella crïa o che natura face.

 

(Paradiso, Canto III, vv. 85-87)

 

(2 - seconda foto, in basso, da sinistra) Attenzione al dettaglio, composito design floreale, magnificenza regale, eleganza discreta e equilibrio squisito. Queste sono le principali caratteristiche del broccato settecentesco che adorna le tovaglie dell’altare maggiore della Chiesa Madre. Provenienti dall’operosa sartoria delle monache del Collegio di Maria, queste sacre suppellettili, insieme ad altri paramenti, costituiscono una esemplare testimonianza di Arte a servizio dei Divini Misteri.

 

 

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

LO SPLENDIDO BUSTO MARMOREO DELL’EROE DEI DUE MONDI, GIUSEPPE GARIBALDI

Lo splendido busto marmoreo dell'eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, opera di Benedetto Civiletti (Palermo 1845-1899), custodito presso la Sala consiliare del Comune di Leonforte. Quest'opera fino al luglio 1913 era collocata in piazza Margherita, in seguito venne rimossa perché danneggiata dai vandali.

“LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

IL CANTASTORIE

Grazie alla preziosa segnalazione di Michele Mendolia Calella, condivido questa magica foto di Alfredo Camisa scattata a Piazza Margherita durante la performance di un cantastorie (prima foto da sinistra). Questo scatto è un bellissimo esempio di testimonianza nostalgica di una realtà destinata a sparire. Parte di una serie realizzata a Leonforte nel 1958, quella del cantastorie fu un’improvvisa, inattesa visione in un ondeggiare di coppole, di spettatori esclusivamente maschili, in uno scenario quasi teatrale da Scanno di Henry Cartier Bresson. Uno spettacolo anacronistico, già allora indietro di cinquant’anni, ma reso attuale dalla partecipazione seriosa, quasi corale, degli spettatori presenti (e non erano pochi), in quella piazza così siciliana. Camisa scattò un solo rullino tra la folla, tra le teste ammassate degli astanti, raccontando un altro tassello di un’Italia già così incredibilmente lontana. Le fotografie sarebbero apparse sul «Mondo» di Pannunzio, diffondendo un altro “rito laico” che si sarebbe inevitabilmente perduto assumendo connotati favolistici. A queste immagini, anni dopo, Camisa avrebbe attribuito un valore assoluto per i loro contenuti pieni di significato e di pathos e la capacità, anche a cinquant’anni dallo scatto, di riportare l’osservatore alla realtà di quell’ambiente.

Cantastorie a Leonforte © Alfredo Camisa, Archivio Fotografico Alfredo Camisa. “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

      

PIAZZA REGINA MARGHERITA (‘A CADDIVARIZZA ) - SCALINATA MUSUMECI (seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

LEONFORTE DA AMARE

PALAZZO CARELLA

Perfette simmetrie geometriche si alternano ad un lezioso gioco di stucchi a tema floreale. Gli “amabili” resti del Palazzo Carella in Leonforte, dimora baronale dei sec. XVIII-XIX.

 

“LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

    

PALAZZO CARELLA

 

 

PALAZZO CARELLA

 

 

LEONFORTE DA AMARE

LEONFORTE IN UN BALLETTO DELL’OPERA DI BRUSSELS

Altro caso di raffinata distopia letteraria, in cui ricorre il nome di Leonforte e del suo presunto "duca", è quello di "Zampa ossia la sposa di marmo", azione mimica in quattro atti e cinque scene del coreografo Luigi Astolfi (1790-1860), che fu rappresentata in forma di balletto al Teatro dell'Opera di Brussels nel 1840 (musica di Fieramonte Cantoni). Zampa, famoso capo dei corsari, infesta le coste della Sicilia. Bello di forme e di maniere, e vaghissimo di amorose conquiste, conta fra queste Albina, figlia del Duca di Leonforte, che sedotta e crudelmente abbandonata, muore fra l'angoscia e il pentimento nel fiore degli anni. Zampa si invaghisce quindi di Camilla, sorella di Albina, e fidanzata al Duca di Lipari. Per conquistarla ordisce una orrenda trama; coglie il momento che il Duca di Leonforte sta per incontrare con festose navi il genero, li assale entrambi, li fa prigionieri, e chiede la mano a Camilla in riscatto della loro vita.  In mezzo al tripudio di quel malaugurato imeneo, sorge dalla tomba lo spettro di Albina, spaventa con terribili visioni lo spergiuro, e lo trascina con se nell'abisso.

 

Fonti: Brigham Young University, USA. Harold B. Lee Library, Collection Brussels Opera Ballet.

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LEONFORTE IN UN BALLETTO DELL’OPERA DI BRUSSELS

 

 

LEONFORTE IN UN BALLETTO DELL’OPERA DI BRUSSELS

 

 

LEONFORTE DA AMARE

PALAZZO LA MARCA (1)  UN DANDY A LEONFORTE (2)

 

 

 

                                  

 

 

(1)             NOBILE SEMPLICITÀ

L’ottocentesco scalone di accesso del palazzo La Marca. Capolavoro di dignitosa, lineare semplicità architettonica.

 

(2)             UN DANDY A LEONFORTE

Il sensuale calore di una torrida sera di agosto del 1840 a Leonforte, fu esasperato da un'intensissima vampa che si irradiava dalle torce fiammeggianti, che fiancheggiavano la Strada del Cassero, al di là di Porta San Filippo, presso il magnifico Piano della Scuola. Aristocratici stizzosi di provincia, adusi ad una proteiforme e improduttiva indolenza, si godevano la notte all'aria aperta facendo sfoggio delle loro carrozze. Un cenno del capo o un saluto a coloro che contavano era sufficiente per assicurarsi che la loro presenza fosse stata riconosciuta. Mentre folle di borghesucci e semplici operai si infiltravano ovunque nel budello di strade e viuzze che si diramavano attorno all'imponente porta San Filippo, denominata Pipituna per via delle due colossali colonne che la cingevano, un altro gruppo di gabelloti e contadini si riuniva nel piazzale dell'Annunziata scambiando chiacchere, opinioni e pettegolezzi. Questi flambeux, in quell'estate del 1840, erano una rara visione per Lord Jeremy Hudson dello Yorkshire, ospite d'onore del barone Carella presso il suo sontuoso palazzo.

Le fiamme delle torce illuminarono il viso della ventenne contessina Bonsignore, così pallido da sembrar smorto, ceruleo. Jeremy ne fu subito conquistato. Il ventiquattrenne Lord Hudson, che era venuto in Sicilia per affari, coltivava l'immagine di un dandy, con una vistosa acconciatura di capelli alla moda, una frangia quasi piumata che cadeva liberamente sulle sopracciglia e lunghe basette che gli sfioravano le guance. Il suo solenne aspetto urbano tuttavia nascondeva un carattere marmoreo, inflessibile e pratico. Lord Hudson non era un poeta ma un testardo uomo d'affari. I suoi sforzi nel corteggiare la bellissima contessina Bonsignore includevano frequenti escursioni con la famiglia di lei nelle vigne e negli aranceti di San Pieri e Piano dell'Incenso, ma non andavano molto oltre i convenevoli e le etichette, perché la famiglia Bonsignore desiderava un miglior partito per la figlia.

E poi non l'avrebbero mai concessa in sposa ad uno straniero, benché ricco e intraprendente. Per di più inglese. "Inglese italianato, diavolo incarnato": il celebre detto di Papa Sisto V metteva in guardia l'avida nobiltà terriera dell'entroterra siciliano dal combinare strane unioni, considerate quasi diaboliche, con facoltosi signori d'Oltremanica. Ma, alla vigilia della partenza di Lord Hudson, la contessina Bonsignore non esitò a fare un colpo di scena provocando un fragoroso succès de scandale. Dichiarò di essere incinta, di volere sposare Lord Hudson e di stabilirsi con lui a Palermo, ove il facoltoso inglese aveva intrapreso la redditizia attività di vendita del marsala con gli Ingham.

Così dai fuochi del torrido ferragosto di Leonforte, la spregiudicata coppia di inglesi italianati passò ai flambeux della Marina di Palermo, sprofondandosi nell'ardore di quelle luminarie estive che davano luogo a feste di straordinaria depravazione morale, specialmente quando i fuochi dopo mezzanotte si estinguevano, creando l'ambiente più consono per accomodar piacere e intrigo.

 

“LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

GIARDINO GRANDE “SICULA TEMPE”

Leonforte, aprile-maggio 1646. Nel lussureggiante Giardino Grande, la "Sicula Tempe" del XVII secolo, al centro della magica Valle del Crysa, si riuniscono, a cadenza settimanale, l'illustrissimo Don Niccolò Placido Branciforte, principe fondatore di Leonforte, strategoto di Messina, cavaliere dell'ordine esoterico di S. Giacomo della spada, e il prodigioso Niccolò Serpetro, sacerdote stregone e cabalista inviso alla S. Inquisizione, per evocare amabilmente ninfe, dei remoti, virtù e vizi, metamorfosi e icone, leggende e simboli antichi e nuovi, celebrando la flora del luogo, dalle più umili piante dell'orto ai più nobili fiori, come emblemi dei labirinti psichici e naturali. Attorno alla rosa e all'aglio, al papavero e alla ninfea, al girasole e alla viola, all'olivo e alla palma, al mandorlo e al fico, al bosso e al ligustro, ai mughetti e agli oleandri, e soprattutto attorno a ciò cui essi alludono, insieme alle virtù prodigiose di pietre, acque e animali, i due illustri amici, legati da un profondo sodalizio spirituale, costruiscono i giochi teatrali e i dialoghi barocchi di un singolarissimo "mercato delle meraviglie della natura", viaggio simbolico tra favole e versi di poeti antichi e moderni, i cui personaggi adombrano artisti e scrittori viventi. Ma il mistero di sapienza celato dai fiori, dalle erbe, dalle pietre e dalle acque rimarrà, alla fine, inattingibile. Ad esso infatti le parole scritte possono solo accennare perché, come insegna Platone, <<ogni uomo serio si guarda bene dallo scrivere di cose serie per non gettarle in balia dell'avversario e all'incapacità di capire degli uomini>>. Sullo sfondo di una Sicilia magica e irreale, ancora legata agli ancestrali miti greci, si dipanano gli eventi del nascente e floridissimo principato di Leonforte, elevato dai Branciforte a una delle mete più ambite delle cosiddette " corti aristocratiche di campagna" tra XVII e XVIII secolo.

 

 “LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

(seconda foto da sinistra: testo di Alfredo Crimi)

 

        

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

FESTA DELL’UNITA’ (LEONFORTE) APPASSIONANTI "Assembramenti" D'ALTRI TEMPI - Festa dell'Unità a Leonforte 1961, foto Archivio S. Bonamico.

 

 

  

 

DA SINISTRA: APPASSIONATI COPMPAGNI - INTERVENTO DELL’ON. GIOVANNI CAROSIA DURANTE UNA FESTA DELL’UNITA’ (foto Iannizzotto)

 

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

LO CHIAMAVANO LUPO DI NOTTE (1) MAPPA/PLANIMETRIA PALAZZO BRANCIFORTI (2)

 

(1)             Lo chiamavano lupo di notte. Le procaci popolane dell'Annunziata gli avevano appioppato quel nome terribile, che destava, al solo pensiero, terrore e ribrezzo. Eppure il reverendo Padre Giovanbattista, sacerdote secolare di Leonforte, non era uno di quei "lupinari" che simulano l'ululato dei lupi al chiaro di luna. Aveva solo il "vizietto" della carne tremula. Ogni sera, dopo l'Ave Maria, quando a preti e religiosi non era permesso uscire se non per comprovati motivi di forza maggiore (estrema unzione di moribondi o processioni pubbliche), il sacerdote, che non aveva parrocchia e viveva dei legati delle messe del barone Carella, soleva incontrare un'ammaliante ziripilla, mezza sicula e mezza turca, che abitava nei pressi del largo Parano. Per raggiungere il pianoro del Parano, situato ai piedi della scalinata dei Cappuccini, il reverendo, che abitava in via Stella, percorreva tutto l'antico Stradone dei Cappuccini e una volta raggiunto il piano del Convento, imboccava la calatedda che lo avrebbe menato dritto dritto alla casa della sua Luciuzza. Ma per stornare da se ogni sospetto - perché la gente al vederlo solo per strada dopo l'Ave Maria ne avrebbe fatto di certo oggetto di pettegolezzi e diffamazioni - escogitò l'espediente di fingersi...lupo! Avvolto nel suo lungo mantello nero, e quasi rotolandosi sul selciato, emetteva ululati molto simili a quelli di un lupo mannaro, seminando terrore e sgomento tra gli abitanti del quartiere cappuccini.  Serrate porte e chiavistelli, tutti se ne stavano chiusi in casa per il timore di essere divorati da quella bestia feroce, che, a detta del massaro Giosué Scarlata, pareva provenisse dai boschi dell'Altesina. Fu proprio il massaro Scarlata che, insospettitosi della presenza di un lupo che si aggirava così indisturbato tra le vie del paese, decise di indagare sulla strana evenienza di un fatto così insolito. Mentre il reverendo si dimenava lungo lo Stradone dei Cappuccini ululando a squarciagola, il massaro Scarlata con una piccola lanterna cercò di gettare un po' di chiarore sulla scena alquanto buia e offuscata. Si accorse subito che si trattava di un cristiano in carne e ossa, sicché, afferrato il bastone cominciò a percuotere di santa ragione Padre Giovanbattista, il quale, dopo il quarto colpo, implorò: "Kyrie eleison. Che tu abbia pietà di un povero prete peccatore!". Scoperto il volto del reverendo e tenendolo stretto al suo braccio erculeo, con soddisfazione e gioia indicibile il massaro Scarlata cominciò a chiamare tutti gli abitanti del quartiere: "Viniti fori fimmini, schetti e maritati! Assaccaju lu lupu, ma 'cchiù ca lupu eni un corvu niuru, un mangiafrancu a tradimentu. Sapiti cu è? U' parrinu da via Stella!". E tutti si riversarono sulla strada per prendere a calci ed insultare il povero reverendo, sul quale già correvano strane voci di segreti intrallazzi d'amore con Luciuzza. Suonò perfino la campana della chiesa dei Cappuccini, accorsero i frati e subito il padre Giovanbattista si confessò come "in articulo mortis", per cercare di riparare al danno. Accorse anche Luciuzza, che era stata avvertita segretamente dell'accaduto, e scoperto il protuberante seno, tra la riprovazione e la vergogna dei presenti, cominciò a gridare: "E pirchì ci livastivu u pitittu a lu lupu di notti d'addattarisi? Mi lu pigghju iu 'nti la me casa, accussi iddu lupu e iu lupa facimu scantari a tuttu lu vicinatu". Quella stessa sera di febbraio 1813, Padre Giovanbattista, svestito l'abito talare, prese con sè Luciuzza e montata una puledra si diressero dalle parti di Ragusa, ove si dice che avviarono una fiorente drogheria. Senza figli, ma sazi della loro passione, il lupo e la lupa vissero felici, contenti e beati.

 

Foto: Bigliettino di Messe del 1813 in cui compare il nome del R.P. Gio. Battista fu lupo di notte, Archivio Cappuccini, Leonforte.

Ispirata ad una storia vera raccontatami dai miei nonni, ma condita con le spezie e il peperoncino della mia inarrestabile fantasia

 

 

(2) La preziosa mappa di Leonforte, realizzata dagli applicati tecnici dell’Ispettorato Censuario di Catania nel 1878, mostra in tutta la sua bellezza la planimetria del Palazzo Branciforte prima di crolli e delittuosi interventi distruttivi. Ciò che risalta prepotentemente è la mirabile armonia architettonica degli elementi, quasi a comporre un “unum” inscindibile: palazzo, gran cortile, belvedere con i bastioni, giardino con fontana, passetto e cappella palatina.

“LEONFORTE DA AMARE” (pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

RARO ESEMPIO DI DIMORA ALTO-BORGHESE

L’elegante casa rossa sita al civico 254 di Corso Umberto - recentemente restituita al suo originale splendore - e’ un raro esempio di dimora alto-borghese del tardo ottocento in stile mediterraneo a Leonforte. Uno stile vivido, raffinato e perfettamente funzionale che fa la differenza.

 

“LEONFORTE DA AMARE”( Pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

LEZIOSI - SEPPUR NEGLETTI - CIELI ROCOCO’ *

Esuberante trionfo di colori da capogiro nella settecentesca volta di S. Stefano.

 

* (prima foto da sinistra)

“LEONFORTE DA AMARE” (Pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

(seconda foto da sinistra trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

    

 

 

 

 

LEONFORTE DA AMARE

S. AGATA A LEONFORTE *

La pregevole tela di anonimo siciliano del XVIII secolo raffigurante S. Agata - conservata presso la Parrocchia S. Stefano - è la più autorevole testimonianza storica di un culto agatino a Leonforte. Appartenente alla chiesa di S. Agata della Favarotta, andata in rovina nella seconda metà del secolo XIX, la tela raffigura l’intrepida martire catanese come un’eroina classica che mostra con orgoglio il suo trofeo: il seno amputato e deliziosamente riposto su un piattino. Il manto scarlatto che avvolge il corpo della santa conferisce a tutta la scena un non so che di mistico e tenebroso. Sanguis martyrum, semen christianorum!

 

* (prima foto da sinistra)

 

“LEONFORTE DA AMARE”( Pagina Facebook - dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

             

 

 

 

 

PARCO SOTTARCO… U JUSU DA CADDIVARIZZA

 

NELLE VISIONI DEL PRINCIPE FONDATORE L’ACQUA SI COMPOSE IN ARMONIA COL SOLE E LA TERR E DIVENTARONO FONTANE, GIARDINI, MITO, PIAZZE, LAVORO, ARTE…

 

 

 

   

 

PARCO SOTTARCO (pag. Facebook Parco Sottarco)

 

AL PARCO SOTTARCO OGNI PERCORSO CONDUCE A UN LUOGO DEL PASSATO CHE PARLA AL FUTURO

 

Fiori, colori e installazioni per far rivivere il quartiere. Le mille attività del collettivo Parco Sott’Arco a Leonforte

 

LEONFORTE. In principio fu una fioriera merlata, installata un anno e mezzo fa nella scalinata di via Sott’Arco. Da allora il collettivo di cittadini attivi “Parco Sott’Arco” hanno letteralmente ripulito l’area, circostante la chiesa di Sant’Antonino, nel cuore della zona storica di Leonforte, facendo rivivere all’insegna del cromatismo un quartiere antico in fase di spopolamento avanzato. La coordinatrice è l’artigiana orafa leonfortese Giuliana Di Franco. I componenti sono tutti leonfortesi – di residenza, d’adozione o anche solo d’origine – impegnati nelle loro professioni, che hanno preso a cuore la battaglia per la ripresa di questa zona. Sono Padre Carmelo Giunta, Katia Lo Gioco, Filippo Smario, Alfonzo Baja, Maria Cristina Lipari, Agata La Porta, Pino Ansaldi, Melina Novembre, Francesco Barbera, Irene Campagna, Tanina Pirronitto, Giovanna Falzone, Beniamino Fabio Arco, Giusy Castrogiovanni, Gaetano Piccione, Oscar La Delfa, Salvatore Lo Pumo e Gaetano Risciglione. Sostenitori Antonio Cascio, Antonio Rubino, Ignazio Vanadia, Pippo Anselmo, Roberto Rubino, Iolanda Foranna, tutti i cittadini finanziatori, Alfredo Crimì, Cinzia Assennato, Lucia Marino, Ceramiche De Simone, Agrirape di Angelo Manna, Azienda Agricola Mulinello, Angelo Calì, Antonio Barbera, Angela Cocuzza, Claudio Arcaria, Ipsale, La Putia della Zia Mela, Macelleria Rivo, Fabio Brancè, Domenico Ferraro, Ferdinando Licata, Nunzio Baja, Giorgio Sinatra, Salvatore Benintende, Nino Campagna, Paolo Cremona, Rosa Maria Giangrasso.

Fiore all’occhiello dell’associazione, negli ultimi tempi, è l’iniziativa “Adotta una lampadina”, con l’installazione artistica di una creazione-simbolo, “Cosmogonia mediterranea”, una Sicilia illuminata che la sera risplende illuminando la zona, ben visibile dalla Granfonte – quartiere a cui, va sottolineato, si può accedere anche scendendo da via Sott’Arco – ma che s’intravede già da fuori Leonforte. A realizzarla è stato l’artista Domenico Pellegrino, nell’ambito di una serie in mostra, tra l’altro, alla Biennale di Venezia, oltre che a Palermo e Lampedusa. In pochi anni, l’associazione ha già organizzato oltre venti attività, l’installazione di “caldarelle” colorate lungo la via, richieste nuovamente dai residenti, dopo che originariamente erano state rimosse dai giovani dell’associazione. E i residenti sembrerebbero gradire. “Vogliamo riportare questa zona al suo antico splendore – afferma Fabio Arco – abbellendola e facendo sì che torni popolata anche di attività artigianali. Il proprietario di un garage ci ha prestato gratuitamente il suo immobile per realizzare una mostra. C’è molta collaborazione da parte di tutti, anche se ritengo si debba ringraziare in particolare, per la sua presenza e la sua attività, padre Carmelo Giunta”.

 

Gli interventi e le attività, è scritto in un documento di presentazione dell’associazione, “hanno interessato via Santangelo, con “U Juso da Caddivarizza”, casa museo della cultura e tradizioni contadine, i “Ninnulicchi”, locale destinato ai souvenir di artigianato e produzione locale, le istallazioni delle “caldarelle” simbolo dell’operosità leonfortese e delle maestranze comuni ad ogni famiglia locale, la pittura di alcune saracinesche – che evocano mestieri e costumi della popolazione che abitava quei luoghi – per poi proseguire con l’arco di via Sottarco, nel quale vengono allestite, a rotazione, diverse installazioni, scendendo ancora la decorazione dei gradini in colori e geometrie tipiche del decoro siciliano, e poi il Gabbiano Jonathan Livingston, simbolo di chi vede oltre il proprio orizzonte, a sinistra l’icona votiva della Ceramica De Simone di Palermo e la realizzazione della Fioriera Merlata in rete metallica e pietrisco, arredo urbano che si relaziona alla merlatura del Palazzo Branciforti, mentre a destra lo stencil sulla pavimentazione di via Messina evoca il tappeto dei salotti dei palazzetti. Altro intervento di arredo urbano sono tutti i Sciuri Sciuri realizzati all’uncinetto che colorano le inferriate delle scalinate e dei pianerottoli. Il percorso al momento dopo 18 mesi di attività si conclude con l’istallazione dal titolo Scarpe che indicano il cammino, il cammino nel quale i cittadini attivi, i simpatizzanti e i sostenitori vogliono proseguire per dare maggiore visibilità e attenzione al territorio”.

Cosmogonia Mediterranea, infine, viene definita “un faro per chi arriva, ma anche per chi resiste e rimane”.

Tratto da Enna Ora - Redazione (26.03.2019)

 

 

 

Intimi angoli di nascosta bellezza presso la casetta di Parco Sottarco. Riuscirà l’angelo della Granfonte nel proposito di risuscitare la “pristina bellezza” di un borgo armonioso e attraente? (dott. Gaetano Algozino)

 

 

 

PARCO SOTT’ARCO

 

  

PARCO SOTT’ARCO

 

 

PARCO SOTT’ARCO

       

PARCO SOTT’ARCO

 

 

 

 

PARCO SOTT’ARCO

 

     

PARCO SOTTARCO  “U JUSU DA CADDIVARIZZZA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

PARCO SOTT’ARCO

  

 PARCO SOTTARCO  “U JUSU DA CADDIVARIZZZA” (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA (A CURA DI GIOVANNA MARIA)

 

 

 

Da sinistra: PROFESSORESSA GIOVANNA MARIA - SAN TOMMASO APOSTOLO

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

  

 

Da sinistra: SAN FRANCESCO DI PAOLA - PIAZZA MARGHERITA (LA GUERRA SEMBRA UN PROBLEMA D’ALTRI, INVECE…)

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

    

Da sinistra: SPIAZZO VECCHIA STAZIONE FERROVIARIA DI LEONFORTE - MARIA DI MAGDALA DETTA LA MADDALENA

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

 

  

SANT’ELENA (ORATORIO RUPESTRE DI SANT’ELENA)

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

    

Da sinistra: COLLEGIO DI MARIA (SUORE COLLEGINE “FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE”) - SAN PIETRO DELLA MATRICE

 

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

  

Da sinistra: FESTE MARIANE - SANTA ROSALIA PROVENIENTE DALLA DERUTA CHIESA DI SAN ROCCO

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

 

Da sinistra: MARIA ADDOLORATA (MARTEDI’ SANTO) - RELIQUIA DELLA VERA SANTA CROCE DI GESU’ CONSERVATA NELLA MATRICE

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

     

Da sinistra: CHIESA DI SANTA CROCE  - FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA CROCE (CHESA SANTA CROCE)

 

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

  

 

Da sinistra: CONFATRIA DI SANTA CROCE - PUTENZA DI LU GIBBIUNI

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

       

 

Da sinistra: MARIA ADDOLORATA - FESTINO DI SANTA ROSALIA (ANCHE A LEONFORTE IN PASSATO SI CELEBRAVA LA FESTA)

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

     

 

 

Da sinistra: PERCHE’ SI DICE: “CU E’… U MONICU D’A MERCE’” (LA DEVOZIONE ALLA MADONNA DELLA MERCEDE) - CHIESA DELLA MERCEDE

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

    

 

Da sinistra: LA BANDA FILIPPINA - IV NOVEMBRE A LEONFORTE

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

   

 

Da sinistra: FESTA DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO (IN MATRICE) - SALVATORE GRILLO (PARTIGIANO)

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

   

Da sinistra: ALLUVIONE A LEONFORTE DEL 22 OTTOBRE 1809 - STORIA DELLLA CORRERIA CHE DAL 1768 FUNGEVA DA UFFICIO POSTALE (SCRITTE CHE LA RICORDA ALLOCATE IN VIA COLLEGIO E I VOLTA) - PORTA PALERMO

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

       

 

MONUMENTO DEI CADUTI DI PIAZZA IV NOVEMBRE E LO SPIAZZO CIRCOSTANTE

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

        

Da sinistra: LA CAPPELLA DELL’OSSARIO DEL CIMITERO DI LEONFORTE - CRIPTA DELLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE 

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

   

Da sinistra: SANTA TERESA D’AVILA (COLLEGIO DI MARIA) - RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE CHE ASSEGNO’ LEONFORTE ALLA PROVINCIA DI CATANIA E AL DISTRETTO DI NICOSIA

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

      

 

Da sinistra: TIRARI I MILLICUCCHI - PORTA PALERMO (UNA DELLA 4 PORTE DELLA SEICENTESCA CINTA MURARIA)

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

   

 

Da sinistra: ‘A MATRI A CATINA - SANT’ANDREA (SANTU NIRIA)

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

   

Da sinistra: MADONNA DEL ROSARIO - L’OSPEDALE FERRO-BRANCIFORTI-CAPRA

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

        

Da sinistra: BASSORILIEVO IN TERRACOTTA (ALLOCATO NELLA FACCIATA PRINCIPALE DEL MUNICIPIO DI LEONFORTE) - SETTECENTESCO ORGANO (CHIESA MATRICE DI LEONFORTE)

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

        

Da sinistra: MARIA IMMACOLATA -  SANTA LUCIA (CONSERVATA NELL’ORATORIO DEL SS SACRAMENTO DI LEONFORTE)

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

Da sinistra: SAN SPIRIDIONE (ALLOCATO NELLA PARTE DESTRA DEL COLLEGIO DI MARIA) - L’IMMACOLATA

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

       

 

Da sinistra: I DATI DEL CENSIMENTO DAI QUALI RISULTO’ CHE LEONFORTE CONTAVA 24.384 ABITANTI (4 DICEMBRE 1921) - MARIA SS. IMMACOLATA

 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

   

LA FILANDA

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

  

Da sinistra: I MOTI RIVOLUZIONARI DEL 1848 A LEONFORTE - LA STORIA DEL GLORIOSO LICEO CLASSICO DI LEONFORTE

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

   

 

 

Da sinistra: IL TERREMOTO DELL’11 GENNAIO 1693 (IL SUOLO DI LEONFORTE TREMO’ PER IL TERRIBILE TERREMOTO CHE DISTRUSSE CATANIA) - TRITTICO DEI CAPPUCCINI 

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

   

 

Da sinistra: IL BATTESIMO DI GESU’ NELL’IMPONENTE QUADRO OLIO SU TELA DEL XVIII SEC. CHE TRONEGGIA SULL’ATARE MAGGIORE DELLA MATRICE 

 

 

 PILLOLE DI STORIA PAESANA

         

 

Da sinistra: DIPINTO DEL BEATO ANGELICO (TRITTICO) - TELA DI S. ANTONIO DI PADOVA CHE SI TROVA NELLA CHIESA DEI CAPPUCCINI

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

    

 

 

Da sinistra: ‘U BAGGHIU - SANT’ANTONIO ABBATE (AL SANTO ERA DEDICATA UNA CHIESA NEI PRESSI DELL’ATTUALE SCALINATA BELLINI)

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

  

Da sinistra: INSEDIAMENTO ARCIPRETE LEOPOLDO PONTORNO (c/o CHIESA MADRE-MATRICE) - IL SOTTOTENENTE LUIGI SCAPUZZI

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

    

 

Da sinistra: MOSTRA SUL LIARDO (OPERE DEL PITTORE LEONFORTESE) - ANTICA PREGHIERA 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

   

Da sinistra: NELLE CHIESE DI LEONFORTE LA QUARESIMA - PORTA PALERMO

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

       

 

Da sinistra: SCRITTA MUSSOLINIANA - CHIESA DELLA MERCEDE

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

   

Da sinistra: USANZE !AMMAZZARI ‘U PUORCU - PREPARARE U LAVURI (GERMOGLI DI GRANO O LEGUMI SIMBOLO DI MORTE E RESURREZIONE)

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

        

Da sinistra: INCOMINCIA ‘U TRAFICU DI SAN GIUSE’- PONTE NOCE SUL FIUME CRISA (STRADA CONSORTILE LEONFORTE-ALTESINA)

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

  

Da sinistra: “L’ELEZIONE DI MATTIA” DI PIETRO NOVELLI (QUADRO) - TRITTICO DEI CAPPUCCINI

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

   

 

Da sinistra: USANZE LEONFORTESI (I CICIRI - LI CAPUOZZULI)

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

  

 

Da sinistra: ‘A FONTANA DA MORTI - IL GHIACCIO ARTIFICIALE (VENIVA UTILIZZATO DAI BAR LEONFORTESI PER PREPARARA GELATI E GRANITE)

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

  

GESTIONE LUCE ELETTRICA DALLA META’ DEGLI ANNI ‘30

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

  

GESTIONE LUCE ELETTRICA DALLA META’ DEGLI ANNI ‘30

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

    

 

Da sinistra: SAN GAETANO THIENE (TELA CONSERVATA PRESSO LA CHIESA DELLA MADONNA DEL CARMELO) - L’ARENA (L’INIZIO DELLA MAGIA DEL CINEMA)

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

  

 

Da sinistra: ‘U CARRIVALI D’A PARROCCHA - ‘U CARRIVALI D’A NUNZIATA

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

      

 

Da sinistra: CHIESA DI SAN GIUSEPPE - IL PASSETTO (PENSILE CHE CONGIUNGEVA LA CHIESA DI SANT’ANTONIO CON IL PALAZZO BRANCIFORTI)

 

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

    

 

 

CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (STATUA MARMOREA DELL’ASSUNTA) - MONUMENTO FUNEBRE DI CATERINA BRANCIFORTI

 

 

PILLOLE DI STORIA PAESANA

 

       

Da sinistra: BUSTO DI NICOLO’ PLACIDO BRANCIFORTI CHE SOVRASTA LA SCUDERIA - I SABBATINI D’A MATRI ‘U CARMINU

 

 

 

 

CANALE TAGLIATA… PER NON DIMENTICARE

 

(da una lettera aperta del geom. Gaetano D’Agostino - Leonforte 27.08.2008)

 

 

“LEGGENDO LE NUBI DEL PASSATO SI ANTICIPONO I TEMPORALI DI DOMANI”

 

 

“Posteri che abitate Leonforte sospendete i vostri divertimenti… è badate sopra ogni altro e con tutta la possibile diligenza a quei malefici del Cernigliere e dei Pianetti se non volete provare voi”. (Giovanni Mazzola)

 

 

 

  

 

 

 

 

ALLUVIONE DEL 1740 (PAG. 1 - PAG. 2)

 

 

Canale Tagliata, versante via U. Giordano/Marinuzzi, un opera di architettura industriale, ancora funzionante e studiata nelle università siciliane.

 

(“Ass. Entroterra LeonVorte” Pag. Facebook)

 

 

 

 

PREMIO LETTERARIO “CITTA’ DI LEONFORTE”

 

 

PREMIO CITTA’ DI LEONFORTE (foto Sito Ufficiale Comune di Leonforte)

 

 

 

PREMIO LETTERARIO “CITTA’ DI LEONFORTE”

 

  

PREMIO CITTA’ DI LEONFORTE c/o VILLA COMUNALE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

PREMIO LETTERARIO “CITTA’ DI LEONFORTE”

 

      

PREMIO CITTA’ DI LEONFORTE c/o VILLA COMUNALE  (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

PREMIO LETTERARIO “CITTA’ DI LEONFORTE”

 

   

PREMIO CITTA’ DI LEONFORTE  (foto Sito Ufficiale Comune di Leonforte)

 

 

 

 

PREMIO LETTERARIO “CITTA’ DI LEONFORTE”

  

PREMIO CITTA’ DI LEONFORTE (foto Fina Sciuto)

 

 

 

 

PREMIO LETTERARIO “CITTA’ DI LEONFORTE”

 

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PREMIO CITTA’ DI LEONFORTE (foto Sito Ufficiale Comune di Leonforte)

 

 

PREMIO LETTERARIO “CITTA’ DI LEONFORTE”

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PREMIO CITTA’ DI LEONFORTE (foto Sito Ufficiale Comune di Leonforte)

 

 

PREMIO LETTERARIO “CITTA’ DI LEONFORTE”

 

    

 

PREMIO CITTA’ DI LEONFORTE (foto Sito Ufficiale Comune di Leonforte)

 

 

 

 

 

ANTICHI MESTIERI  “UOMINI AL LAVORO”

 

IL FATICOSO LAVORO     

     

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 ANTICHI MESTIERI LEONFORTESI… Da sinistra:  IL CONTADINO (LU SCECCU) - IL PASTORE - ARTIGIANA DI CUFINI  (foto Fichera Vincenzo - Gino Roberti - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

ANTICHI MESTIERI LEONFORTESI

 

    

ANTICHI MESTIERI LEONFORTESI… Da sinistra: STORICA MACELLERIA DEBOLE AI PIPITUNA - VENDITORI AMBULANTI “IL MERCATO DEL MARTEDI’” (foto Debole -  foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

ANTICHI MESTIERI LEONFORTESI

 

     

 

ANTICHI MESTIERI LEONFORTESI… IL CONTADINO (foto Gallina - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore - Di Pasqua Nuccio)

 

 

 

ANTICHI MESTIERI LEONFORTESI

 

  

ANTICHI MESTIERI LEONFORTESI… IL VENDITORE AMBULANTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

 

       

Da sinistra: PIAZZA SAN FRANCESCO - CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

 

Da sinistra: C.SO UMBERTO I - ZONA STORICA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

  

QUARTIERE GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

 

CHIANU QUADARARU (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

   

ANTICA PESCHERIA COMUNALE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

 

Da sinistra: PIAZZA SAN FRANCESCO - PALAZZO BRANCIFORTI/CHIESA MADRE-MATRICE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

 

Da sinistra: PIAZZA REGINA MARGHERITA (VISTA DA SCALINATA MUSUMECI) - SALITA CHIESA DI SANTA CROCE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

  

QUARTIERE GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

  

LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

  

Da sinistra: QUARTIERE SANTA CROCE - QUARTIERE GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

  

Da sinistra: LA GRANFONTE - PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

 

   

SCALINATA MUSUMECI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

  

Da sinistra: PORTA GARIBALDI - LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

 

Da sinistra: PALAZZO BRANCIFORTI - CHIESA DI SAN GIUSEPPE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

 

Da sinistra: SCALINATA MUSUMECI - PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

  

PIAZZA IV NOVEMBRE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

    

Da sinistra: PIAZZA IV NOVEMBRE - CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

  

Da sinistra: INGRESSO NORD DI LEONFORTE - VILLA COMUNALE/CHIESA MADRE-MATRICE - ANTICO EDIFICIO IN PIAZZA BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

    

LA GRANFONTE (foto Piero Branciforti)

 

 

 

 

MOMENTI DI VITA LEONFORTESE

 

 

 

Da sinistra: CHIESA DEI FRATI CAPPUCCINI - INGRESSO VILLA COMUNALE (foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A SPASSO CON MECENATE  

UN LUOGO DAVVERO AFFASCINANTE: PIAZZETTA MECENATE, SITUATA NEL CENTRO STORICO DI LEONFORTE

PIAZZA MECENATE (foto G. Guagliardo)

PERCORSO GASTRONOMICO E CULTURALE LUNGO I VICOLI STORICI DEL QUARTIERE GRANFONTE E LE PIAZZE BAROCCHE GRANFONTE E MECENATE

 

A SPASSO CON MECENATE

    

PIAZZA MECENATE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

A SPASSO CON MECENATE

GIORNATA DEDICATA ALLA CULTURA, ALLE TRADIZIONE, ALLA MODA

VIVRETE IL CENTRO STORICO

Con escursioni ai monumenti, tour, mostre sacre, mostre fotografiche, sfilate, musica, teatro, arte, ecc…

 

     

A SPASSO CON MECENATE… PIAZZA MECENATE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

A SPASSO CON MECENATE

OGNI ANNO, COINVOLGE ARTISTI, ARTIGIANI, PRODUTTORI E REALTA’ LOCALI

    

A SPASSO CON MECENATE…  PIAZZA MECENATE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

A SPASSO CON MECENATE

  

A SPASSO CON MECENATE… PIAZZA MECENATE (foto Salvatore La Rocca)

 

 

A SPASSO CON MECENATE

    

A SPASSO CON MECENATE… CHIESA MADRE-MATRICE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

A SPASSO CON MECENATE

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A SPASSO CON MECENATE… PIAZZA MECENATE (foto Vincenzino Camiolo)

 

A SPASSO CON MECENATE

  

A SPASSO CON MECENATE… PIAZZA MECENATE (foto Salvatore La Rocca)

 

 

A SPASSO CON MECENATE

  

A SPASSO CON MECENATE… PIAZZA MECENATE (foto Salvatore La Rocca)

 

 

 

A SPASSO CON MECENATE

 

A SPASSO CON MECENATE… PIAZZA MECENATE (foto Salvatore La Rocca)

 

 

 

A SPASSO CON MECENATE

  

A SPASSO CON MECENATE… PIAZZA MECENATE (foto Salvatore La Rocca)

 

 

A SPASSO CON MECENATE

 

A SPASSO CON MECENATE… PIAZZA MECENATE (foto Salvatore La Rocca)

 

 

A SPASSO CON MECENATE

 

A SPASSO CON MECENATE… PIAZZA MECENATE (foto Salvatore La Rocca)

 

 

 

 

LEONFORTE DI NOTTE

 

UN POSTO DA FAVOLA… LE LUCI DI LEONFORTE!

 

 

LEONFORTE DI NOTTE 

 

  

Da sinistra: QUARTIERE GRANFONTE - LA GRANFONTE - PALAZZO BRANCIFORTI (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE DI NOTTE 

 

  

Da sinistra: PIAZZA CARELLA - PALAZZO BRANCIFORTI - QUARTIERE GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE DI NOTTE 

 

  

LA GRANFONTE  (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE DI NOTTE 

 

 

 

LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE DI NOTTE 

 

 

Da sinistra: CHIESA MADRE-MATRICE - PALAZZO BRANCIFORTI

 

 

 

LEONFORTE DI NOTTE 

 

 

  

Da sinistra: ZONA STORICA GRANFONTE - CHIESA MADRE-MATRICE “SAN GIOVANNI BATTISTA”

 

 

LEONFORTE DI NOTTE 

 

 

  

Da sinistra: C.SO UMBERTO I - PIAZZA REGINA MARGHERITA - LA GRANFONTE (foto Sinatra Giorgio - foto trovata nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

 

LEONFORTE DI NOTTE 

 

  

LA GRANFONTE (foto trovate nel web senza indicazione dell’autore)

 

 

 

LEONFORTE DI NOTTE 

 

 

         

CORSO UMBERTO I ADDOBBATO A FESTA (foto Sinatra Giorgio)

 

 

 

 

 

APPENDICE

 

 

 

 

BIOGRAFIA DELL’AUTORE DEL SITO 

 

GEOM. MAURIZIO DI FAZIO

 

APPASSIONATO DI STORIA POLITICA E SPORTIVA

 

 

http://WWW.libridifaziomaurizio.blogspot.com/

 

 

 

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GEOM. MAURIZIO DI FAZIO

 

 

 

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Maurizio Di Fazio è nato ad Enna nel 1968. Funzionario del Consorzio di Bonifica N. 6 Enna. Vive e lavora a Leonforte (EN)

 

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MAURIZIO DI FAZIO

 

Ha pubblicato:

 

400 anni di Cultura a Leonforte

2008, Libro on Line. Bonfirraro Editore

WWW.mauriziodifazio.altervista.org

 

Il Barone rosso leader maximo della sinistra siciliana

Aprile 2009 - Bonfirraro Editore (Prefazione di Pietrangelo Buttafuoco - Post Fazione Paolo Garofalo (Sindaco di Enna);

 

Io sono Nino e basta! Il romanzo di una vita fra passione e politica dell’On. Nino Buttafuoco

Aprile 2010 - Bonfirraro Editore (Prefazione dell’Avv. On. Enzo Trantino).

 

La Leonfortese… Victoriosa et Fidelissima

Almanacco - Gennaio 2011.

 

La Branciforti… Almanacco storico del calcio rosso nero… 1968 - 1993

Marzo 2011 - Bonfirraro Editore.

 

‘U Puparu della politica siciliana

Marzo 2012 - Bonfirraro Editore (Prefazione di Pietrangelo Buttafuoco)

 

La Barrese… il calcio come favola… 1947 - 2012

Febbraio 2013 - Bonfirraro Editore.

 

L’incubo Pasquasia… Misteri & Veleni

Maggio 2013 - Bonfirraro Editore

 

Enna… Da Provincia a Libero Consorzio di Comuni

Autori: DI FAZIO Maurizio - RIGGIO Mimmo

Settembre 2016 - Bonfirraro Editore - (Prefazione di Nello Musumeci - Post Fazione Massimo Greco)

 

Gino Curcio… Una vita per la politica

Giugno 2017 - Bonfirraro Editore (Prefazione di Giuseppe Sammartino)

 

Il Gruppo Folklorico Granfonte  Dal 1974 al 2019

“La storia di Leonforte attraverso i balli, le danze, i canti e i costumi di un gruppo folklorico”

Autori: DI FAZIO Maurizio - PICCIONE Tanino

Euno Edizioni (Agosto 2019) - Prefazione: Pippo Anselmo

 

 

 

COLLABORA: Con: Obiettivo Affari & notizieEnnaPress

 

Direttore Responsabile del periodico EPOCA 88 (Organo ufficiale del Circolo Epoca 88)


http://www.mauriziodifazio.altervista.org/
www.mauriziodifazio2.altervista.org
http://www.libridifaziomaurizio.blogspot.com/

WWW.giornaleepoca88.altervista.org
http://WWW.circoloepoca88.blogspot.com/

http://circoloepoca88.blogspot.com/

 

MAIL:

difazio_maurizio@fastwebnet.it

mauriziodifazio@yahoo.it

 

 

INDIRIZZO:

Via Dalmazia n. 107

94013 - Leonforte (EN)

Tel. (Wind-Tre) 320 - 2467006

 

 

 

 

SI RINGRAZIANO I FOTOREPORTER

 

STUDI FOTOGRAFICI: GRAZIE!

 

 

Fotostudio Melino Risicato - Fotostudio Antonello Camiolo - Fotostudio Francesco Lo Gioco - Fotostudio Mazzara - Fotostudio Carmelo Salamone - Fotostudio Carlo Romano - Fotostudio Giuseppe Guagliardo - Fotostudio Giovanni Mazzara - Fotostudio Benito Salamone-Danilo Demetrico -

 

 

 

 

SI RINGRAZIANO

 

 

26993241_1951735941506144_7251750377498244014_n LEONFORTE (Pagina Facebook) - 580766_337223919671534_372160297_n LEONFORTE DA AMARE (Pagina Facebook)A ottobre il distretto turistico Dea di Morgantina sarà online(*)

 

 

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Altre Pagine Facebook:“Ass. Entroterra Leonvorte” - “LovingLeonforte” - 

(*) Marchio di qualità: La Denominazione Territoriale “Dea di Morgantina” è stata pensata come strumento per distinguere e differenziare, sul mercato, un paniere di prodotti e di servizi di imprese plurisettoriali che, rispettando alcuni criteri di qualità e tradizionalità/tipicità, diventano al tempo stesso oggetto di promozione e soggetto promotore, nell’ottica della costruzione di un sistema territoriale locale di qualità.

 

 

SI RINGRAZIANO: 

 

Gaetano Novello - Francesco Lo Gioco - Salvatore Licata - Peppe Romeo - Angelo Fichera - Paolo Favazza - Ottavio Longo - Serafino Mangione - Filippo Romano - Sacerdote Salvatore Santangelo - Carmelo Salamone - Serafino Camiolo - Nuccio Lattuga - Giovanni Mazzara  - Antonello Camiolo - V. Camiolo - Trecarichi Carmelo - Barbera F. - Indelicato - Zappulla - Lo Cascio Walter - G. Celi - Alfio Monaco - Rosano - Gaetano Novello - Massimo Grassi - Francesco Romano - Nunzio Giunta - Angelo Manna - Rosario Colianni - Sergio Rossino - Giovanni Rossino - Mario Calma - Filippo Stanzù - Antonino Vara - Andrea Li Volsi - Alberto Maria - Sergio Salamone - Catalfo Paolo - Marciante Sergio - La Rocca Salvatore - Castelli Anna Maria - Pedalino Orazio - Farruggia Enzo - Randisi Pino - Arcoria Antonio - Gaetano Novello - Fina Sciuto - Giovanni Gervasi - Francesco Cerniglia - Salvatore Mazzola - Paolillo Giuseppe - Piero D’Anna - Antonello Mangione - Lo Pumo Angela - Gervasi Giovanni - Fichera Vincenzo - Pino di Leonforte - Nuccio Di Pasqua - Fabrizio Lo Gioco -

 

 

 

 

CITTA’ DEL CASATO DEI BRANCIFORTI

(Parte II)

 

FINE

 

 

 

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VISITA: CITTA’ DEL CASATO DEI BRANCIFORTI

                          (Parte I) www.mauriziodifazio.altervista.org